“(…) i nomadi, le infinite prinçese, chiunque coltivi le proprie diversità con dignità e coraggio attraversando i disagi dell’emarginazione con l’unico intento di rassomigliare a se stesso è già di per sé un vincente perché muove la storia, perché è soltanto dai comportamenti non uniformi e non omologati al gregge della maggioranza che l’umanità, tutta l’umanità, riesce a trovare spunti evolutivi.”
F. De Andrè
L’umanità degli psicologi ha il marchio del non giudizio. L’umanità, quando incontra la scienza, diventa professione e tutela dell’individualità di ognuno.
Lo psicologo può incontrare l’anima dei suoi clienti e restare allo stesso tempo ancorato alla propria laicità che è, prima di ogni altra cosa, rispetto per l’essere nel mondo di ciascuno di noi. Rispetto per la diversità.
Lo psicologo che affianca il proprio cliente nella ricerca della verità per sé, non può prescindere dall’osservare il codice deontologico che è proprio della comunità professionale alla quale appartiene.
Ogni giorno lo psicologo accetta la sfida di non perdere la propria umanità: non si affanna dietro posizioni ideologiche né si arrocca in castelli costruiti su acritiche confessionalità. Rifiuta le intrusioni religiose.
L’umanità gli è restituita dalle persone che incontra: non viene narrata nel martirio e nella beatitudine dei santi, ma nella sofferenza che è di questo mondo. Nella solitudine e nell’emarginazione.
Il cliente che entra nello stanza dello psicologo, e che è garantito dalla sua professionalità, trae beneficio innanzitutto nell’essere riconosciuto come umano e quindi come fallibile. Lo psicologo non vuole “perfezionarlo” né gli impone modelli impossibili da ricreare. Lo psicologo accoglie i chiaroscuri della sua anima.
In ogni momento, per essere professionalmente funzionale, lo psicologo deve guardare al suo essere terreno e quindi al suo essere umano.
Non esistono minoranze o maggioranze: esiste l’unicità dell’Altro. Una preghiera che non abbia un dio di maggioranza: lo psicologo invoca l’unicità dell’Altro e gli chiede di preservarla.
Ad oggi, ogni professionista psicologo che si protende verso l’umanità del proprio cliente lavora in armonia con la propria coscienza guardando, allo stesso tempo, alle garanzie che gli offre la comunità scientifica.
Lo psicologo che mantiene la propria laicità, garantisce ad ogni persona la possibilità di crescere e di implementare, a sua volta, la propria umanità.
Essere laico, per lo psicologo, vuol dire essere professionista ed umano.
Noi siamo di questa terra. Creiamo alibi e peccati. Innocenti e carnefici.
Parafrasando una famosa canzone potremmo dire “Sopra le nuvole c’è il sereno/Ma la nostra professione/Non appartiene al cielo/Noi siamo qui/Tra le cose di tutti i giorni/Di giorni e giorni grigi” …