Fulvio Giardina, Presidente degli Psicologi Italiani,
partecipa al congresso nazionale Assocounseling.
E’ successo il 19 marzo, leggi il suo intervento iniziale
a questo link
e scopri con i tuoi occhi cosa pensa il Presidente
della tutela e del futuro della psicologia in italia!
di Mauro Grimoldi,
inviato di AltraPsicologia per la cronaca della giornata.
ALLA FINE HA REAGITO, DURANTE LA TAVOLA ROTONDA. Il fatto è che tutti avevano capito che Fulvio Giardina, Presidente del Consiglio Nazionale degli Psicologi, si fosse presentato davanti a una platea di 1.500 counselor per sostenere che era proprio ora di farla finita. Con questa storia delle professioni riconosciute, gli Ordini e compagnia bella.
Rolando Ciofi, del MOPI, psicologo da sempre favorevole alla collaborazione psicologi-counselor, l’ha detto così: “Ringrazio il Presidente Giardina perché in attesa che l’Ordine si sciolga ha inaugurato una stagione di dialogo.”
L’ORDINE CONTRO L’ORDINE? GIARDINA CONTRO GIARDINA? Tra ordalia e paradosso, il 7° Convegno Nazionale Assocounseling ha di certo trovato il suo protagonista.
Il problema è che la sua presenza è stata due volte ambigua.
Come amministratore pubblico, anzitutto, specie oggi che c’è un contenzioso aperto tra CNOP e Assocounseling e una comunità professionale apertamente orientata verso una richiesta di tutela. C’è un “valore simbolico” in una simile presenza, dietro la retorica del dialogo si cela un’evidente istanza di riconoscimento del counseling.
Perché esserci ora, dopo 25 anni di storia della psicologia in Italia? perché ora che alcune importanti sentenze come la Conversano, la Zerbetto e la recente TAR Lazio danno ragione a chi sostiene vi sia un problema di sovrapposizione con una professione ordinata?
Seconda ambiguità. L’ermeneutica ci insegna a leggere un discorso sulla base dei suoi effetti, e gli effetti li abbiamo visti ma di fatto cosa ha detto Giardina il 18 Marzo di fronte a 1.500 counselor?
Nel suo discorso si possono rintracciare alcuni elementi sciolti l’uno dall’altro, che però insieme offrono effettivamente il quadro di uno svuotamento di valore delle istituzioni della psicologia, delle leggi e delle norme, vissute come “muri” resi inutili da Internet e dal progresso.
Ecco i cardini del discorso del Presidente.
LE PROFESSIONI REGOLAMENTATE? PESSIME. Questa la conclusione di una serie di dati forniti da Giardina. Vediamoli in sequenza:
- le professioni regolamentate movimentano solo il 3% del PIL. Non importa se il CUP, nel suo rapporto ‘Il valore Sociale delle Professioni intellettuali‘ parlava di un volume pari al 15% del PIL.
- siamo gli unici al mondo: in nessun paese c’è un sistema come quello italiano.
- il sistema è un retaggio «dell’800», o «degli anni 20», ha solo un valore storico da cui partire per capire «come muoversi», già ma.. per andare dove?
LA MODERNITA’ SECONDO GIARDINA. Ci arriva grazie a un’altra similitudine, quella del chirurgo. Oggi per sapere se è il caso di fidarsi c’è Internet, la modernità elimina le barriere, tutti sanno tutto di tutti. Quindi la laurea con il suo valore legale, la formazione garantita dallo Stato non sembra avere più il senso che aveva venti anni fa: basta che il «consumatore» (non più paziente, utente, cliente?) si informi e saprà se il tizio da cui va a curarsi è bravo.
Sarà, ma io vorrei che il mio chirurgo fosse anzitutto laureato in medicina e iscritto all’albo, e il mio psicologo pure. Poi ci guardo, su Internet, ma magari dopo. Sarò ottocentesco pure io.
UNA CERTA IDEA DI PROFESSIONE. L’idea che una professione nasce quando “viene codificata” è una visione corretta ma estremamente povera, che esclude anzitutto la sua funzione sociale e anche la sua origine epistemologica. Importanti studiosi delle professioni come Antonio Da Re o Sarfatti Larson sostengono che una professione moderna viene riconosciuta quando tutela un diritto, un bene pubblico. Nel caso degli psicologi si tratta di un diritto costituzionale tra i più importanti, quello alla salute.
