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La psicoterapia in ambito italiano ed europeo: convergenze e divergenze

Sintesi a cura della Redazione di due articoli pubblicati da Nuova Agenzia Radicale da parte di Maurizio Mottola:

Per visionare gli aticoli completi:

Parte I: http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=10980

Parte II: http://www.quaderniradicali.it/agenzia/index.php?op=read&nid=11008

La psicoterapia è branca di specializzazione la quale -a differenza delle altre (psichiatria, neurologia, neuropsichiatria infantile, eccetera) che sono di esclusiva competenza delle università- è invece prevalentemente gestita da istituzioni private (vagliate ed autorizzate dal Ministero dell’Università e della Ricerca) ed il cui accesso è consentito a medici e psicologi.
Qual è l’attuale situazione delle scuole di formazione in psicoterapia ?

[i seguenti dati statistici sono stati raccolti da Ines Resce e Claudio Tonzar, ndr] Al 30 giugno 2006 le sedi riconosciute dalla procedura di valutazione ministeriale sono 292 (172 principali e 120 secondarie) [oggi sono diventate 300, ndr], così distribuite:
– Lazio: 63;
– Lombardia: 46;
– Veneto: 24;
– Emilia Romagna: 23;
– Sicilia: 22;
– Toscana: 21;
– Campania: 18;
– Piemonte: 18;
– Puglia: 14;
– Sardegna: 11;
– Liguria: 9;
– Marche: 7;
– Abruzzo: 4;
– Calabria: 4;
– Friuli Venezia Giulia: 3;
– Umbria: 2;
– Trentino Alto Adige: 2;
– Basilicata: 1;
– Molise: 0;
– Valle d’Aosta: 0.
In sintesi al Nord sono operanti 145 scuole (50%), al Centro 77 (26%), al Sud ed Isole 70 (24%).
Per quanto attiene l’indirizzo scientifico delle scuole questa è l’articolazione:
– Psicodinamico: 113;
– Sistemico relazionale: 64;
– Cognitivo comportamentale: 59;
– Corporeo: 18;
– Gestalt:18;
– Rogersiano: 8;
– Analisi transazionale: 5;
– Psicodramma: 4;
– Altro: 3.
Inoltre questo è il numero di scuole riconosciute per singolo anno:
– anno 1993:14;
– anno 1994: 39;
– anno 1995: 0;
– anno 1996: 0;
– anno 1997: 0;
– anno 1998: 34;
– anno 1999: 2;
– anno 2000: 21;
– anno 2001: 63;
– anno 2002: 52;
– anno 2003: 24;
– anno 2004: 23;
– anno 2005: 20.
In Italia gli psicoterapeuti sono circa 32mila (21mila laureati in psicologia, 11mila laureati in medicina): dunque uno psicoterapeuta all’incirca ogni 1.800 abitanti, con marcate differenze tra regione e regione e diversa presenza per categoria di professionisti (è psicoterapeuta uno psicologo su 2,4 del totale degli psicologi ed un medico su 33,2 del totale dei medici).
Pochissimi sono i concorsi banditi dalle Aziende Sanitarie Locali per dirigente di psicoterapia (pur in presenza di normativa dal 1997) e quei pochi banditi richiedono talvolta requisiti di ammissione impropri, per cui migliaia di psicoterapeuti (medici o psicologi, con una successiva formazione quadriennale) debbono puntare alla libera professione, in quanto lo sbocco nel servizio sanitario nazionale come dirigente di psicoterapia è estremamente residuale.
La formazione in psicoterapia presenta in Italia delle caratteristiche che non si riscontrano negli altri paesi europei: il requisito cioè di essere laureati in medicina e chirurgia oppure in psicologia per poter accedere alla successiva formazione in psicoterapia perlomeno quadriennale.
Dunque in Italia lo psicoterapeuta o è un medico oppure è uno psicologo, entrambi con successiva specializzazione in psicoterapia, che di fatto consiste nell’accesso e nella frequenza ai corsi quadriennali delle scuole di formazione in psicoterapia autorizzate dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MUR), che sono circa 300 oppure nell’accesso e nella frequenza alle specializzazione universitarie in psicologia clinica, i cui corsi si svolgono in pochissime facoltà.
Anche il conseguimento della specializzazione universitaria in psichiatria o in neuropsichiatria infantile consente ai medici l’iscrizione all’albo degli psicoterapeuti.
Invece nella vicina Francia
ci sono circa 10.000 psicoterapeuti formati e 5.000 psicoanalisti che non si considerano « psicoterapeuti ». Meno del 50% sono medici o psicologi.
Più del 50% sono lavoratori sociali, infermieri psichiatrici, educatori, sociologi eccetera.
Questi almeno sono i dati conosciuti attraverso il tessuto associativo ma è ragionevole pensare che gli operatori complessivi della psicoterapia e della psicoanalisi siano molti di più.
