Gli interventi durante la Manifestazione del 10 dicembre 2005: Gaetano Dell'Anna

Intervento “a braccio” e riportato a memoria.

Questa psicologia,… che ci ha costretti a scendere in piazza per esigere rispetto da chi non ne ha mai riconosciuto agli Psicologi – non i colleghi medici, beninteso, con cui condividiamo il lavoro in molti campi – ma quei cattedratici per le cui ambizioni s’è commesso il furto delle cattedre di psicologia clinica. Su questo non occorre che mi esprima; già sapete tutto. Più importante è la coscienza di ciò che sta accadendo qui, oggi.

La prima Manifestazione Nazionale della Psicologia Italiana. Era ora, ci siamo mobilitato in tanti, grazie. Soprattutto gli studenti vorrei ringraziare, non solo quelli che sono in questa piazza; ma dove sono? Ci sono o non ci sono? Sono timidi gli studenti.

Questa psicologia, che non ha una rappresentanza degna di tale nome. Questa psicologia a me non piace, chissà se piace a qualcuno in questa folla. Sì, a qualcuno piace così com’è, purtroppo. Ma questa psicologia non è quella che sognavamo; questa ci è nascosta in troppi modi. Quanti tra voi sapevano che la “psicologia clinica” sarebbe passata a medicina, finchè non siete stati raggiunti dallo sdegno, a cose fatte?

Disinformazione, questo è il principale prodotto di questa psicologia; questo abbiamo da Ordine, Enpap, scuole di specializzazione e associazionismo vario. La categoria non viene informata sul proprio stesso stato, la professione è lasciata all’oscuro sulle prospettive che la riguardano. Questo a loro piace.

Pensate a lavorare, chè al resto pensano loro. Lavorare, magari! In sintesi c’è una ricerca fatta da uno psicologo per la quale si dimostra che tre anni dopo la laurea un Collega “è sistemato”; non so di voi, io sono certo che quello che ha fatto la ricerca si è sistemato, almeno lui, sì. Questo viene detto ai giovani Colleghi, dello stato della professione, negando la disoccupazione degli specializzati: non ci sono più pazienti, si vede che l’Italia è “guarita” e sono sofferenti gli Psicologi.

Negano di stare vendendo ai Colleghi titoli carta straccia, fabbricati nella maggior parte dei casi, con procedure burocratiche per le quali, ad esempio, 279 scuole tutte diverse fanno psicoterapeuti tutti uguali. Uguali in che cosa? In niente. Non c’è alcuna omologabilità che renda valore legale al titolo. Negano lo sfruttamento nell’eterno tirocinio in forma di lavoro precario, previo lungo volontariato, presso comunità e cooperative che non possono pagarti come professionista; negano la rapina dello studio affittato a ore da un collega “fortunato?” per accogliere quell’unico paziente che ti fa sentire uno Psicologo che lavora. Già, lavora; conosco una collega che lava le scale per pagarsi la scuola, molti fanno lavori simili dopo tre anni dalla laurea, forse era quella la sistemazione cui si riferiva la ricerca.

Ti nascondono lo sfruttamento del tuo povero lavoro da parte di scuole nelle quali si fanno corsi per far tutto psicologicamente, ma soprattutto cassa, di modo che hanno inventato il “counseling” col quale preparano a fare le stesse cose che fai tu anche chi niente ha studiato di Psicologia. E se vuoi lavorare e chiamarti Psicologo, sei obbligato a versare i contributi all’Enpap da cui, dopo trent’anni e passa di versamenti, quando sarai vecchio, ti verrà garantita una pensione dignitosa; sì, cioè non superiore a 200 Euro mensili e di norma largamente inferiore, affinchè tu non coltivi cattive abitudini.

Questa psicologia,… questa è la psicologia che ci hanno servito le così dette rappresentanze della professione, i prorogati che si fecero eleggere con poche decine di voti e quelli che mantennero il predominio sul patrimonio dell’Enpap solo nascondendo quanto ne hanno dilapidato; di questa psicologia io penso che ne abbiamo avuto abbastanza.

Un’Altra Psicologia è possibile, è scritto la, nero su bianco; un’Altra Psicologia è possibile!

In una seconda tranche d’intervento:

Vi chiedo scusa, mi sento davvero fuori posto, di nuovo qui; ma mi è stato chiesto di domandare scusa agli studenti per averli trattati con ironia. Me lo hanno chiesto proprio le cariche rappresentative che li hanno sostenuti, e io mi scuso. Sono poveri gli studenti, i quattro di Padova che sono qui presenti certo hanno viaggiato a loro spese; certo avrebbero voluto essere molto più numerosi, ma gli ipocriti che avevano assicurato loro il sostegno organizzativo, in denaro, trasporti e altro, sono scomparsi all’ultimo momento lasciandoli a casa. Mi scuso dunque sinceramente con gli studenti e a quei sedicenti loro sostenitori che con tale boicottaggio volevano far fallire questa manifestazione, dico “vergognatevi!”