Ecco il consueto, noioso editoriale natalizio.
INIZIAMO CON LE SODDISFAZIONI. A casa tutti bene, l’Associazione sta crescendo e si sta diffondendo in molte regioni, specialmente al sud, con forza ed entusiasmo. Il ricambio di persone, l’arrivo di nuovi e validi colleghi e l’esperienza nelle istituzioni ci stanno rigenerando.
Altrapsicologia è entrata da tempo in una fase nuova, di maturità e di maggiore apertura.
QUALCUNO CI VUOLE SPORCHI, BRUTTI E CATTIVI. Ma abbiamo altro da fare. Oltre all’impegno associativo per i diritti civili e per la corretta informazione, in specie su temi a noi cari, c’è anche il nostro impegno negli Ordini e in ENPAP. Che viene premiato dalla soddisfazione dei nostri colleghi iscritti, il miglior riscontro che possiamo desiderare.
CI ASPETTA UN ANNO DENSO. Salvo ulteriori proroghe (si, sembra che qualcuno ci stia lavorando!) a fine 2019 gli psicologi potranno eleggere democraticamente i propri rappresentanti negli Ordini dopo un biennio di proroga che ha sottratto gradi di libertà alla democrazia.
AFFRONTEREMO LE ELEZIONI COME SEMPRE. Per noi sono un’occasione di dialogo e confronto con la comunità professionale sui problemi e sulle soluzioni possibili. Un dialogo che peraltro non abbiamo mai interrotto dal 2005, e che teniamo vivo 365 giorni all’anno.
Potrei stendere un lungo elenco di argomenti da affrontare. Ma alcuni hanno la priorità.
PRIMA DI TUTTO IL LAVORO DEGLI PSICOLOGI. Sappiamo dai dati ENPAP che i liberi professionisti sono quasi 60.000, che 1/3 di loro guadagna meno di 5.000 euro. Sappiamo dal CNOP che gli iscritti agli albi sono quasi 120.000 ed è complicato capire cosa facciano. Sappiamo dal Ministero della Salute che gli psicologi dipendenti del SSN sono meno di 5.000, di cui molti prossimi al pensionamento.
ESISTE UN PROBLEMA DI NUMERI. Che tutti denunciano da vent’anni. Eppure nel frattempo non si è trovato un accordo di categoria per limitare la proliferazione delle sedi universitarie in cui è possibile laurearsi (ne abbiamo contate 60). I numeri programmati vengono vanificati dai ricorsi degli stessi studenti che 6 anni dopo lamenteranno di essere in troppi. Molte delle oltre 300 scuole di psicoterapia privata stentano a sopravvivere ma al contempo polarizzano la formazione post-laurea verso la psicoterapia e frammentano la professione in micro-correnti teoriche. L’Esame di Stato è vanificato dalla moltitudine di prassi di valutazione e dai conseguenti fenomeni migratori. Non c’è alcuna chiarezza sul sistema della formazione continua.
MA LA SOVRAPPOPOLAZIONE NON È LA CAUSA ULTIMA DEI PROBLEMI OCCUPAZIONALI. È un fattore fra tanti. È molto facile fare proclami sulla sovrappopolazione, ma stanno a zero: siamo capaci tutti di farne. I nostri problemi occupazionali non si esauriranno con logiche semplicistiche, idrauliche. Una professione non è una cisterna d’acqua, ma un attore economico elastico che interagisce in un mercato elastico. Va praticata con passione, ma anche con un certo rigore metodologico e con risultati concreti per i clienti.
Il RUOLO SANITARIO È ESSENZIALE. Non tanto per le sue limitate potenzialità numeriche di assorbimento occupazionale, quanto per il posizionamento strategico che riveste anche nella produzione e realizzazione delle politiche sanitarie.
