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Per ogni counselor che è convinto di poter avere a che fare con il disagio psicologico, c’è ahimè uno psicologo che l’ha convinto di ciò.

E’ quindi ora di prenderci le nostre responsabilità.

Sebbene io nella mia vita non abbia convinto nessuno a fare alcunché, figuriamoci ad avere a che fare col disagio psicologico senza averne competenze e strumenti, voglio iniziare e dare il buon esempio!

Molto si dibatte su cosa faccia un couselor e soprattutto su cosa faccia di diverso da uno psicologo; una questione di certo importante, soprattutto se si considera quante scuole di specializzazione in psicoterapia offrono anche corsi di counseling.

Immagino che ad interessarsi a questo tipo di offerta formativa siano tante persone di buona volontà e di buone intenzioni, tanto motivate da affrontare percorsi personali e formativi lunghi e costosi.

Ma poi?

Che fine fanno?

Qual è, ad esempio, il tasso di occupazione dei counselor? E quale il loro reddito?

So che mi tirerò addosso tante critiche, ma non posso fare a meno di esprimere nei confronti di queste persone un moto di solidarietà!

Innanzitutto si imbattono in proposte formative che a volte è davvero difficile classificare

In questo articolo di Mauro Grimoldi, Presidente dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia (Franchising del counseling: nessuna competenza tecnica richiesta) l’ultima e sicuramente più ardita di tutte…

Dopo aver speso fior fiori di quattrini, dopo aver fatto pure una terapia personale, dopo aver investito economicamente e personalmente, quante concrete speranze ha un counselor di rientrare di quanto investito? E di guadagnarci?

Non rientrano nei piani sanitari né sociali.

Se cerco su google, non si trovano concorsi per loro.

Per quanto riguarda la libera professione devono pure combattere con 90mila psicologi che cercano disperatamente di intercettare un’utenza del tutto simile alla loro (poi si farà certamente un lavoro diverso, anche se non mi è ancora chiaro quale…), spesso con offerte economiche ridicole (dobbiamo parlare degli psicologi che offrono fino a sei colloqui gratuiti?) che sballano qualsiasi equilibrio all’interno del mercato.

E per di più questi stessi psicologi occupano tutti i posti nei loro corsi di formazione, per cui ai counselor non rimane nemmeno la speranza di poter spendere la propria professionalità nella didattica!

Scorriamo a caso i nomi dei docenti di uno qualsiasi tra i corsi di counseling proposti nelle scuole di specializzazione. Sono praticamente tutti psicologi, medici, psicoterapeuti! Se si vede qualche counselor, è roba ben al di sotto della soglia di significatività!

I counselor avrebbero dovuti essere i primi a tifare per la modifica dell’Art.21 del nostro Codice Deontologico!

Basta con questi psicologi che ci formano! Noi ci siamo, siamo validi, siamo formati e abbiamo esperienza, siamo pronti a formare altri come noi!

Questo si sarebbe dovuto sentire.

E avrei voluto sentire moti di esultanza al risultato del referendum, con la modifica dell’Art.21 votata con percentuali bulgare.

Finalmente questi psicologi si tolgono dalle scatole!

Se io voglio imparare a fare un mestiere, vado da uno che quel mestiere lo fa, non da un altro! I counselor devono combattere affinché ci siano 9 counselor e 1 psicologo tra i loro didatti, non quello che accade attualmente, ossia che medici, psicologi, psicoterapeuti lasciano, EVENTUALMENTE, le briciole a qualche counselor.

In alcuni corsi li ho visti relegati a ricoprire il ruolo di tutor. Io lo troverei un grave affronto!

Psicologi, psicoterapeuti, medici, magari anche di nome, a fare tutta la didattica, a spartirsi tutti i guadagni, e i counselor a spicciarsi tutte le rogne del tutoraggio. Io ci sono passata, ho fatto la tutor.

So che significa. Vi capisco…

Persino nell’associazione di cui parla Grimoldi nell’articolo, se visitate il sito, troverete che cercano psicologi e psicoterapeuti disposti a mettersi a disposizione per la didattica! Non counselor! Psicologi e psicoterapeuti!

Qualcuno mi dirà che in questo modo voglio il male dei colleghi psicologi.

Ricordo bene la “strategia del terrore” intorno alla modifica dell’Art.21.

Tanti messaggi per un unico senso: la formazione è l’unica cosa che ci fa guadagnare! Non toglietecela!

Ma siamo cinici fino in fondo e diciamoci la verità: fa guadagnare chi?

Io conosco tantissimi colleghi giovani. Giovani trentenni-quarantenni, specializzati, aggiornatissimi, bravissimi.

Non uno che insegni in un corso di counseling.

Allora c’è davvero qualcosa di misterioso qui!

Non ci insegnano i counselor…

Non ci insegna la nuova generazione di psicologi…

…ma chi insegna in questi corsi di counseling?

E’ proprio un mistero degno di Jessica Fletcher, un caso talmente ingarbugliato la cui soluzione richiede necessariamente l’impegno delle menti più acute!

Io purtroppo devo arrendermi… il mio intuito non vede oltre questa coltre di incognite misteriose…