Il bonus psicologo di cui tanto si sta parlando mi ha fortemente ricordato la retorica intorno all’8 marzo: una giornata commemorativa storicamente importante nella quale vorresti ottenere pari dignità, pari retribuzione, pari possibilità di ricoprire ruoli apicali.
Nella sostanza, però, ti devi accontentare di un mazzo di mimose, qualche aforisma e (covid permettendo) la pizza con le amiche come simbolo di libertà.
E pazienza se puoi votare ma non vieni quasi mai eletta, se la conciliazione vita-lavoro è un problema prevalentemente delle madri che spesso lavorano in compagnia del senso di colpa perché trascurano i figli, pazienza se il reddito è ⅔ di quello maschile.
Quel che viene spesso detto è: intanto è un primo passo.
Di una strada immensamente lunga però!
Su questo bonus ammetto di avere un vissuto controverso, come è giusto che sia di fronte ad un tema politico e sociale rilevante: sono 20 milioni, non bruscolini.
Lo stesso vissuto controverso c’è dentro Altrapsicologia, un’associazione grande, matura, che può contenere al suo interno diverse linee di pensiero che trovano voce nei diversi contributi di questa newsletter, e sono felice di lasciare ad altri modalità comunicative da televisione bulgara.
Cosa ci vedo di buono:
-) alcuni fondi vengono destinati specificatamente alle cure psicologiche. Vengo da una famiglia di nonni contadini, di genitori che hanno iniziato a lavorare bambini, non starò con la puzza sotto il naso a lamentarmi che i soldi sono pochi, la questione è importante ma non la trovo centrale.
-) …..
Non riesco a trovare altro di buono.
Mi saltano agli occhi solo potenziali problematiche:
1. La più evidente: è ormai ovvio per come è scritta la norma che gli psicologi senza specializzazione vengono lasciati fuori dalla porta e dubito – spero di sbagliare – che i decreti attuativi li facciano rientrare dalla finestra. Insomma, è scritto nero su bianco che del disagio mentale gli psicologi, solo se psicoterapeuti hanno titolo di occuparsi. Quindi se hai perso il lavoro e non riesci a vedere via d’uscita e hai il morale a terra puoi analizzare il tuo rapporto con la figura paterna, mentre prendere consapevolezza con un bilancio di competenze non è fondamentale. E se un bambino con DSA è in difficoltà dopo mesi di didattica a distanza? E’ venuto il momento che inizi terapia familiare, a cosa può servire mai un training specifico sul metodo di studio!
2. La ratio, che io posso immaginare abbia guidato chi ha fatto questa scelta, potrebbe essere l’idea che il bonus debba essere utilizzato da chi soffre di patologie serie e conclamate, e che per queste possa essere utile solo un percorso di psicoterapia. Al di là dell’errore concettuale mi soffermerei sul fatto che tali situazioni dovrebbero già essere prese in carico dal Servizio Pubblico, ma evidentemente non lo sono se serve un bonus. Si può tamponare un problema strutturale con una forma di aiuto estemporaneo? Come dare la tinta alle pareti sopra la muffa.
3. La forma in cui la norma è scritta, con quell’iniziale dicitura errata “albo degli psicoterapeuti”, con quell’esclusione ingiusta di metà degli psicologi, ci racconta di una misura pensata e scritta dalla politica senza il minimo coinvolgimento del Consiglio Nazionale degli Psicologi, che mi auguro avrebbe dato suggerimenti diversi. Chi rappresenta gli psicologi resta fuori, chiede soldi, grida che c’è malessere diffuso, ma non partecipa ai processi.
4. E’ una misura che trova la sua ragion d’essere nello stato di emergenza, nell’illusione che il disagio mentale lo abbia prodotto il Covid. Qualcuno pensa sia un primo passo di altri più importanti che si faranno, io temo invece che passata l’emergenza sanitaria si consideri passato anche il bisogno di aiuto psicologico.
Al termine di queste considerazioni la mia domanda è: cosa è andato storto in questo processo che ha portato ad una misura che fa acqua?
Come possiamo, come associazione di politica professionale, aiutare chi ora ha la maggioranza in CNOP?
Troverei più utile partire da qui, dall’ammettere le difficoltà, anziché spingere sulla propaganda.
Perché la cura passa dalla consapevolezza, e questo lo sanno anche i non specialisti in psicoterapia.
Gentilissima collega condivido ogni parola di ciò che hai scritto.
Grazie, per aver portato in evidenza una questione di cui si parla molto poco. Questa idea che se non specializzati in psicoterapia si sia psicologi “a metà” è insopportabile. E ci si dimentica che uno psicoterapeuta può anche non essere uno psicologo.