Intervista al Prof. Cristiano Violani: perche’ la Psicologia Clinica dovrebbe appartenere a Medicina?

 

 

Abbiamo provato a capire di più delle logiche che hanno sostenuto il recente pronunciamento del Consiglio Universitario Nazionale (CUN) proponendo un’intervista al prof. Crisitiano Violani, docente presso L’università La Sapienza di Roma e membro del CUN in rappresentanza anche delle facoltà di psicologia nonché estensore, in quel consesso, della deliberazione  sotto accusa.

Pubblichiamo qui di seguito l’intero scambio e-mail relativo.

Prima lettera: La nostra richiesta di intervista

Roma, 4 maggio 2006

Gentile Prof. Violani,

Le scrivo a nome dell’Associazione di politica professionale AltraPsicologia (www.altrapsicologia.it) che, nata circa un anno fa, si occupa di promozione e tutela della categoria degli Psicologi attraverso un sito internet e la diffusione di una news letter informatica a circa 12000 colleghi.

Abbiamo avuto notizia della presa di posizione del CUN del 8 marzo u.s. e non Le nascondiamo la nostra perplessità circa la posizione da Lei assunta in quel contesto.

Al di la di ogni spirito partigiano, per cui ci si poteva attendere che il rappresentante in seno al CUN delle Facoltà di Psicologia apportasse in quel consesso posizioni orientate a sostenere in ogni modo l’autonomia scientifico culturale della Psicologia piuttosto che il suo essere succube della Medicina, abbiamo diverse perplessità circa le motivazioni portate a supporto della decisione di cui ci sembra Lei sia stato tra i principali ispiratori.

Capiamo che il CUN era chiamato a rispondere con un si o un no ad un quesito preciso del Ministero, che peraltro già si era espresso con il decreto del 1/8/2005 individuando nella Facoltà di Medicina e Chirurgia la sede propria di tutte le Scuole di Specializzazione dell’area sanitaria comprese le Scuole di Specializzazione di Psicologia Clinica,  ma non condividiamo alcuni dei punti di analisi in base ai quali il Consiglio ha deliberato. Altresì ci saremmo aspettati che, cogliendo questa occasione, l’organo consultivo dell’Accademia offrisse al Ministero prospettive di soluzione dei molti problemi che intorno alla Psicologia Clinica coagulano le difficoltà della formazione Psicologica in Italia.

Le chiediamo quindi, nella speranza di poter a nostra volta meglio capire il senso del pronunciamento del CUN e di poter meglio informare i colleghi con spirito di trasparenza, la disponibilità a rispondere ad alcune domande. L’intervista, qualora ci accordi le sue risposte, sarà pubblicata tal quale sul nostro sito e pubblicizzata attraverso la nostra News Letter, così come pubblicheremo comunque questa stessa lettera. Può quindi inviare il testo che ritiene opportuno alla casella e-mail redazione@altrapsicologia.it.

In particolare Le vorremmo chiedere:

1. Il fatto che la Psicologia in Italia si sia sviluppata (più di cinquant’anni fa) nell’ambito delle Facoltà di Medicina e Chirurgia viene portato dal CUN a sostegno della decisione di cui si discute, come se il passato avesse consegnato agli ordinamenti didattici di Medicina un primato indiscutibile, non assoggettabile ad alcuna revisione storica e culturale. Cinquant’anni sono davvero tanti in un’epoca di evoluzione rapida come l’attuale. In questo frattempo la Psicologia professionale in Italia ha subito mutamenti e sviluppi che l’hanno portata, ormai ben più di 30 anni fa, a produrre Corsi di Laurea autonomi da Medicina (ed incardinati presso le facoltà di Magistero) e, ormai 17 anni fa, con la legge 56/89, a costituirsi come professione autonoma. Non Le sembra che la motivazione alla conservazione dello status quo e dei privilegi acquisiti della classe medica, più che l’analisi dell’attuale situazione, abbia orientato la presa di posizione del CUN?

2. Come mai il CUN non ha considerato, fra gli atti di interesse e i vincoli legali relativi all’argomento su cui era chiamato a deliberare, la sentenza del Consiglio di Stato n. 981 del 2004 che afferma:  “… ai laureati in medicina non è consentito acquisire specialità psicologiche diverse dalla psicoterapia. La psicologia clinica, inoltre, rappresenta una specializzazione della psicologia (e non della medicina) e consente anche, ma non solo, l’esercizio della psicoterapia. Essa, in quanto specializzazione della psicologia, non può che essere riservata ai soli psicologi”?

