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Lunedì 17 dicembre. Basterebbe questo a suggerire di non uscir di casa. Ma ormai sono qui, a Roma. Il consiglio di indirizzo generale ENPAP è stato convocato per nominare i colleghi che dovranno far funzionare i seggi territoriali nelle prossime elezioni.

Dato che il seggio centrale era già stato nominato in modo alquanto barocco, con modi alquanto spicci, dalla maggioranza cOstruire previdenza – quelli che dicono che il palazzo di Via della Stamperia è un ottimo affare, forse per via della celebrità che ci ha procurato sui giornali – oggi ho preferito far di tutto per essere presente. E così, nonostante la convocazione a sorpresa, l’influenza di stagione, le infinite trattative per ottenere un giorno libero al lavoro, i salti mortali per spostare impegni già presi, sono qui in compagnia di Stefania Vecchia, mia collega di avventura in questi quattro anni passati all’ENPAP rappresentando i colleghi che hanno votato Altrapsicologia.

L’occasione è ancor più rancida per le notizie che solo due giorni fa hanno raggiunto tutti gli italiani che leggono i giornali e seguono Mentana su La7. A due giorni dalla notizia che il presidente Arcicasa sarebbe indagato per truffa aggravata per i fatti di via della Stamperia – mi dicevo ingenuamente – chissà che il metodo cambi. Chissà che arrivino delle dimissioni.

Mi sbagliavo, ovviamente. In questo lunedì nero per gli psicologi italiani si è compiuto uno dei più penosi rituali a cui io abbia mai assistito da quando sono consigliere all’interno delle istituzioni.

In un clima di totale indifferenza rispetto alle gravi notizie di solo pochi giorni fa, uno per volta sono stati votati, soltanto dalla maggioranza cOstruire previdenza, gli scrutatori dei seggi territoriali. Incuranti del fatto che metà del consiglio per protesta è uscito dall’aula come l’altra volta, cOstruire previdenza ha proseguito a testa bassa e in solitaria alla nomina di quei colleghi che dovranno garantire la sicurezza dei seggi per le elezioni nelle varie regioni.

Unico personaggio non-AUPI/cOstruire previdenza rimasto in aula e partecipe a questo rito è un tale Nicola Marcolussi, che mi dicono essere un presidente di non-so-che, ex-ricandidato in uno strano gruppo creato per l’occasione dal sempreverde Rolando Ciofi, che aveva pensato bene di collocarlo nel suo sito fra gli articoli ‘feticismo’ e ‘orgasmo al supermercato’. Ma anche il caro Rolando ha una coscienza, per cui ad un certo punto anche lui l’ha fatto sparire dal club delle sue amicizie. Non chiedetemi perché avvenga tutto questo, ho smesso da parecchio d’interrogarmi sulle strane relazioni fra i colleghi.

Per fortuna la sera prima ero stato alla recita di natale di mia figlia. Questi bambini della scuola materna mi hanno fatto divertire molto. A differenza dello spettacolo a cui ho assistito in questo Lunedì nero, ci ho trovato anche importanti scampoli di Verità. Per questo, spero che la compagnia teatrale che oggi impegna il palco dell’ENPAP venga aspramente stroncata dalla critica e dal pubblico dei colleghi, magari in sede di voto.

Ad allietare ulteriormente la giornata di questo Lunedì nero, la sera c’è stato un altro spettacolino. Mi pare che il titolo fosse ‘Metti una serata al consiglio dell’ordine psicologi Veneto‘, o giù di lì. Ma non posso esserne sicuro perché, complice la solita influenza stagionale del mattino e il ritorno da Roma, che non mi aveva permesso di seguire l’evolversi delle conferme e disdette della data, non ho partecipato direttamente. Soprassiedo sul fatto che nell’organizzare queste rimpatriate fra consiglieri di un ente pubblico vi dovrebbe essere – appunto – ragionevole ordine, stante il fatto che si gestisce denaro pubblico versato dai colleghi.

Fatto sta, non ho potuto assistervi. Ho avuto però notizia di alcuni passaggi davvero sublimi. Intanto c’era sempre questo personaggio, quel tale Nicola Marcolussi che ha preso parte anche allo spettacolo del mattino all’ENPAP. Mi dicono i presenti – e in tal modo la racconto – che insieme ad altri abbia messo in scena alcuni complicati numeri di giocoleria, con i regolamenti dell’ordine che ruotavano e danzavano a mo’ di fiaccole sulle teste degli astanti.

Purtroppo, non c’era il solito pubblico dei colleghi che negli ultimi mesi assiste alle sedute, e questo ha permesso un po’ a tutti i personaggi di fare cose che in pubblico non si sarebbero mai permessi di fare.

Val la pena di fare una breve digressione su questa novità, introdotta a forza dai soliti banditi di Altrapsicologia. Questi baldi sostenitori del concetto astruso che ci ostiniamo a chiamare trasparenza, a forza di piazzarsi ostinatamente all’interno della sala del consiglio poco prima delle riunioni dichiarando di voler assistere, alla fine l’hanno avuta vinta ed hanno sdoganato la partecipazione degli iscritti alle sedute.

E’ stata dura, ma hanno strappato una votazione al resto della Compagnia dell’Ordine. La conta dei favorevoli e dei contrari è superflua, giacché parlano i verbali che presto mi toccherà appendere personalmente in Piazza Ferretto a Mestre, sui muri dell’Ordine, visto che i consiglieri non sembrano aver particolare fretta nel compiere questo ulteriore atto di trasparenza.

Allo spettacolo serale hanno partecipato pure tre consiglieri di cultura&proFessione. Si tratta di una sezione periferica persa nella remota provincia veneta, perché il grosso del gruppo ha interessi soprattutto in Lazio, dove governa l’Ordine, ed è presente in solida compagine all’ENPAP.

Evidentemente fra impero e provincia non si parlano molto: quella stessa mattina con i collegi di cultura&proFessione ENPAP ci siamo trovati allineati su importanti questioni di principio, pur nella differenza di visioni.

Ma un conto è la differenza di visione, e un conto è un approccio sleale. Non credo che colleghi di cultura&proFessione che conosco dall’ENPAP avrebbero mai permesso la discussione e il voto su argomenti di cui da tre anni si occupa il sottoscritto su delega del consiglio. Almeno non senza consultarlo. E non avrebbero mai discusso del compenso al legale che sta seguendo l’Ordine e il coordinatore della commissione contro gli abusivi, in sua assenza.

Sarebbe come se in un Comune si aspettasse l’assenza dell’Assessore all’Urbanistica per approvare un piano regolatore stravolto all’ultimo minuto, o di quello alla cultura per decidere sottobanco la chiusura della biblioteca.

Ma in questa lieta vita di provincia si vive in fondo di scambi personali, di buon vicinato – un uovo a te, qualche cicoria a lui da fare cotta, del burro fresco della mucca di casa – e così si tira a campare barcollando insieme verso il tramonto.

Fa nulla che qualcuno ragioni sommessamente sul fatto che applicare il regime dello scambio al di fuori del pollaio e dell’orto di casa propria non è cosa che s’ha da fare. E così, quasi come il fanciullino che nulla sa, ci si rotola nel più becero livello di rapporto politico, secondo uno schema che evita il normale dibattito democratico, in favore del ben più comodo stile ‘ventennio’.

Mia nonna raccattava le uova dalle sue galline e le portava alla vicina.  E mentre ne riceveva in cambio la cicoria continuava a ripetere – ah, quando c’era Lui! – Non capivo che, in quell’espressione che accompagnava lo scambio di favori, si riferisse allo stile del famoso dittatore.