La paradossale (e dissennata) politica di squalifica professionale portata avanti dall’Ordine Psicologi Lazio
Leggendo l’ultima newsletter dell’Ordine Psicologi Lazio – che ci informava sull’ennesima convenzione tra gli psicologi del Lazio e la Confcommercio contenente in qualche punto la parolina “sportello gratuito” – sono stato preso da una strana sensazione di disagio. Per qualche giorno mi è stato impossibile capire il motivo di tale turbamento, poi improvvisamente, la grave sintomatologia è sfociata in una domanda: «Ma allora… gratis è meglio?!» Sorpreso dalla mia bizzarra quasi-affermazione, ho iniziato a riflettere…
Un principio immutabile del marketing è la legge della prospettiva. Essa ci spiega che gli effetti di un’azione (ad esempio la promozione di un prodotto) si devono valutare nel lungo periodo e che, spesso, gli effetti a lungo termine sono il contrario di quelli a breve termine.
Pensiamo, ad esempio, ai saldi di fine stagione: la maggior parte dei negozianti li vede come la manna dal cielo che arriva a salvare una stagione magari disastrosa. Ma se ci si chiede se i saldi aumentano o riducono gli affari di un’azienda usando la prospettiva di due-tre anni, la risposta è invariabilmente la stessa: li riducono. I saldi riducono gli affari di un’azienda educando il cliente a non comprare a prezzi di mercato.
Cos’altro comunicano i saldi al potenziale cliente? Che i vostri prezzi normali sono troppo alti, che vi approfittate dei clienti nei periodi fuori dai saldi e che, in fondo, la vostra merce vale molto meno di quello che volete far credere, visto che alla fine la cedete al ribasso. Prospettiva.
Applichiamo la legge della prospettiva alla figura dello psicologo nella società, e chiediamoci cosa comunicano i nostri rappresentanti con iniziative come questa che – almeno in teoria, spero – vorrebbero promuovere l’importanza e l’utilità della psicologia. Professionalità? Preziosità? Valore? Non credo. Mi sembra piuttosto che trasmettano l’idea che la nostra professione sia qualcosa senza alcun valore: vieni, chiacchieri gratis, ti sfoghi e se proprio vuoi continuare a lamentarti anche dopo… ti faccio un prezzo al ribasso.
Fosse l’isolato esempio di una scivolata comunicativa, mi sarei risparmiato il post. Ma no, c’è della lucidità nella loro strategia, un autolesionismo fatto di metodo e volontà, ammantato della nobile parolina “solidarietà”, uno stereotipo popolare che gli Ordini a guida Cultura&Professione e/o AUPI avallano continuamente con iniziative dello stesso tipo: in fondo, siamo tutti un po’ psicologi, perché mai pagare per andare a “chiacchierare” con qualcuno? Questo è lo stereotipo.
Ecco, infatti, un breve campionario selezionato per salienza (lo chiamerei un “gratissario”) delle tante iniziative messe in campo dagli Ordini, quello degli Psicologi Lazio in primis – targate Cultura e Professione (sic!), l’attuale gruppo di maggioranza – ma anche da altri Ordini regionali che sembrano tutti condividere il medesimo disegno, la medesima vision “professionale”. Attenti, è per stomaci forti:
Luglio 2008 (per non illuderci che sia una politica dell’ultima ora). «Il Consiglio dell’Ordine degli Psicologi del Lazio […] delibera di promuovere interventi di solidarieta’, a titolo gratuito, alla popolazione del Comune di Rignano Flaminio. Le tristi vicende di presunti abusi sessuali sui minori nel Comune di Rignano Flaminio – a prescindere dall’esito delle indagini in corso – porteranno, infatti, conseguenze drammatiche da un punto di vista psicologico per l’intera comunita’ locale….». Mi fermo qui. Va bene la solidarietà, ma “a prescindere dall’esito delle indagini in corso” è troppo. Della serie: noi ci sacrifichiamo a priori, la nostra è una coazione a ripetere!
L’Ordine Psicologi Veneto ha da poco attivato un protocollo d’intesa con CNA Veneto. Si prevede un primo colloquio gratuito, oltre alla disponibilità dello psicologo ad effettuare anche un secondo incontro gratuito, a tutti gli iscritti CNA e ai loro familiari. Successivamente a questi colloqui gratuiti sarà possibile accedere a percorsi di psicoterapia a tariffe agevolate.
L’Ordine Psicologi Piemonte, ha attivato il progetto psicologo in Farmacia, in coordinamento con l’Ordine dei Farmacisti e Federfarma. In questo progetto, sono stati offerti gratuitamente 3 colloqui in cento farmacie torinesi, per 4 mesi. La fase 2 del progetto, prevede quindi la possibilità di accedere a percorsi di psicoterapia a tariffe agevolate.