3. A proposito di radicamento della Psicologia nella società, nel giro di pochi anni si è arrivati ad avere 26 Corsi di Laurea in Psicologia e circa 50.000 professionisti iscritti agli Ordini degli psicologi, con una larghissima pletora che spesso pregiudica un concreto inserimento nel mercato del lavoro. Come giudica l’attuale squilibrio, nella formazione universitaria, tra il numero di iscritti ai Corsi di Laurea in Psicologia (circa 45.000) e le prospettive occupazionali? Quali correttivi crede che, dalla Sua posizione di membro del CUN e di docente prestigioso, possano essere apportai alla situazione attuale?

4. La pletora dei laureati in Psicologia si scontra con le ristrettissime possibilità di formazione specialistica universitaria: i posti per Psicologi nelle scuole di specializzazione universitarie sono assolutamente irrisori. Non Le sembra che, privando la Psicologia di percorsi specialistici universitari propri e della politica relativa, si facciano, ancora una volta, gli interessi di parte delle scuole di specializzazione private in psicoterapia?

Contando sulla Sua cortese disponibilità La ringraziamo fin d’ora per le cose che vorrà scriverci e la salutiamo cordialmente

Per AltraPsicologia

Dr. Felice Damiano Torricelli

Seconda lettera con allegato: La risposta “indiretta”del Prof. Violani

Caro dottor Torricelli,

La ringrazio per l’attenzione rivoltami da Altra Psicologia di cui seguo con interesse newsletter e sito web.

Trascrivo e allego il testo che ho inviato in risposta alle email fotocopia inoltratemi da alcuni colleghi e da cui intuirà che le nostre visioni per molti aspetti coincidono.

Confido che dopo averlo letto vorrà riconsiderare in parte alcune sue affermazioni. In proposito credo le sarà utile considerare due ulteriori informazioni.

Al CUN non era richiesto di pronunciarsi sulla sentenza del Consiglio di stato ma un parere all’Avvocatura dello stato in merito ai ricorsi proposti dal Consiglio Nazionale dell’Ordine degli psicologi contro tutte le università che, autonomamente, hanno deciso di non applicarla e alle richieste in essi contenute.

Faccio parte del Cun non in quanto rappresentante della psicologia ma dei professori associati di una delle 14 area scientifico disciplinari che lo compongono: la 11, a cui afferiscono i settori di storia, filosofia, psicologia, pedagogia, geografia, antropologia e scienze motorie. Inutile dire per esservi eletto non erano sufficienti i voti dei colleghi di psicologia ma anche una credibilità basata su esperienze e conoscenze del nostro sistema universitario.

Con viva cordialità

Cristiano Violani

Roma, 5 maggio 2006

*************************

Roma, 5 maggio 2006

  

Oggetto:  Sul parere CUN del 8 marzo 2006

 

Gentile Collega,

 

Ho ricevuto da te una email basata sul seguente modello: “Esprimo la ferma condanna per il parere espresso dal CUN nella riunione dell’8 e 9 marzo 2006 ed il mancato recepimento della sentenza del Consiglio di Stato n.981/04 che riserva l’accesso alle Scuole di Specializzazione in Psicologia Clinica ai soli Psicologi.
Chiedo che questo parere, espresso in spregio alla legge n. 56/89, al Consiglio di Stato, alla normativa europea, ad un intero corpus di leggi e regolamenti nazionali, venga ritirato e che non se ne tenga conto.

+ Chiedo inoltre che per Psicologia sia immediatamente ripristinata la laurea quinquennale.”

 

Dalla lettera inviatami apprezzo la tua disponibilità a impegnarti in difesa della nostra professione, ma intuisco una qualche disinformazione e impulsività.

Sembra che tu non consideri che da oltre 20 anni le scuole di specializzazione in psicologia clinica sono state normate dai decreti relativi all’area sanitaria; inoltre su 14 scuole attive, 10 sono in facoltà mediche, 2 sono interfacoltà e 2 in facoltà di psicologia. Inappropriato dunque parlare di scippi o invasioni di campo…

Prescindendo dalle considerazioni più ovvie, che certo condividiamo, vorrei richiamare la tua attenzione su quattro problemi generalmente trascurati.

 

1 – La formazione universitaria degli psicologi soffre di un’evidente squilibrio fra il numero degli studenti iscritti (lo scorso anno alla laurea erano 45.898 di cui 13.164 al primo anno, alla successiva laurea specialistica 4.926 di cui 4.212 al primo anno e in più vi erano 17.026 ancora iscritti al vecchio ordinamento) e laureati (oltre 6.000), le risorse formative e le stesse prospettive professionali. Invece nell’area sanitaria Ministero della salute e MIUR hanno concertato corsi di studio con numeri di iscrizioni limitati e risorse di docenza e strutture adeguate.

