Risale a pochi giorni fa la pubblicazione degli atti di un seminario dell’associazione Agesci (l’associazione degli scout cattolici) tenutosi nel novembre 2011: “Omosessualità: nodi da sciogliere nelle comunità dei capi. L’educazione tra orientamento sessuale ed identità di genere”.
Tali atti dovrebbero costituire le linee guida dell’Agesci nei confronti dei capi scout omosessuali. Una specie di manuale di bon ton per giovani omosessuali? una di quelle cose per impedirgli di nuocere ai più piccoli?
Relatori dell’incontro sono un prete docente di teologia morale all’Università Pontificia di Roma (ma che con i suoi interventi entra nel campo della psicologia) e due psicologi psicoterapeuti che si interrogano soprattutto sulla relazione capo gruppo e ragazzi scout.
Il seminario dovrebbe essere un luogo di confronto e scambio in cui gli psicologi, consapevoli della responsabilità sociale attribuita loro dal codice deontologico, dovrebbero agire per dare un’informazione scientificamente fondata al di là dei pregiudizi, e finalizzata a promuovere il benessere delle persone indipendentemente del loro orientamento sessuale.
E invece è stato invece il trionfo dell’autoreferenzialità e dei pregiudizi che si trasformano in assunti teorici, buone (secondo i relatori) prassi in campo educativo e allarme clinico nei confronti di ragazzi che si scoprono o dichiarano omosessuali. Il tutto ovviamente in un’ottica eterocentrista, senza mai porsi nel punto di vista della persona omosessuale.
Le conclusioni del seminario sono talmente sconcertanti da richiamare l’attenzione delle principali testate giornalistiche nazionali, la Repubblica.it gli dedica addirittura DUE ARTICOLI. (oppure scarica in .pdf: Repubblica- AGESCI e omosessualità)
Ecco alcune delle affermazioni del prete che non hanno ricevuto nessuna rettifica da parte degli psicologi presenti al seminario e co-autori degli atti dello stesso:
“Le persone omosessuali, in linea generale, hanno dei problemi non solo sul piano sociale, ma anche con loro stesse”.
Ma ci chiediamo: vuol dire che le persone eterosessuali non hanno problemi? Quando l’omosessualità è stata tolta dal novero delle malattie mentali è stato statisticamente dimostrato che la popolazione omosessuale non soffre di disturbi o problemi psicologici in maniera differente (di più o di meno) da quella eterosessuale. Gli esperti psicologi intervenuti al seminario non lo sanno? Perché non l’hanno detto?
Inoltre, come dimostrano gli studi contemporanei sul minority stress e sulla resilienza (Meyer, 2003; Lingiardi, 2007; Chiari, Borghi, 2009), le minoranze sociali non sono composte da persone passive, prive di risorse o incapaci di reagire allo stess dell’appartenere ad una minoranza.
Altra affermazione del prete che sorprende per la sua componente pregiudiziale:
“Le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo”.
Dunque gli omosessuali costituirebbero un problema educativo per partito preso? A noi risulta che le moderne teorie pedagogiche e di psicologia dell’educazione abbiano indicato il peso di ben altre variabili nella valutazione della capacità educative. L’orientamento sessuale dell’educatore non c’entra proprio!
Ma seguiamo il ragionamento del docente che anche in questo caso non muove nei due psicoterapeuti nessun bisogno di controinformazione, precisazione, riferimento a modelli scientifici contemporanei:
“Il capo trasmette dei modelli e i capi che praticano l’omosessualità, o che la presentano come una possibilità positiva dell’orientamento sessuale, costituiscono un problema educativo.”
Ecco spuntare l’ennesimo pregiudizio: è di per sé problematico se l’educatore omosessuale si accetta per quello che è e lo dichiara ai ragazzi. Essendo un modello per i ragazzi si lascia intendere che potrebbe avere dunque un’influenza sul loro orientamento sessuale… peccato che nessuno studio scientifico abbia mai dimostrato che i minori a contatto con adulti omosessuali diventino con più probabilità essi stessi omosessuali. Poi, uscendo da una prospettiva eterocentrista, ci chiediamo allora perché i nostri fratelli, figli, amici omosessuali non siano diventati eterosessuali visto il contatto con i loro genitori e tanti eterosessuali nella loro infanzia e adolescenza.
