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In questi giorni, molti degli psicologi che hanno risposto all’inchiesta pubblica sulla figura del Counselor, stanno ricevendo risposte da UNI.

Un pensiero gentile, da parte dell’ente di normazione italiano. Ma questa iniziativa desta diversi dubbi e finisce per confermare un processo che a noi appare piuttosto disordinato.

Il primo fatto strano sono le risposte personalizzate in base ai contenuti della posizione espressa nel questionario. I colleghi stanno ricevendo mail con allegati numerati da R0 a R6. Ma l’invio di risposte clusterizzate è probabilmente frutto di un’operazione di clusterizzazione delle persone, verosimilmente in base alle opinioni espresse. Cosa che il GDPR sulla tutela dei dati permette, ma solo a patto che la persona esprima un consenso esplicito. Ma il modulo da compilare per rispondere all’inchiesta pubblica preliminare non conteneva richieste di consenso a trattare le risposte in questo modo.

Il secondo punto critico è che il fattore comune di tutte le risposte è uno solo: si tenta di convincere, spiegare, giustificare a chi ha risposto negativamente sull’opportunità di normare la figura del Counselor, che in fondo la sua risposta non andava proprio tanto bene. Una specie di invito a riconsiderare le proprie opinioni disinformate

Esemplare è la piega pedagogico-informativa contenuta nell’allegato R4:

In sostanza, l’UNI non prende semplicemente atto delle risposte fornite da chi ha espresso parere negativo sull’opportunità di normare la figura del Counselor, ma ribatte con fare educativo. Perché sai mai che qualcuno si sia confuso, nel rispondere negativamente.

Peccato che abbiano risposto negativamente oltre 26.000 persone, contro le 14.000 che hanno risposto positivamente. Questo per l’Istituto di normazione dovrebbe già rappresentare un punto di riflessione.

Entrando poi nel merito dei contenuti delle risposte, emergono dei punti perfino esilaranti. Ad esempio, che counseling nascerebbe etimologicamente dal latino ‘consolo’, nell’accezione di consolare e confortare. Ed effettivamente è ricorrente in latino l’espressione ‘Consolatore’, ma nella Bibbia, per indicare la figura di Dio. Ecco, nemmeno noi psicologi ci siamo mai spinti a tanto.

Del resto neanche il Merriam-Webster sembra confortare l’ardita ipotesi etimologica sostenuta dagli italiani dell’UNI:

Ma alla fine, quale sia la [poco] controversa radice etimologica del Counseling, un fatto è certo: la figura si sovrappone a quella dello psicologo. Con la differenza che quest’ultimo agisce in base ad una Legge dello Stato, che nasce per tutelare i cittadini in un campo come quello della salute psicologica.

Il passaggio della risposta R4 sul DSM-5 è ingenuamente autodefinitoria: il counselor è un tizio che può fare diagnosi differenziale, decidendo se vi sia o meno una patologia, per poi inviare allo specialista sanitario più competente.

Una specie di Consolatore di Psicopatologia Generale, insomma. Un misto fra un emissario di Dio che consola le anime, e un fine discriminatore di psicopatologia che le smista a bisogno al professionista più vicino.

E che si tratti di una figura che si sovrappone allo psicologo è chiaro dalle definizioni delle principali associazioni di counseling di USA e UK, dove è figura riconosciuta. Per gli inglesi della British Association for Counselling and Psychotherapy è una figura sostanzialmente sovrapponibile a quella dello psicoterapeuta, e per gli americani dell’American Counseling Association è una figura di empowerment che si occupa di mental health:

Ci dobbiamo interrogare su tutta questa furia dell’UNI di convincerci della bontà della figura del Counselor. E sull’ostinazione di affermare la sua distinzione da quella dello Psicologo. Non vorremmo derivasse da un posizionamento preconcetto dell’Istituto di normazione, perché questo non deporrebbe a favore di un processo sereno di analisi oggettiva della situazione al fine – in questa fase – di  stabilire se sia una norma da fare o meno.

Nel dubbio, chiediamo a tutti coloro che stanno ricevendo in questi giorni la mail dall’UNI, di rispondere ribadendo la propria posizione negativa. E chiedendo di poter partecipare al tavolo di normazione UNI.