L’intento della legge 4/2013 che ha riformato le cosiddette “professioni non regolamentate” era, almeno in origine, sicuramente positivo.
Si cercava di avere TRASPARENZA e TUTELE per il consumatore, consentendo a determinate categorie di professionisti di svolgere il loro lavoro, FATTURANDO E PAGANDO LE TASSE.
Il meccanismo della legge prevedeva che una o più associazioni di una determinata professione non ancora regolamentata si registrassero presso il MISE (Ministero dello Sviluppo Economico), seguendo un semplicissimo (anche troppo), iter di accreditamento.
Un vero e proprio REGALO alle associazioni, certo, che potevano sia erogare corsi che pretendere rette associative dai futuri nuovi professionisti, ma in cambio avrebbero dovuto garantire un codice deontologico e determinati requisiti per poter esercitare la professione.
Ovviamente, a valle di tutto questo, avrebbero dovuto DEFINIRE in modo esaustivo le caratteristiche della nuova professione.
L’unico limite era stabilito dal fatto che non si doveva trattare di professioni:
- sanitarie, oppure
- organizzate in albi o ordini, oppure
- attività artigianali, commerciali e di pubblico esercizio
In generale, la logica era (e di logica si trattava) che la nuova professione dovesse essere, appunto, NUOVA e non già presente.
Il sito MISE ha quindi pubblicato una lista (o meglio, per complicare un po’ le cose…3 liste) con queste nuove professioni[1].
A due anni dalla sua entrata in vigore, però ci sono notevoli critiche, provenienti da più parti.
Le associazioni dei tributaristi, ad esempio, lamentano[2] una diversa tassazione dei professionisti iscritti alle casse private.
Inoltre, non tutte le professioni non regolamentate sono emerse dal “nero” della non-regolamentazione, ad esempio nelle liste del MISE non si vedono i cosiddetti naturopati, nè i cosiddetti nutrizionisti, i legal coach, gli operatori olistici, ecc.. che però continuano ad “operare”, senza nessuna regolamentazione.
E anche per quanto riguarda la TRASPARENZA per i consumatori, ci sono forti dubbi.
Ad esempio, se si clicca sul nome di ogni associazione, vi è un link che rimanda ad un file pdf con le informazioni dell’associazione stessa e una descrizione della nuova professione. Tuttavia, ci sono errori sui link della lista (la FERPi – Federazione Relazioni Pubbliche Italiana ha il link di un’altra associazione, la ERSI – Esperti Riferme e Serrature Italia), per non parlare di alcune descrizioni, assolutamente “evanescenti”.
Vi è poi un’associazione che non ha per niente definito la nuova professione nel foglio pdf del sito del MISE, ma rimanda ad una definizione descritta SUL LORO SITO WEB! Una definizione che potrebbe quindi cambiare in qualsiasi momento.
In altre parole, il MISE ha accettato ed ammesso alle liste un’associazione che oggi potrebbe scrivere che la professione oggetto di regolamentazione riguarda impastare il pane di segale, domani potrebbe scrivere che riguarda l’assistenza tributaria, dopodomani potrebbe riguardare i massaggi Shiatsu o l’amministrazione di un condomino, ecc…
In realtà, vi è una cosa ben più grave di questa: se si va sul sito di questa associazione (Assocounseling) si scopre che fra gli ambiti della cosiddetta professione del counselor ci sarebbe l’ambito SANITARIO.
MA L’AMBITO SANITARIO E’ ESPRESSAMENTE VIETATO DALLA STESSA LEGGE 4/13 NELL’ART 1 COMMA 2[3] E PIU’ VOLTE ESPLICITATO NEL SITO DEL MISE[4].
LA DOMANDA QUINDI E’:
COME HA FATTO IL MISE AD ACCETTARE UN’ASSOCIAZIONE CHE NON DEFINISCE LA PROFESSIONE NON REGOLAMENTATA NEL MODULO ALLEGATO, RIMANDANDO AD UN LINK DI UN SITO WEB, MA SOPRATTUTTO, COME HA FATTO A NON ACCORGERSI CHE HANNO AGGIUNTO L’AMBITO SANITARIO, CHIARAMENTE VIETATO DALLA STESSA LEGGE?