Ultimo punto: cosa fare dunque se un giovane scout si scopre omosessuale? Qui c’è da preoccuparsi seriamente, secondo i relatori. Il sacerdote afferma, infatti:
“Mi chiedo però, cosa fare se il ragazzo o la ragazza presenta in diversi modi tendenze omosessuali in età rover/scolte? Secondo me bisognerebbe parlare con i genitori e invitare un esperto con cui consigliarsi. In linea generale uno psicologo dell’età evolutiva o ancora meglio un pedagogista”.
Insomma un caldo invito a rivolgersi a uno psicologo o ad un pedagogista (non c’è molta differenza secondo il sacerdote), per il semplice fatto che un ragazzo scout si dichiari omosessuale. Anche qui si dà per scontato che il ragazzo o la famiglia non abbiano le risorse per far fronte e gestire un orientamento sessuale non maggioritario visto come qualcosa in sé di problematico.
Gli interventi dei due psicologi psicoterapeuti sono molto densi, a tratti molto ambigui e difficili da interpretare. Riconoscono che l’omosessualità non sia una malattia, ma allo stesso tempo non mettono sullo stesso piano l’educatore eterosessuale e quello omosessuale, sottolineando in maniera eccessiva dal nostro punto di vista la necessità di una prudenza nel dichiararsi ai ragazzi. Questo in contrasto con gli orientamenti teorici e clinici più recenti (si veda, per esempio, M. Graglia, Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento, 2012) che vedono nella visibilità in ambito familiare, lavorativo ma anche educativo delle persone omosessuali un fattore di protezione da problemi psicologici e, quindi, una condizione di benessere, sia personale che comunitario. Insomma, se non si lavora sulla visibilità, la trasparenza, il contrasto all’omertà si rischia di generare malessere, negli individui e nei gruppi.
A noi di AltraPsicologia piace metterci dall’altra parte, ossia di quei preadolescenti e adolescenti che si scoprono omosessuali e che possono ricevere un aiuto nel riconoscersi in quello che sono (senza negarlo) proprio grazie allo svelamento rispettoso di persone a loro vicine, come i capi scout. Allo stesso modo il coming out dei capi insegna ai ragazzi eterosessuali la legittimità ad essere lesbica o gay, prevenendo forme di omofobia e bullismo omofobo.
Quindi non allarme clinico per i ragazzi che si dichiarano omosessuali, ma prevenzione e contrasto dell’omofobia per rendere la società più accogliente nei confronti di tutte le differenti identità sessuali.
Eh sì, le nostre linee guida, sarebbero proprio diverse…
Articolo ben fatto. Ma c’è una cosa che non stai calcolando, i preti come noto la loro omosessualità se la vivono davvero malamente e quindi diventano automaticamente proiettivi e attribuiscono influenze e valenze tipo “contaminazione” all’eventuale capo scout omosessuale il quale “convincerebbe” i ragazzini che il suo orientamento è il migliore (già m’immagino strizzatine d’occhio con i vestiti dei Village People ai bimbetti scout…). Come non vedere in questa impostazione di molti religiosi (ed è quella i buona sostanza che emerge da questi articoli) una domanda analitica grossa come una casa. Mi domando perché nella formazione dei sacerdoti non venga contemplato un serio e rigoroso percorso psicoterapeutico personale che sia dirimente di tutti questi aspetti confusivi sulla sessualità che purtroppo la Chiesa ed i suoi uomini buttano sotto il tappeto.
Bell’articolo per le precisazioni psicologiche.
Peccato che da quel convegno non siano uscite delle “linee guida” perchè a dare le linee guida nell’AGESCI non sono degli esperti invitati ad un convegno a cui hanno partecipato pochissimi capi.
