image_pdfimage_print

PREMESSA: Questo è un tentativo, assolutamente NON esaustivo, di spiegare, nel modo più comprensibile possibile, in cosa consiste il Referendum sul Codice Deontologico che si terrà dal 21 al 25 Settembre tramite voto online, che si potrà esprimere in quei giorni solo con voto elettronico entrando nell’area riservata del sito del CNOP (www.psy.it).

Il referendum è confermativo.
Pertanto: se si vota SI, si accettano le modifiche; se si vota NO, si respingono e si resta col codice attuale.

A questo link trovi il testo proposto, con evidenziate in grassetto le parti modificate.

Spiegare in cosa consiste questo referendum non sarebbe compito mio, che non sono in CNOP e nemmeno ho avuto alcun ruolo nella commissione che ha portato avanti i lavori.

Mi prendo la briga – mio malgrado – perché molti colleghi e colleghe mi segnalano grande confusione e incertezza, a maggior ragione perché hanno difficoltà a comprendere il razionale di queste modifiche, ma al contempo stanno leggendo o ricevendo messaggi dove gli si dice che devono votare SI perché solo così la professione potrà entrare nel nuovo millennio (e siamo nel 2023…) altrimenti sarà degrado e devastazione oppure che devono votare assolutamente NO perché se vince il sì non potremo nemmeno più decidere con quale piede scendere dal letto.

Inizio col tranquillizzare tutti: che vinca il Sì o vinca il NO non ci sarà nessuna catastrofe per la professione.
Questo referendum nasce di per sé come lavoro intermedio verso una revisione più complessiva cui si sperava di poter iniziare a lavorare nel 2024 con la nuova consigliatura del CNOP.
Ma gli Ordini sono stati prorogati di un anno (se tutto va bene) e quindi…

IL RAZIONALE DELLE MODIFICHE: L’ultimo referendum sul codice deontologico risale al 2013 (è scorretto dire che il codice non viene modificato da 25 anni come ho letto in questi giorni).
Allora furono modificati 3 articoli: l’1 per specificare che pure quando si lavora online si applica il codice; il 5 per allinearci alle normative sulla formazione continua; il 21 per andare a incidere in maniera più netta sui formatori di abusivi della professione.

Dal 2013 altre norme che ci riguardano come professione sanitaria sono state introdotte e/o modificate.

In particolare due:
a) La Legge 24/2017 (la cosiddetta Legge Gelli-Bianco): questa legge riguarda la sicurezza delle cure e la responsabilità professionale dei professionisti sanitari. In particolare introduce “l’obbligo di seguire le raccomandazioni indicate dalle linee guida o, in mancanza di queste, l’obbligo di attenersi alle buone pratiche clinico-assistenziali”.
b) Le nuove normative introdotte in questi anni sul contratto professionale e il consenso informato, che sono due cose diverse, ma che nell’attuale codice (e – purtroppo – nella prassi professionale dei colleghi) sono trattati come un’unica faccenda e per lo più da sbrigare burocraticamente.

C’è poi un terzo problema, riguardante il segreto professionale, l’obbligo di referto e testimonianza, che nel codice deontologico attuale sono trattati in maniera più stringente rispetto alla normativa generale, col rischio di mettere i colleghi in difficoltà.

Questi sono i principali bug di sistema che l’attuale proposta di revisione cerca di risolvere attraverso la modifica:
a) dell’articolo 22 per quanto riguarda la Legge Gelli, dalla quale viene ripresa completamente la frase “e nelle attività sanitarie si attengono alle linee guida e alle buone pratiche clinico-assistenziali”.
b) degli articoli 24 e 31 per quanto riguarda il consenso informato, dove si sottolinea che la persona va informata in modo comprensibile (quindi non solo burocrazia), completo e aggiornato e si evidenzia la necessità di tenere in considerazione la volontà del minore per il consenso alle prestazioni.
c) degli articoli 11,12, 13 per quanto riguarda il segreto professionale, obbligo di testimonianza o referto.

Ci sono poi due altri articoli che vengono modificati:
Si tratta dell’art.4 e dell’art.21.
a) La modifica dell’art.4 “asciuga” molto la tensione etica della versione attuale, che nel testo richiama in maniera esplicita la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo
b) La modifica dell’art.21 (già modificato nel referendum del 2013) lo rende più sintetico e cancella la specifica di cosa non si dovrebbe insegnare a chi non è all’interno della professione.

Gli articoli da modificare salgono poi a 17 perché tutto il codice viene rivisto facendo riferimento a “tutte le psicologhe e tutti gli psicologi iscritti”.

Questi sono i cambiamenti fondamentali su cui la comunità professionale è chiamata ad esprimersi.

A partire da questa settimana sul sito di AltraPsicologia troverai degli approfondimenti, commenti e riflessioni su questa proposta di riforma del codice.
Ti ricordo che il referendum è senza quorum: non lasciare l’esito di questa votazione in mano a poche persone.
Informati, partecipa e, se hai dubbi, noi siamo qui per te.