Ovvio che se si tratta solo di “codificare le procedure” tutto si riduce a un tecnicismo da normative UNI, non c’è nemmeno da dimostrare che un’eventuale nuova professione è diversa da una già esistente, e allora benvenuti abusivi…
IL VIZIO CLINICO DELLA PSICOTERAPIA. La psicologia nascerebbe “viziata” –dice così Giardina- dalla “psicoterapia”, dalla sua “atmosfera clinica”. Eppure nella nostra legge istitutiva viene citato anche il sostegno, l’abilitazione-riabilitazione, la diagnosi e la formazione. Che non sono da meno. E fra l’altro, mentre con una mano si critica il vizio clinico, con l’altra si auspica che “il Ministero della Salute si orienti verso il riconoscimento di tutti gli psicologi quali esercenti una professione sanitaria“.
LA TUTELA SOLO PER I PUBBLICI DIPENDENTI. Quando i professionisti sono coinvolti in strutture pubbliche, dice Giardina, «ci deve essere una garanzia maggiore». Così fa la “regina” nella perfida Albione. In quest’ottica sembrerebbe che gli psicoterapeuti che operano nel pubblico meritino maggiori riserve e tutele dei colleghi che lavorano nel privato.
LA LEGGE, LE NORME: MURA CHE NON TENGONO. E’ la chiave di volta di tutto il discorso, la potente similitudine delle mura di Siracusa, che rappresentano, dice Giardina, le norme, le regole, le leggi, che basta una guardia ubriaca per aggirare… Una sintesi potente. Una visione senza speranza, una città assediata da un nemico potente (?), priva di visione del futuro (va bene il soldato ubriaco, ma dentro la città chi c’è?), in preda a personaggi-chiave idioti (il soldato ubriaco). Giardina lascia la sensazione -pur non dicendolo- di non sapere immaginare un buon modo di usare la regolamentazione delle professioni e gli Ordini.
Il presidente del CNOP non dice dove andiamo, ma ci invita a profetizzare cosa sarà delle professioni tra 10, 20 anni.
E per intanto apostrofa i counselor con un “cari colleghi”.
LA SENTENZA TAR. Quasi pare scusarsi per la sentenza del TAR Lazio, in cui il Giudice sostiene ciò che è lapalissiano, un tema che qui viene evitato come la peste: la sovrapposizione tra psicologia e counseling. Ma non importa, perché i contenziosi in corso non vogliono essere «di carattere generale».
PROFESSIONI REGOLAMENTATE: DEPRESSE? In conclusione Giardina ha descritto una realtà depressa per le professioni regolamentate – compresa quella che lui rappresenta con carica di natura pubblica. Non solo però questa visione non è reale – da tempo le professioni e gli ordini hanno imboccato la via del cambiamento attraverso la deregulation degli accessi e l’abolizione delle protezioni al mercato come tariffari e pubblicità – ma è anche mancante di vision su come usare bene quel che abbiamo: Ordini e leggi.
Caro Grimoldi, ti ringrazio per il servizio reso. Io infatti non ero nelle condizioni di poter registrare. Ti chiedo cortesemente di pubblicare il mio intervento intero, e non parziale, per poter dare una informazione completa ai lettori. Grazie e buon lavoro. Fulvio Giardina
La registrazione a nostra disposizione è ascoltabile a QUESTO LINK. https://vimeo.com/160158522
A questo intervento iniziale, della durata di 14 minuti, è seguito un dibattito con diversi scambi fra i partecipanti.
Se il Presidente Giardina intende aggiungere elementi ulteriori che possano meglio definire il suo pensiero, noi come sempre siamo disponibili a pubblicarli.
Caro Grimoldi, se non ho capito male, tu stabilisci la durata del mio intervento, e non io che l’ho fatto! Non è così. Il mio intervento era distribuito su due momenti: uno, il primo, generale, l’altro, il secondo, specifico della professione di psicologo. Non riesco a comprendere per quale motivo non si voglia riportare il mio intervento in maniera corretta e completa. Che interesse puoi avere a fornire una informazione parziale? Grazie Fulvio Giardina
Sarebbe possibile lanciare una petizione per le dimissioni di fulvio giardina?