Marzo 2013. Eccoci alla chicca finale da cui abbiamo preso l’avvio. Premessa: «A seguito di una ricerca condotta dalla Confcommercio Nazionale è emerso che l’attuale crisi economica ha portato – nel nostro Paese – a un calo dei consumi del 2,8%, provocando la chiusura, secondo le stime, di almeno 20.000 esercizi commerciali». Argomentatio: «La Confcommercio Roma […] ritiene necessario fornire un sostegno psicologico ai soggetti travolti dalle dinamiche dell’attuale situazione di crisi economica e per questo motivo ha chiesto la collaborazione dell’Ordine degli Psicologi del Lazio». Ed ecco la soluzione, il colpo di genio, siglato con un protocollo d’intesa tra l’Ordine Lazio e la Confcommercio che prevede: «a) l’istituzione di uno sportello di ascolto psicologico operante sul territorio romano a titolo gratuito; b) la possibilità di trattamenti di consulenza psicologica o psicoterapeutici a tariffe professionali agevolate. Ah, quasi dimenticavo, meglio specificare che «L’iniziativa […] non è finalizzata all’acquisizione di pazienti…». Non fosse mai che qualcuno si mettesse strane idee in testa. Lo sanno tutti che gli psicologi son fatti così, gli basta poco per vivere, gli basta il sacrificio. Una mano caritatevole prima o poi li aiuterà… Vi aiuta l’Ordine a ben mendicare. Vi indica anche dove farlo, il “setting” adatto: «Lo “Sportello di ascolto psicologico” sarà istituito presso la sede della Confcommercio Roma e verrà effettuato, a titolo gratuito, da psicologi selezionati da Confcommercio Roma». Si sa, c’è più gusto nel farsi scegliere.
Insomma la filosofia di chi ci rappresenta sembra ispirarsi al gratis è bello. Strana contraddizione per gruppi di maggioranza costituiti in gran parte da colleghi che vengono da discipline psicanalitiche. Perché? Provate a chiedere a uno psicanalista di fare un seduta gratis o di non far pagare una seduta saltata. Assisterete a una trasmutazione corporea: cambierà pelle, si strapperà di dosso ogni brandello di solidarietà umana e con gli occhi iniettati di cupidigia esigerà il pegno. Meglio di un esattore di Equitalia. «Gratis» penserà «che verbo è?» Provate allora a chiederlo a uno psicologo sanitario (espressione degli Ordini a guida AUPI) … Ah no, non potete farlo. É già pagato dallo Stato. Insomma, ci siamo capiti, loro non hanno bisogno di fare saldi… preferiscono prescriverli agli altri.
Ci sovvengono alcune possibili spiegazioni di questo strano fenomeno. Andiamo dritti al punto: la politica di Cultura&Professione appare come l’espressione più eclatante di un più ampio sistema di governo della professione medioevale, di casta e scollato dall’attuale mercato. «Si fanno belli del lavoro gratuito dei colleghi, sbandierando la missione sociale, mentre loro – psicoanalisti SPI o baroni universitari – siedono sulle loro sedie in pelle umana».
Da una parte si permettono anche di fare i finti moralizzatori, come quando denunciarono una povera collega rea di aver promosso su Groupon un pacchetto di tre consulenze al costo complessivo di 60€. L’accusarono di andare contro il decoro professionale e di indurre al consumo (sic!) – comportamenti stigmatizzati dal nostro codice deontologico. Poi, dall’altra appoggiano, con tanto di Patrocinio, iniziative come quella di alcune colleghe disposte a fare consulenze gratuite per tre mesi (non tre incontri, tre mesi: praticamente un trimestre “in bianco”) alle donne vittime di violenza e ai loro carnefici (par condicio). Iniziativa lodevole, ci mancherebbe, ma non si può continuare con questa ipocrisia: se chiedi anche poco per te stesso, per vivere dignitosamente con i frutti della tua professione, ti accusano di essere indecoroso; ma se dimostri di lavorare per puro spirito di sacrificio, abnegazione, autolesionismo, martirio – dopo anni di studio e di formazione – l’Ordine non solo ti appoggia ma ti organizza anche la convenzione per lavorare gratis. Festinger si starà dissonando nella tomba! Basta!
Come AltraPsicologia intendiamo modificare radicalmente questo modo di “promuovere” la professione. Per restituire dignità alla nostra professione si deve prima averla nei confronti di noi stessi, dei propri percorsi professionali e personali, nella piena consapevolezza degli sforzi fatti per arrivare a costruire una professione in una società come la nostra, in cui la Psicologia non ha ancora assunto un vero peso sociale. La nostra disciplina non può più permettersi rappresentanti così lontani dalla realtà (… mentale).
E tu collega, cosa ne pensi? Preferisci che il tuo Ordine ti spinga a mendicare o preferiresti lavorare con dignità e gratificazione?
Alessandro Bartoletti
Cosa commento ?
Che, purtroppo, parlando in generale condivido totalmente il senso di fondo del tuo articolo: hai colto nel segno.