C’è già in atto un procedimento di verifica dell’ammissione di questa associazione in atto[5], su richiesta CNOP e di alcuni Ordini regionali, che tuttavia si riferisce ad un’altra questione (il “counseling relazionale” che l’associazione vorrebbe effettuare, senza tuttavia differenziarlo da quanto già fanno gli psicologi).
C’è da registrare che queste situazioni non agevolano di certo la Legge, né quelle associazioni che con coscienza e impegno si sono mosse per tutelare sia i clienti che i propri iscritti.
In definitiva, il problema non è tanto la Legge 4/13, sicuramente migliorabile, ma che ha comunque definito dei limiti, quanto chi la sta applicando.
Se le linee guida per le associazioni[6], affidate alla Colap (Coordinamento Libere associazioni) e non espresse dal MISE non tutelano la clientela e non hanno affrontato preventivamente le possibili problematiche di sovrapposizione con professioni già esistenti, se non ci sono controlli efficaci e il MISE accetta domande nelle quali la definizione della professione da regolamentare è rimandata ad un sito web dinamico, è difficile credere in questa legge.
Nel frattempo, abbiamo un sommerso ancora altissimo con l’idea dilagante che chiunque possa fare qualsiasi mestiere senza nessuna formazione specifica, limiti sui metodi, tecniche o ambiti, sovrapponendosi a professioni regolamentate, con potenziali danni e nessuna assicurazione o tutela per i clienti.
[1] http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/component/content/article?id=2027474:professioni-non-organizzate-in-ordini-o-collegi-elenco-delle-associazioni-professionali
[2] http://www.fiscal-focus.info/attualita/gestione-separata-tra-delusioni-e-proposte,3,25776
[3] http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2013/01/26/13G00021/sg
[4] http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php/it/per-i-media/notizie/2026497-professioni-pubblicata-la-legge-che-disciplina-le-professioni-non-organizzate
[5] https://www.altrapsicologia.it/articoli/tutela-psicologo/doppio-stop-ai-counselor/
[6] http://www.ilsole24ore.com/pdf2010/SoleOnLine5/_Oggetti_Correlati/Documenti/Norme%20e%20Tributi/2013/02/linee-guida-del-colap.pdf?uuid=0dd15a8a-7461-11e2-82f4-d4ce53ac3d26
Sarebbe il caso di informarsi bene prima di scrivere post disinformati ed errati come questo. Quella riportata da lei è la definizione di counselling. Il counselling infatti non è riservato ai counsellor, essendo un set di skills e non una professione in sè. Se sullo stesso sito va agli ambiti di intervento del counselor, NON vi trova l’ambito sanitario. Si ricordi poi, e si informi, che in assocounseling son presenti come soci moltissimi psicologi intelligenti che han fatto corsi di counseling, e per i quali l’ambito sanitario è concesso, mi risulta. Togliete questo post che altrimenti noi psicologi facciam solo brutte figure, di gente disinformata e imprecisa. Grazie
Temo che Lei abbia frainteso. La definizione di counseling è una cosa e può chiaramente essere applicata al contesto sanitario, qualora svolta da chi può per legge svolgere attività in questo ambito. Ma sul sito del MISE avrebbero dovuto descrivere una nuova professione che non può e non deve comprendere l’ambito sanitario. Il problema è che è proprio quello che non è stato fatto, non hanno descritto la nuova professione da regolamentare e il MISE non ha controllato. La critica, se c’è, non è all’associazione, ma al MISE. Per regolamentare una nuova professione bisogna descriverla, dire cosa è e cosa fa, definendone i confini, altrimenti si finisce per regolamentare professioni che possono fare tutto. È il MISE che avrebbe dovuto controllare.
