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Che fine ha fatto la legge sulla psicologia scolastica?

La domanda nasce dalla constatazione che, mentre qualche anno fa l’attenzione sembrava concentrata su un’imminente approvazione della legge, oggi se ne parla decisamente meno e paiono essersi perse le tracce dell’iter della legge in questione.

Approfondendo si scopre che dal 1997 ad oggi sono stati presentati ben sette disegni di legge che prevedono l’istituzione dei servizi di psicologia scolastica (indicati con i numeri 1829, 2888, 2967, 3345, 3620, 3866-A). I differenti testi proposti sono stati in seguito unificati, e il testo unico è stato approvato dalla Commissione parlamentare che se ne è occupata durante la precedente legislatura. Il disegno di legge (998) è quindi approdato alla nuova legislatura in attesa di approvazione.

Sul sito del Senato troviamo una scheda con tutto l’iter (http://www.senato.it/leg/14/BGT/Schede/Ddliter/16487.htm ): la data più recente è quella del 2 luglio 2002, relativa ad una seduta della Commissione speciale in materia d’infanzia e i minori, il cui esito è il rinvio alla Commissione Istruzione, beni culturali.

E poi?

In questi tre anni, a quanto pare, il disegno di legge è rimasto fermo.

Ma che cosa prevede tale disegno di legge?

Se venisse approvato, ogni Regione potrebbe istituire il Servizio di Psicologia Scolastica, che “come supporto all’attività delle singole istituzioni scolastiche e delle famiglie, si propone di contribuire al miglioramento della vita scolastica sostenendo lo sviluppo armonico dell’alunno, operando per la prevenzione del disagio sociale e relazionale”. Come specificato, l’organizzazione del servizio prevederebbe “strutture specializzate o di singoli professionisti, comunque iscritti all’ordine professionale degli psicologi, anche mediante apposite convenzioni stipulate, ai sensi della normativa vigente, al fine di far fronte con continuità a tutte le esigenze rilevate”.

Si comprende anche da questi brevi cenni l’ampiezza e la complessità della funzione che tali servizi potrebbero avere, a fronte della situazione odierna in cui in ogni scuola sono attivi progetti diversi, condotti con tempi, modalità, risorse differenti, sia tra zone e tra scuole, sia all’interno di una stessa scuola. Si tratta nella maggior parte dei casi di progetti di breve durata, spesso non rinnovati, con operatori che cambiano e stili di lavoro che mutano in continuazione, non garantendo così né alla scuola né ai professionisti che vi operano un lavoro che abbia una continuità, che sia sistemico e che possa essere costruito in base alle esigenze in evoluzione della scuola.

Le attività previste per il servizio di psicologia scolastica sarebbero:

a) attività di consulenza e sostegno ai docenti, agli alunni e ai loro genitori sia in forma collegiale sia individuale. Gli interventi di consulenza individuale agli alunni sono effettuati di norma con il consenso dei genitori;

b) partecipazione alla progettazione ed alla valutazione di iniziative, sperimentazioni e ricerche che riguardano l’organizzazione del servizio scolastico nel suo complesso o nei suoi settori organici;

c) promozione di attività di formazione per gli operatori scolastici;

d) attività di orientamento e collegamento per e con i genitori finalizzata alla promozione e al coordinamento delle attività di orientamento scolastico e professionale, promozione di studi sui fenomeni di abbandono e insuccesso scolastico, promozione di un clima collaborativo all’interno della scuola e fra la scuola e la famiglia”.

Le attività citate confermano l’ipotesi di un servizio che possa dialogare con tutte le componenti della scuola, favorendo il contributo del professionista nei confronti dell’organizzazione scuola nel suo complesso.

A fronte di tali ambiziosi obiettivi, si rimane però profondamente delusi quando si arriva a leggere la voce “copertura finanziaria”. Per tutta Italia lo stanziamento previsto è di 4 milioni di euro all’anno…

Se guardiamo i dati relativi a due grandi regioni, ad esempio la Lombardia e il Lazio, significano rispettivamente 375 mila e 289 mila euro! Vogliamo ipotizzare l’intervento in 375 scuole della Lombardia? Sono mille euro a scuola! Peccato che in Lombardia le scuole statali siano ben 1303…

Se diamo un’occhiata alla situazione nel resto d’Europa, scopriamo qualcosa di interessante a proposito della psicologia scolastica. Nella maggioranza dei paesi europei è presente la figura dello psicologo scolastico (Austria, comunità fiamminga del Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Islanda, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito). Nella maggior parte di tali paesi lo psicologo scolastico è previsto dall’equivalente del nostro ministero dell’educazione e gli psicologi scolastici sono dipendenti pubblici, generalmente degli enti locali.

A fronte di tale situazione negli altri paesi europei, colpisce la mancanza in Italia di una regolamentazione che chiarisca quale sia la formazione e quali siano le modalità professionali attraverso cui alcuni psicologi possano operare nella scuola. Anche le condizioni in cui questi psicologi offrono il loro servizio rimangono assai vaghe e nebulose: non si comprende quale sia l’organizzazione del servizio offerto, su quali risorse finanziarie possano contare, quali siano le modalità di contatto e di collegamento con le varie scuole, come avvenga il dialogo con le altre figure presenti sia all’interno della scuola che a livello istituzionale. Tali elementi sono necessari per una seria politica professionale relativa alla figura dello psicologo scolastico.

Nel nostro paese mancano dati sia quantitativi che qualitativi sull’operato degli “psicologi scolastici”, e i molti psicologi che lavorano nella scuola lo fanno all’interno di progetti spesso poco coordinati e poco integrati, sia fra loro che con le altre attività scolastiche.

Un altro elemento da considerare è che tali progetti sono proposti in gran numero alle scuole, senza spesso che chi ne propone uno sia a conoscenza degli altri, data anche la presenza contemporanea di psicologi che lavorano per i servizi pubblici (ASL) e psicologi liberi professionisti, che lavorano per cooperative e associazioni o individualmente.

Da queste considerazioni risulta fondamentale riuscire ad elaborare una chiara ed operativa attività di politica professionale per gli Psicologi Scolastici. E l’Ordine degli Psicologi dovrebbe avere un ruolo di primo piano in tale senso.

Anche se la legge non è stata approvata, l’Ordine avrebbe potuto in questi anni, specie a livello regionale, attivare iniziative quali la convenzione con reti di scuole. Tali convenzioni avrebbero permesso di promuovere dei servizi di psicologia scolastica, di fornire un servizio utile alle scuole e di mettere in condizione gli psicologi di poter lavorare in modo professionale.