Le logiche dell'”armiamoci e partite” sono deprimenti, e se l’unica strategia di marketing collettiva che abbiamo come categoria è ormai quella di offrire “qualche seduta gratis” (sperando che poi per magia questo aumenti l’afflusso negli studi privati), ci meritiamo purtroppo in pieno il nostro declino economico-professionale.
…. Marketing Mix, anyone ? Blue Ocean, anyone ? Marketing dei Servizi, anyone ? Business Model Innovation, anyone ? 🙂
Sono concetti che, di solito, si spiegano nel corsetto universitario di Marketing del terzo anno; temo davvero che molti 22enni studenti triennali di Economia saprebbero impostare meglio il piano di sviluppo strategico della professione, rispetto a questo panorama…
appoggio e quoto
Caro collega, Concordo in pieno con la tua lettura lucida e puntuale….il nostro atavico complesso di inferiorità ci porta a “farci male da soli…prima che ci pensino gli altri” provate a proporre una simile iniziativa alla categoria dei medici…!!
Grazie Antonella. Concordo anche con il tuo spunto, ma con una piccola, ancor più “ironica”, considerazione.
La classe medica, dopo averci esautorato da qualsiasi posizione di influenza e di utilità sociale all’interno del sistema sanitario nazionale, continua a fare uso di molte iniziative gratuite: fa lavorare nel pubblico tutti gli psicologi specializzandi di psicoterapia a costo zero!
Caro Alessandro, condivido fermamente il tuo articolo, e aggiungo oltre alla formazione, tutto il carico di lavoro “mentale” e le responsabilità.
Lavorando con i minori passo notti insonni a valutare gli interventi da mettere in atto per la loro tutela cercando di coniugare i dettami legislativi, la deontologia e il loro benessere psicofisico.
Per questo abbiamo il diritto di vivere DIGNITOSAMENTE il resto è pura ipocrisia.
Caro Alessandro,
non posso non sottoscrivere la tua analisi: a cosa servono queste convenzioni nazionali se poi spesso i colleghi più anziani e i promotori propongono ai clienti tariffe tutt’altro che solidali ed accessibili ?
Facciamo promozione, ma attribuendo le spese sulle spalle dei giovani colleghi e i guadagni sui pochi nomi illustri ?
Caro Marco, pienamente d’accordo. Evidenzi chiaramente la discrasia tra i giovani colleghi spinti dall’Ordine a lavorare gratuitamente e quelli illustri liberi di chiedere quel che vogliono. Ovvio che offerta e mercato devono rimanere liberi, ma su questa linea lancio una provocazione. Se proprio gli Ordini volessero genuinamente offrire iniziative di solidarietà, dovrebbero creare convenzioni in cui mettere a disposizione i migliori specialisti nel campo (gli illustri) in qualità di erogatori dei servizi, obbligandoli a lavorare a tariffe agevolate!
Caro Alessandro, avevo già criticato pubblicamente l’iniziativa su altri siti, perché secondo me è anche una forma di assistenzialismo sostitutivo e deresponsabilizzante nei confronti di chi, l’imprenditore, per antonomasia dovrebbe riuscire a tirare fuori le proprie risorse in qualsiasi circostanza, anche in quelle sfavorevoli. Ma mi rendo conto che non tutti hanno davvero spirito imprenditoriale. La tua lucida analisi però guarda la situazione dal punto di vista dello psicologo. Un’altra prospettiva, che condivido pienamente. E con rammarico ancora una volta abbiamo palese davanti agli occhi l’ennesima azione contorta del nostro Ordine, che dovrebbe tutelarci e invece non fa che castrare professionalmente o, al meglio, penalizzare la fascia medio-bassa (medio-bassa per economia, non per competenze) della professione. Cosa c’è di diverso rispetto alla nostra attuale situazione economico-politica generale?
Cara Cristina, in effetti illudersi che la categoria degli psicologi abbia sinora espresso qualcosa di differente rispetto alla politica nazionale è pura negazione (freudianamente!). Purtroppo, ci stiamo accorgendo che la linea di tendenza è anche peggiore rispetto alla situazione politica: chi studia se stesso e gli altri dovrebbe avere una marcia privilegiata ed orientarsi verso tutto ciò riguarda lo sviluppo, la crescita personale, sociale, culturale. E invece abbiamo a che fare con lo sportellino gratuito organizzato dall’Ordine. Non fosse disarmante, sarebbe ridicolo.
Ma… sappiamo anche che nella nostra comunità professionale c’è aria di rinascita; c’è chi come noi porta avanti, merito, competenza, imprenditorialità oltre che un’etica sana della solidarietà, che proprio per essere efficace non va appiattita sull’autolesionismo e sul sacrificio. We’ll change it!
Sono stata felice di leggere questo post.