Cosa significa “in ambito sanitario”? In ambiente sanitario opera un sacco di gente che non è un professionista sanitario. Certo, si tende a relegarli a compiti secondari o pure importanti ma magari gratuiti. Perchè tutta la solfa sul “sanitario”, come l’adesione della nostra professione a tale ambito, è stata fatta dai colleghi che operavano nella sanitá (pochi e comunque una esigua minoranza rispetto ai 90.000) per farsi riconoscere stipendi da dirigenti. Tutto lì. Intanto la psicologia italiana ha lasciato scoperte le praterie del psico-sociale, dove non ci sono specializzazioni post-laurea e dove si inseriscono altre professioni, a volte pure meglio preparate dello studentello appena uscito dall’universitá, facoltá di psicologia, che in Italia è pessima.
….inoltre, l’11 settembre 2011 gridavate “il counselling torna in mano agli psicologi”. Cos’è? Il titolista del sito che ha fatto un corso accellerato di manipolazione comunicativa o mi son perso qualche pezzo nel frattempo? Mi pare che il counselling non sia tornato per nulla in mano agli psicologi, che del resto non hanno di certo imparato a farlo solamente facendo gli esami all’università e l’esame di Stato. Grazie.
Gianni, non arrabbi. Legga meglio l’articolo, non è contro i counselor.
Mi pare che arrabbiata lo sia lei. Col MISE, s’intende…..Si legga comunque la risposta del segretario di Federcounseling sul suo sito personale tommasovalleri.com.
Mi pare che arrabbiata lo sia lei. Col MISE, s’intende…..Si legga comunque la risposta del segretario di Federcounseling sul suo sito personale http://tommasovalleri.com/linsostenibile-leggerezza-del-giornalista-dinchiesta-improvvisato/
Buongiorno Anna Patrizia Guarino, la prego di farmi cortesemente sapere se è a conoscenza del commento di AssoCounseling al suo intervento su AltraPsicologia e, nel caso non lo fosse, se è interessata a conoscerlo.
Grazie.
Giandomenico de Vita
Cà Molignano 6
15049 Vignale Monferrato (AL)
ITALIA
Tel. ++39-0142-933155
Mob. ++39-335-5931073
Professional Counselor
REG-A0184-2010
Professionista disciplinato
ai sensi della legge n.4/2013
Si, ho letto l’articolo. Puurtoppo, al contrario di AltraPsicologia quell’articolo non concede commenti, per cui non c’è contraddittorio, quantomeno non nello stesso contesto. Diciamo che è un peccato, un’occasione mancata per i counselor (non tutti, ma quelli che seguono AssoCounseling) per un confronto che poteva anche portare ad una collaborazione con gli psicologi. Tra l’altro, quello non è l’unico articolo contro gli psicologi, ce ne sono altricon lo stesso tono provocatorio. Premetto che chiunque ha diritto a dire la sua, sempre nel rispetto degli altri. Se venisse meno questo rispetto, chiaramente, la sede per tutelare i propri diritti sarebbe quella legale. Quindi, si, l’ho letto e aveva toni poco lusinghieri, non per me ma per chi l’ha scritto. Si poteva controbattere senza per questo offendere chi non la pensa come lui. Si poteva essere più eleganti. Poi però non si venga a dire che sono gli psicologi a non voler dialogare con i counselor. Legga anche l’articolo in cui si dice che gli psicologi scimmiottanto i counselor, dello stesso autore e con gli stessi toni. Grazie per la segnalazione, spero che la pubblicità che si è fatto rispondendo a questo articolo le porti bene.
Non so chi abbia scelto l’icona con la faccia arrabbiata che è stata accoppiata al mio nome. desidero dire che non la sottoscrivo; la mia sarebbe questa 🙂
@Gianni. No, non sono arrabbiata con il MISE, semmai sono sorpresa che un sito istituzionale contenga certi errori. Vede, che ci possa essere un link errato su AltraPsicologia o su siti privati, è un conto. Che ci sia su un sito istituzionale nel quale si stanno riportando i dati e i criteri relativi a nuove professioni regolamentate, è una cosa ben più seria.