Ma senza il superamento di alcuni problemi strutturali della governance delle istituzioni di categoria – in specie Ordini e sindacato – e di posizioni pregiudiziali che creano attriti e divisioni insanabili, sarà difficile affrontare il ruolo dello psicologo nella sanità pubblica e i bisogni di salute dei cittadini con logiche nuove. Su questo settore anche la nostra Associazione deve iniziare a ragionare in modo diverso.
MA LA PROFESSIONE NON È SOLO CLINICA E SANITARIA. Pur essendo transitati alla vigilanza del Ministero della Salute, abbiamo colleghi che esercitano nei settori più vari. I dati ENPAP mostrano che ci sono settori nettamente spopolati, ma con un livello di riscontro economico molto maggiore del tradizionale e iconografico psicologo che opera nel proprio studio privato.
LA PROFESSIONE È UNA, ED È QUELLA DI PSICOLOGO. Non facciamo e non abbiamo mai fatto distinzioni fra psicologi e psicoterapeuti. La psicoterapia per la Legge 56/89 è un’attività riservata, non una professione autonoma. Sarebbe ora di superare anche queste divisioni pregiudiziali. Eventualmente attraverso una migliore definizione dei campi di attività, ma ritengo che al di là delle questioni di tecnica professionale, il problema di base sia culturale: siamo PSICOLOGI, e dovremmo avere l’orgoglio di appartenere ad una professione regolamentata, che fa della TUTELA del cittadino un valore.
ESSERE UNA PROFESSIONE REGOLAMENTATA È UN VALORE. Gli Ordini non possono essere una difesa corporativa per la categoria, ma l’interfaccia fra professione, società e cittadini. Gli Ordini dovrebbero essere una salvaguardia, un vettore di chiarezza e uno strumento di diffusione della Psicologia.
PER AVERE QUESTE FUNZIONI, DEVONO ESSERE BEN GOVERNATI. Le logiche di occupazione più o meno casuale di ruoli di consigliere, da parte di soggetti impreparati, improvvisati e disinteressati fino al giorno prima delle sorti della propria comunità professionale vanno aspramente combattute. Per questo, AltraPsicologia orienterà il proprio progetto per gli Ordini ad una selezione attenta sia delle persone che delle alleanze. Anche sul piano dei valori e della preparazione.
Non transigeremo su alcune basi programmatiche.
A PARTIRE DALLA TRASPARENZA E DALLA BUONA AMMINISTRAZIONE. Che per noi significano anche un netto senso del limite fra pubblico e privato. Una chiara idea di cosa sia una Pubblica Amministrazione.
PASSANDO PER IL RIORDINO DELLA DEONTOLOGIA. Che è un punto focale che ci differenzia dalle professioni fake della Legge 4/2013, perché garantisce ai cittadini una disciplina interna pubblicistica e vincolante sulle condotte inappropriate. La prima cosa non è rivedere il Codice, ma la sua applicazione concreta. Poi semmai il Codice, mantenendone però inalterati i valori di base. Va poi strutturata una procedura deontologica nazionale a cui gli Ordini regionali debbano ancorarsi, perché negli ultimi anni abbiamo assistito a situazioni francamente ridicole, anche rispetto all’uso politico delle segnalazioni deontologiche. Fenomeni che sono il frutto di incapacità dei singoli collegi giudicanti, ma anche della mancanza di regole procedurali chiare.
E DALLA TUTELA. Che ha bisogno anch’essa di regole chiare di gestione e applicazione, ma soprattutto di un chiaro posizionamento contro l’abusivismo professionale a tutela della salute pubblica. Chi non è d’accordo oppure ha posizioni sfumate sull’abusivismo, non dovrebbe fare il consigliere negli Ordini. Perché una delle funzioni istituzionali è la tutela.
Mi auguro che con il 2019 si arrivi a superare la logica puerile del conflitto a fuoco, e quella complementare delle sensibilità personali al limite della permalosità. Non siamo nelle istituzioni per tirarci addosso a vicenda con la cerbottana, ma per migliorare insieme la condizione degli psicologi.