 

2 – Nel sistema universitario italiano esistono ora 26 sedi di corsi di laurea in psicologia (di cui 16 sono facoltà di psicologia) e 42 facoltà di medicina; i professori universitari nei settori psicologici sono ora poco meno di 1.100, quelli nei settori medici oltre 11.000.

 

3 – La formazione specialistica post laurea in medicina, e in altre professioni, si svolge in strutture universitarie. Le scuole di specializzazione attive nell’area medica sono diverse centinaia. Invece quelle di area psicologica (salute, ciclo di vita, valutazione, neuropsicologia), si contano sulle dita delle mani, e non per assenza di domanda, infatti esistono oltre 300 corsi di specializzazione in psicoterapia privati per medici e psicologi (vedi elenco in http://www.miur.it/UserFiles/2183.pdf).

 

4 – La tutela della nostra professione è stata in larga misura gestita da esponenti delle organizzazioni degli psicologi che operano nelle strutture sanitarie pubbliche. Tuttavia, da anni, nel Consiglio Superiore di Sanità, il principale organismo di consulenza del Ministero della Salute, non esiste alcuno psicologo. Evidentemente ciò influenza le scelte di quel ministero, anche quelle concertate sull’università. Per dirne una, il decreto di riordino delle scuole di specializzazione dell’area psicologica è fermo da molti mesi proprio al Consiglio Superiore di Sanità.

 

Nell’assoluto rispetto delle leggi vigenti e della magistratura chiamata a esprimersi al riguardo, è anche rispetto a questo contesto problematico che il CUN, organo di rappresentanza delle autonomie universitarie, ha espresso all’unanimità all’avvocato dello stato sul ricorso del CN dell’Ordine degli psicologi il parere “che le richieste intese a riservare l’accesso alle Scuole di Specializzazione in Psicologia Clinica ai soli psicologi, ad eliminare l’afferenza obbligatoria alla Facoltà di Medicina e Chirurgia di tali Scuole (anche se in possibile concorso con altre Facoltà ) e a modificare la denominazione delle Scuole di Specializzazione in Psicologia Clinica in Scuole di Specializzazione in Psicoterapia non possano essere accolte”.

 (il parere è leggibile in http://www.murst.it/cun/novita/notizie-194.html).

 

Se si continueranno a trascurare i problemi di contesto sopra accennati, per quanto si possa ricorrere a confusive demagogie, le strade per accrescere il prestigio della nostra professione e per garantirgli una adeguata formazione e una buona fruibilità sociale resteranno in salita e piene di ostacoli.

 

Augurando che il tuo impegno e la tua protesta si indirizzino verso obbiettivi appropriati e fattivi ti invio i migliori saluti

 

Cristiano Violani

  

PS   L’ auspicato ritorno alla laurea quinquennale, accennato in alcune lettere, non riguarda il CUN ma il Parlamento e il Governo, infatti richiederebbe la modifica della legge 197 del 1997 e dei conseguenti decreti 509 del 1999 e 240 del 2004. Comunque nulla ostava e osta alla formulazione di percorsi formativi efficaci ed integrati, poiché 3+2 fa appunto 5.

Terza lettera: Le nostre “persistenti perplessità”

Egregio Prof. Violani,

Le siamo grati per l’attenzione che mostra verso le nostre iniziative. Cionondimeno dobbiamo constatare che non sta rispondendo nel merito alle questioni da noi sollevate e, nonostante le Sue affermazioni, non cogliamo alcuna reale convergenza di opinioni nelle comunicazioni che ci ha girato, invero disorganiche.

I chiarimenti che offre (circa le richieste formulate al CUN dal Ministero e le radici della Sua rappresentanza in quell’organo) non ci aiutano a capire come mai, un prestigioso docente di Psicologia quale Lei è, si sia schierato contro l’autonomia scientifica e culturale della sua area professionale e non abbia colto alcun sostegno a questa indipendenza né nella più che trentennale storia della formazione universitaria in questo ambito né nella legislazione professionale né nei pronunciamenti del più alto Tribunale Amministrativo.