E’ importante precisare perchè ci tengo che l’associazione di cui faccio parte non venga vista in maniera negativa per cose che non ha detto o fatto.
Il problema del Capo in AGESCI è molto grande, eterosessuale od omosessuale che sia.
Scusate la grevità, ma nell’immaginario sociale diffuso il problema
non è descrittivo-classificatorio (che il capo birichino mostri ‘come possibilità positiva il proprio orientamento’ diverso)…gente, che complicazione! – ma il timore dei genitori è che li adeschi, se li cucini assai torbidamente, li plagi e li sfrutti per l’affar proprio o del coesissimo gruppo che ne sortisce…effetto legione tebana…
siamo certi che moralmente sia questione cristallina?
L’errore di quegli educatori sta nel basare l’etica sulla metafisica, e non sull’esistenza.
Prima pretendono di definire che cosa sia ”Giorno” e ”Notte”, ”Maschio” e Femmina”, senza accorgersi che ”giorno” e ”notte”, ”maschio” e ”femmina” (_pensati_ e scritti in minuscolo!) sono relativi e non assoluti. Poi pretendono di derivare l’etica dalle definizioni che si sono inventati. Cosi’ l’errore e’ garantito, come garantita e’ la rigidita’ del pensiero.
Saluti a tutti. E che il pensiero non muoia!
Paolo Roccato, di Torino
Medico, Psicoanalista della Societa’ Psicoanalitica Italiana (SPI)
Sarebbe però interessante che almeno metteste anche un link agli Atti completi del convegno..o ai comunicati che l’associazione ha rilasciato in seguito agli articoli pubblicati da Repubblica..che di certo non brillano per trasparenza e completezza..Sembrano essere più onesti e completi quelli del “Fatto quotidiano”..
..non si parla di linee guida ma di semplice inizio di riflessione su un argomento che come sappiamo è complesso e fonte di discussione in tanti abiti (educativi e non)..
Il rischio è che vi mettiate dall’altra parte scadendo nel rischio di una informazione non corretta!
Gregorio
..Psicologo ed educatore Scout..
Proviamo a fare un pò di psicologia sul prete e sui due psicologi.
Mettiamo che il prete abbia ragione…
Che senso avrebbero queste frasi
> “Le persone omosessuali adulte nel ruolo di educatore costituiscono per i ragazzi loro affidati un problema educativo”
> “Il capo trasmette dei modelli e i capi che praticano l’omosessualità, o che la presentano come una possibilità positiva dell’orientamento sessuale, costituiscono un problema educativo.”
…se egli stesso, in seminario, ha subito avances da un educatore?
Questo spiegherebbe perchè tanto risentimento, no?
Potrebbe anche esserci dell’invidia per chi può vivere serenamente la propria vita sessuale, rispetto a chi la deve reprimere.
Oppure queste frasi potrebbero essere espressioni di un senso di colpa, o un messaggio per essere fermato, se egli stesso compie i gesti che critica negli altri.
Come psicologa e come cattolica sono sempre sconvolta da queste contraddizioni. Perché pretendere di affermare con sopraffazione e violenza delle convinzioni che dovrebbero essere accettate liberamente e per amore..non l’ho mai realmente compreso. L’omosessualità non è un problema e i cattolici non dovrebbero far pensare il contrario. Affermazioni come quelle riportate rendono solo ridicolo in pensiero cristiano e ne tradiscono la vera profondità. Basterebbe rileggere qualche pagina del Vangelo per accongersi dell’evidente incongruenza.
Bene! ma il prete e gli psicologi che hanno partcipato al seminario sanno la differenza tra orientamento sessuale ( identità di genere) e pedofilia ? credo ci sia un pochino di confusione.
