“Stai zitto, tu non hai consensi” “Studia, applicati, poi ne riparliamo” “ah ah ah”. Queste sono le risposte tipiche di taluni opinionisti alle critiche dei lettori sui social network . L’opinione non è una verità: è una ricostruzione personalissima della realtà e non può esser spacciata per altro che per un parere. Eppure la spocchia di chi da anni occupa gli scranni del potere d’opinione, stiletta senza indugio ogni parere avverso. Guardiamo qualche esempio che mi è stato segnalato in questi giorni:
Lorenzo calza è uno sceneggiatore e padre di She, un personaggio nato dalle sue bellissime vignette. Lorenzo osa contraddire Battista, affermando che non è vero che chi critica i recenti attacchi di Israele sia antisemita. Leggete con quale spocchia e poco rispetto per l’altrui opinione gli risponde Pigì, da qualcuno chiamato CerchioBattista:
Lorenzo Calza: Ve la cantate e ve la suonate. Io, essendo ateo, antisemita non posso esserlo. E pretendo di avere il sacrosanto diritto di considerare abominevole questa azione di Israele senza essere accusato di antisemitismo. State svuotando il significato di parole importanti.
Si aggiunge alla protesta un’altra lettrice :
Maria Luisa : Ecco volevo dire ciò che ha appena detto Lorenzo. I miei migliori amici sono ebrei, sono atea, l’antisemitismo è preso ogni volta a pretesto per stroncare ogni critica contro Israele.
Ed ecco che interviene Battista , dando a chi la pensa diversamente da lui dell’ignorante:
Pierluigi Battista : Questa cosa che non si può essere antisemiti se si è atei. Ma a che scuola sono andati? Ossignur
Lorenzo Calza: Pierluigi Battista,bastavano le elementari, quando ti spiegano delle tribù di Sem, Cam e Jafeth, e intanto tu disegni gli indiani.
In quest’altra risposta battista svela l’arcano: perché maltrattare con arroganza chi ti critica? perché troppo spesso chi ha potere mediatico è vittima di arroganza ed egocentrismo:
Pierluigi Battista: Lorenzo, scusa, per l’ultima volta: tu ti metti in mezzo a a te nun te se fila nessuno….
Lorenzo Calza : Sei carino, complimenti. Ti annuncio che da queste parti “me se fila” più di te, erudito direttore.
Pierluigi Battista :Ciao complimenti a te. A studia, applicati un po’ la prossima volta, arrivederci
Quindi anche per taluni opinionisti vale il detto : se sei famoso conti qualcosa , se sei meno conosciuto di me posso umiliarti. Questo a mio avviso è un’atteggiamento narcisista, denota incapacità di mettersi in discussione, brama di consenso e amore non per la verità ma per il potere che ti illudi di avere avendo la tua verità in tasca.
Sulla sentenza Grandi Rischi Battista in un tweet scrisse : “capro espiatorio, caccia alle streghe. i terremoti non si prevedono su questo la ricerca scientifica è un anime nel mondo”. Non era neppure stata depositata la sentenza che lui già pontificava. A nulla sono valse le proteste, dire a Battista di pensare e aspettare prima di parlare. No, lui non accetta commenti negativi o critiche, ti insulta con la sua spocchia e ti blocca su twitter.
Lo stesso vale per Telese che dopo la manifestazione del 14 novembre scrive un corsivo ardito dal titolo “25 stronzi”, anche lì subito sia sotto il suo pezzo on line che su twitter si scatena il finimondo alla luce delle manganellate arbitrarie e degli abusi di molti nelle forze dell’ordine. Anche in questo caso Telese non blocca ma risponde con sgarbo a chi lo contraddice con “ ah ah” o “ sei sei più bravo di me dimostralo”.
Forse il potere mediatico dà all’ego degli esseri umani uno stordimento. Forse non sono solo i politici a dover capire di essere al servizio dei cittadini ma anche questi giornalisti , opinionisti che stanno davvero esasperando molti lettori. Un’opinione può e deve essere criticata se lo si fa con rispetto un lettore, un cittadino, non merita risposte così spocchiose, arroganti o pareri calati dall’alto. Oggi il giornalismo è diventato social, le notizie sono interattive, costruite su piattaforme diverse, di scambio e condivisione. L’opinionista non può più permettersi di stare su uno scranno a pontificare ma deve scendere dal piedistallo e confrontarsi con i lettori. Se un giornale è finanziato con soldi pubblici il lettore può decidere di non finanziarlo più un bel giorno, in molti sono stanchi di pagare per pareri faziosi e arroganti. Lo stesso pericolo di perdere lettori e quindi danari vale per chi almeno ha la dignità di non chiedere contributi pubblici. In ogni caso l’umiltà e l’amore per il confronto dovrebbe motivare chi fa di opinione una professione. Screditare chi ti critica è una tecnica usata dalla peggiore politica, forse è arrivato il tempo dei confronti sani e rispettosi, che ne dite? Altrimenti non si scandalizzino i giornalisti se Grillo riscuote tanto successo in questa battaglia http://www.beppegrillo.it/battaglie/la_casta_dei_giornali.php
Articolo strepitoso che condivido al 100%. Probabilmente Battista e Telese hanno preso un po’ troppo sul personale le critiche ricevute. Se però uno fosse convinto davvero di quel che dice, non avrebbe difficoltà a rispondere a una critica in modo pacato.
