image_pdfimage_print

Conversazione sulle scuole di formazione in psicoterapia

Intervista di Maurizio Mottola a Vittorio Rubini

Fonte: Nuova Agenzia Radicale
Supplemento quotidiano di Quaderni Radicali
http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=13253

Nel dicembre 2006 si è raggiunto il numero di 300 scuole di formazione in psicoterapia (175 sedi principali e 125 sedi secondarie), autorizzate dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MiUR): allo psicologo Vittorio Rubini, ordinario di Psicologia Dinamica alla Facoltà di Psicologia dell’Università degli Studi di Padova e vicepresidente della Commissione per la valutazione dell’idoneità delle scuole di formazione in psicoterapia del MiUR abbiamo posto alcune domande:

Come valuta la situazione di un’offerta formativa che si basa sulla presenza di 300 scuole autorizzate ?
In estrema sintesi la risposta formulata di chi segue da tempo la vicenda può essere una sola: la situazione è davvero molto, molto preoccupante.
Ma così dicendo, comunque, si esprime una valutazione, tutto considerato, ottimistica.
Se infatti potessimo usare parametri di valutazione seri, senza per questo essere troppo rigidi, ci sarebbe da dire che è arrivato il momento di fare una revisione generale di tutta la problematica, perché allo stato attuale non siamo in grado di dare una qualche precisa risposta ad alcune domande critiche.
1. La didattica ha sempre un adeguato livello specialistico, parificabile a quello universitario ?
2. La formazione personale e l’acquisizione dell’expertise psicoterapeutica da parte degli studenti si può avvantaggiare di adeguate occasioni di tirocinio ?
3. Sono stati elaborati indicatori di qualità , a cui le scuole devono attenersi, e sono attive le procedure di valutazione della loro efficacia formativa ?
4. Vi è una distribuzione territoriale equa delle scuole autorizzate, tale da permettere agli aspiranti psicoterapeuti di avere una facile e proficua frequenza della sede di formazione ?
5. Vi è proporzione tra il numero degli specializzati/specializzandi in psicoterapia ed i bisogni
specifici di salute/benessere della popolazione ?
Non dobbiamo dimenticare che le scuole autorizzate per la formazione alla psicoterapia sono parificate a quelle universitarie, e dunque ci si attende che siano di alto livello, sia per la docenza, sia per quel che attiene l’attività scientifica, l’organizzazione generale, la presenza di biblioteche e laboratori, la individuale e specifica introduzione degli allievi alla pratica clinica: dalla fase di presa in carico dei soggetti sino alla valutazione dell’intervento.
In prima approssimazione sembra però difficile che questo alto livello sia trasversalmente e omogeneamente presente in (oltre) 300 scuole, molte delle quali sono attive in sedi decentrate della sede madre, spesso geograficamente molto lontane da essa , e come tali lontane anche dalla supervisione del pur previsto comitato scientifico.
Il fatto è che, al di là di quello che si può presumere, sia in senso positivo che in senso negativo, si devono acquisire elementi certi di valutazione direttamente sul campo, attraverso l’osservazione diretta e attraverso la messa in esercizio di specifiche tecniche che anche il sistema universitario ha cominciato ad introdurre.
Su tutte queste questioni la Commissione tecnica ministeriale ha potuto elaborare nel tempo molti punti di vista, ma essi sono totalmente astratti, in quanto basati solo su documenti cartacei.
Dunque è davvero il caso di fermarsi un momento, per aver modo di creare dei riferimenti di “sistema”, tali che permettano poi di procedere ulteriormente, con una giustificata fiducia nel valore scientifico e formativo delle attività messe in campo.