Anche la lettera che acclude illumina ben poco: i punti della Sua argomentazione sembrano basarsi su un ragionamento del tipo: “siccome la Psicologia in Italia è in uno stato catastrofico – la formazione è allo sbaraglio (con pochi laureati rispetto agli iscritti, poche scuole di specializzazione pubbliche e tante private, pochi docenti) laddove la formazione in medicina è molto meglio funzionante e gli psicologi non contano nulla nella società italiana (tanto che la loro rappresentanza nelle istituzioni statali che pesano è inesistente) – tanto vale lasciare che la Psicologia Clinica afferisca alle facoltà di Medicina, che hanno mezzi molto più potenti a disposizione.

Così la formazione in Psicologia avrà un ulteriore e cruciale motivo di strutturale carenza. Ci sembra davvero un “tanto peggio, tanto meglio” che definitivamente preclude “…le strade per accrescere il prestigio della nostra professione e per garantirgli una adeguata formazione e una buona fruibilità sociale”!

Pubblicheremo questo scambio di e-mail con la nostra prossima News Letter, disposti nel frattempo a recepire Sue eventuali rettifiche o ulteriori argomentazioni.

Cordialmente

Per AltraPsicologia

Dr. Felice Damiano Torricelli

redazione@altrapsicologia.it

Quarta lettera: Si delinea la prospettiva fatta propria dal CUN

Caro dottor Torricelli,

Provo a spiegarmi meglio. Il fatto è che il CUN, organo di rappresentanza delle autonomie universitarie e composto da circa 50 esponenti di diverse aree disciplinari (tra cui 1 –il sottoscritto- psicologo) non ha discusso né della sentenza del CdS né dell’autonomia della psicologia bensì di uno specifico ricorso del CNOP secondo cui l’autonomia di 14 università si sarebbe dovuta conformare a una sentenza amministrativa e le facoltà mediche avrebbero potuto denominare le scuole a cui fossero ammessi medici specializzazioni in psicoterapia. Infatti la richiesta posta dal MIUR al CUN era di fornire un parere all’avvocato dello stato che difende le università.

Oltre alle considerazioni esplicitate nel parere del CUN comprenderà che, se si fosse realizzato lo scenario prospettato dal CNOP, le facoltà mediche, perso interesse per la tipologia Psicologia clinica, avrebbero potuto chiuderle per destinare la ventina di borse fornite dal ministero della Salute (poche ma molto appetite) ad altre scuole dell’area. Dunque, poiché le facoltà di Psicologia in oltre 10 anni hanno attivato in tutto solo 8 scuole dell’area psicologica, la disattivazione di una dozzina delle SdS in psicologia clinica delle facoltà mediche avrebbe dimezzato il numero delle scuole di specializzazione universitarie che abilitano all’esercizio della psicoterapia e sono accessibili ai laureati in psicologia. Esattamente il contrario di quanto da lei auspicato.

Le assicuro che non ho avuto difficoltà a promuovere l’autonomia scientifica e culturale della psicologia quando ho proposto e fatto approvare dagli interessati e dal CUN una definizione del settore scientifico di Psicologia Clinica m-psi/08 che ha superato molte confusioni e sovrapposizioni con il settore Psichiatria; e neppure quando abbiamo evitato confusive giustapposizioni di competenze psico-pedagogiche o psico-sociologiche negli ordinamenti delle classi dei corsi di studio.

Contrariamente a quanto lei pensa, riguardo allo stato della psicologia nelle università ritengo che negli ultimi anni siano stati realizzati notevoli miglioramenti: il numero di iscritti ai corsi di studio è quasi costante ma il numero delle sedi è più che raddoppiato e parimenti è aumentato il numero dei docenti; praticamente tutte le sedi hanno istituito una programmazione delle iscrizioni ed è avviata una riorganizzazione della didattica differenziata per aree e livelli che potrà correggere gli errori della prima applicazione della riforma ex DM 509/99; è pure migliorata la rappresentazione della psicologia nel contesto accademico, p. es. nella valutazione della ricerca CIVR i risultati della psicologia sono stati più che egregi.

Non conosco altrettanto bene la situazione extrauniversitaria della psicologia ma l’assenza di una presenza nel Consiglio Superiore di Sanità è evidentemente deleteria.

Ovviamente moltissimo è ancora da fare e, poiché per ragioni anagrafiche ho una prospettiva temporale più breve della sua, non posso permettermi di disperdere energie in imprese che non diano risultati positivi immediati.

Rispondo ora rapidamente alle stesse domande che mi ha posto modificandone l’ordine.