Quando in una mailing list frequentata da colleghi ho gridato allo scandalo per quel protocollo d’intesa siglato dall’Ordine del Lazio con Confcommercio rivendicando il diritto di essere tutelata e non svenduta dal mio Ordine di riferimento, sono stata apostrofata come quella che si aspetta di essere “salvata” da un’entità superiore invece di rimboccarsi le maniche e autopromuoversi!
Ferma restando la necessità di essere proattivi nella nostra professione, sempre informati e aggiornati, capaci di autopromozione al passo coi tempi, credo anche che la battaglia rischi di essere persa in partenza senza un fronte comune che, a partire proprio dalle istituzioni che ci rappresentano, valorizzi la figura dello psicologo (qualunque psicologo, non solo i clinici o gli psicoterapeuti) nei diversi contesti!
Le iniziative qui descritte vanno nel esattamente nel senso contrario e sono una vergogna! Quoto in pieno il tuo punto di vista!
Sì Laura, altra logica perversa di molti “baronati” all’interno della nostra professione: se ti lamenti sei un vittima, vuol dire che non ti dai abbastanza da fare; se subisci in silenzio sei un degno soggetto sacrificale della psicologia italiana. Scommetto che chi ti ha apostrofata con dileggio non vive della sola attività professionale, ma è anche nel giro della formazione. Da lì – lo dico con cognizione di causa – spesso nasce la spocchia di dover insegnare ai colleghi non solo competenze professionali… ma anche come si vive.
Quoto in pieno quest’ ultima riflessione a proposito della spocchia dei colleghi nel giro della formazione” dispensatori di sapere ” e “supervisori” pure degli stili di vita dei propri allievi.
Con molta amarezza mi trovo a condividere anche i precedenti interventi e commenti dei colleghi. Non so voi ma quando ho ricevuto la mail Dell Ordine a proposito della convenzione sopra citata mi sono sentita un po’ come Fantozzi…dovremmo ringraziare l Ordine e aggiungere anche prostrati: ” come e’ umano lei”!
Non ti so dire se hai vinto la scommessa perché, a differenza di quelli che hanno tracciato il mio profilo personale e professionale in base a una mail, non ho l’abitudine di esprimermi su fatti che non conosco.
Posso però confermare la percezione che ho avuto di aver incrociato persone che si sentissero talmente “arrivate” da poter dare indicazioni su come si sta al mondo, peraltro uscendo nettamente dal tema che volevo portare all’attenzione dei colleghi: le modalità attraverso cui le istituzioni non solo non tutelano ma anzi svendono la professione…e di esempi ce ne sono a bizzeffe. Il tuo elenco, pur ben fornito, è persino incompleto!
Inserisco qui un commento che avevo scritto sulla pagina Fb da cui ho potuto leggere lo stimolante articolo. Parlerò per cui di Alessandro in III persona.
non condivido assolutamente, ASSOLUTAMENTE NO. Professionalmente nè Eticamente.
E’ necessario porre una distinzione, profondamente significativa, tra il “gratuito per lo psicologo” e il “gratuito per cliente”. E poi domandarsi, è giusto far pagare per una prestazione oraria un prezzo che per certe persone può rappresentare il reddito settimanale?
Alessandro Bartoletti dice “I saldi riducono gli affari di un’azienda educando il cliente a non comprare a prezzi di mercato”. Tutto giustissimo se si parlasse di un’azienda. Evidentemente il problema che si pone non è quello di affacciarsi su un territorio per tentare di capire quali bisogni su quel territorio possano essere recepiti e sopratutto con quali accorgimenti tecnici (il fantasma terrificante del setting), forse il suo problema è accrescere gli affare della sua azienda, volendoci convincerei che quella è l’unica via.
Forse se si pone il problema di quale potrebbe essere il messaggio che il paziente/cliente potrebbe ricevere da un abbassamento della tariffa corrisposta (“la vostra merce vale meno di quello che volete far credere”) potrebbe domandarsi quanto egli stesso creda che valga la sua merce, e quali pensa siano le condizioni che possono permettere al più gran numero di persone che lo desiderino di usufruire della sua “merce” senza che accada a suo discapito.
Naturalmente magari mi sbaglio, ma qui si parla del diritto alla salute delle persone E delle tasche degli psicologi.
Grazie Matteo per la tua voce fuori dal coro. Ci dà modo di esemplificare ancora meglio il nostro punto di vista poichè esplicita le due argomentazioni sempre utilizzate a difesa del gratis è meglio.
La prima è ideologica e potremmo definirla assistenzialista. Vede la psicologia come una disciplina unicamente votata all’accudimento e al volontariato sociale. Sappiamo che non è così.
La seconda è un classico psicologico: l’attacco ad personam di fronte alle presunte pretese di legittimazione sociale del proprio lavoro di psicologo. La definirei una posizione semplicemente moralista.
Credo che in entrambi i casi sia l’espressione di un complesso di inferiorità dell’intera professione nei confronti del proprio ruolo sociale. Sta a noi scegliere di cambiarlo oppure di subirlo.
