Lo scorso anno l’Ordine Psicologi Piemonte ha pubblicato una lettera riguardante il counseling in cui prende posizione netta rispetto ai pseudoprofessionisti che spesso si accavallano alla figura dello Psicologo. In particolare afferma:
“La legge n. 56/1989 Definisce la professione di psicologo stabilendo che essa “comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività diabilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità […] Tutto ciò che rientra nell’ambito di attività sopra descritto è, quindi, ex lege riservato agli psicologi […] La figura del “consulente di psicologia”, o “counsellor” che dir si voglia, non trova riconoscimento nella predetta legge n. 56/1989, Né in altre leggi dello Stato. […] L’unico dato allo stato “ufficiale” relativo a tale figura professionale si rinviene nell’elenco del CNEL […] si tratta non di “riconoscimento” in senso proprio, ma di semplice “presa d’atto”, da parte del CNEL, dell’esistenza di soggetti giuridici che dichiarano di svolgere una certa professione (è il CNEL a specificare “sia la Banca dati che l’Elenco qui contenuti esprimono unicamente un intento conoscitivo”). […] Al riguardo, sulla base delle segnalazioni pervenute (principalmente afferenti l’impiego di tale figura professionale in ospedali, scuole, aziende sanitarie, consultori, etc.), Questo Ordine ha potuto riscontrare che gran parte delle attività svolte (e degli strumenti utilizzati) dai counsellors rientrano nell’area del “sostegno psicologico”, senz’altro riconducibile all’ambito delle competenze riservate agli psicologi ex art. 1 L. 56/1989.”
Prosegue apportando ulteriori elementi ed infine chiude la missiva con:
“Per tutte le ragioni sin qui illustrate, quindi, l’Ordine scrivente invita gli Enti/Aziende ad astenersi dall’affidare a figure professionali diverse dallo psicologo abilitato ed iscritto all’Albo lo svolgimento di incarichi che, per oggetto e strumenti utilizzati, siano riconducibili nell’ambito delle competenze riservate dalla L. 56/1989 Agli psicologi”
Da mio punto di vista, ma immagino da quello di qualsiasi collega, l’operazione dell’Ordine Piemonte è lodevole ed anzi da replicare con forza in tutte le realtà regionali. Tuttavia, com’era plausibile immaginare, questa iniziativa ha fatto storcere il naso ad una delle Associazioni che rappresentano i Counselor e – soprattutto – le scuole che formano counselor.
L’Assocounseling a novembre invio una segnalazione all’Antitrust chiedendo se vi fossero o meno gli estremi per violazione delle regole della concorrenza, abuso di posizione dominante, pubblicità ingannevole. Fecero un gran vociare, unitamente ad altre associazioni.
Bene, è da poco arrivata la risposta dell’Antitrust!
Riprendo alcuni passaggi dal sito dell’Ordine Psicologi Lombardia.
“Barcucci, Presidente Ordine Piemonte, tiene una posizione che ha perfino dichiarato una parlamentare in una famosa interrogazione. “A tutela di coloro che fanno affidamento sulla preparazione e competenza del personale messo loro a disposizione (dalle Aziende Sanitarie, ndr) (…) la figura del Consulente di Psicologia o Counselor non trova riconoscimento né nella legge 56/89 né in altre leggi dello Stato””
“L’unica buona ragione per continuare a sostenere che esista un counseling fuori dalla psicologia non è filosofica, né epistemologica, è il fiorente mercato della formazione di coloro che non hanno potuto, o voluto, affrontare le fatiche (e i costi) di un percorso tradizionale per diventare psicologo o psicoterapeuta. La Commissione Tutela CNOP presieduta dal Presidente OPL Grimoldi ha concordato e presentato una memoria difensiva. Risultato: l’Antitrust ha liquidato le quaranta pagine di denuncia di Assocounseling in poche righe: “…l’Ordine degli Psicologi in questione (…) si limita ad affrontare il tema dell’ambito di esercizio di tale professione in rapporto a quella dello Psicologo, mettendo in rilievo gli aspetti critici della questione”.
E’, questa, un’importante vittoria per la tutela della nostra professione, e un messaggio per tutti i colleghi che formano questi “professionisti della psiche” senza autorizzazione.”
“Questo Ordine ha potuto riscontare che gran parte delle attività svolte e degli strumenti utilizzati dai counselors rientrano nell’area del sostegno psicologico”
Questo ha scritto Barcucci. Qualcosa che sa bene qualunque Psicologo! Questo è il punto. Come si può del resto essere formati da psicologi in qualcosa che non si distingue dalla Psicologia e pretendere poi, appena usciti dall’aula del corso, di fare altro che non sia Psicologia? Per quanto si voglia definire easy, soft, questa competenza, per quanto le si trovi nomi esotici (counselor, reflector, coach, ecc…), ciò mai autorizzerà a svolgere attività che – di fatto – sono contenute e tutelate dalla legge 56/89.
fonte: http://nicolapiccinini.it/counseling-psicologo-parere-antitrust/2011/04/#comment-1297
Nella giornata di ieri, 25 maggio, si è tenuta presso il Tribunale di Milano la prima udienza relativa all’esposto sottoscritto dal collega Zerbetto e da altri firmatari contro la delibera 304 (28 ottobre 2010) del Consiglio dell’Ordine Psicologi della Lombardia. Non conosco il risultato di questa prima udienza, ma già all’approssimarsi della data di ieri sono comparse su questa mailing list alcune reazioni (piuttosto scomposte a dire il vero) in merito alle quali credo doveroso intervenire.
