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Dopo decreti, ricorsi, proteste e notizie, a poco più di un mese dall’inizio dell’obbligo, ecco un nuovo colpo di scena: spunta una circolare del Consiglio nazionale degli Avvocati che ridimensiona l’obbligo di avere un POS.

La circolare (POS-circolare avvocati) è destinata agli avvocati, ma riguarda tutti: trattando una materia che riguarda tutti i professionisti ed esercenti italiani, è utile a chiunque per comprendere meglio la situazione. C’è anche da dire che la circolare di un Ordine professionale non è una fonte di diritto, cioè non introduce obblighi giuridici. Ma fatte salve tutte queste chiose, gli argomenti sono interessanti.

I PUNTI IMPORTANTI DELLA CIRCOLARE SONO QUESTI:

(…) la previsione corrisponde a chiari intendimenti di semplificazione e non stabilisce affatto che tutti i professionisti debbano dotarsi di POS (…) ma solo che, nel caso il cliente voglia pagare con una carta di debito, il professionista sia tenuto ad accettare tale forma di pagamento.

In altre parole (…) la volontà della parti (…) resta ancora il riferimento principale per la individuazione delle forme di pagamento.

A ben vedere, dunque, la disposizione in parola introduce un onere, piuttosto che un obbligo giuridico, ed il suo campo di applicazione è necessariamente limitato ai casi nei quali saranno i clienti a richiedere di potersi liberare dall’obbligazione pecuniaria a proprio carico per il tramite di carta di debito. (…) qualora il cliente dovesse effettivamente richiedere di effettuare il pagamento tramite carta di debito, e l’avvocato ne fosse sprovvisto, si determinerebbe semplicemente la fattispecie della mora del creditore, che, come noto, non libera il debitore dall’obbligazione. Nessuna sanzione è infatti prevista in caso di rifiuto di accettare il pagamento tramite carta di debito.”

IN PRATICA, COSA SUCCEDE SE NON HO IL POS?

Prima di tutto, è il cliente che mi deve chiedere di pagare con bancomat o carta di debito. Allora e solo allora si pone il problema. In quel caso, se io non ho il POS, l’unica cosa che può succedere è di dover rimandare il pagamento ad altri mezzi, posto che comunque il debito del cliente resta e per il professionista non ci sono sanzioni.

Si confermano le posizioni che abbiamo più volte ribadito anche noi sulle pagine di Altrapsicologia: è un obbligo debole, perché privo di sanzione. Per come stanno le cose ora, il presunto obbligo non deve indurre alla corsa sfrenata al POS. E sarà difficile che la situazione cambi a breve: servirebbe una modifica radicale della norma originaria, che introduca esplicitamente una sanzione per i professionisti che non rendano disponibile il POS al cliente che lo richiede.

OBBLIGO E OPPORTUNITA’

Resto dell’idea che il pagamento elettronico possa essere un servizio utile. In ENPAP stiamo raccogliendo offerte economiche per rendere disponibile il POS in sconto agli psicologi che vorranno attivarlo. Le direttrici su cui ci stiamo muovendo sono: (1) costi bassi (2) nessun obbligo di apertura di conti correnti in banche specifiche (3) apparecchio utilizzabile con smartphone, senza linee telefoniche aggiuntive.

Il tutto nella logica di offrire un servizio in più ai nostri clienti, per chi vuole e lo si ritiene utile nel contesto del proprio specifico modo di esercitare l’attività.

SENZA IL PESO DI UN OBBLIGO STRINGENTE

E questa è la cosa migliore, perché un obbligo indiscriminato e uguale per tutti, dall’assicuratore all’imbianchino, dal concessionario d’auto allo psicologo, al di là del modo specifico di esercitare la professione e ricevere pagamenti, è una pura assurdità.

Questo è quanto, ad oggi. Non si può escludere che la situazione cambi nuovamente, perché su questa faccenda c’è un tale accavallamento di norme, decreti, ricorsi, circolari e notizie da far pensare che non sia finita qui.