Sono stanca che psicologi e psicoterapeuti che violano apertamente il codice deontologico, fornendo informazioni sbagliate o incomplete o tendenziose o in contraddizione con le posizioni della nostra professione riguardo all’omosessualità, non vengano segnalati e ripresi dall’Ordine degli Psicologi. L’articolo 4 del codice parla molto chiaro, se un professionista, poi, non è in grado di trattare un argomento con serenità ed obiettività semplicemente credo che non dovrebbe farlo. Sono stanca di sentire parlare di terapie correttive o problemi psicologici o educativi per le persone omosessuali da parte di professionisti che ledono la nostra categoria professionale. L’Ordine, non riprendendo questi professionisti, non sta tutelando a sufficienza le persone omosessuali. Simonetta: concordo con te, ma temo che gran parte dei nostri colleghi sia male informata sulle differenze tra orientamento sessuale, identità di genere e perversioni.
Ma lo distribuiranno anche nei seminari e fra i sacerdoti?
Mi pare che ne abbiano un urgente bisogno
Dopo aver letto l’articolo che ritengo ben scritto mi è sorta spontanea una domanda? Ma il sacerdote a quale orientamento sessuale appartiene?
Ma leggo male, ho individuo dell’ironia, trasversale, riguardo ai gusti sessuali delle persone, siano preti o laici?
Come psicologa, clinica, certo che penso ai “problemi” che può incontrare una persona che si scopre omosessuale: i problemi sono le sofferenze, le negazioni, lo stigma sociale, la derisione, il giudizio, la paura ecc.
Ma sennò, al di fuori dello studio clinico, a me (a voi) di quello che una persona fa a letto, cosa me ne dovrebbe importare? E, soprattutto, che differenza mi fa?
Premetto che sono capo scout da 10 anni, psicologa e che non ho avuto ancora tempo di leggere gli atti del convegno (come ha ben detto qualcun’altro non è uscita nessuna linea guida sull’argomento), e quindi al momento mi astengo da fare qualsiasi commento in merito. In ogni caso su questioni così delicate di solito si analizza situazione per situazione, in modo da permettere ad ogni ragazzo di crescere mirando alla propria felicità. Comunque per completezza di informazione questo è il link agli atti: http://www.agesci.org/downloads/atti_seminario.pdf
Credo che prima di fare qualsiasi commento sia necessario avere ben chiara la situazione, e non partire esclusivamente da quello che ci raccontano gli articoli..dovremmo ben sapere che realtà e racconto sono due cose ben diverse…tra l’altro i giornalisti che hanno scritto gli articoli citati da quanto so neanche erano al convegno, quindi le informazioni che hanno dato sono almeno di seconda mano….
Rendersi professionisti del comportamento umano quando la posizione che giudica e’ una posizione dogmatica puó spiegare l’approccio del sacerdote, sono d’accordo con simonetta nel senso che Il vangelo non dimostrerebbe nessuna lettera di omofobia, ma che ne pensate di san paolo; il predicatore define perverso, inmorale e contranatura la pratica dell’omosessualitá (Rom. 1. 26-27).
cosí e’ molto controversiale la figura chiamata “Psicologi Cristiani”, che personalmente penso e’ la posizione che occupano questi due psicoterapeuti che hanno partecipato.
scienza, laicitá: la psicologia non é dogmatica.
vladimir menjívar -psicologo
Il binomio ampiamente diffuso ‘cattolicesimo-cristianesimo’ può indurre a credere che il cristianesimo sia ciò che oggi la chiesa cattolica rappresenta, mentre in realtà altre chiese cristiane hanno posizioni molto diverse anche su tematiche bioetiche, che ritengono più coerenti con il messaggio evangelico. La Chiesa Valdese ha fra i suoi membri anche persone omosessuali che non hanno alcun bisogno di nascondere il proprio orientamento perchè non esiste nessun tipo di discriminazione; alcune di queste ricoprono anche nella nostra chiesa di Torino incarichi significativi, attribuiti come per chiunque altro in base alle proprie capacità e disponibilità, dando con il loro impegno e la loro amicizia un intelligente e generoso contributo.