Giardina dice diverse inesattezze. Comunque, in Inghilterra, la psicoterapia non è riservata agli psicologi e il titolo di Psicoterapeuta non è un titolo protetto dallo Stato. Per esempio, è titolo protetto quello di Psicologo Clinico, Psicologo dello sport e dell’esercizio, psicologo scolastico, psicologo del lavoro, e psicologo forense. Questi sono titoli protetti ( non è protetta la professione, ma i titoli) e la cosa indica che la psicologia britannica non è orientata esclusivamente alla clinica, ma ha un approccio più psico-sociale. Infatti non sono protetti nè gli psicoterapeuti privati e neanche quelli pubblici (neanche quelli che lavorano in strutture sanitarie pubbliche, i quali possono essere psicoterapeuti ma con laurea diversa da quella in psicologia), ma non c’è record del fatto che gli psicoterapeuti che operano in strutture sanitarie pubbliche siano degli abusivi. Per loro garantisce la loro professionalitá e la loro associazione professionale, cui è richiesto essere iscritti dalla stessa struttura che assume.
Ho letto l’intervento integrale del presidente Giardina. Sinceramente non ritengo che egli possa, in alcun modo, rappresentare né me né la nostra professione. Egli infatti nel suo intervento pare mettere sullo stesso piano psicologi e counselor: se così fosse, questa similitudine rappresenterebbe un’offesa per tutta la nostra categoria. A tratti ho avuto la sensazione di un presidente troppo lontano dalla pratica professionale quotidiana: davvero egli non riesce a cogliere la differenza tra l’intervento dello psicologo e quello del counselor? Davvero metterebbe un suo caro, afflitto da una grave condizione psicopatologica, nelle mani dell’uno o dell’altro indifferentemente? Voglio sperare di no, sarebbe davvero troppo imbarazzante. Vorrei rispettosamente suggerire al presidente Giardina di dimettersi, poiché chi non si comporta (o non si sa comportare) da psicologo, probabilmente non è in grado di ricoprire la carica di presidente del nostro ordine nazionale.
Grazie Fulvio per il riconoscimento. Sono stato molto attento a riportare l’intervento per intero senza omettere, aggiungere o modificare nulla. Del resto non sarebbe stato necessario: il tuo discorso, durato circa 14 minuti dal principio alla fine, è stato chiaro e assai apprezzato, molto in linea con lo spirito del Convegno. Mi farebbe anzi molto piacere, se è tuo interesse un’informazione completa e capillare su come interpreti la rappresentanza dei colleghi, che fossi tu stesso a pubblicare la trascrizione integrale del discorso sulla pagina del Cnop. Credo sarebbe un bel gesto di trasparenza. Io non l’ho fatto, me lo avrebbero cancellato, ma tu puoi. Alla prossima. Mauro
Quindi, caro Grimoldi, confermi che dai informazioni parziali e incomplete: in altre parole, disinformazione. Grazie li stesso. Fulvio Giardina
Ripeto: Sono stato molto attento a riportare l’intervento per intero senza omettere, aggiungere o modificare nulla. Il resto è invenzione. Per essere chiari.
Caro Fulvio, non scherziamo sull’informazione. il discorso riportato è un tuo pensiero; non una frase estrapolata da un contesto, ma un discorso con un inizio e una fine, segnati dalle parole della presentatrice. Sono tue convinzioni, riportate letteralmente in una dialettica lunga e articolata.
Comprendo che tu oggi voglia fantasiosamente modificare o accorpare questo discorso a un altro, magari alla risposta data durante il dibattito che è seguito, forse al fine di attenuarne la portata o di smentire ciò che tu stesso hai affermato. Questa è disinformazione.
AP ti da la possibilità di giustificarti. Se vuoi integrare con altri pensieri integra, se vuoi smentire smentisci, se vuoi sottoscrivere sottoscrivi. Magari mi offrissi la stessa possibilità di esprimermi sulla pagina e sul sito del CNOP, dove invece i commenti vengono regolarmente cancellati. Non abbiamo bisogno di “fare informazione scorretta”, basta quello che dici e fai ogni giorno, le tue azioni e dichiarazioni.
