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Aisha – repetita iuvant

L’Italia è un paese straordinario – nel senso etimologico del termine ­– che non solo affascina gli stranieri ma spesso (ma non sempre volentieri…) stupisce anche noi, nati e cresciuti qui. Un paese dove “tecnico” da sinonimo di competente è diventato quasi un insulto, dove con lo “sciopero bianco” si applica pedissequamente un regolamento bloccando di fatto una attività professionale, dove una partita di calcio offre a poche decine di imbecilli la scusa a per mettere a ferro e fuoco una città con milioni di abitanti, dove chi sceglie il celibato e la castità come regola di vita spiega agli altri come crescere i figli e gestire una famiglia, dove ottuagenari governanti decidono del futuro dei giovani e dove la “società civile” sembra un marchio di garanzia valido tanto per la politica quanto per la scelta del guardalinee per la partitella aziendale di scapoli-separati-divorziati contro ammogliati-conviventi-friends with benefit (tocca adeguarsi ai tempi).

L’Italia è un paese strano perché è la patria del “ma anche” come del “con nessuno e contro nessuno”, dell’iperbole immaginifica, del distinguo contorto, del superlativo assoluto. E’ il paese in cui una azione illecita non è sufficiente sia solo vietata, deve esserlo anche severamente, così come non basta chiedere che un atto venga effettuato entro una certa data, ma deve anche essere ribadito “non oltre”, casomai qualche burocrate truffaldino sia dotato di una macchina del tempo in grado di consentirgli di sguazzare di qua e di là nel passato e nel futuro.

L’Italia è il paese dalla memoria corta; tanto, troppo corta. Un paese in cui è facile e comodo dimenticare anche quando la memoria è diritto più che dovere. E così capita che nell’angoluzzo di una risposta data dal presidente dell’Ordine degli Psicologi della Liguria al collega Nicola Piccinini

http://nicolapiccinini.it/ordine-psicologi-liguria-il-presidente-risponde-sulla-questione-carabinieri/2012/11/

ci si duole del fatto che alcune critiche vengano espresse – cito testualmente – da “altri che si firmano con acronimi”.

Ora, non è chiaro se al dott. Cai giungano reprimende dall’ONU, dissensi dalla NATO, contestazioni da ONLUS, puntualizzazioni dalla SNAI o divergenze di opinioni dall’OPEC, fatto sta che ci è sembrato che nella lettera ci sia un velatissimo accenno alle punzecchiature ironiche di Aisha, ed al fatto che Aisha sia “anonima” (e non “acronima”).

Ammesso e non concesso che così sia (a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina  – insegna un insigne esponente di quella Italia pitteggiata all’inizio) proviamo a spiegare ancora una volta chi sia davvero Aisha Proxima, perché non sia anonima (e tantomeno acronima) e perché certe dimenticanze o incomprensioni appaiono un po’ curiose.

Aisha Proxima è un nome, e questo di fatto esclude che sia anonima. Che Aisha Proxima sia uno pseudonimo è stato detto da subito e ripetuto sino alla noia, ma siamo nell’Italia dove scordare più che dimenticare conviene (ed i due termini non sono esattamente sinonimi…) e allora via, “repetita iuvant”!

“Aisha è costruita come un poliedro dalle molte facce intersecate tra loro, ed ogni sua parte corrisponde ad un pezzo di anima della professione di psicologo, o meglio ne rappresenta le nuove e nuovissime generazioni, da poco laureate o da poco specializzate.

Tutto ciò che è riportato in questo libro è assolutamente vero, seppure appaia inverosimile, ed è stato inserito all’interno di un racconto, costruito a partire dalle avventure e disavventure di vita professionale di otto colleghi tra i 27 ed i 35 anni.”

Dall’introduzione di “Sognavo di essere Freud” di Luigi D’Elia

http://www.aishaproxima.it/dallintroduzione-di-sognavo-di-essere-freud-di-luigi-delia/2011/03/

Aisha ha un nome, ed è Aisha; un nome che racchiude tutti i nomi di coloro che ad Aisha danno anima, parole, gesti ed azioni concrete. Aisha non ha un volto, ma solo perché vuole essere lo specchio in cui ciascuno possa riflettere la propria esperienza, il proprio vissuto, la propria storia. Aisha non è “nessuno” perché è tutti noi.

In un’epoca segnata dalla sovraesposizione mediatica in cui apparire è prioritario rispetto all’essere, Aisha è il frutto di una scelta lucida e precisa – fatta da individui ma senza individualismo – che sono convinti che i fatti debbano contare più di chi li compie. Aisha è e vuole essere visibilissima nelle sue azioni, è presente nei fatti anche se non compare fisicamente, è la rivoluzione copernicana del Vitangelo Moscarda pirandelliano, Aisha Proxima è una, è nessuno, è centomila.