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E’ qualcosa che striscia sotto terra da qualche anno.

E’ iniziato con qualche manifestazione quasi folkloristica.

Poi ci sono stati i complotti sulla teoria gender per far diventare omosessuali tutti i bambini e le bambine attraverso l’infiltrazione delle associazioni omosessualiste nelle scuole.

Allora qualche scuola, per evitare problemi e polemiche coi genitori, ha iniziato a togliere dai propri programmi i progetti di educazione sessuale.

In Lombardia, dopo aver illuminato il Pirellone con la scritta “Family Day”, hanno accarezzato la ricerca del consenso finanziando sportelli telefonici per raccogliere segnalazioni di diffusione delle teorie gender nelle scuole.

Qualche comune ha iniziato a tagliare i fondi a progetti consolidati sul territorio per il contrasto alla discriminazione di genere.

L’aria si è fatta ancora più strana, rarefatta, quando con sforzo immane, la montagna del governo ha partorito il topolino della Legge Cirinnà sulle unioni civili, pur di riconoscere qualche diritto alle persone omosessuali in Italia.

Alcuni interventi durante quei giorni di dibattito parlamentare erano sconcertanti nel contenuto ma anche nel solo pensiero che non vi fosse imbarazzo nell’esporsi pubblicamente con certe posizioni.

Infine, è arrivato il nuovo Ministero della Famiglia e della Disabilità.

Tra le prime dichiarazioni del Ministro Lorenzo Fontana si registra un perentorio “le famiglie arcobaleno non esistono”, con tanto di rammarico per la mancanza nel cosiddetto “contratto di Governo” di più espliciti accordi per limitare il più possibile il diritto all’aborto.

Dalla sensazione vaga, quasi inafferrabile, fino a qualche sospetto, ci troviamo ora di fronte all’inequivocabile: i promotori di quelle manifestazioni folkloristiche, i diffusori delle teorie complottare sul gender, i promotori delle terapie riparative per curare gli omosessuali, sono ora nella posizione di poter incidere sulle politiche sociali e familiari nel nostro Paese.

E’ così che si arriva al congresso di Verona sulla famiglia, organizzato da

  • IOF (Organizzazione internazionale per la famiglia, che si batte per il riconoscimento della “famiglia naturale” e contro il riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali),
  • ProVita e Citizen Go (ricordate i manifesti contro l’aborto con la scritta “L’aborto è la prima causa di femminicidio nel mondo”? Ecco, loro)
  • National Organization for marriege (associazione che si batte per il non riconoscimento dei diritti delle coppie omosessuali)
  • Generazione Famiglia, Comitato Difendiamo i nostri figli (altre associazioni che si battono contro la diffusione del complotto del “gender” nella società)
  • C’è pure il Comune di Verona, salito agli “onori” della cronaca qualche mese fa quando ha approvato una mozione “anti-aborto” , con tanto di propositi di finanziamento di progetti finalizzati alla “prevenzione” dell’aborto…

E’ così che si arriva all’imbarazzante balletto del patrocinio del Consiglio dei Ministri, al suo ritiro, al patrocinio del Ministero della Famiglia e della Disabilità tramite il solerte impegno del ministro Fontana, alla partecipazione di tre ministri italiani (oltre a Fontana ci saranno Salvini, ministro dell’Interno, e Bussetti, Ministro dell’istruzione), insieme a chi sostiene che l’aborto sia una forma di cannibalismo, che gli omosessuali siano pedofili, malati di mente, che meritano la pena di morte.

Tutte convinzioni lontane da qualsiasi pure minimo riscontro scientifico, posizioni sconcertanti e dannose per il vissuto dei singoli e per le relazioni sociali.

Il pericolo, semmai, è quello di lasciar diffondere bullismo, omotransfobia, pseudoterapie e convinzioni che attaccano la legittimità dei diritti e della vita relazionale delle donne e delle persone lgbt+

In merito a tutto ciò, come psicologi e psicologhe individualmente e come AltraPsicologia, la più grande associazione di psicologi in Italia, ispirati dai valori della nostra professione e del nostro codice deontologico, ribadiamo la nostra posizione in favore di una corretta informazione scientifica e del riconoscimento dei diritti delle donne e di tutte le persone, indipendentemente dal loro orientamento sessuale.

Sono convinzioni per cui combattiamo sin dalla nostra fondazione, fuori e dentro le istituzioni.

Lo facciamo attraverso le azioni istituzionali.
ENPAP, a guida AP, è stata tra i primi enti di previdenza a riconoscere un contributo di genitorialità indipendentemente dall’orientamento sessuale dei partner.
Siamo stati tra i primi che al governo di un Ordine, quello della Lombardia nella scorsa consigliatura, abbiamo preso posizione chiara ed esplicita contro le terapie riparative.
L’Ordine del Lazio ha cercato di portare il contributo degli psicologi durante il dibattito della Legge Cirinnà.

Lo facciamo attraverso la nostra attività associativa, con una capillare opera di informazione sul nostro sito (più 50 articoli sul tema dei diritti), attraverso l’organizzazione di eventi aperti alla cittadinanza e nell’ultimo anno anche attraverso un’iniziativa editoriale, la Guida Arcobaleno.

Continuiamo a farlo oggi e continueremo domani, con tutte le nostre forze, a maggior ragione in questa stagione dove, come psicologi, ci sentiamo ancor più fortemente richiamati al senso della nostra responsabilità sociale.