Fin dalla sua nascita, ormai più di otto anni fa, AltraPsicologia ha scritto nel suo payoff “TUTELA E PROMOZIONE DELLA PROFESSIONE DI PSICOLOGO”.
Per anni AP ha sostenuto, come voce sostanzialmente solitaria, l’esigenza pressante di attivare piani organici di comunicazione e di interazione con la società per rappresentare compiutamente le peculiarità della nostra professione ed il valore aggiunto che gli Psicologi sono in grado di portare alla collettività.
Da quando i numeri della professione (siamo ad circa 85.000 iscritti agli ordini) e la diffusa crisi economica hanno ulteriormente ridotto gli spazi operativi della categoria il nostro richiamo alla necessità di attivare un chiaro progetto nazionale di promozione della Psicologia, finalizzato ad attivare sinergie tra il bisogno diffuso e silenzioso di Psicologia e le nostre competenze professionali, è diventato un vero grido di allarme.
Solo l’Ordine della Toscana guidato da Sandra Vannoni, che guarda caso si è sempre riconosciuta in AP, è stato capace di realizzare un progetto, seppur di dimensioni solo regionali, di promozione attraverso i mass media.
Il Consiglio Nazionale degli Psicologi sul piano della comunicazione dentro e fuori della professione non ha mai brillato. I tentativi di Mauro Grimoldi e Sandra Vannoni di richiedere trasparenza e apertura comunicativa attraverso la possibilità di aprire alla partecipazione ad altri Consiglieri e di colleghi sono stati procrastinati per anni e alla fine hanno ricevuto una risposta negativa.
Del CNOP, quindi non si sa niente. Il CNOP non vuole critiche, e per questo privilegia un assetto esoterico delle riunioni e delle decisioni.
Anche verso l’esterno l’Ente che rappresenta tutti gli psicologi, professione giovane di nativi digitali non brilla per innovazione. Beneficia di una rassegna stampa, pubblica qualcosina, ma non è presente ad esprimersi sui grandi movimenti sociali, la crisi, l’omofobia, l’aumento delle separazioni. Non ha un profilo Facebook, né Twitter. Non produce videomessaggi Youtube. La grafica delle sue comunicazioni necessita di una revisione come un piatto di tagliatelle richiede un buon ragù. La comunicazione del Cnop sa di ani ’80. Uno psicologo medio rischia di chiedersi se il Presidente Palma si presenti in Consiglio guidando la moto di Poncharello dei Chips e l’auto arancione di Luke di Hazzard.
Da quando AP ha assunto responsabilità di governo nell’Ordine della Lombardia ha mostrato una via diversa attraverso un progetto complessivo e integrato sulla comunicazione, inaugurando l’Ordine 2.0, che opera con tutti gli strumenti di cui sopra. Le azioni di comunicazione sono finalizzate a creare community e ad avvicinare domanda ed offerta di Psicologia (se ne è parlato, per esempio, qui, qui, qui, qui, qui e qui).
Risultato? La percentuale delle newsletter che invece di essere cestinate vengono aperte sono passate da meno da circa 1.500 a più di 4.000. Gli articoli che vengono pubblicati da quotidiani nazionali passano da circa 80 a più di 120, con un aumento del 50%. Questo grazie ad uno stile più diretto e ad interventi su temi “sociali” e contributi della psicologia all’attualità.
Ora, finalmente – guarda caso all’avvio di una campagna elettorale serrata che vedrà proprio l’AUPI a cercare di rifarsi la faccia e la reputazione dopo Via Stamperia – voci sempre più insistenti danno come imminente il lancio di una campagna stampa “di promozione” attivata dal CNOP su alcuni quotidiani nazionali: tre giorni di pubblicazioni a tutta pagina con una bella grafica, ideata da una delle agenzie di comunicazione più costose ed accreditate.
Di questi tempi di Ordini in scadenza certo che una simile iniziativa rischia di sembrare più una copertina colorata che un libro ben scritto, più uno spot elettorale che un progetto articolato.
