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Venerdì 25 maggio la riunione del CNOP si è tenuta a Milano, presso la sede dell’OPL, in occasione della conferenza stampa sulla sentenza Platè.

A noi consiglieri di Altra Psicologia all’OPL è sembrata un’ottima occasione per vedere finalmente dal vivo il CNOP, supportati anche dall’invito rivolto a tutti i consiglieri lombardi dal presidente Molinari durante l’ultimo consiglio regionale. Come i nostri più assidui lettori ricorderanno, Altra Psicologia ha tentato tutte le strade per comunicare con il CNOP: richiesta di visione dei verbali, dei bilanci, richiesta di partecipazione di una nostra collega ad una delle riunioni romane. . . Tutti tentativi falliti.

Sul CNOP continua a permanere una fitta coltre di mistero anche se qualche movimento, tra le nebbie, sembra esserci. È infatti stata distribuita ai Consiglieri dell’Ordine Lombardia copia del verbale della riunione del Consiglio Nazionale del 13 e 14 aprile scorso (ricordate? Proprio quella a cui non ha potuto partecipare la collega che aveva chiesto di poterlo fare perché, secondo il CNOP, quando si tratta di assistere al Consiglio Nazionale gli Psicologi iscritti all’ordine sono “terzi non qualificati”).

Bel gesto, comunque, la diffusione del verbale… anche se accompagnato da reiterati richiami alla responsabilità personale in caso di diffusione di documenti riservati e da criptiche citazioni della legge sulla Privacy e di quella sulla Trasparenza. Il verbale distribuito, però, è stato poi approvato nella seduta successiva – quella di cui vi parliamo in questo articolo – con alcune modifiche che però non ci è dato sapere perché adottate “privatamente” dal Consiglio e non diffuse. Non possiamo quindi pubblicare il verbale visto che, nella forma in cui ci è stato dato, costituisce un atto incompleto ed “endoprocedurale”.

Non ci arrendiamo, però, ed insistiamo nella richiesta di avere comportamenti trasparenti da parte di chi rappresenta la nostra professione.

In verità abbiamo anche pensato che la diffusione ai nostri consiglieri del verbale CNOP in una forma non utilizzabile per la diffusione fosse un gesto di alta strategia politica per cui, contemporaneamente, ci veniva fornito l’anelato “oggetto del desiderio” (il verbale) ma ci si impediva di renderlo pubblico a pena di sanzioni e di pubblica testimonianza di inaffidabilità, ma poi abbiamo realizzato che un così sinuoso intendimento non è proprio dell’attuale CNOP.

Una sola, irrinunciabile, chicca: ad Aprile, il CNOP ha approvato i suoi Bilanci confermando di non sapere cosa fare dei nostri soldi, non riuscendo a spenderli neanche aumentando i costi interni. Consigliamo al CNOP la lettura dei nostri articoli, in cui proponiamo l’attivazione di borse di studio; azioni mirate di lobbing; campagne di orientamento ed informazione sulla professionalità degli Psicologi per medici, giornalisti, avvocati, ecc.; campagne di orientamento per l’opinione pubblica attraverso i mass-media; studi seri per orientare le competenze professionali verso le aree a maggiore richiesta di mercato, eccetera, eccetera. Certo, se la maggior parte di noi avesse dei soldi da far fruttare a favore della categoria non li farebbe certo avanzare anno dopo anno! I nostri Presidenti, invece, sono evidentemente a corto di idee.

C’è qualcuno che è in grado di proporre al CNOP un corso di “Politica Creativa”?

Veniamo alla riunione milanese del Consiglio Nazionale. L’inizio della  riunione del CNOP all’Ordine Lombardia era previsto per le 15. A quell’ora i Consiglieri di AltraPsicologia arrivano per seguire i lavori. Sono presenti anche molti altri consiglieri OPL di tutte le appartenenze (AUPI, SIPAP).

Il Presidente Molinari ci dice che deve verificare se possiamo assistere. Ricordiamo che lui stesso ci aveva invitato esplicitamente durante l’ultimo consiglio OPL. Lui nega. Ci barrichiamo nello studio del Presidente dell’Ordine Lombardo per un’ora. Presenti, oltre a noi di AltraPsicologia: Molinari, Gambardella (Vicepresidente OPL), Palma (Presidente CNOP), Barcucci (presidente dell’Ordine del Piemonte) e, alla fine, Giardina (segretario CNOP e presidente dell’Ordine della Sicilia). Molinari si dichiara favorevole al fatto che assistiamo,. Palma incomincia a produrre una serie di motivazioni per cui non potremmo partecipare, di tipo legale ma fumose e vaghe. Parla del fatto che le riunioni del CNOP non sono pubbliche, del parere in tal senso del loro avvocato (quello utilizzato per negare la partecipazione alla nostra collega). Iniziano poi a fiorire una serie di paragoni, a nostro parere poco centrati, con, in crescendo, il consiglio comunale, il senato accademico e il governo italiano.

