AltraPsicologia ha fatto della tutela della professione il primo dei suoi obiettivi: abbiamo sempre denunciato tutte le intromissione di pseudoprofessioni nelle discipline psicologiche che, per Legge, sono riservate a chi è iscritto all’ordine degli psicologi.
Ma denunciare non basta, occorre anche definire meglio la professione di Psicologo. Da circa tre anni, per la prima volta, AltraPsicologia dirige l’Ordine degli Psicologi della Lombardia, ed è a partire da qui che abbiamo potuto mettere mano alla definizione degli Atti Tipici dello psicologo.
Ci siamo resi conto che era necessario iniziare il lavoro da zero: infatti, a parte qualche sentenza a nostro favore e un documento sulla “diagnosi psicologica e psicopatologica” (stilato nel 2009 grazie alla tenacia della Presidente della Toscana), non ci sono documenti che definiscano chiaramente chi sia e cosa faccia lo psicologo, al di là della definizione data dalla legge 56/89. In questi vent’anni di Ordini degli Psicologi, ben poco è stato fatto in questa direzione.
L’assordante silenzio di questi vent’anni di Ordine professionale era troppo clamoroso per essere trascurato. È inutile indignarsi per l’intromissione di altre professionalità, quando non si sono chiariti i confini, quando si è in ritardo su tutto. E così, a partire dai principi che fondano Altrapsicologia ci siamo trovati di fronte la sfida di partire da zero, dal vuoto fino ad ora esistente.
Come dire che questi vent’anni di ordine degli psicologi siano serviti più a riconoscere chi la laurea in psicologia non l’aveva (grazie alle vecchie sanatorie che aprivano le porte anche ai laureati in altre discipline) che a tutelare la professione dalle intromissioni improprie.
La mancanza di basi su cui costruire la nostra tutela professionale e chiarire la tipicità della professione di psicologo, poneva difficoltà ancora maggiori nel definire l’ambito di esercizio e i conseguenti strumenti psicologici.
Da un lavoro documentale e di ricerca delle fonti, l’Ordine della Lombardia ha strutturato e presentato un primo documento per definire l’ambito psicologico, e per poter comprendere quanto ci sia di “psicologico” in molte attività che mimano quello che fanno gli psicologi. Come ad esempio, il counseling – così come è concepito ed esercitato in Italia – il life coaching, la consulenza esistenziale, e tutto il vasto campionario di strane definizioni che facilmente si trova su web.
Il documento parte da una valutazione del contenuto della professione e del significato di psicologia, ponendosi al di fuori dagli aspetti meramente giuridici.
L’Ordine della Lombardia ha successivamente chiesto un parere ad Eugenio Calvi – uno dei padri fondatori della psicologia professionale italiana – che ha portato la sua esperienza e il suo contributo, dandoci la direzione per la definizione operativa degli atti riservati agli psicologi.
In parallelo, la c.d. sentenza Zerbetto ci ha rassicurati ed ha confermato che siamo sulla strada giusta per l’affermazione del diritto della cittadinanza ad avere chiarezza rispetto alle attività riservate agli psicologi, e del diritto di noi psicologi professionisti ad avere chiara definizione di ciò che è esercizio abusivo.
L’obiettivo è di definire in modo sia teorico che pratico, la professione di psicologo, a partire dall’analisi delle sue definizioni, pratiche e funzioni. Il frutto di questo lavoro sarà un documento di riferimento sugli ‘Atti Tipici della professione di psicologo’, che permetterà di essere ancora più rigorosi e chiari nel tracciare i confini del nostro ambito di attività e nella possibilità di opporlo all’esterno, soprattutto come atto informativo verso la cittadinanza.
Continueremo in questa direzione, affermeremo il diritto alla chiarezza per il cittadino e per gli psicologi. Intanto, ribadiamo il nostro impegno per tutelare la professione, perché la salute e il benessere delle persone non sono un mercato, ma un diritto.
All’inizio del 2007 ho presentato al CNOP il ““PROGETTO PER L’INDIVIDUAZIONE DEGLI ATTI TIPICI SOGGETTI A RISERVA DELLA PROFESSIONE DI PSICOLOGO” di cui http://www.psicologia.toscana.it/index.php?id=206 che ha dato origine al Gruppo Atti Tipici del CNOP ,da me coordinato. Con molta fatica il primo gruppo ha prodotto alcuni studi e pareri legali su vari temi, alcuni sono poi confluiti nel Parere sulla Diagnosi http://www.psy.it/allegati/parere_diagnosi.pdf.
A gennaio 2011 si è ricostituito il gruppo Atti Tipici, sempre da me coordinato , per affrontare il secondo atto/funzione professionale “ prevenzione della patologia e promozione della salute”. Abbiamo licenziato il Parere a Novembre 2012 . Attualmente è in corso di stampa. In linea generale ritengo che il problema della definizione degli Atti Tipici, come molte altre questioni fondanti lo specifico professionale, non possano nè debbano essere affrontate dagli Ordini territoriali ma sia compito del Consiglio Nazionale offrire una linea univoca sulle medesime. Diversa è la questione della tutela e difesa in giudizio rispetto all’esercizio abusivo della professione che spetta di diritto ai territoriali e su cui anche la Toscana ha investito risorse umane ed economiche con , anche, diversi successi e sentenze a noi favorevoli.