Ciao Alessandro, sulla posizione moralista direi che sono d’accordo, ritengo che lo psicologo debba prendere una posizione, nel determinare i propri dispositivi di cura, sapendo però che ogni più piccolo cambiamento non è che l’eplcitiazione di criteri morali e di valori che vengono implicitamente veicolati. Lo psicologo veicola dei valori tramite l’istituzione in cui è inserito, che ne sia consapevole o meno.
Per quella che tu chiami posizione assistenzialista invece non mi trovo assolutamente d’accordo. Penso che sia necessario tenere conto delle differenze (anche economiche) di ciascuno per poter realmente garantire unguale possibilità di cure. Penso che una certa ineguaglianza economica sia positiva se va a vantaggio degli svantaggiati. Naturalmente non deve andare a svantaggio degli psicologi!!
Riguardo al complesso d’inferiorità invece potremmo leggerla,ancora una volta, diversamente. Proprio in virtù dell’importanza sociale della nostra professione, siamo chiamati a compiere delle scelte in un contesto che continua a mutare. Le scelte compiute da alcuni possono non essere condivise da altri, è importante secondo me rispettare le differenze di vedute e capire cosa sia che le muove. Praticamente, nessuno mette in dubbio che la professione non vada svenduta, in generale, con operazioni di dubbio gusto che implicitamente veicolino “gratis è meglio”. Sarebbe però fondamentale secondo me, prima di scagliarsi in maniera indifferenziata “contro tutti i gratis” porre alcune distinzioni. Capire se ci sono dei motivi profondi, validi, seppur non condivisi che spingono taluni a compiere determinate scelte.C’è chi non ha nulla e il servizio pubblico dovrebbe…ma stiamo usando il condizionale!
Vi è però da precisare una cosa: purtroppo, spesso i giovani colleghi attendono davvero di essere “salvati” da un Ordine, delegandogli ogni “potere” come se loro fossero quasi del tutto passivi e impotenti, e tutte le responsabilità della situazione lavorativa fossero di “altri da sè”; ci si pone però così in un’ottica quasi “magica”, a volte con una polarizzazione importante (estremizzando: “o l’Ordine mi dà da lavorare, o l’Ordine è “cattivo” e quindi da abolire”).
E’ purtroppo vero che la “lamentazione impotente”, che però non si trasforma realmente in azione concreta di cambiamento, è un fenomeno non raro tra gli psicologi.
L’Ordine può (e deve) essere un buon “compagno di strada” dello psicologo, sostenendo e tutelando attivamente lo sviluppo della professione; ma è altrettanto vero che ogni singolo collega deve poi anche assumersi la responsabilità attiva delle sue proprie scelte e attività, delle sue personali modalità di porsi intelligentemente ed energicamente sul mercato professionale, di costruirsi con attenzione un profilo professionale realmente spendibile, di muoversi a volte con meno lamentele ma molta più concretezza “imprenditoriale”.
Le due cose non sono mutualmente esclusive!
Professionisti più smart e istituzioni funzionanti che garantiscono tutela anziché remarvi contro…potremmo persino diventare una categoria degna di essere presa seriamente!
Concordo pienamente con questo ritratto..Sono una psicologa alle prime armi (iscritta all’ordine da febbraio 2013) e trovo sempre più frustrante le resistenze mostrate nei nostri confronti spesso mascherate dietro a delle proposte di “volontariato” o attività gratuite..anche noi abbiamo il diritto di vivere dignitosamente ed essere ripagati se mettiamo a disposizione la nostra professionalità!
Ciao Alessandro,
d’accordissimo su tutto ed è talmente tanto vero quello che è stato fatto in questo senso alla categoria che qualche tempo fa ho discusso con una persona che insisteva sul fatto che noi non dovremmo farci pagare proprio, che la nostra è una missione perchè mica puoi lucrare sui disagi degli altri!
Comunque a me hanno sempre insegnato che ad un lavoro corrisponde sempre un qualche tipo di pagamento altrimenti non è un lavoro ma ci si infila in un gioco psicologico che è proprio quello che ogni professionista dovrebbe evitare per far bene quello che fa ( e qui ci metto anche la questione della non fatturazione delle sedute).
Io sono pronta per cambiare questo stato di cose, quando iniziamo? 🙂
ciao
Cara Cristiana, in effetti è così lapalissiano che fa impressione doverne anche parlare. C’è chi fa confusione tra psicologia e missione umanitaria, volontariato, missionarismo. Per svolgere queste ultime… c’è bisogno di iscriversi a un Ordine?
… abbiamo iniziato, nel Lazio stiamo organizzando diverse iniziative per cambiare lo status quo. Contattaci!