Chi – come me e altri colleghi – ha letto l’esposto presentato dall’Avv. Angiolini ha potuto apprezzare la serietà della sua impostazione. Che si fonda sul diritto costituzionale all’insegnamento della scienza – anche della psicologia, quindi, cfr. art. 33 della Costituzione Italiana – e sulla problematicità dell’art. 21 del Codice deontologico degli psicologi, che, nel tempo di 12 anni (!) non è stato ancora rivisto secondo l’indicazione avanzata in un parere del 1998 dalla Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Il ritardo nel mettere ordine in una tematica così complessa, il rifiuto del confronto da parte del Consiglio direttivo dell’OpL, almeno nella sua parte di maggioranza, di discutere con i rappresentanti delle Scuole che chiedevano quanto meno un dibattito sull’affermazione – contenuta nella delibera n. 304 – “della piena applicabilità in sede disciplinare dell’art. 21 del Codice deontologico” – rendono comprensibile il ricorso alla Magistratura, che ha l’obiettivo di avere una parola chiara su un problema in cui la polemica si è sviluppata a tutto svantaggio di una discussione documentata e oggettiva.
Senza dubbio il ricorso alla Magistratura non è l’unica soluzione. C’è un’altra strada che si orienta, almeno a livello nazionale – a livello di regione Lombardia è poco probabile, viste le posizioni del Consiglio dell’Ordine – a una soluzione più ragionata e politica, che metta a fuoco gli spazi e i limiti del lavoro del counselor, che definisca finalmente gli “atti specifici” della professione di psicologo – quelli che solo lo psicologo può esercitare – senza cadere nel divieto anticostituzionale di insegnare la psicologia a chi psicologo non è. Su questa linea si è orientato il C.N.S.P (Coordinamento Nazionale Scuole di Psicoterapia) cui aderisce la Scuola del Centro Berne, di cui sono docente.
La diversità delle scelte non mi esime – anzi! – dall’esigenza di esprimere la mia solidarietà al collega Zerbetto, di cui conosco la competenza professionale e la correttezza, nel momento in cui viene fatto oggetto di attacchi ingiuriosi, contestabile anche dal punto di vista etico.
ma come vi viene in mente di sparare con un cannone ad un moscerino date a cesare cio che è di cesare ,non capisco queste paure ostili che albergano nelle case dei giovani ma che vi considerate già casta?NOI vecchi che lottammo ci fate rimpiangere la nostra fede ,abbassate i toni per piacere secondo il mio buonsenso
NOI giovani ci diamo da fare come pazzi per COSTRUIRE la nostra professione (professionalità). non abbiamo speranze di un lavoro nel pubblico, dobbiamo essere ricchi (ricchi!!) per specializzarci, dobbiamo ammazzarci di studio, tirocini, lavoro, per ottenere un briciolo di qualcosa. Non si tratta di ostilità, ma di serietà; non parlate di lotta, perchè, se è vero che ogni generazione ha i suoi problemi, lavorare non è mai stata dura come adesso. ricordiamoci che per esercitare la professione di psicologo non basta “decidere” di iscriversi all’albo, ma ci vuole un anno di tirocinio e un mega esame di stato (un anno e mezzo in tutto minimo, in cui ci trattano come schiavi – e non provate a dire che non è vero!!!!!) e per diventare psicoterapeuti non basta andare dall’analista (a differenza di VOI vecchi, a cui è bastato) ma è un requisito minimo e necessario per accedere a scuole costosissime (perchè, ahimè, la pubblica è praticamente inesistente). per cui, dato che la psicologia è una cosa seria, è preoccupante vedere che chiunque può avere il lusso di esercitare una professione di psicologo (perchè è questo ciò che fa, non prendiamoci in giro) parandosi le natiche dietro a un titolo che non ha nessun valore, titolo peraltro comprato con sonori quattrini che vanno a gonfiare le tasche di psicologi che ben sanno a chi stanno insegnando: persone che avrebbero voluto essere laureati in psicologia, ma che per un motivo o per un altro non lo sono.
Ieri ho spedito la raccomandata per disdire l’abbonamento televisivo. Il 31 gennaio invece chiudo la partita iva e smetto di versare all’Enpap i miei soldi per pagare la pensione ai vecchi baroni della psicologia italiana. Il prossimo passo (probabilmente questa estate, quando obbligatoriamente dovremo assicurarci per la rc) sarà di cancellarmi dall’ordine. Già comincio a sentirmi più leggera!!! Più libera di scegliere cosa fare nella vita e come farlo! Meno vessata! Questo Paese dà più possibilità a chi agisce fuori dalle regole che a chi le rispetta…quindi io mi sono stancata di essere “cretina” e ricomincio daccapo, offrendo la mia professionalità con altro nome, e magari senza che il mio lavoro vada ad arricchire le tasche di qualcun altro. In Italia si può fare tutto! Tutto tranne essere seri! Io la mia protesta l’ho iniziata, dando un seguito alle chiacchiere fatte in questo forum. Chissà se qualcun altro riesce ad avere lo stesso coraggio, e soprattutto se qualcuno ha ancora il senso della dignità e della giustizia
Una vittoria…ma la guerra e’ ancora aperta …forza, bisogna vincerla!!!!