Ci perdiamo in una discussione infinita sulle modalità di partecipazione e sulla scarsa trasparenza del CNOP. Emerge che la carenza di comunicazione del CNOP nei confronti degli iscritti è del tutto intenzionale. Non si vuole infatti che gli iscritti conoscano determinati retroscena politici discussi nelle riunioni. Ad esempio, i componenti del CNOP sarebbero estremamente attivi nell’azione di lobbying presso gli organi che si occupano a livello legislativo della nostra professione ma questo non si può certo andare a raccontare agli iscritti (?).

A quel punto noi consiglieri di Altrapsicologia siamo ormai trasecolati: chiariamo che vogliamo sapere con precisione quale sia la norma che ci impedisce di partecipare. Aggiungiamo che non ce ne andremo se non avremo un pezzo di carta in mano con su scritta la motivazione.

Arriva Giardina e dice – parole testuali – che “il CNOP è un CLUB PRIVATO”(ci viene subito alla mente, per associazione, chissà perché, Groucho Marx: “Non vorrei mai far parte di un club che accettasse, fra i suoi membri, uno come me”). Inizia un lungo discorso in cui sostiene che non possiamo entrare ma la motivazione continua a non essere affatto chiara. Siccome chiediamo più precise delucidazioni, dice che la nostra presenza influenzerebbe la riunione, in particolare le dinamiche relazionali (!!!) ad esempio in caso di conflitto (!!!). Al che gli rispondiamo: “Lei ci sta dicendo che non possiamo assistere perchè non dobbiamo vedervi litigare?” e rivolgiamo lo sguardo a Molinari, a cui indirizziamo  un semplice: “Siamo basiti!”.

A quel punto si ritirano per decidere se possiamo partecipare o meno e decidono che . . . è possibile.

La riunione si apre con una serie di comunicazioni da parte del Presidente Palma e di queste vi riferiamo. Una delle comunicazioni, a nostro parere particolarmente interessante, riguarda la richiesta posta al Ministero della Salute da colleghi con interessi specifici nella fornitura di corsi ECM riguardo l’obbligatorietà degli ECM anche per gli Psicologi liberi professionisti. Mentre la Commissione ECM ha sostenuto, in linea con la lettera delle norme vigenti, l’obbligatorietà solo per gli Psicologi che collaborano con il SSN, pare che la Segreteria del Ministero sia di opposto parere ed ha pubblicato da tempo sul proprio sito la dichiarazione dell’obbligatorietà per tutti i professionisti dell’ECM. Si può ipotizzare quindi che il Ministero risponda alla richiesta dei colleghi confermando l’obbligatorietà per tutti gli Psicologi. La notizia potrebbe essere diffusa negli ultimi mesi dell’anno, gettando nel panico i colleghi, che correranno ad accumulare crediti.

Sul tema ECM AltraPsicologia si è espressa con una dettagliata disamina dei vincoli normativi e giurisprudenziali (DL 502, sentenza TAR del Lazio n. 14062/2004) che attualmente, senza ombra di dubbio, limitano l’obbligo agli Psicologi che hanno rapporto di convenzione, diretto o indiretto, con strutture del Servizio Sanitario pubbliche o private convenzionate. Il culmine di paradosso dell’attuale sistema ECM risiede comunque nella mancanza di un registro ufficiale dei punti accumulati da ciascuno, così che nessuno ancora sa con che modalità, su quali basi e da parte di chi potrebbero avvenire i controlli, né quali sarebbero le reali ricadute in caso di non adeguamento alle norme. Preme inoltre ricordare al CNOP che, a tutt’oggi, uno strumento formativo fondamentale come la supervisione non rientra fra gli “eventi” accreditabili. Sarebbe dunque opportuno indirizzare l’impegno del massimo organo di rappresentanza della professione per integrare specificatamente la supervisione dell’attività psicologica/psicoterapeutica tra gli eventi automaticamente riconosciuti ai fini dell’ECM.