Ciao
Caro Alessandro,
Posso solo ringraziarti dal profondo del cuore per aver messo per scritto qui sopra ciò che penso da anni e anni ma che non ho mai avuto il coraggio, o forse il canale giusto, di manifestare. Credo che se non ci fosse Altra Psicologia qualsiasi nostra speranza di psicologi e psicoterapeuti che non fanno parte della casta psicanalitica, sia privata sia statale, non avrebbe ragione di esistere. Vi prego, continuate a denunciare la perversione che è alla base del nostro OPL, che sembra sorto per proteggere la casta e far pagare tasse e balzelli ai nuovi malcapitati, ai quali continua sistematicamente a sbarrare la strada in maniere sempre più fantasiose.
La denuncia è importante, ma dobbiamo iniziare a fare qualcosa. Alcuni di noi non ce la fanno più, e nella situazione italiana attuale, ce la faranno sempre meno. Facciamo qualcosa, ma facciamola presto.
Grazie.
Cara Daniela, fare “qualcosa” per cambiare la situazione è non solo auspicabile ma improcrastinabile. Con AP presenteremo un programma per rivoluzionare completamente quest’etica del masochismo (sacrificio è in fondo una parola nobile) e da qui a qualche mese cercheremo di sostituire l’attuale classe dirigente che governa l’Ordine da venti anni. Grazie del sostegno, ti terremo aggiornata sulle iniziative. Ciao
L’articolo è davvero molto interessante e lo condivido completamente!! Io credo che nulla cambierà finché ci saranno psicologi che accetteranno tali proposte di lavoro gratuito, quindi non parliamo di lavoro, ma di volontariato! credo che la nostra professione debba mettersi in testa di essere una professione, altrimenti che senso avrebbe pagare l’università, i master, la specializzazione, la rata dell’albo? Se si lavora gratis la prossima volta che l’albo come ogni anno richiede la sua tassa saremo giustificati a non pagarla, visto che le sue ultime proposte sono state un servizio gratuito per l’arma dei carabinieri e per la Confcommercio!! Sono molto indignata di questa svalutazione della professione e vorrei ricordare che le nostre tariffe da codice deontologico si adattano alle esigenze economiche del paziente, cercando di offrire un servizio per tutti nei limiti delle possibilità, private a dire al vostro dentista o al vostro dermatologo che non avete i soldi per pagarli? In più è importante sottolineare che c’è anche l’asl che dovrebbe garantire tutti i cittadini, ma richiede un ticket per tutte le prestazioni sanitarie!! Un saluto a tutti e cerchiamo insieme, come fa altra psicologia, di dare dignità al lavoro di psicologo
Sì Floriana, in effetti si potrebbe fare una proposta choc e vedere che reazione ha la maggioranza di Cultura e Professione(sic!) all’Ordine Psicologi Lazio.
Che ne dite di una tassa di iscrizione all’Ordine GRATUITA per un anno per tutti colleghi che aderiscono alle convenzioni da loro stipulate che prevedono uno sportello gratuito?
caro Alessandro, mentre gli psicologi-psicoterapeuti mendicano la possibilità di lavorare gratis (per dimostrare di valere qualcosa dopo anni di studio e di euro spesi in libri, formazione, specializzazione, assicurazioni), centinaia di motivatori e di coach (ex avvocati, ex ingegneri, ex casalinghe, ex qualsiasi altra cosa) si fanno pagare profumatamente da persone e aziende realizzando profitti che rendono la loro vita decorosa e la nostra “in-fame”. io non sono una psicanalista ma della trasmutazione corporea, di cui hai parlato, in caso di richiesta di lavoro gratuito, ne sono capace anch’io. A noi di gratuito non è mai stati dato niente!!! grazie, Maria
Cara Maria, non solo noi stessi, ma soprattutto l’Ordine, dovremo portare a tras-mutare.
caro Alessandro, cari colleghi,
se fossimo in un gruppo credo proprio che la voce di Alessandro avrebbe costituito per me un “emergente” nel senso che condivido per molti versi quello che ha espresso: molto spesso ci svalutiamo come categoria professionale proprio con queste dinamiche ed entriamo ormai da tempo in un circuito in cui se “non ti presti tu” c’è una fila di colleghi che lo fanno… Credo che sarebbe importante che l’Ordine Nazionale degli Psicologi ci tuteli alla base ponendo il veto rispetto alla possibilità di fornire gratis le nostre prestazioni, proprio per dare valore alla nostra categoria così come già avviene per altre. O volendo essere elastici, credo che sarebbe il caso di porre quantomeno dei limiti temporali ad eventuali consulenze gratuite circoscrivendole per esempio ad un solo mese di promozione-prevenzione psicologica.
Mi ha colpito poi l’esempio dello psicologo in farmacia in Piemonte, da poco ho partecipato ad un incontro sul tema in Veneto, in cui erano stati invitati dei rappresentanti di Federfarma, l’idea però era che gli incontri in farmacia venissero proposti gratuitamente per la cittadinanza ma specificando che era la farmacia o eventuamente Federfarma a pagare lo psicologo psicoterapeuta. con questa politica ecco che vi sarebbe un riconoscimento verso il nostro lavoro!!!