Diciamocelo, certi giornalisti NON hanno mai combattuto la casta per il semplice fatto di esserne parte attiva. Anzi, i loro anatemi contro l’antipolitica sono un estremo tentativo di mantenimento dello status quo.
Faccio l’autista e ho accompagnato decine di vip a vari eventi mondani. Impossibile dall’esterno distinguere i partecipanti. Sono tutti “amici”,tutti parte dello stesso sistema. Politici,Vip, starlette e “giornalisti”. Nulla a che vedere col quinto potere o coi cani da guardia. Travaglio ha definito certi colleghi cani da riporto e la definizione appare calzante. E’ un sistema che parte da lontano. Il primo mattone di questa fetida cattedrale è stato politico. Nella distinzione tra amici attigui al sistema e giornalisti si sono inventati i “faziosi”. In questo modo, l’elettore di dx scarterà a prescindere i pezzi di Travaglio (falsi per definizione) e quello di sx farà la stessa cosa coi pezzi di Feltri o Bechis. Il ring che finisce a tarallucci e vino si sposta da porta a porta a i giornali con gli stessi risultati. I fatti spariscono per dar spazio alle opinioni. La politica come fede alla quale non servono riscontri e giornalisti come apostoli. Stare al proprio posto (torniamo ai cani) porta innumerevoli vantaggi, fare il proprio mestiere complica l’esistenza in un sistema drogato dai fondi pubblici per l’editoria. Si vota per simpatia o per premiare talune performance al posto di altre. Abbiamo pil di dx e di sx, disoccupazione di dx e di sx. Redazioni o moderatori come quella americana che ricordano DATI OGGETTIVI da noi non hanno diritto di cittadinanza. E’ un kaos controllato. A nessuno interessa far luce sugli ultimi 20 anni di ruberie. Un tacito oggi a me, domani a te. L’importante è che i fatti siano sempre figli delle opinioni e non viceversa. In questo guado i Battista e i Telese (o I Vespa e tanti altri) sguazzano a meraviglia illuminati di luce riflessa. Io vado a cena col ministro, io ho il cellulare del Presidente, tu chi cazzo sei per osare a contestare le mie verità? Fatti eleggere….ops, fatti nominare direttore prima!
Un altro modo di irritare (o forse meglio irretire) l’opinione pubblica da parte dei giornalisti (tranne rare eccezioni) è quella non solo di accettare l’appiattimento culturale ma di promuoverlo. Tutta l’informazione, anche quella dei più noti talk politici, tende a trasformarsi lentamente ed inesorabilmente in un mega-contenitore pomeridiano alla “pomeriggio con mariacalzetta” i cui codici comunicativi dilagano ovunque e dove imperversa il nulla pneumatico ripetuto fino all’anestesia. E’ cosa nota che sia proprio questo genere di trasmissioni ad orientare l’opinione pubblica non solo sull’acquisto di stampa spazzatura, ma purtroppo anche in ambiti apparentemente lontani come i comportamenti elettorali.
La complicità del sistema dell’informazione è pressochè totale e i giornalisti si adeguano in genere.
In passato mi sono occupato di come la psicologia venisse diffusa nei media (Osservatorio Psicologia nei Media) e anche qui il livello purtroppo è molto basso, devo dire con il consenso di alcuni nostri colleghi che pur di aver il loro “quarto d’ora di celebrità” direbbero anche di essere stati a letto con Michele Scazzi (e di averne estratto un profilo psicosessuale).
Poi ci sono anche quelli, o meglio quelle giornaliste, che non riescono a confrontarsi coi lettori. Non accettano la presentazioni di altre tesi seppur sorrette da solide basi culturali. All’inizio provano con una certa energia a farti cambiare idea dall’alto dei migliaia di follower (con buona pace di Voltaire, tanto citato quanto ignorato) poi se il malcapitato insiste via con un po’ di insulti spiccioli ma sempre di moda. Fascista, impotente e via discorrendo.
E se l’impenitente suggerisce alla giornalista di abbandonare la via degli insulti, non resta che un bel block come un Pigi o un Telese qualsiasi.
Capiamoci, i 140 caratteri non aiutano a spiegarsi e agevolano i fraintendimenti, ma di solito si dà per scontato un atteggiamento ostile del lettore e non propositivo. Un po’ come se la persona nota si aspetti di avere seguaci o nemici. Il mondo binario estremamente noioso.
Giudicare senza saper essere criticati, o senza saper sostenere le proprie idee.Se poi c’è un tomo a sostegno della teoria, la stessa si può sganciare da qualsiasi contesto.