Il problema che abbiamo come Psicologi, infatti, non è solo di fare una pubblicità come fossimo un fustino di detersivo – quanto quello di sostenere ed agevolare l’emersione di quella richiesta crescente di Psicologia che ognuno di noi tocca con mano ogni giorno, nelle conversazioni sui mezzi pubblici piuttosto che nei discorsi dei giornalisti, ma che non riesce a trasformarsi in domanda di intervento professionale dagli Psicologi; quella parte di bisogno di ascolto, di sostegno, di consulenza che negli anni politiche di comunicazione decisamente più aggressive di quella del CNOP hanno orientato, piuttosto, su pseudo professioni che scimmiottano la nostra. Su questo piano, purtroppo, non c’è stato modo di far intendere nulla di più al CNOP a guida AUPI.
Confidiamo che il nuovo anno ci dia un Consiglio Nazionale che abbia chiaro che la promozione di una professione si fa con un insieme organico di interventi e con il presidio stabile della comunicazione: con l’innovazione, la condivisione e la trasparenza. Con le politiche di tutela, l’apertura alla società, con l’assunzione di referenzialità culturale, con interventi organici e continuativi che sappiano rappresentare il valore aggiunto, anche economico, che la nostra professione è in grado di portare alla contemporaneità.
Gli Psicologi stanno diventando proprio dei qualunquisti, insensibili dei mutamenti che stanno accadendo sul piano sociale e culturale, e non si accorgono che altre professioni,guardando a destra e a sinistra, e fresche sulla scena della conoscenza scientifica, gli stanno portando via importanti e grandi spazi lavorativi, nel campo soprattutto della psicologia applicata, tecniche e metodologie di sicura pertinenza psicologica, così come della clinica terapeutica: sveglia, che vuol dire più, più, maggiore interesse per la categoria, per la Scienza psicologica: chi conta all’interno della categoria professionale e ha più potere decisionale e politico, lo dovrebbe usare per tutti gli psicologi, anche per chi,pur avendo competenze, conquistate col sudore, risulta poi non in grado di guadagnarsi da vivere con questa professione, col rischio di andare in pensione da precario e senza che nessuno ascolti le sue giuste ragioni, anche per dar vita a una diversa organizzazione del lavoro, andando a risparmiare nella spesa pubblica e a tutela della salute dei cittadini.
TRE giorni su tutti i giornali nazionali.
In QUATTRO anni.
Non sarà un po’ troppo?
Sono sempre stata favorevole ad una Campagna di promozione della professione di Psicologo , in primis a tutela di una corretta informazione al cittadino, che ho promosso presso il Consiglio Nazionale sin da quando nel 2007/2008 abbiamo cominciato a lavorare sulla Campagna realizzata in Toscana nel 2009. Ho quindi appoggiato la campagna al CNOP ma ho , in fase di implementazione, più volte rilevato l’assenza di un progetto organico su quello che dovesse essere il messaggio da comunicare. Non basta dire vogliamo promuovere la figura dello psy, ma dobbiamo decidere quale immagine della professione vogliamo trasmettere al cittadino. Per la campagna toscana, prima di attivare la gara con le agenzie creative, abbiamo lavorato anni facendo ricerche e focus gruop con i cittadini che hanno portato alla costruzione del CHE COSA comunicare, poi l’agenzia ha sviluppato il COME. Tant’è che in assenza di un CHE COSA chiaro e strutturato ho messo a disposizione del CNOP i dati da noi (toscana) prodotti per la campagna di valorizzazione toscana.
Diffidare delle iniziative in prossimità delle elezioni è il minimo che ogni collega normodotato possa fare.
E poi, ci si lamenta dello scollamento tra base e dirigenti!
Personalmente, sono in cerca di rappresentanti che dicano poco prima delle elezioni e che facciano molto dopo che son stati eletti.
Ma sono quarant’anni che attendo. Invano.
Saluti e grazie di quel che fate con AP.
concordo pienamente con Vannoni: prima i contenuti poi il veicolo. Sono necessari entrambi. Mi ritrovo pure nei commenti dei colleghi Sbrana e Moscarella.