So che può essere difficile non prestarsi in un sistema in cui con la presunta speranza che fornendo consultazioni e prestazioni gratuite si possa avere la possibilità di farsi conoscere, di aumentare la clientela, di avere futuri incarichi nelle istituzioni facendo tante tante ore di tirocinio in più come immagini sia capitato a molti di noi, ma se ognuno di noi non si prestasse più a questo gioco ecco che proprio a partire dai limiti si inizierebbe a sentire il desiderio e si inizierebbe a far percepire su più livelli la nostra professione come preziosa e con una maggiore dignità. ma questo deve partire da noi e dall’organizzazione che ci tutela (L’Ordine) con un pensiero, come sottolineava Alessandro, in prospettiva…
buon lavoro a tutti!
Jessica
Cara Jessica, in effetti gran parte del problema sta nella differenza tra l’iniziativa piemontese e l’incontro cui hai partecipato in Veneto. Il problema non è se offrire alla cittadinanza agevolazioni, campagne di promozione gratuite, ecc. ecc. Questo aspetto di solidarietà credo sia e debba rimanere importante. Il problema è come viene proposta la nostra figura professionale. Si può offrire solidarietà mantenendo alto il valore di una professione oppure svalutandolo del tutto. L’Ordine Lazio (in buonissima compagnia) preferisce la seconda strada. Ciao
Che dire!! a quanto pare l’Italia è l’unica realtà dove tutto è invertito..
La psicologia che in tutto il resto dell’occidente è, cosi come dovrebbe essere ovunque, una scienza che basa i suoi postulati su protocolli e prove scientifiche largamente dimostrabili e condivise, la psicologia la possono praticare solo gli psicologi dopo un corso di studio universitario, e per ogni classe di patologie esistono psicologi che hanno seguito una formazione accademica specifica con un serio backgraund scientifico e competenze certificate (sottolineo competenze non esperienza). I paesi occidentali più ricchi ogni anno stilano una lista con le professioni in cui serve manodopera, chi vuole andare a lavorare in quei paesi deve avere le competenze di una di quelle poche professioni richieste.. ebbene la psicologia è una delle discipline più richieste in tutto l’occidente, non parliamo poi dei compensi.. altro che gratis..
Vogliamo accennare ai premi nobel vinti dagli psicologi??
Siamo sicuri che la psicologia in Italia non serva? Siamo veramente sicuri??
Caro Vittorio, la tua simpatica domanda retorica ci riporta al vero target che dovrebbe avere l’Ordine degli Psicologi: promuove l’utilità della psicologia nella società (in)civile.
Sono stata io a segnalare forse per prima l’incongruenza e lo scandalo dei 3 mesi di sostegno gratuito contro il femminicidio, avallati con tanto di patrocinio dall’Ordine che poi nega il patrocinio al MIP. Mah!
Quindi sono perfettamente d’accordo con l’articolo.
Ogni lavoro va pagato. Ovviamente questa squalifica parte da lontano, forse dal mancato numero chiuso, dalla mancanza di politiche a favore della professione, dall’inerzia di chi è gia “sistemato”, dalla cultura..
Cara Valentina, il numero chiuso – così come più in generale la qualità della formazione universitaria – giocano un ruolo importante: chi è insicuro degli strumenti appresi non è così motivato a valorizzarsi.
Non è gran consolazione sapere che ciò è tendenza diffusa in ogni professione, ma se non si agisce su cosa influisce sui modelli culturali, non credo si possa cambiare facilmente la percezione collettiva del senso e del valore delle professionalità in generale. Ancor meno quella degli psicologi. Fiction, adversiting, educazione e ogni obiettivo della vita andrebbe integrato in questa rimodulazione.
http://inchieste.repubblica.it/it/repubblica/rep-it/2013/04/09/news/concorsi_lavoro_gratis_pa-55858335/?inchiesta=%2Fit%2Frepubblica%2Frep-it%2F2013%2F04%2F09%2Fnews%2Flavoro_si_ma_gratis-56291580%2F
Che la gestione della ferita psicologica non diventi però da caduta per denutrizione… qui c’è un bello spunto sulla gestione del fenomeno, quando si sminuisce la professionalità dello psicologo. A me piace il commento n.18. http://www.humantrainer.com/community/83-siamo-tutti-psicologi.html#commenti-psicologia
Caro Oscar, in questo momento storico la tendenza è diffusa anche ad altre professioni. Noi psicologi, però, siamo stati dei pionieri… e siamo ormai in fuga rispetto al gruppo degli altri professionisti: irraggiungibili 🙂
Su “salumi e consigli estetici”, sono molto d’accordo con te: lo stereotipo si alimenta dell’inerzia di chi ci rappresenta.