Sei presidente del Cnop, rappresentante di noi tutti, e non dovresti avere bisogno di scrivere commenti su un sito privato di politica professionale che esprime una valutazione su un tuo pensiero, chiaro e compiuto. Hai a disposizione il sito e pagina Fb del CNOP, usali per dare visibilità al tuo intervento pubblico. Lo puoi fare peraltro con mezzi che certo noi non abbiamo, con i giornalisti, gli uffici stampa, i consulenti social del CNOP pagati decine di migliaia di euro ciascuno di soldi nostri. E lo potresti fare a quel punto aggiungendo e togliendo quel che ti pare e piace, prendendo pezzi di discorso e di dibattito e incollandoli insieme, quel che vuoi, come piace a te. Puoi pure ipoteticamente inventare, o scrivere un articolo in cui dici cose diverse da quelle dette là di fronte ai counselor di tutta Italia, e poi chiamare questa “informazione” e la mia, basata su un tuo intervento registrato, invece no. Ora, basta però, forza. Abbiamo bisogno di recuperare un po’ di dignità.
Non ho partecipato al congresso di Assocounseling, ma ho apprezzato il fatto che il Presidente del CNOP abbia accettato un confronto con il “nemico” con il quale è coraggioso e doveroso doversi confrontare in modo aperto ad affrontare i reali problemi della professione. Se la pratica del counseling rappresentasse una minaccia alla salute pubblica sarebbe estata già interdetta da tempo, cosa che non è avvenuto. Giusto proteggere la professione dello psicologo da chi abusa illegittimamente di questo titolo, ma questo generalmente non avviane e, come dovremmo ricordare, la sentenza del tribunale di Lucca assolse i due counselor dietro la testimonianza del cliente che gli stessi non si erano fatti passare per quello che non erano.
credo che il punto in questione sia la scelta tra rimanere arroccati in un posizione di difesa corporativa che pretende in modo patetico il monopolio su ogni interventi che abbia a che fare con la dimensione psichica (da millenni affrontata da filosofi, letterati, maestri di spirito etc.) o aprirsi ad una prospettiva più aperta ed europeista che prevede la co-esistenza di professioni collegate alle relazioni di aiuto pur nella più chiara definizione dei diversi ambiti di intervento.
Il vero problema, quello della sotto-occupazione degli psicologi, credo vada affrontato richiamando al ruolo fondamentale dello psicologo nella scuola, nei servizi pubblici e nella società. trovo scandaloso che l’Italia non abbia ancora una norrmativa che preveda la presenza di un servizio scolastico nella scuola che consentirebbe, di per sé, di dare lavoro a migliaia di professionisti.
La denunciata “deriva” verso il counseling dovrebbe indurre gli psicologi ad interrogarsi in modo più coraggioso ed autocritico sul tipo di intervento che i percorsi formativi in ambito universitario sono in grado di fornire loro. Tale formazione tende ad appiattirsi vieppiù su modelli di tipo medico-biologico sottovalutando la formazione alla “pratica dell’ascolto” e alla relazione interpersonale nonché l’insegnamento delle “scienze umane” (fondamenti di carattere filosofico, antropologico, mitico-letterario, etc.) che sono più spesso riscontrabili nel percorso formativo di molti counselors che non sono solo “parrucchieri”, come provocatoriamente riferito.
Il conflitto dilaniante tra professionisti della relazione di aiuto nuoce alla immagine complessiva di chi si dedica a questa delicata funzione sociale che si avvarrebbe, al contrario, di strategie collaborative e sinergiche come è già possibile verificare in diversi ambiti applicativi come quello della scuola, delle comunità terapeutiche, della promozione della salute in ambito corporeo e della salutogenesi. Grazie,
Caro Riccardo Zerbetto,
visto che sei famoso per la “sentenza Zerbetto”, che porta il tuo nome, potresti anche citare -magari senza interpretarle in modo fantasioso- sentenze più recenti e più numerose, di cui sarai certamente esperto, il cui segno sta andando, ormai uniformemente, in un’unica direzione. E’ infatti proprio ora che, dopo qualche anno dal principio di questa triste vicenda tutta italiana che la giurisprudenza si va orientando, e uniformemente, in direzione di tutela dalla salute pubblica.