Detto questo, io non sono una giornalista, ho solo sottolineato quello che chiunque può vedere da solo sul sito. Mi dispiace che qualcuno l’abbia presa cosi male, sebbene nessun’altra associazione citata nell’articolo si sia risentita, a parte AssoCounseling.
Io ho fatto una riflessione sull’ambito sanitario. La Legge 4/13 lo esclude espressamente, nel senso che le nuove professioni non devono riguardare prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione (come da definizione del Ministero della Salute).
Poi, per carità, anche un elettricista che lavora in un ospedale o un addetto alle pulizie di una clinica lavorano in un ambito sanitario, ma non si occupano della salute delle persone.
Alla luce della sentenza n.13020/2015 di ieri del TAR del Lazio che ordina al MISE la cancellazione immediata di Assocounseling dagli elenchi del sito del MISE, vedo confermate dal tribunale la totalità delle perplessità espresse in questo articolo.
Giudici ben più esperti della sottoscritta hanno confermato che le incongruenze che rilevavo nell’articolo sono in realtà ostacoli a considerare il counselor una professione nuova, viste le sovrapposizioni con la professione regolamentata dello Psicologo.
E’ antipatico dirlo, lo so, ma… avevo ragione.
Non entro nel merito della ragione che Lei sostiene di avere, sono una Counselor e la sentenza del TAR (tribunale amministrativo e non legislativo) non mi impedisce certo né di dichiararlo né di praticare. Vorrei solo sottolineare un altro passaggio della sentenza che merita uno sguardo più approfondito: quello in cui si dichiara che solo gli psicologi – e non è neppure specificato che devono essere iscritti all’ordine, quindi tutti coloro che hanno conseguito la laurea – possono intervenire in ambinti NON clinici. Da domani quindi possiamo denunciare un allenatore di calcio cha ascolta il,disagio di uno dei suoi ragazzi vittima di scherzi negli spogliatoi, oppure possiamo denunciare una insegnante che accoglie il disagio di una sua giovane allieva presa in giro dai suoi compagni, oppure possiamo denunciare un parroco che ascolta il disagio di qualcuno che ha infranto i comandamenti o ancora un PM che interroga un assassino (che sicuramente qualche disagio lo ha per commettere un omicidio). Sono tutti interventi che per la sentenza del TAR a cui Lei fa riferimento sono di competenza dello psicologo. Già li vedo i tavoli dei tribunali pieni di cause contro tutto e tutti, giudici compresi. Delirio di onnipotenza?
Può chiamarlo come vuole. Ma si chiama “rispetto della Legge”.
La Legge 4/13 cita espressamente che le nuove professioni non posso avere le stesse attività di professioni regolamentate in ordini professionali, né possono essere professioni sanitarie (alle quali si accede solo dopo una formazione universitaria).
“Le professioni sanitarie nell’ordinamento italiano sono tutte quelle professioni i cui operatori, in forza di un titolo abilitante rilasciato/riconosciuto dalla Repubblica italiana, lavorano in campo sanitario.”
L’elenco delle professioni sanitarie riconosciute dallo Stato Italiano lo trova qui: http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=91&area=professioni-sanitarie&menu=vuoto.
L’ambito delle professioni sanitarie a cui si fa riferimento sono le attività di “diagnosi, cura, riabilitazione e prevenzione”. Non solo un ambito clinico, quindi, dal momento che c’è anche la prevenzione.
Il parroco, l’insegnante, l’allenatore che Lei ha citato non svolgono professioni sanitarie, non si fanno pagare e non fanno counseling psicologico utilizzando tecniche tipiche dello psicologo, non fanno diagnosi né psicoterapia e non pretendono di essere riconosciuti dalla legge perché il loro mestiere non è quello: loro danno solo consigli (e non è per quello che vengono pagati).
Ma voi non volete fermarvi a dare “consigli”.
