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Cosa rimane uguale tra vecchio e nuovo articolo 21?

Il nuovo articolo 21 ribadisce il divieto di insegnare le tecniche e gli strumenti della professione di psicologo a chi psicologo non è.

Si tratta di un principio fondamentale che sottolinea il fatto che lo psicologo sia una “vera” professione, che prevede come tale delle riserve. Come il medico o l’avvocato anche lo psicologo viene definito da una legge che autorizza a praticare solo coloro che hanno affrontato un percorso accademico definito.

L’esame di Stato è lo spartiacque che “autorizza” a fare alcune cose, gli atti tipici della professione, riservati ai soli psic. Si pensi alla delicatezza ad esempio della situazione del tirocinante, che non può ad esempio vedere un paziente da solo o somministrare un test: non lo fa perché quell’atto è riservato allo psicologo. L’articolo 21 sostiene che non siamo “tutti un pò psicologi” ma che la nostra è una professione. Come tale i suoi atti tipici, i tecnicismi imparati come “teorie e tecniche” durante la laurea o la scuola di psicoterapia non possono essere svenduti per ragioni di lucro, perché di mezzo c’è la salute delle persone. E’ questo un principio fondamentale, sancito dalle legge a tutela della salute dei cittadini: la cura della psiche è un atto riservato ad alcuni professionisti.

Cosa cambia con il nuovo articolo 21?

La chiarezza anzitutto. Particolarmente necessaria in tempi in cui l’abusivismo professionale si sta nuovamente diffondendo, forse anche con la complicità della crisi economica che spinge le persone a cercare occasioni di impiego anche superando i limiti di legge.

Ora, si diceva che non tutti possono fare tutto. Agli psicologi sono riservati strumenti e atti precisi: i test, il colloquio clinico, ecc.

Il “nuovo” articolo 21 è più chiaro nel definire cosa sia un atto tipico e cosa invece si possa e debba insegnare liberamente.

Nello specifico rende chiaro che la formazione a educatori, infermieri, insegnanti al fine di sensibilizzarli al rapporto con il paziente è del tutto lecita e anzi auspicabile, a meno che si insegnino loro tecniche che li illudano di potere “esercitare” atti tipici della professione di psicologo al posto dello psicologo stesso.

Questo produce danni. In questi anni ho spesso ricevuto in OPL i “pazienti” che si sono rivolti a finti psicologi e poi chiedono aiuto per riparare ai danni subìti. In moltissimi vengono danneggiati dalla plateale incapacità di chi accetta volentieri il massimo sconto possibile di tempi e fatiche ma vuole a tutti i costi curare la psiche della gente senza prendere neppure una laurea. A questi, agli improvvisatori, a coloro che creano sacche di illegalità a mio parere bisogna dire un secco no. L’articolo 21 dice di no a chi svende la professione per denaro, generando un danno alla nostra comunità professionale in cambio di un piccolo vantaggio personale. Il nuovo articolo 21 definisce questa operazione come particolarmente grave. Nessuno psicologo si deve prestare a vendere le proprie competenze mettendo a rischio la salute delle persone per pochi denari. Difende la legalità, il rispetto delle scuole serie, quelle che insegnano le tecniche della psicoterapia solo a psicologi abilitati e difende altresì migliaia di studenti e professionisti che si formano secondo le regole, con sacrificio, nei tempi necessari e senza sconti.

L’articolo 21 tutela queste persone, la parte fertile, pulita della nostra comunità, e la salute dei cittadini che viene affidata ai professionisti per il tramite di una legge che dice con esattezza come si forma uno psicologo.

Cinque motivi per votare SÌ

1. Perché con il nuovo articolo 21 diciamo che è importante tutelare il bene costituzionale primario che ci viene affidato, la salute dei cittadini che meritano certezze e tutela quando sperimentano una sofferenza.

2. Perché sottolinea l’importanza e la responsabilità del ruolo dello psicologo

3. Perché definisce per la prima volta in una norma come il Codice Deontologico cosa sia definibile come atto tipico della professione di psicologo.

4. Perché non impedisce di formare infermieri o educatori, ma solo di insegnare a fare lo psicologo senza avere affrontato il percorso previsto dalla legge, con “lo sconto”. Non sanziona il lavoro onesto ma l’incitamento a commettere un reato.

5. Perché la crisi esiste ma questo non può significare che le istituzioni devono chiudere un occhio sull’illegalità. Per tutelare le scuole serie e i professionisti che si formano impiegando il giusto tempo e affrontando fatica e sacrificio.

All’estero

I paesi sono diversi l’uno dall’altro. Alcuni hanno una tradizione liberista, altri tutelano di più i cittadini con l’intervento diretto dello Stato. Ci sono paesi in cui il casco non è obbligatorio e i contributi previdenziali si possono anche non versare, con il rischio di trovarsi da anziani senza la pensione. Il nostro, l’Italia è un paese in cui lo Stato decide di tutelare i cittadini. Perché la cura della psiche dovrebbe fare eccezione, ed essere lasciata all’improvvisazione?

Una frase per il SÌ

L’articolo 21 è il pilastro della professione di psicologo, perché sottolinea l’esistenza di un atto riservato, specifico. Chi dice che l’articolo e anticostituzionale non ha studiato la costituzione. Senza articolo 21 non c’è psicologia, non c’è tutela per i cittadini, non c’è rispetto per i professionisti seri che si formano con sacrifici. Diciamo no agli abusivismi. No alle professioni finte e alle formazioni in pillole. No alla svendita della psicologia.

VOTA SÌ alla revisione dell’articolo 21.