 

>1. Come mai il CUN non ha considerato, fra gli atti di interesse e i vincoli legali relativi all’argomento su cui era chiamato a deliberare, la sentenza del Consiglio di Stato n. 981 del 2004 che testualmente recita“… ai laureati in medicina non è consentito acquisire specialità psicologiche diverse dalla psicoterapia. La psicologia clinica, inoltre, rappresenta una specializzazione della psicologia (e non della medicina) e consente anche, ma non solo, l’esercizio della psicoterapia. Essa, in quanto specializzazione della psicologia, non può che essere riservata ai soli psicologi”?
Al CUN non era chiesto un parere sulla sentenza del CS bensì sul ricorso del CNOP e sulle argomentazioni contenutevi.

>2. La pletora dei laureati in Psicologia si scontra con le ristrettissime possibilità di formazione specialistica universitaria: i posti per Psicologi nelle Scuole di Specializzazione Universitarie sono assolutamente irrisori. Non Le sembra che, privando la Psicologiadi percorsi specialistici universitari propri e della politica relativa, si facciano, ancora una volta, gli interessi di parte delle scuole di specializzazione private in psicoterapia?
Appunto perché le opportunità di specializzazione e di abilitazione all’esercizio della psicoterapia in ambito pubblico sono anomalmente scarse, anziché incoraggiare la quasi certa disattivazione delle scuole istituite presso le facoltà Mediche a me, ad altri colleghi universitari e al CUN interessa che sia finalmente varato il decreto di riordino delle scuole di specializzazione dell’area psicologica, che ne aumenterà la qualità e la competitività, e tra cui può ora essere aggiunta una quinta tipologia in Psicologia clinica richiesta dalla Conferenza dei presidi di psicologia.

>3. Il fatto che la Psicologia in Italia si sia sviluppata (più di cinquant’anni fa) nell’ambito delle Facoltà di Medicina e Chirurgia viene portato dal CUN a sostegno della decisione di cui si discute, come se il passato avesse consegnato agli ordinamenti didattici di Medicina un primato indiscutibile, non assoggettabile ad alcuna revisione storica e culturale. Cinquant’anni sono davvero tanti, in un’epoca di evoluzione rapida come l’attuale. In questo frattempo la Psicologiaprofessionale in Italia ha subito mutamenti e sviluppi che l’hanno portata, ormai ben più di 30 anni fa, a produrre Corsi di Laurea autonomi da Medicina (peraltro incardinati, allora, presso le facoltà di Magistero) e, ormai 17 anni fa, con la legge 56/89, a costituirsi come professione autonoma. Non Le sembra che la motivazione alla conservazione dello status quo e dei privilegi acquisiti della classe medica, più che l’analisi dell’attuale situazione, abbia orientato la presa di posizione del CUN?

Come detto, non erano in discussione questi argomenti, del tutto condivisibili,  ma la ratio della perdurante presenza di scuole di specializzazione in psicologia clinica nelle facoltà mediche.

>4. Nel giro di pochi anni si è arrivati ad avere 26 Corsi di Laurea in Psicologia e circa 50.000 professionisti iscritti agli Ordini degli Psicologi, con una larghissima pletora che spesso pregiudica un concreto inserimento nel mercato del lavoro. Come giudica l’attuale squilibrio, nella formazione universitaria, tra il numero di iscritti ai Corsi di Laurea in Psicologia (circa 45.000) e le prospettive occupazionali? Quali correttivi crede che, dalla Sua posizione di membro del CUN e di docente prestigioso, possano essere apportati alla situazione attuale?
La questione è complessa e non esauribile in poche righe. Non si può trascurare che gran parte dei laureati in psicologia iscritti all’Ordine provengono dai corsi quadriennali in psicologia attivati tra l’inizio degli anni ‘70 la metà degli anni ’80 in un pugno di sedi con migliaia di iscritti ciascuno, nonché dai successivi corsi quinquennali attivati successivamente in una decina di sedi e con le stesse caratteristiche. L’aumento delle sedi universitarie dotate di adeguati requisiti formativi è necessario e positivo per ridurre il numero degli iscritti interessati a una prospettiva professionale, in particolare nei corsi di secondo livello, e ad aumentare la qualità formativa e a garantirla secondo standard europei. La via per il miglioramento è nei sistemi di assicurazione della qualità e di certificazione dei corsi nel cui ambito deve essere accelerato il processo di valutazione della occupabilità dei laureati.

Cristiano Violani

Questa quindi la posizione del prof. Violani.

Mi chiedo cosa pensino delle sue argomentazioni i rappresentanti istituzionali della professione. Proveremo a chiederglielo.