Lavoro da molti anni come psicoanalista nel mio studio privato a Modena e ho partecipato o anche intrapreso molte iniziative nel pubblico con la collaborazione di Enti privati (case di cura per malati mentali e così via). Noto che per tutti noi e soprattutto per i giovani queste possibilità di lavoro si stanno riducendo, si tratta certo di individuare vie nuove, ma credo che il problema sia molto più complesso.
Sarà utile fare riflessioni sul ruolo della psicologia in questa società in trasformazione continua. Accettare di più la flessibilità,l’apertura verso altre discipline di confine e diffondere l’idea che per fare bene lo psicologo è necessario prima imparare ad esserlo.
Complimenti per la disamina.
sono una psicoterapeuta e da anni lavoro nel privato,, ma anche collaboro con l’Università per quanto riguarda i servizi clinici agli studenti. Ho 72 anni e i miei contributi versati dall ’89 non mi danno alcuna pensione, poichè non ricevo nemmeno 100 euro al mese dall’Enpap. Non ho altre pensioni e mi chiedo come mai l’Ente e l’Ordine non possa occuparsi di questa situazione, che naturalmente non è solo mia, ma di molti altri colleghi. Come mai si pensa solo alla maternità con contributi obbligatorio e non ai primi vecchi psicologi che rischiano la povertà. Si potrebbe fare un censimento di quanti come me non hanno altra pensione e trovare soluzioni per arrivare almeno ad un minimo di pensione. L’avete mai fatta questa analisi? Quali i dati? resi pubblici? Si parla di un ente in attivo, Ci credo: non si occupa dei veri problemi attuali di chi da anni ha contribuito con quello che poteva e non riceve nulla, nemmeno solidarietà.
Condivido in pieno le tue osservazioni. Io ho 73 anni e per mia fortuna ho anche un’altra pensione, ma quella che mi viene pagata dall’ ENPAP è penosa, cioè solo 174 euro al mese, eppure ho versato contributi (non piccoli) fino dal primo giorno della sua attività. C’è qualcosa di assurdo in questo meccanismo, che andrebbe analizzato e sanato.
ottima presentazione tematica, ma purtroppo resteranno parole. Sta strategia di politica professionale della psicologia in Italia resta fallimentare fin dai suoi esordi. Chiaramente Altrapsicologia non ha alcun ruolo in questo fallimento, anzi per prima ha cercato di modificare processi e pratiche incancrenite da anni. Ma il Moloch è inattaccabile. Intere generazioni di psicologi, direi dai primi anni 2000 indicativamente, sperimentano quasi esclusivamente frustrazione, settarismo, incertezza, stipendi bassissimi, pensioni inesistenti (vedi due commenti sopra, ma sono migliaia) e un futuro completamente fallimentare. Lo stesso psichismo degli psicologi è sotto tensione, cominciando a fare emergere la loro reale capacità categoria di tutela e presa in carico del sofferente. crescenti anche le derive new age, sciamanesimi, neopaganesimi, pratiche olistiche si nessuna validazione usate su pazienti da psicologi e da psicoterapeuti. Attività che andrebbe segnalata e attentamente sanzionata. Non puoi essere psicologo iscritto all’Albo e praticare Reiki, o fare riti sciamanici nei boschi da psicoterapeuta. Va tutto segnalato. Dobbiamo quindi, ognuno, prendere in mano il proprio futuro e rimetterci in cammino, autocostruendosi competenze e capacità per una società che cambia.
mi sembra di capire che la politica voglia risolvere il problema della disoccupazione degli psicologi.
https://www.orientamento.it/psicologi-e-orientatori-le-figure-piu-necessarie-per-i-centri-per-limpiego/
attenzione, Psicologi esclusi anche dalle selezioni per Navigator. Della seria “Mai una gioia”. https://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2019-03-11/navigator-tutti-requisiti-richiesti-accedere-selezione-123815.shtml?uuid=ABM1nocB