La tua accorata perorazione del counseling non è del resto neutrale, avendo tu trovato nella formazione dei counselor quello che hai ritenuto essere un businness forse migliore di altri, evidentemente anche dello svolgere la tua professione di psichiatra. Giudichino i colleghi se sia il caso di accettare lezioni da te su come interpretare la propria professione.
Più che tutela della salute pubblica, questa è tutela degli interessi di categoria…
In campo di psicologia il paese che fa da battistrada e da modello internazionale sono gli USA, ebbene lì la psicoterapia la fanno in gran parte gli assistenti sociali, i counselor sono regolarmente riconosciuti, dove sarebbe questa vicenda “tutta italiana”?
Tutta italiana è la vicenda degli interessi di categoria e di lobby, la mancanza di programmazione, in quanto un terzo degli psicologi europei sono italiani, in sovrannumero, trovandosi quindi ad erodere anche gli spazi di altre categorie (molti psicologi fanno gli educatori) e a cercare nuove nicchie di mercato, cercando di fagocitare cose come il counseling che in altri paesi civili è riconosciuto, ad esempio è riconosciuto dal servizio sanitario del Regno Unito e non c’è conflitto.
Ringrazio il presidente del CNOP, che onora il suo ruolo è tutti i professionisti aperti all’incontro, al dialogo dalla condivisione. Chiunque come me sia stato al convegno di AssoCounseling avrà potuto notare, oltre alla straordinaria affluenza di pubblico è una grande professionalità, una grande aria di entusiasmo e freschezza. Vento che da tempo non soffia più ai convegni di psicologia. Se fossi Grimoldi starei forse in silenziosa riflessione. In ogni caso allego quo sotto un contributo del mio amico e collega Zerbetto che condivido in pieno.
Pier Luigi Lattuada, medico, psicoterapeuta, psicologo, counselor trainer.
Non ho partecipato al congresso di Assocounseling, ma ho apprezzato il fatto che il Presidente del CNOP abbia accettato un confronto con il “nemico” con il quale è coraggioso e doveroso doversi confrontare in modo aperto ad affrontare i reali problemi della professione. Se la pratica del counseling rappresentasse una minaccia alla salute pubblica sarebbe estata già interdetta da tempo, cosa che non è avvenuto. Giusto proteggere la professione dello psicologo da chi abusa illegittimamente di questo titolo, ma questo generalmente non avviane e, come dovremmo ricordare, la sentenza del tribunale di Lucca assolse i due counselor dietro la testimonianza del cliente che gli stessi non si erano fatti passare per quello che non erano.
credo che il punto in questione sia la scelta tra rimanere arroccati in un posizione di difesa corporativa che pretende in modo patetico il monopolio su ogni interventi che abbia a che fare con la dimensione psichica (da millenni affrontata da filosofi, letterati, maestri di spirito etc.) o aprirsi ad una prospettiva più aperta ed europeista che prevede la co-esistenza di professioni collegate alle relazioni di aiuto pur nella più chiara definizione dei diversi ambiti di intervento.
Il vero problema, quello della sotto-occupazione degli psicologi, credo vada affrontato richiamando al ruolo fondamentale dello psicologo nella scuola, nei servizi pubblici e nella società. trovo scandaloso che l’Italia non abbia ancora una norrmativa che preveda la presenza di un servizio scolastico nella scuola che consentirebbe, di per sé, di dare lavoro a migliaia di professionisti.
La denunciata “deriva” verso il counseling dovrebbe indurre gli psicologi ad interrogarsi in modo più coraggioso ed autocritico sul tipo di intervento che i percorsi formativi in ambito universitario sono in grado di fornire loro. Tale formazione tende ad appiattirsi vieppiù su modelli di tipo medico-biologico sottovalutando la formazione alla “pratica dell’ascolto” e alla relazione interpersonale nonché l’insegnamento delle “scienze umane” (fondamenti di carattere filosofico, antropologico, mitico-letterario, etc.) che sono più spesso riscontrabili nel percorso formativo di molti counselors che non sono solo “parrucchieri”, come provocatoriamente riferito.