Quali modifiche sosterrebbe riguardo alle norme inerenti le procedure di autorizzazione ministeriale delle scuole di formazione in psicoterapia ?
Alcune semplici regole penso potrebbero rendere più trasparente e di valore l’impegno scientifico e formativo delle scuole.
A) Precisare la composizione del comitato scientifico, qualificandone meglio in senso scientifico la composizione e definendone la piena assunzione di responsabilità nei compiti di controllo e di verifica sulla validità, la coerenza e l’ efficacia del modello formativo della scuola.
In questa logica ogni scuola deve rispondere ad un proprio Comitato scientifico e non possono esistere sedi periferiche.
B) La scuola riceve una conferma dell’autorizzazione al funzionamento dopo il primo anno ed il quarto anno di attività, a seguito di verifiche effettuate in sede da esperti designati dal Ministro.

I medici e gli psicologi formati in psicoterapia non trovano eventuale sbocco nel servizio sanitario nazionale (SSN), in quanto non vengono banditi dalle Aziende Sanitarie Locali i concorsi per dirigenti di psicoterapia, pur essendoci la normativa dal 1997. Come mai in presenza di un aumento di richiesta di accessibilità alla psicoterapia nel SSN da parte di ampie e nuove fasce della popolazione non c’è mobilitazione per dotare il servizio pubblico di dirigenti di psicoterapia ?
Il problema è complesso e le ragioni che spiegano questo stato di fatto sono ovviamente molte, e diverse di caso in caso.
In linea preliminare vanno considerate le inerzie e le cristallizzazioni che rallentano e/o impediscono il cambiamento nelle grandi istituzioni, proprio in quanto grandi: nella secolare organizzazione ospedaliera delle professioni, quella dello psicologo si è inserita in un tempo relativamente recente; e dunque …
Inoltre va considerato che la necessità di sottoporsi a psicoterapia raramente raggiunge gradi di intensità tali da richiedere immediati interventi di tipo ospedaliero, così che la numerosità dell’utenza potenziale non si rende visibile e pressante, e non induce a moltiplicare strutture e quindi posizioni di dirigente. Oltre tutto il trattamento psicoterapeutico non appare per lo più erogabile in brevi e poche sedute di ambulatorio, e anche questo non induce a creare strutture tali da richiedere la figura di un dirigente.
O forse sono gli stessi psicoterapeuti che non ritengono possibile, proprio per la natura della loro specializzazione, di poter esercitare la professione tra le rigide pareti di un ambulatorio, e per questo sono più restii a confliggere con altre specializzazioni sanitarie per partecipare ad una attribuzione di posti da dirigente ?!?

Commento di AltraPsicologia:

Le parole di Vittorio Rubini vengono a confermare ciò che AltraPsicologia va dicendo da due anni, dal giorno cioé della sua nascita, sulle Scuole: mancanza di valutazione seria della didattica e delle procedure, impossibilità di distinguere in tale mare magno il grano dal loglio, mancanza di una regolamentazione seria ed univoca, non utilizzabilità del titolo specialistico a fini pubblici. E, aggiungiamo, prevalenza dei criteri commerciali su quelli etici.

Ci fa piacere che la Commissione Ministeriale prenda atto, forse tardivamente e dopo aver colluso palesemente nelle precedenti composizioni con la lobby delle Scuole, di tutti questi aspetti e ci attendiamo che corra al più presto ai ripari, tutelando la qualità della formazione e la qualità della professione.

AltraPsicologia dal canto suo ha già approntato da tempo uno strumento di qualità e di verifica che intende proporre a tutte le Scuole che intendessero assumerlo, la Carta Etica delle Scuole di Specializzazione in Psicoterapia,
e che permetterebbe a tutti, docenti, allievi e pazienti, di riconoscere “dal basso” quelle Scuole desiderose di garantire livelli di eccellenza da tutte le altre.

Attualmente, questo documento è in discussione in un Ordine regionale degli Psicologi (Emilia Romagna) con la prospettiva di proporlo in forma volontaria e discuterlo con le scuole di quella Regione. Diamo atto del coraggio di questo Ordine che ha saputo introdurre un elemento qualitativo a dispetto delle logiche prevalenti.

Cogliamo questa occasione per riproporre alla Commissione (cosa già fatta appena insediata) questo documento e proponiamo una sua revisione e co-costruzione comune.

Luigi D’Elia

Presidente di AltraPsicologia