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Mi trovo, come presidente di AltraPsicologia, a scrivere questo commento sul progetto del CNOP di aprire una Fondazione. Con un certo imbarazzo, devo dire. Perché l’unico atto ufficiale di cui dispongo attualmente è una bozza di atto istitutivo presentata al CNOP, carente degli elementi minimi per esprimere una valutazione.

Intanto sappiamo che si chiamerà Istituto Italiano di Psicologia. Giusto per chiamare le cose con il loro nome. Il banalissimo ‘Fondazione del Consiglio Nazionale dell’Ordine Psicologi’ – come fanno tutti gli ordini – suonava troppo chiaro?

Ecco, questa idea di Istituto è stata presentata al CNOP senza una bozza di STATUTO. Il che impedisce totalmente di comprendere il suo funzionamento interno. Banalmente: chi decide? chi approva i bilanci? chi gestisce i soldi degli psicologi?

Mica cose da niente: la Fondazione sarà finanziata dal CNOP, pare. Quindi dai soldi delle nostre quote.

Quote che noi versiamo obbligatoriamente, imposte da una legge dello Stato. Quote che se arrivano alla loro naturale destinazione di legge, in un ente pubblico con consiglieri eletti da noi, magari va pure bene. Li votiamo noi, chi è causa del suo mal pianga se stesso.

Ma quando i soldi vengono deviati ad una Fondazione, le cose cambiano: la mia quota passa di mano da un ente pubblico ad uno privato. Da un ente vigilato dallo Stato ad uno non vigilato.

Saltano quindi una serie di controlli pubblici e di processo: dalla vigilanza ministeriale all’anticorruzione, dal codice degli appalti alle normative sulla trasparenza.

E qui sulla TRASPARENZA mi vengono i brividi. Perché nonostante gli Ordini regionali e il CNOP abbiano specifici obblighi di legge (D.Lgs. 33/2013), raramente li assolvono e pure dove avviene, lo si fa in modo parziale.

Si dice allora: ma con la Fondazione noi non avremo obblighi di legge e potremo addirittura scegliere di esserlo di più, trasparenti.

Bene, dimostriamolo allora: il D.Lgsl. 33/2013 stabilisce per gli enti pubblici un limite minimo di trasparenza, ma incoraggia a pubblicare informazioni aggiuntive.

Ho personalmente firmato (intanto) due accessi civici nei confronti dell’Ordine Veneto e del CNOP. Con qualche effetto non proprio esplosivo. Dal CNOP – ente pubblico – nemmeno mi hanno risposto. La fatica è palpabile e bene dice Nicola Piccinini quando parla di una cultura della trasparenza ancora carente.

Ecco, quando vedrò una reale e diffusa trasparenza in tutti gli Ordini e nel CNOP, segno di un tangibile cambiamento culturale verso l’accountability, allora inizierò a cambiare idea anche sulla Fondazione. Prima i fatti.

Passando ad altro tema, lo STATUTO della Fondazione permetterebbe poi di affrontare il tema della GOVERNANCE, altrettanto importante: chi guida il treno della fondazione? chi decide la direzione? chi le fermate? chi effettua i controlli tecnici?

Sto parlando di consiglio direttivo, assemblea, collegio dei revisori, fondatori, sostenitori. Di approvazione dei bilanci. Di un sistema organizzato di quelli che si trovano pure nell’ultima bocciofila di quartiere, perché i soldi del torneo di primavera siano gestiti con chiarezza. Qui invece abbiamo un abbozzo, un embrione di governance: un Presidente, un consiglio direttivo, un Segretario Generale (?), dei revisori.

Insomma, il documento che ho potuto visionare ad oggi è un assemblato di chiacchiere tenute insieme da pezzetti di interessi nebulosi, questioni più o meno futuribili (gli ECM), puri esercizi di fantasia (individuare specializzazioni), e da qualche passaggio applicato con il copia/incolla.

Se dovessi pronunciarmi IN GENERALE sullo strumento FONDAZIONE, direi questo: (1) come per un bisturi, può servire per salvare una vita o affettare una salsiccia. Qui al momento vedo più salsiccia che vite umane. (2) Il funzionamento di molti Ordini oggi dimostra che le cose che si vorrebbero attribuire alla fondazione, sono già possibili usando bene gli ordini stessi (3) Gli Ordini, con tutti i loro difetti, sono soggetti ad un controllo democratico diretto e ad un controllo statale in quanto enti pubblici. E questo a mio avviso è una garanzia per l’utilizzo di denaro che – ricordiamocelo sempre – viene raccolto mediante un’imposizione di legge e con la Fondazione verrebbe deviato ad un ente privato.

E quindi farò la mia PROPOSTA CHOC: una Fondazione degli psicologi è un’ottima idea: facciamola. Iniziamo con il denaro personale di chi crede in questo progetto, separiamola dalla vita dei nostri enti pubblici e regaliamola alla comunità professionale. Che sia una cosa realmente condivisa, appartenente alla comunità professionale e senza il doping del denaro pubblico.

Questo risolverebbe intanto un bel problema aperto, che è anche una preoccupazione: l’utilizzo del denaro pubblico per finanziare un ente privato.

Io offro simbolicamente il primo Euro. Il prezzo di un caffè senza rimorchio.