Ma tutte queste considerazioni sarebbero state fatte vigente la precedente versione del DSM, dove l’omosessualità era considerata un disturbo? Non credo proprio. “Controordine compagni”, e tutti sull’attenti sulla nuova versione “naturale” dei fatti. Anche i pinguini e i bonobo, tra loro, lo fanno “omo”, nuova versione di “anche le api e le farfalle lo fanno” (il sesso etero, per spiegare come nascono i bambini). Ma quanti di voi sarebbero felici se il loro figliolo adolescente gli tornasse a casa dal campo scout con…, non trovo una metafora decente. Provate a essere sinceri. Dopotutto, il sesso con minori di 16 anni è reato, anche quando consenziente il minore e quando etero. Qui passa l’idea che se un tredicenne viene sedotto da un capo scout è cosa buona e giusta, e se la pensi diversamente sei un omofobo, retrogrado, razzista e via allineandosi al Pensiero Unico. Scusate, non mi unisco a questa schiera, morrò pecora nera!
Qui però è evidente l’errore di fondo: per quale motivo un omosessuale dovrebbe immediatamente agire seduzione verso un minore? o verso un ragazzo che gli è affidato? e perché mai un ragazzo dovrebbe essere pensato così inerme di fronte ad eventuali tentativi di seduzione omo- o eteri- che siano? è questo il passaggio frettoloso e pregiudiziale, il retropensiero che ci sta sotto: omosessuale=”mo’ attenzione che ora questo mi seduce il figlio!”
Perché non lo si dovrebbe pensare di ogni capo scout, etero- od omo- che sia, che irretisce i fanciulli? si pensa davvero che omosessualità=perversione=seduzione?
Qui non si tratta del DSM in vigore, ma del retropensiero che sta dietro all’idea di omosessualità.
Scusa Maria..
Ma seguendo il tuo ragionamento, ogni genitore dovrebbe aver paura che qualsiasi educatore, capo scout, insegnante sia pronto ad insidiare, irretire, traviare i propri figli?!
Vale ovviamente per gli adulti etero ed omo, uomini e donne?
La soluzione qual è, evitare qualsiasi contatto tra uomini/donne che abbiano un orientamento sessuale dichiarato e ragazzi/e?
Perchè, non dimentichiamocelo: gli adulti eterosessuali, possono essere altrettano pericolosi, nei confronti dei ragazzi/e, se sono palesemente seduttivi, se forniscono una visione distorta del sesso, se diventano pedofili.
Etero od omo non fa nessuna differenza.
Quando si tratta di sessualità ci vuole rispetto, e delicatezza, e attenzione, e consapevolezza. Vale per tutti, omosessuali o etero.
Detto questo, troverei più traumatizzante un etero che sminuisce il ruolo della donna, ad esempio con apprezzamenti volgari, che un omosessuale che, se preparato e consapevole, possa diventare un esempio di come la sessualità possa essere vissuta con rispetto delle attitudini proprie e degli altri, con rispetto della sessualità e della persona.
Perchè una classe politica può partecipare al bunga bunga e un educatore non può avere una relazione omosessuale?! Scherziamo?!
Maria stai scherzando? Mi pare che tu abbia una confusione di fondo molto importante tra omosessualità e pedofilia; nonostante alcuni abbiano cercato di farle passare come sinonimi non è affatto così, non c’è alcun legame tra omosessualità e pedofilia perciò non c’è alcun rischio che un capo omosessuale seduca un minore! Non più di quanto ce ne sarebbe se il capo fosse eterosessuale! L’omosessualità è un orientamento sessuale, non ha nulla a che fare con la giovane età dei ragazzi, il fatto che si associ l’omosessualità alla seduzione dei minori non è altro che il frutto di un pregiudizio e di una diffamazione che sono stati condotti nei confronti delle persone omosessuali. Concordo pienamente con Gianni.
In nessuna parte degli atti del convegno è stato sostenuto che il problema dei capi omosessuali sia legato al rischio di pedofilia..nell’intervento dello psicologo viene sollevata la questione del protagonismo dei capi che può essere una modalità poco o del tutto non educativa (che il capo sia etero o omo)..
