Il nostro benvenuto a Roberta.

Roberta Caciopppo è entrata nella nostra Associazione. Sappiamo che è stata una scelta difficile, sofferta, maturata nel tempo.

Non possiamo che augurarci un proficuo lavoro insieme.

Di seguito pubblichiamo volentieri questo suo scritto di presentazione e spiegazione della sua scelta.

Non è la professione che onora l’uomo ma l’uomo che onora la professione.
Louis Pasteur

Etimologia della parola “politica”: “arte di amministrare la cosa pubblica”. E la “cosa pubblica” di uno psicologo che cos è?

Occuparsi di politica in senso generale significa dedicarsi, a qualunque livello, al bene della professione, lavorando secondo i principi deontologici, facendo rete con i colleghi, promuovendo la qualità della nostra professione, chiedendo in modo propositivo agli enti appropriati di cautelarci e sostenerci.

Personalmente ho cominciato ad occuparmi di politica professionale in senso ampio dal 2005: ho sempre creduto nel valore aggiunto della condivisione all’interno del gruppo, e dedicandomi in prima persona a un’intensa vita associativa, ho compreso quanto spazio possa esserci nella nostra professione per agire concretamente. Da allora è stato un lento e arricchente cammino in salita, che mi ha portata oggi ricoprire delle cariche istituzionali. In questo contesto sono sempre entrata a far parte di realtà esterne, “miste” o comunque già costituite, con l’idea di portare una sorta di valore aggiunto da affiancare alle prerogative di altri, per costituire nuove realtà integrabili. Ne è risultato un lavoro arricchente ma estremamente faticoso, fatto di continui lavori di cesello per trovare accordi e realizzare giuste distanze… operazioni che nel tempo non sempre si sono mostrate conciliabili, almeno per me. Oggi – nel 2013 – divento socia di AltraPsicologia: la necessità di focalizzarmi maggiormente su aspetti di tipo contenutistico ha progressivamente preso il sopravvento.

Esempi di temi sui quali ho sentito di avere una posizione precisa? La recente modifica dell’articolo 21 del nostro Codice Deontologico, o un atteggiamento risoluto sul tema dell’abusivismo: questi sono argomenti rispetto ai quali posizioni morbide rischiano semplicemente di essere ininfluenti, perché poco autorevoli. Oppure, ancora, penso al peso attribuito in alcune occasioni ad aspetti formali e limitanti dell’agire politico, a scapito di confronti concreti e investimenti sui contenuti: ad esempio, è un aspetto poco noto a chi non abbia un ruolo amministrativo, ma i gruppi di lavoro all’interno delle istituzioni possono funzionare se vengono pensati per raggiungere traguardi tangibili, al di là della mera rappresentanza politica. La psicologia in Italia sta attraversando una fase fondamentale della propria evoluzione, ora che è definitivamente terminato il periodo “fondativo” ed è necessario far fronte a istanze che provengono sia dall’interno – la promozione della nostra professionalità e la valorizzazione dei nostri principi deontologici – sia dall’esterno – quali le possibili conseguenze della legge 4/2013 sul riconoscimento delle professioni non regolamentate? – .

Negli ultimi mesi, gradualmente e inevitabilmente, ho sempre più messo a fuoco questi contenuti, e quella che è stata una vera e propria crisi – anche personale – è esitata nel desiderio di rivolgermi al gruppo di AltraPsicologia – che da sempre si batte per questi argomenti – affermando a monte una effettiva separazione dalle compagini politiche di cui ho fatto parte negli anni. La possibilità di entrare a far parte di una realtà già molto coesa al suo interno, aggregata attorno agli stessi temi nucleari che durante la mia esperienza di politica professionale hanno acquisito sempre maggior risalto, mi ha stimolata ulteriormente alla prospettiva di lavorare per mettere in atto azioni concrete, mirate e fruibili per i colleghi. Ho compiuto una scelta molto difficile, ponderata, ma non per questo meno sofferta, che sta comprensibilmente catalizzando su di me risentimenti, aspettative deluse e critiche di varia natura provenienti dalle persone con cui ho lavorato sino ad ora, con alcuni dei quali negli anni è nato un rapporto di sincero affetto reciproco. Ciascuno, comprensibilmente, porta avanti le proprie ragioni, e per me si è trattato innanzitutto di essere leale con i miei valori, con i miei compagni di avventura e con i colleghi che seguono il mio lavoro. Io sono così: ho tempi di elaborazione piuttosto lunghi e tormentati, ma una volta imboccata una strada in cui credo, è molto difficile farmi desistere.

Lavorando in questi anni a stretto contatto con i colleghi di AP in OPL, e negli ultimi mesi in ENPAP, ho sperimentato con mano cosa significhi impegnarsi ed esporsi in prima linea per portare avanti i valori in cui si crede. Ho compreso come su alcuni temi sia poco sensato cercare eccessive mediazioni, ma sia invece importante rischiare, per esprimere con determinazione le proprie istanze e declinare il proprio ruolo in modo chiaro e lineare: quasi mai i compromessi per il quieto vivere permettono di progredire. Ho compreso ulteriormente quanto il lavoro concreto con e per i colleghi necessiti di un quadro che sia realmente di riferimento. AP ne ha senza dubbio uno, fatto di correttezza e di dedizione, ma anche di punti chiari di riferimento: sulla formazione, sulla tutela, su un modo di fare promozione e difesa della professione.

Per questo ho deciso di rischiare, rinunciando al già noto per una nuova avventura in una cornice orientata ad essere fertile e produttiva di un senso di appartenenza evidente, che la psicologia sta ancora costruendo, ma che in questi anni è ormai imprescindibile.

I temi a me più cari, su cui in associazione investirò? La promozione della professione attraverso il rispetto e la valorizzazione dei principi deontologici; la sollecitazione delle dinamiche di appartenenza alla categoria, insieme alla tutela della nostra professionalità; la costruzione di una sempre maggiore rappresentanza istituzionale.

Roberta Cacioppo