Cara Sandra,
Hai perfettamente ragione, la questione dovrebbe essere nazionale ma mancando l’intervento del nazionale abbiamo deciso di iniziare a muoverci come Ordine degli Psicologi della Lombardia.
Molto interessante il gruppo costiituito al CNOP. Peccato che il CNOP continua a mantenere riservati i suoi verbali, anche a noi Consiglieri regionali, così anche se ogni tanto fa qualcosa di buono non lo può sapere nessuno.
Ci sarebbe anche il problema di distinguere cosa non può fare uno psicologo che non sia psicoterapeuta, ma essendo questo un tema interno agli psicologi temo che non verrà mai affrontato, eppure ce ne sarebbe bisogno, poiché ora un laureato in psicologia (magari con 66/110)che abbia superato l’esame di stato non ha alcun limite nel trattare pazienti.
Per non parlare poi di tutti quegli psicologi (abilitati o meno all’esercizio della psicoterapia) che lavorano senza avere fatto un’ora di analisi personale e/o di supervisione …
Carlo Mattacchini
Caro Carlo,
la questione è più semplice di quello che sembra: basta andare a vedere la differenza tra counseling e psicoterapia e abbiamo la distinzione tra intervento psicologico e psicoterapeutico. In più lo psicologo può fare diagnosi come lo psicoterapeuta.
Per la supervisione personale il discorso è diverso, devo ancora trovare una ricerca che dimostri che chi ha fatto analisi personale è più efficace nel trattare i pazienti di chi non l’ha fatta. Nel caso segnalamela.
Caro collega Mattacchini sono psicoterapeuta ad indirizzo Analitico transazionale e gestalt. Ho superato lo scritto e sto preparando l’orale per il conseguimento del titolo di Analista Transazionale clinico certificato dall’associazione europea di AT. Ho in corso la seconda specializzazione in bioenergetica. Sono practitioner in EMDR. Ho anche una formazione in ipnosi. Pratico da 25 anni differenti forme di meditazione. Ho fatto 8 anni di terapia personale in due cicli con due terapeuti (un uomo e una donna. Ho una regolare supervisione della mia attivita’ professionale.
Sono grato alle due scuole di specializzazione che ho frequentato per l’obbligo previsto della psicoterapia individuale e di gruppo.
Non riesco a immaginare come puo’ uno psicologo pretendere di sedersi di fronte ad una persona cliente per un’ora e comprendere il disagio se, verosimilmente, non riesce a stare piu di qualche minuto con se stesso.
Noi, spesso, confondiamo le conoscenze (accademiche) con le competenze professionali ed umane richieste dalla nostra professione.
Quindi concordo pienamente con te.
Aggiungo che concordo anche con l’amico Paolo Campanini: occorre definire gli atti tipici e cioe’ i confini “esterni” della professione e accordarsi sui suoi contenuti e comunicarli all’utenza e alla societa’ civile.
Solo dopo potremo chiarire , all’interno della piu ampia categoria psicologica, chi fa che cosa. Qui sara’ inevitabile affrontare – con la necessaria cautela e progressivita’ – quello che possiamo chiamare un confuso abusivismo intracategorie. Ersindo Nuzzo
già…purtroppo un problema con cui mi scontro spesso…direi che per equità (oltre che per equilibrio)bisognerebbe far chiarezza e pulizia dentro (anzitutto) e poi fuori, altrimenti vediamo all’esterno il nemico (presunto), senza riconoscerne all’interno le radici
Ciao a tutti,
lo psicologo interviene in ambito psicologico, ma questo cosa vuole dire? Ad esempio fa diagnosi e riabilitazione in tale ambito, ma cosa significa “ambito psicologico”?
Per intenderci, si può avere un’idea generale di cosa sia la psicologia se si vanno a vedere i settori scientifici che ne fanno parte. Quelli ufficiali sono 8, in base al D.M. Del 04/10/2000.
Psicologia generale, Psicobiologia e psicologia fisiologica, Psicometria, Psicologia dello sviluppo e psicologia dell’educazione, Psicologia sociale, Psicologia del lavoro e delle organizzazioni, Psicologia dinamica, Psicologia clinica.
Non sono d’accordo in una divisione netta tra matria e non materia. La psicologia è anche psicobiologia, si occupa anche del corpo.
Ho letto il documento sugli atti tipici dello psicologo sul portale OPL, mi chiedo se è ipotizzabile una sorta di road map (una sorta di scaletta) riguardo la loro definizione a livello nazionale e voto finale. Quali sono i tempi? Grazie.
Ci sono già, Cristian 🙂
Il CNOP pubblicherà infatti a breve (si parla di questo mese) il documento nazionale sugli Atti Tipici, che va ad aggiungersi a quello sulla tipicità della diagnosi già pubblicato.