Carriera Alias: la richiesta degli Ordini a guida AltraPsicologia al CNOP

Il 31 Maggio 2023, a seguito della richiesta di un iscritto all’Ordine degli Psicologi del Lazio, i 7 Ordini a guida AltraPsicologia (Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Sicilia e Veneto) hanno chiesto insieme formalmente al CNOP di inserire questo punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio Nazionale:

“Discussione in merito ad accoglimento istanze attivazione “profili alias albo on-line””

Cos’è la carriera alias o l’identità alias?

Nata all’interno del mondo accademico e scolastico e poi adottata in alcuni settori lavorativi, la carriera alias (o identità alias) è una procedura che permette alle persone trans e non binarie di veder riconosciuta la propria identità di genere.
Pur non avendo i documenti anagrafici conformi, questa soluzione consente di evitare il cosiddetto misgendering (ovvero l’utilizzo di nomi, pronomi, aggettivi che fanno riferimento al sesso assegnato alla nascita e non all’identità di genere in cui si riconosce la persona) e, quindi, di poter avere indirizzi e-mail, libretti, registri elettronici e badge con il nome scelto e non con quello registrato all’anagrafe.

Purtroppo, non esistono procedure ministeriali che regolamentano tale processo, per cui l’autonomia scolastica, accademica o aziendale rimane ancora centrale nella scelta di aderire o meno a tale procedura e come farlo.

In Italia la legge che regola il cambio di genere e nome all’anagrafe per persone che hanno varianza di genere è la 164 del 1982, quindi di oltre 40 anni fa e prevedeva, fino a pochi anni fa, l’obbligo di effettuare anche interventi chirurgici ai genitali.
Nel 2015 alcune sentenze di Cassazione hanno ampliato il raggio d’azione di questa legge rendendo gli interventi di riattribuzione chirurgica del sesso non più condizione necessaria ed esclusiva, ma l’iter rimane comunque complesso e ormai lontano anni luce da un contesto culturale che in quasi mezzo secolo è profondamente mutato.

Qual è la situazione attuale di unǝ collega trans?

Non rosea purtroppo.

Nel momento in cui ci si iscrive all’Ordine, si viene registrati ad un Albo contenente tutti i dati anagrafici, come regolamentato dalla nostra cara legge costitutiva, la 56/89.

Questo “registro anagrafico” ha un suo corrispettivo online che permette all’utenza di cercarci e verificare il nostro stato professionale. L’Albo online è quindi una vera e propria garanzia per la cittadinanza, uno strumento per capire a chi ci si sta rivolgendo.

Ma nel caso di unǝ collega trans, ciò che accade è che il nome con cui si presenta all’utenza non corrisponde a ciò che è scritto nell’Albo e quindi lǝ professionista dovrà o rinunciare – nell’ambito dello spazio professionale – all’autenticità della propria identità per conformarsi a quanto riportato in albo o rispettare la propria identità, trovandosi a dover dare spiegazioni all’utenza laddove emergano domande o curiosità.

La richiesta degli Ordini a guida AltraPsicologia al CNOP

Il nostro intervento professionale, così come il nostro codice deontologico, si fondano sui principi di uguaglianza, non discriminazione, promozione del benessere dell’individuo, e prevenzione del disagio emotivo e relazionale.

Rendere coerente l’organizzazione interna della nostra categoria professionale a tali pilastri risulta ormai un’azione urgente e improrogabile.

Purtroppo, non è possibile intervenire a livello regionale perché l’Albo degli Psicologi è unico – e quindi risulta necessaria una riflessione e un’azione a livello nazionale per decidere insieme come procedere nel rispetto delle condizioni della singola persona.

Il Decreto Legge n.196 del 30 giugno 2003 in materia di promozione dei dati personali, recita al comma 3 art. 61 “L’ordine o collegio professionale può, a richiesta della persona iscritta nell’albo che vi ha interesse, integrare i dati con ulteriori dati pertinenti e non eccedenti in relazione all’attività professionale”.

La nostra proposta è questa:

mantenere nell’albo – come prescritto dalla norma – i dati obbligatori anagrafici dellǝ professionista, e inserire nell’interfaccia pubblica (l’albo online) il nome ALIAS individuato e scelto dalla persona. In questo modo verrebbe rispettata la certezza dei dati a tutela dell’utenza ma anche l’identità di genere e la dignità dellǝ collega.

Come diceva Martin Luther King
“Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.