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Se volessimo provare a contestualizzare con maggiore puntualità spirito e senso del nostro scendere in piazza, come comunità professionale, io credo che l’occasione che ci viene data dal decreto del MIUR (a proposito della gestione di una specialità medica che abilita, di fatto, all’esercizio delle nostre professioni) non sia altro che la punta dell’iceberg, l’ennesima prova di quanto il nostro titolo, il nostro collocamento sociale, il nostro credito e credibilità, come categoria professionale si stanno progressivamente sfaldando.

LA NOSTRA CATEGORIA E’ ALLA SVENDITA FALLIMENTARE.

Tutto gioca a favore di un probabilissimo scenario futuro nel quale la voce degli psicologi, già flebile oggi, domani sarà ancor più sommersa e schiacciata e la “medicina psicologica” sta prendendo il posto della Psicologia.
Inutile soffermarsi su tutte le ricadute “logiche” riguardanti il mercato del lavoro pubblico e privato (pensate solo a tutti i possibili Medici di base, di famiglia, anche specializzati in Psicologia Clinica), così come è inutile prendere atto di cosa questo comporterebbe a livello culturale, nella visione della salute e del rimedio al dolore psicologico.

Chi tra di noi aveva indovinato questo andazzo nulla ha potuto fare se non assistere schifato e perché politicamente impotente; chi invece lo stesso andazzo non solo lo conosceva bene, ma era investito di responsabilità istituzionali, ha fatto di tutto per tacere la verità ai suoi colleghi, in vista magari di un luminoso futuro personale.

La stessa logica che ha governato la gestione di questo ennesimo scippo, presiede, cari colleghi, alle altre innumerevoli occasioni mancate o perdute per lo sviluppo delle nostre professioni:

  • nomenclatore/tariffario non approvato (siamo privi di ogni elemento di contrattazione legale e istituzionale)
  • leggi per la psicologia ferme da anni in parlamento (Psicologia scolastica, Psicoterapia, Psicologi di base, etc.)
  • colleghi giovani del tutto indifesi, sfruttati e sottopagati nel Terzo Settore ed in genere disorientati rispetto alla formazione e alle prospettive occupazionali.
  • costante erosione da parte di professioni-civetta (counselors non laureati, coach, mediatori, motivatori, etc.), inventate dagli stessi formatori di psicologi e psicoterapeuti.
  • nessuna operativizzazione delle competenze professionali  “esclusive” previste dalla legge
  • apertura acefala e opportunistica del “mercato” della Psicologia a professioni che invece sono elettivamente “etiche”.
  • concorsi chiusi
  • non equipollenza del titolo di Psicoterapeuta ai fini concorsuali
  • la barzelletta delle lauree triennali
  • E così via (l’elenco è ancora lungo)

Allora, delle due l’una:

chi ci doveva rappresentare e tutelare è stato incapace (e raccoglie la nostra personale comprensione umana [ma è meglio che si faccia da parte]),

chi ci doveva rappresentare ha anteposto logiche personalistiche a quelle collettive.
Perché non si spiega come mai su una lista così clamorosa di svarioni non ne abbia azzeccata nemmeno una!

Scendere in piazza allora, dal nostro punto di vista, oltre a protestare per l’ennesimo scandalo perpetrato ai nostri danni, significa manifestare l’esistenza di una categoria professionale ancora viva, seppure ferita, che vuole dignità, ma non per conquistare il proprio posto al sole, ma solo per poter espletare le proprie prerogative nella società, per poter lavorare, per poter difendere il diritto alla salute psicologica dei cittadini.

Con queste motivazioni invitiamo ciascuno di voi ad essere presente (a farsi “vivo”) a Roma il 10 Dicembre, in nome della Psicologia e degli Psicologi.
Comitato Organizzatore Manifestazione degli Psicologi Italiani del 10 Dicembre 2005 – AltraPsicologia