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Ieri sera su Rai 1, durante il programma Porta a Porta di Bruno Vespa, si è consumato il definitivo KO mediatico del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP). Un imbarazzato Fulvio Giardina, il Presidente del CNOP, ha rappresentato nel peggior modo possibile gli Psicologi italiani.

Non appagato dalle recenti figuracce in ambito nazionale e internazionale, ieri ha voluto replicare il numero in diretta televisiva da Bruno Vespa

Il tema oggetto di discussione è la Depressione. In studio sono presenti un paio di psichiatri e un paio di vip che hanno avuto esperienze di depressione nella loro vita.

Il dibattito comincia, si parla dell’utilizzo smodato degli psicofarmaci e di come questi producano effetti negativi sulla salute. A parlare è uno psichiatra che, in collegamento esterno, illustra i danni che gli psicofarmaci fanno alle persone. Le cose sembrano mettersi per il meglio per noi psicologi, tuttavia Giardina mostra fin da subito i suoi limiti nel cogliere i tempi televisivi: incapace di prendere la parola, tartaglia, alza il dito per prenotarsi (come fosse a scuola), lo si sente balbettare mentre tenta invano di dissentire da ciò che viene detto dalla psichiatra presente in studio, che di contro sostiene che il problema sia il sottodosaggio dei farmaci e l’eventuale autoprescrizione.

Dopo i primi scambi, Vespa propone l’argomento di discussione di sempre: una persona che si rende conto di essere depressa si deve rivolgere allo psichiatra o allo psicologo?

La domanda è evidentemente mal posta, figlia di una visione antiquata che mette in relazione dicotomica due figure che nella realtà professionale di tutti i giorni di solito lavorano insieme in modo complementare.

La psichiatra in studio è agguerrita e, quando il “nostro” cerca di argomentare (male) alcuni concetti (peraltro di una banalità estrema), lei viene inquadrata mentre fa segno di “no” con la testa dissentendo e sminuendo platealmente quanto detto da Giardina.

La tensione sale e se da un lato, con il passare del tempo, la psichiatra si trova sempre più a suo agio nel sostenere che i farmaci siano la sola soluzione possibile e che la psicologia faccia effetto dopo qualche mese solo perché quelli sono i tempi della remissione spontanea degli episodi di depressione maggiore, Fulvio Giardina annaspa e nel tentativo di dire qualcosa, in uno dei pochi momenti in cui riesce a prendere la parola, la spara grossa.

Propone una metafora paradossale, peraltro con una improbabile caduta dialettale nella domanda retorica finale, dicendo: “l’alcool è un farmaco che facilita le relazioni, cosa vuol dire che ci diviam ber?”. Dopo un momento di imbarazzo generale, viene liquidato da tutti come se avesse detto la tipica stupidaggine che scappa a chi, non avvezzo alla tv, utilizza paragoni efficaci nelle chiacchiere da bar, ma del tutto inappropriati nel contesto televisivo. Forse consapevole della gaffe appena fatta, lo si sente in sottofondo giustificarsi dicendo “ma no, ma io intendevo due bicchierini!”

Il dibattito prosegue e Giardina ormai all’angolo, paonazzo in volto, con una cravatta diventata ormai troppo stretta, cade nella trappola della dicotomia proposta da Vespa e, a sostegno della pari dignità della Psicologia con la Medicina parte con il suo cavallo di battaglia affermando che, dallo scorso anno, la Psicologia è per legge professione sanitaria e sarebbe quindi equiparata alla Medicina.

Un discorso debole fatto da un Presidente che sembra non possedere nel suo repertorio altri argomenti se non il richiamo alla normativa vigente, argomentazione che non sembra convincere nessuno.

Stremato, ma incapace di reagire, dà il peggio di sé nel giro finale, quando afferma che in definitiva chi ha problemi di depressione deve rivolgersi allo psicologo, pensando ingenuamente che il fatto di averlo detto renda automaticamente vero il messaggio. E invece la percezione è esattamente contraria, sembra uno degli spot anni ’60 di Carosello in cui il suggerimento era esplicito e, forse, allora efficace. Ma, siamo nel 2020, sono passati 60 anni. Le persone ormai comprano narrazioni (mai sentito parlare di story telling?), non si fanno influenzare dal ruolo di Presidente dell’Ordine degli Psicologi. E’ finito il tempo in cui “lo dice la tv!”, oggi per far passare dei messaggi bisogna essere preparati, studiare, argomentare, mostrarsi credibili e autorevoli. Insomma, esattamente il contrario di come è apparso il Presidente del CNOP: impreparato, improvvisato e dunque poco credibile.

L’ennesimo danno di questa gestione CNOP è stato fatto.

Una gran figuraccia su uno dei palcoscenici più noti d’Italia. L’ennesima di Fulvio Giardina.

A novembre si vota e l’augurio per tutti noi è che gli Psicologi Siciliani facciano capire a Giardina e a chi ancora si ostina a sostenerlo che possiamo fare tranquillamente a meno di situazioni così imbarazzanti. Che il fondo lo abbiamo toccato e che lo ringraziamo.

Ora però gli Psicologi italiani hanno bisogno di riemergere dal fondo di quello stagno in cui sono stati trascinati negli ultimi 6 anni dalla gestione di Giardina.

Basta figuracce.

Abbiamo studiato tanto, facciamo un lavoro complesso, abbiamo il diritto di arrivare a casa la sera stanchi, accendere la Tv e non doverci vergognare di chi ci rappresenta!