Il conflitto dilaniante tra professionisti della relazione di aiuto nuoce alla immagine complessiva di chi si dedica a questa delicata funzione sociale che si avvarrebbe, al contrario, di strategie collaborative e sinergiche come è già possibile verificare in diversi ambiti applicativi come quello della scuola, delle comunità terapeutiche, della promozione della salute in ambito corporeo e della salutogenesi. Grazie,
Infatti hai visto, Lattuada, ho dato la massima visibilità all’intervento di Giardina, pubblicando addirittura integralmente un discorso durato ben 14 minuti, chiaro come il sole e preciso come un bisturi. Certo avrai notato che non tutti i colleghi ne sono stati così entusiasti, e spero tu ne rispetti il dissenso come l’indignazione, che è loro come mia. Il mio contributo in questo caso si limita però alla mera diffusione del Giardina-pensiero. Basta e avanza.
Ero presente al Convegno di Assocounseling, e spesso lo sono stata in questi anni. L’anno scorso, alla tavola rotonda, Fani e Valleri cercarono invano di avere rappresentanti della psicologia professionale, ma né AP, ufficialmente invitata, né altre sigle, né men che meno l’istituzione ordinistica, risposero all’invito. Quest’anno, nonostante e forse proprio grazie, alla sentenza del TAR che ha dato ragione agli psicologi, nel primo round (ma il contenzioso a quegli altissimi livelli rappresenta inevitabilmente una legittimazione), ilCNOP ha risposto invece positivamente, nella persona del Presidente del CNOP, Fulvio Giardina. Credo che sia un fatto storico, e come tale va salutato positivamente. Sul contenuto dell’intervento, certamente, ci sarebbero molte cose da dire. Il discorso si è fermato su considerazioni di cornice, e penso non potesse essere che così. Difficile non concordare con uno Psicologo, rappresentante di una Categoria che si occupa di mediazione e gestione dei conflitti, che si pone come obiettivo quello di gestire un processo. Certo l’istituzione ordinistica continua a giocare su vari tavoli (hanno cmunque radicato il contrenzioso al TAR e ora si accingeranno a prepararsi al ricorso), ma nello stesso tempo cominciano a rendersi conto che il fenomeno counseling e la struttura stessa del conflitto, così come si è delineato, ha attraversato fasi analoghe in diversi altri Paesi e va preso per quello che è: un problema, al quale accostarsi cercando soluzioni complesse, creative, che valorizzino le risorse e svuluppino sinergie, e non affrontandolo come se si doivesse andare a una guerra Santa. E’ vero inoltre che il discorso di Giardina ha avuto un primo “giro” (riportato da Grimoldi, e poi una replica, più breve, ma penso anche meno interessante, dal mio punto di vista. Non so come mai Grimoldi non abbia voluto riportare anche la replica, ma in sostanza il Presidente Giardina diceva che – fatta salva la necessità di trovare soluzioni e di considerare necessaria la trasformazione della logica autorizzatoria e corporativa – bisognava però tenere conto dello specifico contesto italiano, e cioè: 100.000 psicologi iscritti all’Ordine, con una fornazione lunga e rigorosa, una delle più complete del mondo. Diceva, insomma, che le ragioni di questo esercito di giovani professionisti vanno tenute in conto. Ora, questo è sicuramente e precisamente ciò che un Presidente del CNOP è tenuto a fare, e con lui tutta la Categoria e i suoi rappresentanti. Tenere in conto le ragoni dei 100.000 psicologi, sicuramente molto formati (ma con una formazione che non sempre li equipaggia adeguatamente rispetto al mondo del lavoro e alla formazione emotiva e pratica) non significa fare la guerra ai confini, ma valorizzare, promuovere. Cosa che peraltro Altra Psicologia sa fare piuttosto bene. Giardina accennava alla necessità di ipotizzare alcuni correttivi, come il numero chiuso all’ingresso delle facoltà, così come avviene per Medicina. Ecco, in questo senso posso dire che non mi torvo d’accordo con questa prospettiva, dal momento che i laureati in Italia sono pochissimi, e in generale, a livello UE, c’è un grosso problema di GAP formativo. In ogni caso, a parte le soluzioni possibili, gli scenari possiibli, sui quali si potrà certamente parlare, la presenza di Fulvio Giardina, la competenza e la lunga esperienza professionale che traspariva dal suo stile, sono un ottimo auspicio. Giardina ha studiato il fenomeno Counseling e già da moltissimi anni si è trovato, suo malgrado, a dover abbandonare la posizione oltranzista, dal momento che in Sicilia ha perso una causa importante contro il dott. Laganà, e da quella sconfitta, come dovrebbe fare ogni psicologo che si ripsetti, ha cercato di trarre nisegnamento. Ha riflettuto, approfondito, scritto e studiato sul tema. Incistarsi in una posizione conflittuale e continuare a ripetere “mantra” e slogan, può servire forse ad avere qualche voto (ma non credo nemmeno), ma certamente non aiuta a risolvere i problemi.
