Come tutelare la professione di psicologo dai ciarlatani?

Sono una psicologa abilitata alla libera professione dal 1998. Nel 1999, assieme ad un collega e ad altri studiosi, ho fondato il CeSAP –
Centro Studi Abusi Psicologici, un’associazione no profit  tesa alla tutela
delle vittime di abusi, allo studio degli indicatori dell’abuso e alla
denuncia degli abusanti a vari livelli.
Nei primi anni del nostro lavoro, le richieste frequenti di aiuto al nostro
centro, provenivano da familiari di adepti di sette pseudo-religiose. Ma
mano a mano negli anni abbiamo assistito ad un differente andamento della
situazione del nostro Paese.
Le attuali denunce che ci giungono sono relative ad incontri con psicosette
o pseudo improvvisatori psicologi.
E’ come se, nel collettivo l’idea di rivolgersi allo psicologo sia ormai
accettata, ma non ha alla fine importanza che questi sia o meno qualificato,
sia o meno formato alla professione, sia o meno iscritto all’albo. Ecco che
accanto alla richiesta del singolo c’è un buon mercato in cui proliferano
“esperti della salute mentale” di vario tipo, che a volte sostengono di
essersi laureati in Università estere, solitamente non riconosciute dal
Ministero della Pubblica Istruzione italiana (tipo La Jolla University, .),
altre volte nel loro curriculum affermano di aver avuto una formazione
psicologica, che per ovvie ragioni non descrivono nel dettaglio, altre volte
si auto-appellano con titoli scelti tra le professioni non ancora
regolamentate, creando maggiore confusione nella gente (per esempio
utilizzano l’appellativo di counselor, ipnoterapeuta, e così via) e con le
quali di fatto esercitano la professione di psicologo. Altre volte
avvalorano ancor di più la propria ‘competenza’ improvvisata, affiancandosi
ad istituzioni di vario genere (ultimamente funziona molto bene il connubio
con quelle ecclesiastiche, difatti è abitudine che questi ‘falsi
professionisti’ scelgano qualche prelato di fiducia e qui iniziano a tessere
le proprie tele, sentendosi maggiormente rafforzati e al sicuro).

Gente, insomma che in qualche modo, pur di operare indisturbata, finisce,
con l’inquinare i reali requisiti di una professionalità ancora non molto
conosciuta dai più, oltre che danneggiare profondamente l’utenza che a loro
si rivolge.
Ancora oggi, difatti, mi meraviglia molto constatare che la gente comune (ma non solo), faccia fatica ad individuare i reali ambiti della professione
dello psicologo. Abbiamo ascoltato spesse volte la frase ‘sono un po’
psicologo’ riferita alla presunzione di possedere una propria capacità di
empatia e di ascolto. E così che gente non formata, non abilitata, ma ‘un
po’ psicologa’, si avventura nel fare diagnosi mediante l’utilizzo di
strumenti diagnostici, si permette di elaborare vere e proprie
interpretazioni psicologiche basate su proprie teorie personali circa il
funzionamento mentale e relazionale, si permette di formare la gente al
proprio pensiero, insinuandosi anche in aziende o associazioni, con la
pretesa di posizionarsi unico conoscitore esperto di un tale settore e
tacciando di invidia, di incapacità professionale, tutti coloro che sente
come ‘disturbatori’ della propria scalata verso il successo.
Tali persone, operando nel settore della salute mentale, con persone già in
difficoltà, al di fuori di ogni regola, solitamente prospettano una
soluzione unica e facile a tutti i mali, cosa che attira molti perché non
porta a mettersi in discussione e a responsabilizzarsi nel cammino
risolutivo, ma che alla fine indirizza a stati di dipendenza nei confronti
del proprio ‘salvatore’ e di rottura con la vita precedente (famiglia,
amici, .) a seguito di nuovi valori assunti. Altro devastante effetto
collaterale è che tale ‘terapia’ o ‘consulenza’ o ‘percorso di formazione’
‘o lavoro’ iniziati non hanno assolutamente un termine, ma si evolvono negli
anni in un rapporto morboso, statico e distruttivo tra ‘falso psicologo’ e
suo utente.
Negli anni, trovandoci di fronte a simili situazioni, abbiamo più volte
segnalato ai vari Ordini di riferimento tali pesudo-psicologi. Gli  Ordini
hanno accolto le nostre segnalazioni e inoltrato relativi esposti alle
differenti Procure della Repubblica interessate.
Nel settembre 2006 un’ordinanza emessa dal Tribunale di Bari (a seguito
della richiesta di un gruppo settario di far chiudere d’urgenza il nostro
sito) ha espresso un giudizio di merito nei confronti della nostra
associazione, definendo la nostra attività ‘meritoria’ nella tutela delle
vittime di ‘psicoterapie non autorizzate’.
Malgrado questo però, pur avendo inoltrato diverse denunce in diverse parti
d’Italia, tutto sembrerebbe essere nel silenzio assoluto per decine di altri
casi segnalati.
Nonostante difatti la presentazione di prove a sostegno di presunti reati di
abuso della professione e quindi di esposti degli Ordini, non abbiamo
notizie di nessun rinvio a giudizio.
Dov’è l’intoppo?
La lentezza della giustizia italiana?
La non conoscenza da parte dei giudici della reale differenza tra l’attività
degli psicologi formati e abilitati e quella degli impostori?
E’ vero, come sostengono ‘gli impostori’ che i titolati possono anche non
essere professionalmente ‘bravi’, (uno di questi santoni, contrariamente ai
titoli ‘falsi’ che ostenta nel proprio curriculum, sostiene che lo stesso
Freud non avesse i titoli per creare l’impero teorico a noi tramandato! Con
questo vuole tentare di avvalorare la legittimità della sua ‘falsa’
professione) ma questo può bastare a far sentire libero chiunque di svolgere
una professione di cui non ha competenze?
L’Ordine potrebbe fare di più per rendere maggiore chiarezza circa i
requisiti dello Psicologo o anche interessandosi maggiormente ai percorsi
attivati tramite gli esposti?
Sarebbe forse utile un’attività di monitoraggio preciso e costante di questi
casi segnalati alle autorità (magari anche tramite una banca-dati), anche al
fine di una puntuale conoscenza dell’andamento degli stessi.   Credo che la
Giustizia in qualche modo vada anche supportata da una precisa e costruttiva
attività politica dell’Ordine, volta alla tutela dell’identità variegata
della nostra professione.