Condivido la tua analisi della situazione e aggiungo che in tutte le Asl della provincia di Salerno “lavorano” tante psicologhe volontarie, che si pagano la loro utile assicurazione professionale, firmano le relazione dei colloqui che svolgono, spesso neanche con la supervisione di nessun collega, ed in cambio solo l’illusione di un improbabile concorso che non arrivera’ mai.Saluti
Caro Bruno, sul “gratis nel pubblico… perché mi sto specializzando in psicoterapia” si dovrebbe aprire un capitolo a parte. La psicoterapia è l’unica specializzazione sanitaria che non viene retribuita durante il tirocinio ma che anzi si deve accollare le spese assicurative. Oltre al danno la beffa.
Appena ho iniziato a lavorare nel privato ho pensato anch’io – nella poca esperienza di allora – di proporre il fatidico e oggi frequente “primo colloquio gratuito”. Ho capito più tardi – e l’ho capito lavorando e riflettendo sul mio stesso lavoro – quanto quest’idea sia fondamentalmennte sbagliata. Perché comunica disistima per ciò che facciamo e favorisce l’equazione del “chiedo poco cioè valgo poco”. A parte le ovvie considerazioni su quanto e in che modo tutto ciò influisca sul setting, non credo sia il modo giusto per proporre la nostra professione anche in quest’epoca di forte crisi, non solo economica. E anche per quel “non solo” non dovremmo annunciare sconti o inizi gratuiti. Perché se da un lato il disagio psicologico intorno a noi è tanto ed ha molto bisogno di essere “intercettato”, dall’altro secondo me è nostro dovere ancora più urgente e imperatvo assoluto essere consapevoli di tutte le implicazioni del nostro lavoro, dei modi di proporlo e promuoverlo, di ciò che comunichiamo su di esso. Credo piuttosto nello sviluppo delle capacità autoimprenditoriali, della capacità di proporci in modi anche nuovi e al passo con i tempi, anche abbassando le tariffe, vicini alle persone, più agili e aperti, fuori dai nostri studi professionali, ma con “il doppio dell’attenzione” per le modalità con cui proponiamo e “pubblicizziamo” noi stessi e ciò che facciamo.
Caro Davide… ti quoto in toto!
Purtroppo l’italia soffre di una arreratezza culturale che deriva da una concezione becera di derivazione cattolica che vede le attività sociali non come professioni, ma come assimilabili agli interventi “caritatevoli”.Basta considerare anche l'”infamia” che rappresentano le cosiddette cooperative di VOLONTARIATO in cui specifiche e diverse professionalità, tra cui qualla dello psicologo vengono svilite e dequalificate.
Tutto quello che stigmatizzi è assolutamente esatto, ed è ignobile che ci siano tanti colleghi che si rendono pedine di un’organizzazione mentale sostanzialmente di discriminazione e di potere.
Sarebbe bello pensare di poter fare qualcosa! Hai tutto il mio appoggio.
Mariangela Ceriati
Grazie Mariangela. Per cambiare questo trend è necessario un rinnovamento dei nostri rappresentanti ordinistici, ormai appiattiti su politiche di promozione obsolete.
Non sono una psicologa; sono giunta su questa pagina perchè ho apprezzato moltissimo il libro “Lo studente strategico” del prof. Bartoletti.
Le parole chiave che ho digitato su Google – dopo aver visitato il sito centroterapiastrategica.it – sono state “bartoletti psicologo onorario”. Esattamente queste. E non credo di essere dissimile da altri potenziali pazienti: ci facciamo “due conti”.
Non capisco perchè il dentista possa prendere iniziative low cost senza sentirsi defraudato della sua dignità e lo psicologo no. Se curare un disturbo psicologico è tanto importante quanto curare un problema fisico di pari gravità, mi sembra giusto che si prendano iniziative per proporre questo concetto alla gente in maniera accessibile.
O forse non vi siete accorti del fatto che ultimamente, di soldi, ne circolano pochini?
Grazie per l’attenzione, Cristina
Cara Cristina, grazie per il commento, rispondo molto volentieri alla tua sollecitazione essendo un tema decisamente importante in periodo di crisi economica (e non solo). L’intento dell’articolo era quello di criticare quanto fatto negli ultimi anni dall’Ordine degli Psicologi del Lazio in tema di promozione professionale (come si evince facilmente dal titolo), ed è esattamente l’opposto di una psicologia sostenibile e alla portata di tutti. La maggior parte dei professionisti adotta una politica estremamente flessibile proprio per permettere anche a chi ha poca disponibilità di risorse di accedere all’aiuto specialistico. Iniziative low cost e flessibilità di onorario non sviliscono affatto la dignità di un professionista, tutt’altro. Ma questo, ti renderai bene conto, è ben diverso dal proporre gratuitamente le proprie competenze: si chiama volontariato ed ha altri canali, non certo quelli di un organo istituzionale. Voglio, inoltre, ringraziarti per gli apprezzamenti sul mio libro. Un saluto.