Spero davvero che tutte le persone che stanno commentando abbiano speso del tempo per leggere Atti ufficiali e comunicati Agesci..altrimenti si sta commentando aria fritta..
Hai ragione Gregorio, il problema è stato sollevato da Maria e credo che gli ultimi commenti fossero riferiti a lei, almeno il mio senz’altro lo era. Per altro so che l’AGESCI ha preso le distanze dalle posizioni estreme espresse durante il convegno, infatti quello che mi lascia perplessa è l’atteggiamento dei miei colleghi psicologi e psicoterapeuti. Ho una proposta, visto che sei la seconda persona che sottolinea questa differenza (l’ha fatto anche Luca): se sei a conoscenza di qualche link che le persone possano consultare per conoscere nel dettaglio la posizione che l’AGESCI ha preso, ti andrebbe di indicarlo così che tutti quelli che leggono possano essere informati? Credo che sarebbe di aiuto a tutti.
Vi metto il link del sito agesci della Lombardia che ha al suo interno poi altri 2 link al comunicato ufficiale e agli atti completi del convegno..
..spero che questi permettano di aumentare la consapevolezza di quanto è stato detto e fatto (al di la delle semplici parole riportate) dalle diverse testate giornalistiche..
http://www.lombardia.agesci.it/index.php?option=com_content&view=article&id=553:conoscere-comprendere-agire&catid=38:stampa&Itemid=123
P.s. Se violo qualche regola del sito me ne scuso
Grazie Gregorio
Gentile collega,
non ha violato nessuna regola, anzi: grazie per aver postato i link originali contribuendo alla completezza delle informazioni.
Quale sarebbe il male oscuro che un omosessuale porta dentro di sè da farne un soggetto pericoloso in ambito educativo?
Nel caso questo male oscuro è appannaggio o causato dall’omosessualità? Oppure è appannaggio di tutti gli squilibrati, omo o etero che siano? Anche quelli in tonaca non scherzano in quanto a squilibri!!! Ma allora… tutto questo discorrere , questo distribuire patenti di buono o cattivo educatore da chi è pieno di stereotipi e pregiudizi non varrebbe nemmeno un commento, merita il silenzio. Non è forse più pericoloso,malevolo e dannoso, un ignorante che si crede sapiente, un pollo che si pensa aquila? E’ proprio vero, i cattivi fanno cose cattive, gli stupidi cose stupide ma ci vuole la religione per far fare cose cattive ai buoni e cose stupide agli intelligenti… Se questi sono i pastori d’anime, mandate i bambini a calcio che è meglio..
e’ triste l’opinione di una “psicologa” come Maria, (se e’ collega) essere Omosessuali non significa essere Maniaci o disturbati. creddo che ognuno di noi a afrontato un percorso di formazione universitario e creddo che una delle cose che noi dobbiamo fare e’ stare attenti ai nostri giudizi. creddo che l’omossesualitá é una realtá vera degli esseri umani, e quindi per la nostra dignitá e la sua merita un profondo rispetto
Non mi è chiaro perchè manifestare un pensiero anticonformista debba farmi diventare “psicologa” tra virgolette. Certo che un tempo i percorsi universitari si affrontavano, e i titoli accademici si conseguivano, al netto della conoscenza della lingua dell’Accademia presso la quale ci si addottorava, conoscenza che si dava per assunta. Ma i tempi, come le classificazioni del DSM, cambiano, e chi non si affretta ad adeguarvisi, o a tacere, meglio che si rassegni, perchè il reato di opinione, espunto dai codici, torna nelle coscienze.
