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È iniziato un nuovo anno, ed è iniziato in salita. O forse sarebbe meglio dire… oltre che in salita con anche gli ostacoli!

Oggi, come immagino molti di noi, mi dedicavo a smantellare l’albero di Natale: togliere le palline, arrotolare a matassa le lucette, chiudere i rami ecologici e ciò che resta normalmente del periodo trascorso è una montagna di polvere.

È stato bello per alcuni giorni crogiolarsi nelle suggestioni natalizie, ma poi, svanite le feste, ci tocca pulire.

Così come si attende speranzosi l’arrivo dei doni la notte di Natale, in molti hanno ingenuamente desiderato di trovare scartando i pacchetti 50 milioni di euro in bonus per la salute mentale.

Era in effetti un pacco.

Premetto che ammiro e ringrazio chi con tanta foga richiede a gran voce questo contributo, ci mancherebbe, chi potrebbe disdegnare dei fondi??

Personalmente non mi appassiono ad una misura temporanea ed estemporanea. Mi spiego meglio: l’anno prossimo ci si dovrà strappare i capelli di nuovo per averli? Certo meglio un uovo oggi che un’incerta gallina domani.

Ma il bonus oggi non c’è.

Non so se per miopia di chi lo ha cassato o di chi lo ha richiesto (un bonus per ISEE fino a 90.000 euro poteva essere sostenibile?), elaboriamo il lutto e rimbocchiamoci le mani per costruire qualcosa di più stabile, magari di più realistico.

Certo i cambiamenti strutturali richiedono un lavoro organico, pensato, una lenta costruzione di relazioni istituzionali e una programmazione di medio-lungo periodo.

È necessario istituire e potenziare servizi psicologici continuativi a partire dalle scuole e a seguire per tutto il ciclo di vita.

Un obiettivo a lungo termine lo sappiamo, ma siamo una professione e una classe politico-professionale giovane, il tempo è dalla nostra parte.

È anche una fortuna essere giovani, dovendo necessariamente saltare gli ostacoli che quotidianamente ci si parano davanti: sembra che da quest’anno dovremo inviare mensilmente le fatture al Sistema Tessera Sanitaria, forse in corso d’anno i regimi forfettari dovranno iniziare ad emettere fatture elettroniche agli enti privati e infine dovremo collezionare questi benedetti crediti ECM, che a qualcuno piacciono anche perché conferiscono un tono da “professione sanitaria”.

AltraPsicologia si è battuta negli anni per avere un sistema di formazione più a misura di professione psicologica e per fare chiarezza sulle norme che definiscono l’obbligo (qui per approfondire).

E ancora portiamo avanti, da soli, questa battaglia di chiarezza tramite il ricorso dell’Ordine Lazio.

Abbiamo ora un sistema farraginoso, lento – quanti non riescono neanche ad accedere al proprio profilo con SPID? Perché attendiamo mesi e mesi l’aggiornamento del nostro profilo e risposte a richieste di chiarimenti? – al quale dobbiamo adeguarci finché non avremo la forza istituzionale di cambiarlo.

Con questo spirito di attesa laboriosa abbiamo preparato la “Guida di sopravvivenza agli ECM” che troverai in allegato alla newsletter. 

Ovvero, se questo è il tipo di formazione continua dovuta, diamoci una mano per capire come funziona e perdere meno tempo possibile.

Con lo stesso spirito di colleganza con cui informiamo su altri temi, dal Sistema Tessera Sanitaria e  Enpap.

 

Ed ora, scatola palline chiusa, polvere aspirata.

Indossiamo le scarpe da ginnastica e pronti per la nuova corsa.

Non sarà una rilassante passeggiata, ma continueremo a farla insieme.