Il lancio da parte di AUPI – sì proprio loro, quelli del Palazzo della Stamperia, quelli che da anni governano il CNOP e decidono le (male)sorti della psicologia nazionale – di una campagna di promozione della figura dello psicologo A DUE MESI DALLE ELEZIONI ORDINISTICHE ha per me lo stesso valore di un manifesto attaccato su un cassonetto con la faccia di un politico sorridente: che stia dentro o fuori è indifferente, rimane pura spazzatura ipocrita.
85000 psicologi! Ci siamo chiesti chiesti prima quale fama alla propria categoria molti di loro hanno recato? Avete sentito in giro cosa si dice di loro? Quanti, pur non essendo psicoterapeuti, si propongono come tali facendo danni ai pazienti e all’immagine della categoria? Quanti fanno terapia senza un preventivo percorso analitico su se stessi, agendo senza consapevolezza i propri complessi irrisolti sui pazienti con tutto quello che ne consegue. Troppi pseudo-luminari della psicologia e delle psicoterapie pensano che per curare la psiche sofferente bastino i libri, scritti magari da chi è stato solo all’università!
In definitiva, per comunicare i propri contenuti e valori bisogna partire dai propri comportamenti e dalle proprie politiche.
1 – La comunicazione non dovrebbe essere un campo di lavoro degli psicologi? Comunicazione, marketing, pubblicità, sondaggi di opinione, campi di applicazione della psicologia sociale, psicologia non clinica applicata. Ma gli psicologi delegano ai pubblicitari le loro campagne di comunicazione. Ecco un campo dove gli psicologi potrebbero/dovrebbero lavorare, ma si autoescludono. Cercano, assumono psicologi nelle agenzie pubblicitarie, come copywriter? No, cercano e assumono laureati in lettere o in qualsiasi altra disciplina umanistica. Sono creativi gli psicologi? Pare di no, loro per primi non ci credono, non sono in grado di trovare al loro interno teste pensanti in grado di studiare e partorire una campagna pubblicitaria decente, delegano, fanno bandi di gara. Non sto parlando dell’appalto per l’informatizzazione degli uffici, o per la pulizia degli stessi, non sto dicendo che gli psicologi dovrebbero anche stamparsi i manifesti e autoprodursi gli spot, ma almeno la struttura della campagna, i testi, le dritte agli art director, almeno quello dovrebbero essere in grado di farselo da sè.
Altrimenti continuamo a vendere solo clinica, clinica, clinica.
2 – 85000 o 90000 psicologi sono troppi e fanno danni? Beh, olte a quelli, oltre ai counselor, mediatori e tutto il resto, ci sono i laureati in psicologia, anche solo triennalisti, che si publicizzano insieme agli psicologi, che si spacciano per psicologi senza essersi presi la briga di sostenere l’EdS, nè di pagare l’iscrizione all’Ordine, nè l’Enpap. Fanno gli psicologi clinici e gli psicoterapeuti, con la connivenza di alcuni colleghi e con il beneplacito dell’Ordine: ne ho segnalata una all’Ordine del Piemonte, con denuncia firmata e circostanziata, ci ho messo la faccia e le prove. Hanno recepito, mi hanno pure risposto, ma la cosa è morta lì, e la “collega”, che forse vuole risparmiare sui costi di abilitazione ecc., è ancora on line che si pubblicizza come psicologa e psicoterapeuta insieme a tutti gli altri che invece si sono assoggettati alle normative cogenti. Con buona pace delle garanzie per l’utenza.
Ho segnalato all’Ordine degli Psicologi della Toscana il caso di una laureata in Psicologia che ha operato come selezionatrice del personale per il Comune, durante un concorso pubblico, presentandosi come “Psicologa” ed esprimendo giudizi sulla “motivazione” dei candidati e sull'”organizzazione”,senza però essere iscritta ad alcun Ordine degli Psicologi. Dopo avere inviato mail e effettuato numerose e insistenti telefonate, all’Ordine mi hanno finalmente risposto, dicendo che si sarebbero interessati al caso. Anch’io spero che la cosa non muoia lì! Nel frattempo (più di una settimana fa) ho segnalato loro il fatto che l’amministrazione comunale della mia città affida progetti di natura psicologica a non psicologi, ovvero educatori e pedagogisti, ma non ho ancora ricevuto risposta alla mia mail.