Qui, nell’articolo, si commenta non un’orientamento sessuale, ma lo scandalo suscitato da alcune opinioni espresse da qualche relatore ad un convegno di un’organizzazione educativa privata e che nasce cristiana, cattolica, manifestamente confessionale. Qui ci si stupisce della mancanza di censura, della possibilità lasciata a certune persone, financo psicologi, anche solo di interrogarsi sulle relazioni tra omosessualità e mandato educativo. Stiamo scendendo la bruttissima china, che chi si discosta dal Pensiero Unico non dovrebbe avere diritto di parola o magari neanche di cittadinanza. Gli omosessuali non si discostano dagli eterosessuale e quindi non se ne può parlare, a meno che non sia per ribadirne una presunta superiorità, forse addirittura antropologica.
E guai a discuterne, in modo anche vagamente critico, neppure in consessi privati. A meno, appunto, di esprimere compiaciuto e illimitato apprezzamento per tale diversità.
Mi si è rivolta l’accusa di confondere omosessualità e pedofilia: ma di cosa tratta l’articolo, se non dello scandalo suscitato da un convegno dove, a parere dell’articolista, si vogliono dettare delle linee guida perchè giovani capi scout omosessuali non travino i ragazzini loro affidati? L’articolo pare segnalare che gli organizzatori del convegno confondano omosessulità e pedofilia, o comunque connettano omosessualità e corruzione dei giovanetti, stilando infine un “manuale di continenza per giovani omosessuali”, come recita il titolo.
Pare che non ci si possa nemmeno avvicinare al tema “omosessualità ed educazione” senza esprimersi in termini entusiastici ed encomiastici. Guai, poi, se uno dei relatori è religioso e docente ad una università pontificia: orrore, eccolo, il vero pedofilo!
Come prevedevo, o ti accodi al sentire corrente, o sei omofobo, razzista, reazionario, come minimo, confuso.
E, naturalmente, INDEGNO di appartanere alla (all’Ordine della) PSICOPOLIZIA(*) di orwelliana memoria.
(*)Istituzione volta al controllo sociale e preposta a rilevare e reprimere i delitti del pensiero e della coscienza.
Anche il Ku Klux Klan era un’organizzazione privata.
Creddo che quello che vogliamo dire tutti noi, e quello che mettiamo in considerazione sono, infatti come tu dici le opinioni e i commenti che sono lontani dello studio scientifico su omosessualitá e insegnamento. in nessun modo e nessuno dei miei colleghi critica la fonte (il sacerdote). anzi molti dei nostri colleghi questiona la natura del vangelo e la posizione dogmatica.
?….ho letto (velocemente purtroppo dato che ho un bimbo piccolo) gli atti del convegno e, devo dire, che non mi hanno rincuorato un granché. Mi è sembrato che riportassero concezioni psicologiche senz’altro sostenibili ma un poco “antiquate” e che non tengono in conto di alcuni recenti sviluppi come gli studi americani sui figli di coppie omosessuali. Questi adolescenti non mostrano diversità o difformità dagli altri coetanei ne una maggiore esposizione al rischio di malattie psichiche. E’ vero che negli atti del convegno non si pone direttamente solo il problema dell’omosessualità. In realtà, si parla più di testimonianza credibile e del rischio di narcisismo/protagonismo di alcuni capi senza tirare in ballo solo la “questione omosessuale”. Tuttavia..beh, alcune cose mi hanno lasciato un po’ perplessa. Ad es.: a pagina 40 si propongono dei criteri per “selezionare” i capi e fra questi c’è anche una verifica della vita in modo che le scelte del capo non turbino o confondano il ragazzo o ledano il rapporto di fiducia con le famiglie…e come e chi possa decidere questo mi lascia un po’ confusa. Inoltre, si lascia intendere che una certa “riservatezza” sulla vita privata (anche etero) sia preferibile..mentre ritengo che i ragazzi vivano meglio in un ambiente dove non regna un silenzio omertoso che spesso copre poco o nulla.
..mi spiace,ma fare il collegamento tra riservatezza e “omertoso silenzio” riferendosi al mondo Scout,dimostra di conoscere e/o capire poco o nulla della pedagogia scout..
