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La cruda realtà ci racconta di un’immagine dello Psicologo che, nella società civile come nei vari contesti lavorativi, rimane spesso vaga, confusa e non definita. Questa situazione provoca di fondo due problematiche:

  1. da una parte professioni affini possono “spacciarsi” come professionisti della “cosa psicologica” andando ad operare nei nostri campi di intervento (counselor, mediatori, reflector, pedagogisti clinici, ma anche selezionatori del personale, ecc…)
  2. dall’altra l’utenza potenziale spesso si rivolge ad altre figure professionali non tanto per maggiore attinenza, quanto per maggiore informazione disponibile e status riconosciuto socialmente.

C’è anche un’altra considerazione da fare: nell’immaginario collettivo, la Psicologia è clinica e sanitaria, è “cura”, tuttavia in quest’ambito il professionista leader è il medico. Nell’ambito del “benessere”, invece la Psicologia potrebbe avere ottime opportunità di sviluppo e riconoscimento, tuttavia veniamo bruciati da professioni limitrofe non timbrate come sanitarie, non regolamentate, senza normative sulla pubblicità, E.C.M. da pagare e/o counseling on line proibito.

Questa premessa per affermare che, come Altra Psicologia, riteniamo necessario ri-posizionare la Psicologia come professione non medico/clinico/sanitaria, e badate bene, si è detto Psicologia e non Psicoterapia (spesso utilizzate come sinonimi da diversi colleghi, anche dell’Ordine…).
È necessario ri-collocare la Psicologia nell’universo del sociale, del benessere, della salute; è necessario costruirne una nuova rappresentazione distante dalla “cura/sofferenza” e capace di comunicare in modo credibile ed affidabile i vari contesti di possibile applicazione ed il relativo valore aggiunto.

Questo non significa certo abbandonare il SSN, ma solo non appiattirci tutta la professione!
Per l’ambito sanitario saranno comunque necessarie e possibili delle battaglie per ridare dignità alla figura dello Psicologo, per riaprire i Concorsi su cui l’Ordine non ha mai fatto nulla di incisivo, per definire meglio i profili di competenza dello Psicologo Clinico, ecc…
Quindi AP non intende abbandonare le possibili opportunità lavorative del settore sanitario, ma solo evitare che sulla dimensione medica, di cura/sofferenza, venga appiattita tutta la Psicologia e tutti gli psicologi.

In quest’ottica, quindi, passiamo a proporre alcune azioni che sicuramente l’Ordine – o almeno quello auspicato da Altra Psicologia – potrebbe e dovrebbe concretizzare a stretto giro per riposizionare la Psicologia in ambito sociale, di benessere e di salute:

  • innanzitutto una nuova rappresentanza professionale interna all’Ordine. Ad oggi circa il 50% dei consiglieri è di provenienza sanitaria (AUPI), quando nella sanità non lavora neppure il 10%. Il rimanente 50% è composto quasi totalmente da terapeuti. La fascia che va dai 25 ai 45 anni non è assolutamente rappresentata, mentre costituisce quasi il 60% del numero di iscritti. È invece necessario dare espressione e rappresentanza politica alla Psicologia in tutte le sue aree professionali. Una promozione efficace, difatti, può avvenire prima di tutto da una chiara visione e coscienza interna di ciò che siamo. Un’identità debole produce comunicazione interna ed esterna inefficace.
  • attivare un OSSERVATORIO sui mass-media, se possibile gestito a livello di CNOP, che abbia il compito di prendere contatti (e mantenerli) con tutti i mass-media (giornali, riviste, radio, tv) per presentare la nostra professionalità, anche attraverso l’organizzazione di seminari e convegni di informazione e sensibilizzazione diretti ai giornalisti, come da anni fa l’Ordine dei Medici. Che garantisca contenuti ed esperti affidabili da proporre ai mass-media: sempre più spesso i giornalisti utilizzano ciò che trovano su internet per scrivere articoli e ciò senza monitorare la validità della fonte, mentre un azione del genere garantirebbe una diffusione di notizie corretta ed adeguata. Che monitori i mass-media per valorizzare le comunicazioni efficaci ed intervenire nel caso in cui vi fossero comunicazioni inadeguate
  • sostegno e promozione di iniziative come quelle della “Settimana psicologica del benessere”. Questi eventi facilitano il contatto con il cliente e permettono di far conoscere in modo corretto ed efficace il ruolo dello psicologo. Questa modalità di promozione può essere proposta anche in altri contesti come quello aziendale, scolastico, sociale, ecc… In queste situazioni l’Ordine deve fornire sostegno progettuale ed organizzativo, dare visibilità e porsi anche come ente garante e certificante.
  • supportare azioni di ricerca & sviluppo della professione  Ci sono diversi ambiti emergenti della Psicologia su cui necessita sviluppare e/o consolidare la nostra “cassetta degli attrezzi”, così da equipaggiare al meglio i colleghi e poter poi essere più efficaci nel mercato lavorativo. Purtroppo la Psicologia italiana non fa ricerca (siamo oramai scomparsi anche dal CNR) e quel poco non lo pubblica, ne diffonde.
  • sviluppare rete sul territorio con enti, aziende ed organizzazioni di nostro interesse. Promuovere progetti di ricerca-intervento, così da valorizzare il nostro sapere e valore aggiunto (guardate quanto possiamo esservi utili!). Sviluppare accordi per l’attivazione di stage e tirocini (tutorati ad hoc), così da inserire un maggior numero di colleghi in contesti organizzativi. Garantire standard di qualità professionale adeguati Fornire servizi di orientamento, placement e career counseling ai colleghi, così da favorirne il collocamento.
  • stabilire rapporti di collaborazione con altri Ordini professionali. Avvocati per danno psichico, giuridica, criminologia, … Architetti per psicologia sociale ed ambientale… Ingegneri ed informatici per ergonomia, e-learning e nuove tecnologie in genere. Insomma, cominciare a far conoscere ai dirimpettai il valore aggiunto che la nostra professione può apportare in ambiti differenti.
  • sempre nell’ottica di rinnovata partecipazione dei colleghi alle questioni ordinistiche, l’Ordine potrebbe costruire un archivio con tutti i colleghi psicologi che attualmente ricoprono posizioni di rilievo in contesti non psicologici, così da poter provare a sviluppare sinergie e nuove opportunità.
  • sviluppare il rapporto con le istituzioni, ovvero fare azione politica e di lobbing, come anche organizzare eventi ad hoc per coinvolgere specifici target. Pensiamo alla scuola, al terzo settore, alle cooperative, alle aziende, ecc…

Questo ed altro ancora si può e si deve fare, a stretto giro e per il bene della professione!
Se hai riflessioni, critiche, suggerimenti o nuove idee, ti invitiamo ad inviarci il tutto alla mail redazione@altrapsicologia.it
L’idea è quella di un nuovo progetto per la professione, partecipato da tutti i colleghi, quindi ogni contributo sarà oltremodo prezioso!