Cara Anna, non ho trascritto né riportato quello che tu chiami “seconda parte” del discorso di Giardina perché intanto è del tutto scollegata dalla prima parte; dopo il suo sono proseguiti gli altri interventi generali.
Quando Giardina ha ripreso la parola, lo ha fatto all’interno di un dibattito, quando cioè i relatori hanno iniziato una tavola rotonda in cui ogni intervento non era indipendente da quelli che lo precedevano e lo seguivano. Il discorso che ho riportato ha una sua dignità e unità di tempo e luogo, non è un pensiero estrapolato da un contesto ma un’opinione formata e articolata, che merita di essere diffusa. Sul resto non entro nel merito, dici cose su cui non concordo: Giardina ha le sue opinioni, da sempre, che i colleghi meritano di conoscere.
Da semplice psicologo osservatore: se persone con responsabilità importanti (disattese) e nomi noti e importanti (scriventi pressochè banalità) si prendono la briga di venire nel sito di una particolare associazione di categoria a quasi-spammare le loro ideologie, vuol dire solo usa cosa:
Altrapsicologia continuate così. Nel giro di un quinquennio avrete i fili di questa professione sia per chiare capacità vostre, che per chiara disabilità cognitiva dell’attuale classe non-dirigente.
Il tempo è un signore: serve solo pazienza, verranno spazzati via tutti, e il Rinascimento della psicologia in Italia comincerà.
Grazie.
Completamente d’accordo con l’intervento di Luca.
AltraPsicologia andrà avanti, e spero continuerà a raggiungere obiettivi di promozi0one e tutela della professione utili al nostro paese
Antonella – vorrei provare a riportare un po’ il dibattito in corso su un piano più concreto di realtà ma non prima di aver ribadito quelli che non sono proclami ma pricipi morali e deontologici che sono la nostra sicurezza e la nostra forza. E’ diritto inviolabile dei nostri utenti poter fruire di competenze maturate grazie ad un percorso formativo lungo, rigoroso, approfondito che ci consenta di giungere, prima di ogni intervento, a formulare un quadro clinico e di personalità ed una diagnosi quanto più accurata e completa possibile. Questo è il requisito irrinunciabile per prendersi cura della persona, qualunque sia il suo livello di disagio. Il secondo requisito vale a dire propensione, competenze, capacità nella relazione interpersonale richiede un percorso che inizia ben prima dell’altro, non finisce mai. Ora forse molti non ricordano o non hanno vissuto il percorso accidentato, faticosissimo che la nostra professione ha seguito per accreditarsi nell’ambito delle Professioni Sanitarie in Italia e l’enorme impegno che viene profuso da moltissimi di noi, nella pratica quotidiana, con molte differenti professionalità quali Psichiatri, Neuropsichiatri, Medici di base ,Psicomotricisti, Logopedisti, Assistenti sociali, Avvocati Mediatori Educatori etc.. Questo vissuto è possibile solo con molta apertura,flessibilità,umiltà capacita’di ascolto, confronto e dialogo continuo altro che rischio di arroccarsi in difesa e adesso anche i counselor? I’iniziativa del Presidente Giardina non può che prestare il fianco a contestazioni e critiche. Siamo dunque, nuovamente, nella condizione di essere noi a doverci attivare perché la nostra professionalità sia distinguibile da tutte quelle di coloro che sono un po’ psicologi? medici, omeopati, osteopati pedagogisti sociologi ingegneri ecc.ecc…’ I problemi dei counselor sono connaturati alle scelte scritariate conseguenti alla creazione di quella miriade di corsi universitari brevi che hanno prodotto, spero, arricchimenti culturali ma inoccupazione garantita e, nel caso abusino di una professionalità che appartiene ad altre figure, devono essere perseguiti perché in quel caso rappresentano una minaccia per la salute delle persone. Non ritengo tuttavia che dobbiamo , considerarli a prio