Si può certamente non essere d’accordo con il metodo scout,ma travisarlo così è abbastanza scorretto..
sono anche io molto critico con quanto emerso dal convegno, ma aspettiamo a tirare conclusioni ed a dire che sono “linee guida” solo gli atti di un convegno: leggete qua: http://www.agesci.org/news.php?readmore=377
Per prima cosa: in una discussione non c’è ragione di imputare scorrettezza ad un interlocutore che nemmeno si conosce. L’etica implica di dare per presupposta la buonafede fino ad un evidente prova contraria. Esprimere un opinione non credo rientri nella categoria qui sopra.
Detto questo, riformulo in modo da essere più comprensibile: ritengo che non si possa impostare una pedagogia su un’idea di riservatezza standard per tutti. In taluni casi è più utile, secondo me, discutere insieme di una realtà evidente e visibile piuttosto che sforzarsi di non porla al centro del gruppo. Per la mia esperienza, alcuni “segreti” hanno molto potere proprio finchè restano tali. Parlandone, invece, acquistano realtà e possono essere contestualizzati dandone anche diverse chiavi di lettura.
Non ho nulla contro lo scoutismo, che ha un grande valore educativo.
In genere, e semplicemente, trovo più adatto e utile affrontare il singolo caso avendo – certo – dei riferimenti morali e valoriali forti, ma tali da lasciarci anche liberi di “vedere” e “sentire” la realtà per quella che è e non solo per quella che vorremmo fosse.
Capisco comunque la necessità di formare e di dare un orientamento comune, ma – sopratutto nella vita di comunità e di gruppo – è necessario monitorare che questo non finisca per prevalere sulla singolarità (preziosa, secondo me).
Mi scuso se il tono di quanto scritto possa aver offeso,di certo però l’uso di “omertoso silenzio” non è che sia proprio gradevole da leggere..
Comunque nella pedagogia scout si parla di mantenere una certa riservatezza garantendo e salvaguardando un propria parte privata (non nascondendola ma in maniera sana,per il Capo/Educatore e il ragazzo stesso, mantenendo una propria privacy..in misura assolutamente variabile)..si ritiene che l’onestà e la coerenza educativa di un educatore non sia quantificabile da quanto i ragazzi possono conoscere della sua vita privata.
Possono essere utili testi come il seguente per rendere più tranquilla la discussione? Qualcuno suggerisce qualche testo alternativo?
Titolo: Identità sessuale e progetti per un’educazione sessuale integrata
Autori e curatori
Jole Baldaro Verde , Marco Del Ry
Contributi
Bianca Bagnasco, Daniela Bavestrello, Mirella Bazzi, Mauro Benvenuti, Roberta Bottasini, Tiziana Campodoni, Alessandro Defilippi, Rosella Di Bacco, Stefania Girelli, Graziana Guastini, Marisa Lanzi, Serena Montanari, Livia Opatowski, Maria Rita Parsi, Anna Paternuosto, Alberto Pellai, Gloria Persico, Giovanni Porta, Ghiga Ridella, Paola Rossi, Donatella Segati, Rosario Sisto, Miriam Stefanini, Roberto Todella, Mariangela Tomasetto, Fabio Veglia, Silvia Vitale
Collana
Educare alla salute: strumenti, ricerche e percorsi
Argomenti
Psicologia dello sviluppo e dell’educazione
Livello
Testi per insegnanti, operatori sociali e sanitari
Dati
pp. 288, 1a edizione 2004 (Codice editore 435.4)
Aggiungo volentieri due testi, non come alternativa ma per arricchire la bibliografia con generi diversi:
– Marvin Harris, Antropologia Culturale, Zanichelli (in alcuni capitoli). Ce ne sarebbero altri, ma Harris si muove sempre nell’ottica di “a cosa serve il fenomeno nella cultura in cui di manifesta”, e mi pare interessante vedere come si colloca e codifica in diverse realtà etniche un comportamento universale nella specie umana.
– Francesco Gusmeri, Prendo la bici e vado in Australia, Edilciclo. (sembra che nn c’entri nulla, e invece il tema è molto presente e raccontato in presa diretta: per certi versi è illuminante).