In Francia non c’è un ordine degli psicologi e la Federazione Francese di Psicoterapia e Psicoanalisi (FF2P) riconosce 20 modalità psicoterapeutiche -psicoanalitiche (in generale sono molto diffusi gli approcci psicoanalitici tradizionali: Freud, Jung, Adler, Klein, Lacan, eccetera), gli approcci cognitivi e comportamentali, la psicoterapia umanistica (Gestalt, Rogers, Ipnosi Eriksoniana, Programmazione Neuro Linguistica terapeutica, eccetera), la terapia familiare, gli approcci integrativi e gli approcci transpersonali.
In Francia ci sono circa 60 istituti di formazione, e sono tutti privati. Non ci sono formazioni complete in psicoterapia nelle Università.
La formazione avviene attraverso corsi della durata di 4 anni a livello post laurea dopo una severa selezione con due anni di supervisione pratica.
L’età media per iniziare la formazione è circa 40 anni, dopo una lunga pratica nel campo. Non ci sono studenti giovani. In Francia ritengono che l’esperienza ed una buona pratica ed una personalità bilanciata siano più importanti del percorso universitario.
Sebbene la legge ufficialmente votata il 9 Agosto del 2004 preveda che tutti gli psicoterapeuti debbano essere medici o psicologi e che debbano lavorare su tre modalità (psicoanalisi, comportamentismo, terapia familiare) essa rimane inapplicata per le dure e continuative opposizioni incontrate e per il contrasto marcato con la realtà di fatto esistente.
Tra l’altro la legge non ha previsto una definizione di psicoterapia e l’attività professionale non è regolamentata. L’unico titolo che sarà realmente riconosciuto è quello di essere iscritti al Registro Nazionale degli Psicoterapeuti che la legge ha istituito.
Le condizioni necessarie per essere iscritti al Registro Nazionale degli Psicoterapeuti devono però essere oggetto di uno specifico decreto sul quale si continua ancora a discutere.
In Francia si è verificata comunque una mobilitazione che ha coinvolto psicoterapeuti, psicoanalisti ed operatori della relazione d’aiuto, nella quale si è sostenuto che le competenze relazionali acquisite sul campo sono molto più importanti del sapere accademico, che la molteplicità degli approcci e dei metodi è una peculiarità propria della disciplina, la quale si basa sulla soggettività ed è poco conciliabile con i criteri “evidence based” (basati sull’evidenza) propri delle branche specialistiche della medicina, che quella di psicoterapeuta è una professione della seconda metà della vita e si innesta principalmente sull’esperienza e sulla pratica ed anche su di un processo di crescita personale.
Insomma, il percorso psicoterapeutico scaturito da questa ampia mobilitazione viene inquadrato come sviluppo di una sensibilità sempre maggiore ai contesti ed alle relazioni tra diversi punti di vista, per cui la riduzione ad un metodo e ad un processo costituirebbe un impoverimento della psicoterapia. E’ la pluralità di approcci che connota la psicoterapia o meglio le psicoterapie.
Da come viene intesa la psicoterapia ne scaturisce il relativo atteggiamento nei confronti sia della formazione, sia della qualità, sia di chi possa esercitarla.
Pertanto due possono essere considerate le principali posizioni in ambito europeo sulla regolamentazione della psicoterapia:
– una posizione che vuole l’inserimento della psicoterapia quale ulteriore branca di specializzazione medica a livello di direttiva europea;
– una posizione che vuole sviluppare la psicoterapia in un ambito di autonomia sia dalla medicina che dalla psicologia, potenziandola come pratica di relazione rispetto all’attuale prevalenza dell’aspetto prettamente clinico e punta al Certificato Europeo di Psicoterapia (ECP), secondo criteri unificati in tutta Europa quali: una formazione di un minimo di 7 anni e non inferiore a 3.200 ore complessive; la formazione accademica minima deve essere di almeno tre anni. La formazione in psicoterapia, poi, secondo uno dei modelli accreditati dall’Associazione Europea diPsicoterapia (EAP) richiederebbe la durata di almeno quattro anni con un monte ore complessivo non inferiore a 1.600 con inclusione di: psicoterapia personale o equivalente; teoria generale e specifica per l’approccio psicoterapico; pratica clinica in supervisione per almeno due anni, tirocinio ed infine l’autocertificazione dell’esercizio della professione da almeno cinque anni.
Dunque la situazione è in movimento e richiede sia ulteriori confronti, sia articolate disposizioni che tengano conto della complessità della materia e soprattutto della libertà di scelta dei cittadini.