rivali o nemici ma la partecipazione di Giardina al loro convegno nel ruolo di rappresentante di tutti gli Psicologi italiani appare azzardata,anche perché avrebbe richiesto un mandato da parte degli appartenenti all’ordine. per cui capisco i colleghi che affermano di non sentirsi più rappresentati da lui. Forse una presenza a titolo personale,finalizzata ad una maggior conoscenza della loro figura sarebbe stata meno irritante. Concordo sul fatto che l’apertura ed il dialogo siano peculiari della figura dello psicologo ma individuare competenze e ruoli distinti e definiti senza il rischio di ambigue sovrapposizioni è responsabilità, peraltro ardua senz’altro, dei counselors e delle loro associazioni. La partecipazione del Presidente al convegno e alcune sue espressioni corrono il rischio essere intese come espressione di scarsa sensibilità o incomprensibile distanza dai molti problemi e difficoltà di tanti colleghi, e dei giovani in particolare, a sviluppare la professione e a vivere della propria professione. Mi spiace sapere che Giardina ha vissuto una vicenda personale cosi spiacevole e ammiro il suo intento di trasformarla in un prezioso insegnamento, e ringrazio il dottor Lattuada, medico,psicologo.psicoterapeuta, counselor e trainer e il dottor Zerbetto che ci ricordano il rischio di voler detenere il monopolio sulla dimensione psichica dell’essere umano ma,secondo me, chi è,( e non chi fa) lo psicologo e lo psicoterapeuta non può che essere ben consapevole dei propri limiti. grazie per le indicazioni sugli ambiti nei quali sviluppare la nostra professione. Ma quali prove avete che siamo cosi scarsi in Scienze umane ? affettuosi saluti a tutti da una vecchia psicologa psicoterapeuta che dichiara sempre di essere SOLO PSICOLOGA E PSICITERAPEUTA.
Ritrovarsi a parlarne qui significa che Altra Psicologia ha a cuore tutta la questione e si è sempre visto dai numerosi articoli che negli anni sono stati pubblicati. La questione counsellor brucia a tutta la professione, almeno ai colleghi che non hanno chissà quali interessi, ognuno di noi ha studiato e pure tanto e non credo ci sia la minima disponibilità ad aperture nei confronti di chi con semplici corsi si arreca il diritto di volere svolgere la nostra professione. Il counselling è un’attività dello psicologo, punto! C’è poco da scrivere e da dire, per cui la presenza del Presidente Giardina è utile per ribadire questo semplice concetto. Stiamo ancora qui a discutere di questo? Forse perchè ripeto ci sono tanti interessi, scuole, enti ecc…che continuano a formare counsellor solo per una questione economica, ma lo vogliamo dire che il problema è questo? Certi commenti qui sono vergognosi.
condivido, ma la responsabilità è nostra, iscritt,i che taciamo e permettiamo che gli organi di governo degli ordini ci considerino sudditi
In rete si legge di psicoterapeuti che si pubblicizzano sostenendo di fare da tramite tra persone e le anime dei cari estinti, è questo il vero scandalo, non i counselor.
Il vero scandalo é che sia concesso il diritto di voto a persone che ragionano “se un politico ruba allora ladri tutti i politici”, “se un poliziotto picchia un civile allora tutti i poliziotti sono dei violenti”, “se un medico sbaglia una operazione allora tutti i medici sono assassini e la medicina allopatica non serve a nulla”. Cerchi di sviluppare un vero pensiero critico, può farcela.