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La Psicologia ha trovato una collocazione nell’ambito giuridico e una propria legittimità scientifica autonoma entrando ufficialmente nelle università italiane e nella pratica forense..

Tale risultato è il frutto di un processo che ha portato gli psicologi a comprendere che per operare nell’ambito giudiziario risulta imprescindibile:

 1) una specializzazione tecnico scientifica in psicologia forense in modo da svincolarsi dagli altri ambiti della psicologia pur attingendovi in maniera trasversale;
2) un puntuale adeguamento alle prassi e alle metodologie già sperimentate, consolidate e riconosciute negli altri paesi, in modo da evitare la proliferazione di tecniche autoreferenziali;
3) la collaborazione con altre figure professionali: avvocati, medici legali, psichiatri, nell’ottica della complementarità e multidisciplinarità; la collaborazione con le figure istituzionali: Pubblici Ministeri e Giudici.

 

L’attività psicologica in ambito giuridico e forense si sviluppa, quindi, a partire proprio da tali presupposti e riguarda interventi di ausilio mediante consulenze tecniche d’ufficio in ambito civile, perizie in sede penale, consulenze tecniche di parte giudiziali e stragiudiziali, pareri pro veritate.

La diffusione di questo ambito applicativo ha reso necessaria la stesura di linee guida per i colleghi che manifestano il desiderio di entrare a far parte dell’albo dei CTU presso i Tribunali di residenza. Esse sono il risultato di una profonda riflessione scaturita dalla rilevanza e dalla delicatezza delle prestazioni professionali in questo ambito, che richiede necessariamente una specifica formazione. I colleghi che decidono di intraprendere questo tipo di attività devono avere piena familiarità con la norma giuridica e padroneggiare con sicurezza un metodo rigoroso per non incorrere in gravi errori sia di tipo metodologico che clinico e per conciliare obiettivi clinici e obiettivi giuridici.

Come in tutti gli ambiti che richiedono alta specializzazione, anche nella Psicologia Giuridica-Forense è necessario affiancare a una formazione di alto livello un’ esperienza pratica guidata da colleghi di riconosciuta competenza.

Purtroppo l’offerta formativa non sempre garantisce esercitazioni e tirocinii, che impatterebbero eccessivamente sulla durata e sui costi.

Tuttavia i colleghi che si avvicinano alla pratica forense hanno già competenze professionali solide e strutturate, cosicché essi sono in grado di fornire un supporto al consulente del Giudice svolgendo numerose mansioni utili alla consulenza, come somministrazione di test ai periziandi, trascrizione dei colloqui, verbalizzazione.

Alcuni CTU e periti volentieri propongono a psicologi già adeguatamente formati di partecipare alle operazioni peritali a titolo di ausiliari; in questo modo il collega più esperto si avvantaggia di una collaborazione gratuita offrendo in cambio l’accesso all’esperienza diretta e un supplemento didattico-formativo declinato nella pratica.

La costituzione di una banca dati di colleghi esperti, disponibili ad accogliere colleghi che si accostano a questo campo dopo la prima formazione teorica assolverebbe alle esigenze di entrambi. Nel prossimo quadriennio, se eletti, vorremmo mettere a punto questo strumento anche con la collaborazione degli Istituti che erogano formazione.

Con il Congresso di Psicologia Giuridica svoltosi nel marzo 2013 si è già avviato un rapporto con le Università e alcune Scuole private nell’obiettivo di aprire uno spazio di riflessione destinato ad adeguare i programmi secondo parametri condivisi. Consideriamo la prosecuzione di questo lavoro come un obiettivo di primaria importanza, unitamente al potenziamento degli scambi tra colleghi esperti per la condivisione delle buone prassi e la soluzione di dilemmi e criticità.