Non so Lei, ma i suoi “colleghi” hanno ben altre presunzioni, come quello di fare diagnosi, di “curare” psicopatologie (in alcune scuole di counseling si insegna persino il DSM), di gestire le emozioni, i traumi psicologici, quando non sanno nemmeno come è fatto il cervello.
Vorrebbero agire sul disagio psicologico di persone che hanno bisogno di aiuto e pretendono di farlo senza essere minimamente formati.
Come dire, “non voglio studiare all’università perché temo di non farcela (oppure ci ho provato e non ce l’ho fatta), però voglio tanto fare lo psicologo, il medico, l’avvocato, il commercialista, ecc… e pretendo di farlo”.
E poi sarebbero gli psicologi ad avere un delirio di onnipotenza?
La vostra “formazione” non essendo universitaria, non è univoca. C’è chi si fa tre anni in cui va a fare qualche incontro formativi un week end al mese (cosa non equiparabile agli esami universitari), ma c’è anche chi ha fatto 3 giorni di un corsetto veloce e persino gente non ha fatto nemmeno quello.
Tutti però volete chiamarvi “counselor” e lavorare sul disagio psicologico.
Davvero se la sente di difendere tutta la sua “categoria”?
Anche quando un suo “collega” prende 100 euro a seduta ad una vecchietta con la pensione minima, una persona suggestionabile, mettendola a testa in giù perché così “risolve” i suoi problemi relazionali con i figli?
Non avete un codice deontologico, né controlli sulla formazione continua, non avete alcuna base teorica che delinei il vostro ambito di intervento, non fate tirocinio, non rispettate la legge e la gente dovrebbe credere che sarete professionali?
Per fare questo mestiere bastava prendere una triennale in psicologia, fare un tirocinio di 6 mesi e l’esame di stato nella sezione B dell’albo degli psicologi.
Per fare il counselor, bastava questo e sarebbe stato riconosciuto dalla legge.
Come mai non lo avete fatto?
Finché continuerete a vedere gli psicologi come “il vostro problema”, non vedrete il vero problema.
Al posto vostro chiederei indietro i soldi alla scuola che aveva promesso di farvi lavorare, ma che sapeva già da prima della sentenza del TAR che quel mestiere sarebbe stato fuorilegge.
Cordiali saluti.
Dott.ssa Anna Patrizia Guarino.
Dott.ssa Guarino, mi fa piacere che le mie osservazioni abbiamo ottenuto una risposta così articolata.
Quindi Lei sta affermando che per fare gli psciologi o gli psicoterapeuti occorre “prendere una triennale in psicologia, fare un tirocinio di 6 mesi e l’esame di stato nella sezione B dell’albo degli psicologi”?
Perché se è così Lei dimentica che un discreto numero di iscritti all’albo non ha preso una laurea in psicologia (soprattutto tra quelli iscritti all’Albo con art. 32 o con Art. 34 hanno lauree diverse – sociologia, biologia, filosofia, scienze politiche, giurisprudenza, ecc.) e soprattutto ci sono iscritti all’albo che NON hanno conseguito nessuna laurea, hanno frequentato corsi di qualche settimana e sono “psicologi” solo grazie ad una sanatoria.
Probabilmente qualche mio collega (beato lui) prende 100 euro a colloquio (noi Counselor non facciamo “sedute”, questa parola come “diagnosi”, “cura”, “paziente” non è di nostra competenza), ma vorrei farLe la stessa domanda che Lei ha rivolto a me: se la sente di difendere tutta la sua “categoria”, affermando che tutti gli psicologi si attengono al Codice Deontologico, che tutti gli psicologi hanno ben chiari i confini del loro intervento, che non ce ne siano che abusano della loro “posizione” (e badi bene che non ho scritto “professione”) up-down?
Per finire, Dott.ssa Guarino, la sentenza del TAR a cui Lei fa riferimento non ha decretato che il mestiere di Counselor è fuori legge, ma solo che il Ministero dello Sviluppo Economico debba cancellare l’Assocounseling dell’elenco istituito con riferimento alla legge 4/2013 sulle Professioni non regolamentate anzi, leggendo attentamente la sentenza vale la pena di estrapolare anche la frase “pur non potendo impedire a questi ultimi (i Counselor) di esercitare l’attività…” che sottolinea, se mai ce ne fosse bisogno, che la sentenza del TAR riguarda altro.
