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La sopravvivenza dello psicologo nei Centri di Riabilitazione è a rischio almeno quanto quella dei teneri panda nelle riserve del WWF.

La storia inizia da lontano e ha proceduto nel silenzio e nel disinteresse dell’Ordine e soprattutto del sindacato AUPI fino ad arrivare ad oggi, con tanto tempo perso e soprattutto tanto terreno perduto.

gta4_mazza_baseball_legno_nobeusIl primo colpo arriva dall’ASL NA1: è il 2007 quando l’Azienda emana una circolare in cui afferma che la psicoterapia non è necessaria per convenzionare un Centro di Riabilitazione.

Altre ASL si accodano e gli psicologi-psicoterapeuti si ritrovano all’improvviso sull’orlo del burrone.

Solo una grossa mobilitazione fece allora rientrare l’emergenza, ma intanto il segnale era stato lanciato: gli psicologi sono sacrificabili. (e indovinate chi aveva raccontato parte di questa vicenda? Già, AltraPsicologia!)

Bastano pochi anni, infatti, per registrare un altro assalto.

Innanzitutto dal 2010 si assiste ad una riduzione dei budget per i Centri di Riabilitazione al ritmo del 5% l’anno.

Poi lo psicologo-psicoterapeuta non viene inserito nella cosiddetta Capacità Operativa Massima: la famigerata COM.

Nel modo più semplice possibile.

Ogni Centro di Riabilitazione deve avere il 72% dei dipendenti assunti a tempo indeterminato. E questi rappresentano la COM.

Il restante 28% può venire assunto con contratti di collaborazione professionale.

Indovinate dove sta lo psicologo

Nella COM, infatti, rientrano solo il personale amministrativo, i fisioterapisti, i medici, i logopedisti, gli psicomotricisti.

Per gli psicologi solo partita iva, ossia ZERO tutele.

E in tempi di continui tagli non è certo la condizione più desiderabile!

Nel 2012, poiché si stava già troppo bene, l’ennesimo sgambetto arriva dal governo.

Sgambetto.jpg5G0tmiIn un mercato del lavoro sempre più liquido, fatto di contratti e contrattini dalle innumerevoli tipologie, un fenomeno sempre più diffuso era quello delle cosiddette “false partite iva”, ossia professionisti che concretamente si trovavano a svolgere mansioni da dipendente, ma che venivano considerati collaboratori o consulenti.

Il Ministero del Lavoro, allora, decide di porre un freno a questa pratica decisamente iniqua e tenta una regolamentazione.

Tutte le partite iva dovranno vedersi trasformato il proprio contratto di collaborazione in assunzione a tempo indeterminato se intercorrono almeno due delle seguenti condizioni:

1) La durata del rapporto è superiore agli 8 mesi o ai 241 giorni, pure non continuativi, nel corso di un anno solare;

2) Il corrispettivo economico percepito dal professionista per quell’incarico rappresenta più dell’80% del totale del suo reddito percepito durante l’anno solare;

3) L’accessibilità ad una postazione fissa di lavoro presso una sede del committente (anche se non ad uso esclusivo).

Si può facilmente osservare come le tre condizioni sopradescritte siano caratteristiche di molti degli psicologi che lavorano in un Centro di Riabilitazione. Ma nella norma c’è il colpo di scena: sono escluse le professioni regolamentate da un Ordine!!

E così, di nuovo, gli psicologi sono fuori, non tutelati, sconvenienti…in una parola: SACRIFICABILI, in un momento di grave crisi economica.

Questa è la situazione di cui si è discusso durante l’ultimo Consiglio del mese di Novembre. Una situazione che, dalle parole dei consiglieri, potrebbe coinvolgere potenzialmente almeno 300 psicologi campani.

E’ difficile ora immaginare cosa si potrà fare e soprattutto se è mai possibile recuperare il tempo e il terreno perduto.

Sembra questa una delle tante falle del titanic della psicologia che, tra pseudoprofessioni, difficoltà a posizionarsi sul mercato del lavoro, redditi straordinariamente bassi per le fasce di professionisti più giovani, vede sempre più in pericolo la sua stessa sopravvivenza.

In Consiglio erano tutti d’accordo sulla necessità di fare qualcosa. Tuttavia la strada non è ancora del tutto chiara: di certo la situazione è complessa, già solo dal punto di vista normativo.

Si è perciò deciso che si organizzeranno degli incontri nelle province per incontrare i colleghi potenzialmente a rischio e ascoltare le loro istanze direttamente.

Restiamo quindi in attesa di conoscere tutti gli  sviluppi e gli appuntamenti: faremo di tutto per essere presenti, per approfondire la situazione e per portare il nostro contributo!