La Scienza senza Conoscenza in diretta tv

Succede che una domenica pomeriggio svogliatamente accendo la tv.

E sempre per caso – visto che non sono solita guardare né tv né programmi di questo genere – mi fermo su Canale 5.

Sta andando in onda il pomeridiano domenicale più seguito in Italia: il Domenica Live condotto da Barbara D’Urso.

Si apre – prima parte del programma – con un dibattito sul Disegno di legge che la senatrice Cirinnà ha presentato in Senato e che dovrebbe regolamentare le unioni civili tra persone dello stesso sesso.

Psicologo Domenica Live Omogenitorialità

Sono presenti:

  • esponenti omosessuali (Imma Battaglia, fondatrice dell’associazione romana Di Gay Project; Alessandro Cecchi Paone),
  • politici (Roberto Formigoni, 4 volte presidente della Regione Lombardia, ora senatore di Forza Italia;  Micaela Campana, responsabile diritti del Partito Democratico, Maria Stella Gelmini, ex-ministra dell’istruzione in quota ex-pdl ora FI),
  • comunità scientifica (Giancarlo Ricci, psicologo e psicoterapeuta).

Immancabili le bagarre politiche e gli attacchi tra Cecchi Paone e Formigoni; mentre una più pacata Campana cerca di presentare la sua posizione in merito alla discussione del ddl, il mio orecchio si attiva notevolmente quando inizia a parlare il collega.

Finalmente! – mi dico – E’ ora che anche noi psicologi interveniamo nelle trasmissioni televisive esponendo la posizione della comunità scientifica sul tema delle unioni same-sex, ma ancora di più sul tema delicato e caldo della stepchild adoption!

La mia fame di informazione corretta e professionale viene irrimediabilmente stroncata sul nascere da un commento del collega che dice testualmente:

Ci sono moltissime questioni rispetto al dibattito che…occorre però che abbia una sua qualità, una sua apertura di diverse questioni. Tra queste…dunque…la prima direi è il tema dell’omogenitorialità.  Allora c’è un dibattito nella comunità scientifica, nell’ambito della psicologia e psicoanalisi, che rileva che (sguardo perplesso di Cecchi Paone) ci sono dei problemi laddove ci sono due genitori dello stesso sesso.

Sia Cecchi Paone sia Imma Battaglia chiedono nomi e riferimenti di letteratura scientifica, ma il collega non ne fornisce e anzi continua:

Lo statuto di figlio è qualcosa di prezioso per la civiltà occidentale e assolutamente non può essere – come dire – messo al bando rispetto a una serie di legislazioni. Noto anche tra parentesi che, a proposito del sostegno alla famiglia, che nessuno curiosamente parla di quali sono i costi sociali…della…qualora passasse il decreto Cirinnà…

Perplessità sui volti di Cecchi Paone e Imma Battaglia, non da meno è la mia espressione, sorpresa e sinceramente sconvolta.

E’ Cecchi Paone a chiedere con nettezza: Ma lei fa lo psicologo o il politico scusi?

Finalmente si riprende anche Formigoni, che chiede di lasciare spazio al collega psicologo, il quale coglie immediatamente l’occasione per fare pubblicità al suo nuovo libro su Sessualità e Politica, ossia il rapporto tra gli individui, le loro relazioni e l’aspetto pubblico.

Persino Barbara D’Urso (gulp!) interviene per sottolineare come sarebbe stato più interessante un approfondimento sugli aspetti psicologici e non su quelli economici.

Su questi ultimi, comunque, Imma Battaglia si anima esplicitando il suo sentirsi discriminata in quanto omosessuale, soprattutto perché paga le tasse come tutti mentre la sua relazione affettiva con una donna non è considerata uguale a quella del collega con la sua partner.

Ed è qui che arriva il colpo mortale del collega, che mi lascia tramortita a terra:

Ecco, questa è l’ideologia gender!

Ora…possiamo discutere quanto vogliamo sulle opinioni e idee personali, sui valori morali, religiosi, etici e politici, su chi pensa cosa e in cosa crede, su cosa è giusto per me, per te, per tutti noi insieme.

Ma la scienza è un’altra cosa.

La scienza dovrebbe – si spera lo sia – dare risposte più oggettive e chiare di un credo personale. E’ un po’ come quando dicono – a noi psicologi – si, ma io non credo nella psicologia.

Ma la nostra è una disciplina, non un’ideologia o una religione in cui ciascuno può decidere di credere o non credere.

Soprattutto se:

  1. oltre 40 anni di studi considerati scientifici a livello internazionale concordano nel dire la stessa cosa, ossia che si può essere bravi genitori anche se gay/lesbiche/transgender;
  2. diverse istituzioni che fanno capo a professioni diverse (psicologi, psichiatri, pediatri, sociologi, assistenti sociali, sentenze giuridiche, ecc) affermano la stessa cosa del punto A;
  3. ogni psicologo/a iscritto/a all’Albo –  e tenuto al rispetto del codice deontologico – “è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera. Riconosce i limiti della propria competenza ed usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate.”

 

Indipendentemente dalle proprie opinioni personali credo che ogni psicologo/a sia tenuto/a a mantenere separate queste dal corpus di studi e ricerche su un tema e che – in particolar modo se in un contesto pubblico o di grande pubblico come la tv – sia tenuto/a ad esplicitare le fonti di quanto afferma.

Perché la frase secondo la quale la scienza (o una parte di essa) rileva la presenza di problemi laddove ci sono genitori dello stesso sesso vuol dire tutto e non vuol dire niente.

Vuol dire tutto nel senso che chi ascolta – la signora Cecioni da casa per intenderci – probabilmente avrà capito che hanno ragione a dire che i gay e le lesbiche non devono avere figli/e perché poi questi/e crescono con i problemi.

Io – che conosco un po’ di più la letteratura scientifica in merito – capisco che il collega ha detto una cosa vera, ma non ha spiegato perché.

Ovvero che i problemi che figli e figlie di gay e lesbiche esistono e sono legati alla discriminazione del mondo in cui vivono, all’assenza di diritti e tutela legale, all’assenza di riconoscimento sociale, all’assenza di garanzia del mantenimento del legame affettivo con l’altra mamma o l’altro papà (sociale, non biologico/a).

Tutti problemi che potrebbero essere evitati – ad esempio – se fosse approvata una legge che preveda la stepchild adoption o l’adozione piena o ancora meglio la possibilità per coppie gay e lesbiche di sposarsi civilmente e per i/le figli/e di avere legalmente e a tutti gli effetti due genitori/trici anche in Italia (all’estero generalmente il problema non si pone affatto).

[Qui il link all’intero intervento]

 

Di seguito alcuni dei riferimenti scientifici principali: certamente non un elenco esaustivo, ma un’ottima review dei principali studi esistenti.

Osman, S. (1972). My stepfather is a she. Family Process, 11, 209-218.

Adams J., Light R., 2015 – Scientific consensus, the law, and same sex parenting outcomes in Social Science Research, Volume 53, September 2015, Pages 300-310

Ferrari F., 2015 – La famiglia in-attesa, ed. Mimesis.

http://www.apa.org/pi/lgbt/resources/parenting-full.pdf

Studi e ricerche famiglie omogenitoriali