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Il peggiore dei traffici: quello di bambini. Le cronache di questi giorni di Luglio 2019 ci raccontano che in diversi comuni dell’Emilia Romagna potrebbe essersi consumato un mercato di bambini, attraverso l’allontanamento dalle famiglie per abusi e maltrattamenti falsi.

Un traffico che sembrerebbe organizzato in modo sistematico attraverso l’uso distorto dei provvedimenti che prevedono l’allontanamento di minori dalle loro famiglie di origine e il loro collocamento o affido presso comunità, strutture di accoglienza o famiglie affidatarie.

Nessun fatto è al momento confermato, siamo alle indagini. Vero è che ci sono diversi arresti, fra cui un sindaco e vari operatori sia pubblici che privati. Compresi psicologi. Per cui vale la pena parlarne, anche più in generale.

Dalle prime fonti giornalistiche, si tratterebbe di una sorta di macchina organizzativa fondata sulla sistematica falsificazione delle valutazioni sulle famiglie, con lo scopo di allontanare i minori anche quando non ce ne fossero stati i presupposti.

Il movente materiale attribuito a tutta questa vicenda sarebbe il denaro generato quando un minore viene allontanato dalla famiglia e deve trovare collocazione. In questo caso, gli enti pubblici preposti (in genere i Comuni, a volte le ASL o altri) corrispondono contributi economici e rette. Che vanno alle famiglie affidatarie oppure alle comunità di accoglienza.

Le descrizioni giornalistiche – lo sappiamo per esperienza – sono narrazioni che si modificano nel tempo. Non sono una base affidabile per qualunque valutazione dei fatti.

Ma cercando di trarre qualche considerazione sulla vicenda, le cronache sembrano parlarci di un’organizzazione basata su registri antisociali.

Che non fonda il suo business su droga, appalti, migranti, furti, rapine o prostituzione, ma sui minori. Infiltrandosi nel sistema pubblico-privato in modo non dissimile da quello che avviene per il traffico dei rifiuti, degli appalti, per il riciclaggio del denaro e per tutti gli altri traffici a cui la peggiore Italia ci ha abituati. Ma è lo stesso: l’Altro ridotto a oggetto, a mezzo e non a fine.

È evidente che un’organizzazione antisociale per definizione non è la norma. Che il sistema della tutela dei minori non funziona così in tutti gli altri Comuni d’Italia. Per cui qualunque generalizzazione è indebita. Eppure quando emergono queste vicende, qualche riflessione di sistema va fatta.

Il sistema di tutela dei minori in Italia presenta ancora oggettive fragilità. Su cui negli ultimi anni si è tentato di porre rimedio, ma la strada è ancora lunga.

(1) Intanto le comunità di accoglienza per minori. Sono strutture rette su forme associative o cooperative, servizi affidati attraverso bandi di appalto (quando va bene) che sono da decenni totalmente esposti al vento del mercato.

I minori, spesso con storie tremende alle spalle, sono affidati nella loro quotidianità ad operatori che in molti casi sono giovanissimi, precari e sottopagati, con turnazioni 7/7 e 24h.

Certo, esistono realtà ottime dal punto di vista organizzativo, ma non nascondiamoci dietro a un dito: un servizio di tale rilevanza sociale dovrebbe essere innanzitutto riparato da qualsiasi questione di conti, di rette giornaliere, e non dovrebbe nascere come alternativa più economica ad un servizio pubblico di accoglienza. Mentre questa, bene o male, è la storia di molte realtà.

(2) Nel tempo si è poi aggiunta una stortura ulteriore: l’affidamento anche di parti delle funzioni di valutazione a privati. Con il risultato che a valutare un caso familiare delicato non è più solo il Tribunale Minori, non è più solo il Servizio pubblico di territorio (che hanno vincoli di ruolo ben stringenti), ma anche privati che hanno vinto appalti temporanei. Ma che pur sempre privati restano.

(3) Qualche parola andrebbe spesa anche sul delicatissimo tema dei Giudici Onorari. Che svolgono anche nei Tribunali per i Minorenni funzioni giudicanti a tutti gli effetti. Sul loro ruolo e in particolare sulle loro incompatibilità solo dal 2015 è intervenuta una regolamentazione più stringente.

Il Consiglio Superiore della Magistratura con la Circolare n. P. 19415 del 26 ottobre 2015 ha sancito che il Giudici Onorari che operano nei Tribunali per i Minorenni non possano in alcun modo avere rapporti professionali con strutture di accoglienza.

Specifico, come considerazione personale fondata su esperienza diretta, che fino al 2015 e in parte anche successivamente erano presenti nei Tribunali per i Minorenni dei Giudici Onorari con ruoli importanti nelle strutture di accoglienza per i minori.

E per quanto non potessero ovviamente seguire in modo diretto come Giudici casi che poi erano accolti nelle loro strutture, comunque vi era una promiscuità inaccettabile che minava, sostanzialmente o potenzialmente, l’imparzialità e la terzietà dei Tribunali.

Molte di queste e altre storture del sistema della tutela dei minori non del tutto superate, ma si cerca di rimediare.

Questi temi devono comunque restare oggetto di riflessione nazionale fra tutte le istituzioni coinvolte: la magistratura, lo Stato e gli Enti Locali, il SSN, le istituzioni delle professioni coinvolte.

(4) Per parte degli psicologi, e tralasciando le condotte delinquenziali che comunque devono seguire la via giudiziaria e del procedimento deontologico, abbiamo una responsabilità e un impegno da assumere.

La responsabilità è quella di esserci ancora troppo divisi in approcci al limite del settario, generando ruscelli teorici laddove, per presentarci affidabili all’opinione pubblica, dovremmo invece cercare di unire le forze e le acquisizioni in un unico fiume di prassi certe, scientificamente solide e uniformi a livello nazionale.

E l’impegno dovrebbe essere convergere verso organizzatori identitari diversi, che non siano più [solo] centrati sulle scuole teoriche, ma anche e soprattutto sui problemi da risolvere che la società ci presenta, e su un metodo di sviluppo della conoscenza – quello scientifico – che è il solo a portare soluzioni ai problemi e non appartenenze religiose.

(5) Infine, la cura dei minori abusati e maltrattati. Come ben evidenzia Luigi Cancrini nell’intervista che ci ha concesso in questi giorni, all’apparato della tutela dei minori manca un pezzo fondamentale, che è la cura degli esiti psicologici e comportamentali. Questi bambini e ragazzi, futuri adulti, non hanno bisogno solo di un posto sicuro dove stare. Hanno bisogno anche di cura psicoterapica, di esperienze terapeutiche che sappiano riparare ai danni che purtroppo hanno subito e che non passano da soli.

A tutti gli psicologi, l’invito di Altrapsicologia a dibattere questi temi non solo in tempo di guerra, quando la professione cade sotto i riflettori per le condotte discutibili dei singoli, ma con costanza. In modo da raggiungere prassi consolidate e comuni.