Inoltre, per quanto sia a mia conoscenza – ma non sono un avvocato – che non è certo un giudice di un Tribunale Amministrativo che può definire o meno quali siano i mestieri, le arti e le professioni in Italia e – qui mi permetto una nosta polemica – neppure l’ordine degli psicologi.
Cordiali saluti
La sanatoria di cui parla è stata necessaria perché in passato non c’era affatto la figura giuridica dello Psicologo.
La legge che sancisce la figura giuridica dello Psicologo è del 1989. Quindi è abbastanza recente.
Ora però c’è. Ed esiste anche un iter formativo universitario che, chi vuole svolgere le attività di uno psicologo, deve seguire.
C’è la legge (e c’è l’iter di abilitazione), quindi va rispettata. Pensare a come ci si muoveva prima dell’entrata in vigore dell legge, non ha senso; non è che si può violare una legge solo perché è recente.
Per quanto riguarda la sentenza del TAR, non è che decreta che il counselor è fuorilegge, ma dice che il disagio psicologico e l’aiuto psicologico spettano allo psicologo, quindi ad una professione giuridicamente riconosciuta.
L’Essere fuori legge non deriva da questa sentenza, ma sta nella violazione dell’art. 348 del Codice Penale.
Essendo l’esercizio di una professione giuridicamente riconosciuta tutelato dallo Stato, chi lo esercita abusivamente commette reato penale.
Non il TAR quindi, ma il Codice Penale stabilisce che chi esercita abusivamente commettere reato (ed è “fuori legge”, come diceva Lei).
A ben vedere, se il counselor in Italia vuole esistere DEVE DEFINIRE L’AMBITO DI INTERVENTO, e deve definirlo senza che SI SOVRAPPONGA AD ALTRE PROFESSIONI GIA’ REGOLAMENTATE (e lo deve fare almeno con un’associazione).
Nessuno dice che non debba esistere, solo che deve definire i limiti e gli strumenti di intervento, che non possono essere nè sanitari, nè gli stessi delle professioni già regolamentate.
Se esistesse almeno un’associazione che stabilisca un ambito chiaro del counseling (che non sia quello in cui già operi lo psicologo o altre professionalità giuridicamente riconosciute), allora potreste accreditarvi e lavorare, nel rispetto delle leggi.
Il problema è che nessuna associazione che forma counselor lo vuole fare.
Tutte cercano di attrarre persone facendo credere loro che potranno fare le stesse cose degli psicologi o degli psicoterapeuti, senza studiare né le stesse cose, né per lo stesso tempo, né tanto meno con gli stessi esami, tesi, abilitazioni, tirocinii, ecc..
Questo è il business. Un business proprio sui counselor che pagano perché convinti di avere una scappatoia all’iter universitario per diventare psicologi e psicterapeuti.
Come vede, il problema non sono gli psicologi, ma le stesse scuole che insegnano counseling a chi non potrebbe esercitarlo. Finché ve la prenderete con gli psicologi e non con chi avete pagato e che vi ha fatto credere che era una professione che potevate esercitare, non vedrete che l’inganno è, prima di tutto, ai vostri danni.
Se posso, le consiglio questo articolo: https://www.altrapsicologia.it/articoli/intervista-counselor/
Cordialmente,
Dott.ssa Anna Patrizia Guarino
Buona sera a rutti voi … Vi leggevo proprio per capire se un minimo di laurea era necessaria per poi accedere ad un corso di consueling e poi poter operare
Mi chiedevo come era possibile per un diplomato presso un istituto tecnico industriale …frequentare un corso presso un’ associazione e definirsi poi un professionista nel consueling
Cosa pensate di corsi di consuelng infarcito di psicologismi ..esoterismi ..buddismi ..così frequenti