Un altro tema a lungo trattato è stato la modifica del regolamento concernente la pubblicità. In sintesi, per l’ennesima volta in barba al recente Refendum “taroccato” propinatoci dal CNOP (cercheremo di capire quanto ci è costato il pasticcio referendario dello scorso anno) non sarà più necessario per gli Psicologi richiedere il nulla osta al proprio ordine regionale per la pubblicità, ma sarà sufficiente un’autocertificazione. Il regolamento imposto dal CNOP, come già abbiamo avuto occasione di segnalare, viola i principi della legge Bersani in materia di pubblicità. Come è più logico, piuttosto che imporre una preventiva censura della pubblicità, si perseguiranno per violazioni deontologiche quei colleghi che dovessero usere pubblicità ingannevoli o lesive della professione.

Una interessante discussione si è poi attivata sul tema delle scuole di specializzazione universitarie la cui durata, in base al decreto “Riassetto delle Scuole di Specializzazione di Area Psicologica”, del 24.07.2006 – G.U. n.246 del 21.10.2006”, sarà prolungata a 5 anni. Su tale decreto esiste un parere positivo del CNOP, espresso nel febbraio 2006 da Sardi, che aveva concluso il suo mandato, nel periodo di passaggio tra le elezioni dei consigli regionali e l’insediamento del nuovo consiglio nazionale, avvenuto nel marzo 2006. Le posizioni sul decreto divergevano: alcuni sostenevano che tale modifica fosse negativa e pericolosa per la categoria, in quanto, per adeguarsi, anche le scuole di specializzazione private riconosciute dovranno portare la durata a 5 anni con la conseguente lievitazione dei costi, già oggi difficilmente sostenibili. Inoltre, mentre i medici specializzandi ricevono retribuzione dallo Stato, gli psicologi non solo non ricevono retribuzione ma si trovano a dover pagare cifre molto elevate per la propria formazione specialistica; altri affermavano che il passaggio del decreto costituisse un aspetto positivo per la comunità professionale, perché l’alternativa sarebbe stata la chiusura delle scuole di specializzazione dell’area psicologica e perché il fatto di avere delle scuole di specializzazione di durata pari a quelle di tutti gli altri ambiti significa prestigio per la professione.

Come Altra Psicologia riteniamo che il prolungamento delle scuole di specializzazione universitarie a 5 anni sia un rischio per la comunità professionale. Le scuole di specializzazione private riconosciute si adegueranno, proponendo un’offerta formativa con costi assolutamente insostenibili. Le scuole di specializzazione universitarie sono oggi nella maggior parte dei casi una ripetizione del programma del corso di laurea in psicologia: non si vede il senso di aumentarne la durata senza una seria revisione del contenuto formativo. L’offerta privata è, d’altra parte, ridondante e incontrollata, e il prolungamento della durata senza una chiara ristrutturazione e un monitoraggio di tale offerta ci sembra l’ennesimo passaggio forzato a danno della categoria.

Sulla questione specifica della Specializzazione in Counselling, la posizione del CNOP è quella di vederla come una valorizzazione della professione in quanto il fatto che il counselling diventi una specializzazione per psicologia dovrebbe sottolineare l’appartenenza di tale competenza in modo esclusivo agli psicologi. Inoltre, l’argomento portato a sostegno di tale tesi è che come il medico generico può diagnosticare un problema cardiaco senza essere cardiologo, così lo psicologo può esercitare il counselling senza avere la specializzazione specifica. A nostro parere, dato che il counselling costituisce una delle competenze di base dello psicologo, risulta difficile giustificare la necessità di una specializzazione in tal senso. Anche il ragionamento portato avanti all’interno del CNOP ci convince poco. Infatti, tale ragionamento si basa sul fatto che anche chi non ha una specializzazione specifica possa, con le competenze di base, operare un primo intervento. Questo è vero anche nel caso degli psicologi: anche chi non è specializzato in psicoterapia familiare può effettuare una consultazione riguardante temi familiari. Altro è dire che ha senso istituire una specializzazione su una competenza di base della professione. Ci troviamo quindi nella condizione paradossale in cui da una parte chiunque, con qualsiasi titolo di studio, può esercitare il counselling, dall’altra ci si aspetta che psicologi laureati e abilitati alla professione intraprendano una formazione quinquennale in counselling. Potremmo avere sullo stesso pianerottolo un counsellor con licenza di scuola media (ebbene sì, nessuno lo può impedire, dato che il counselling non è professione regolamentata!) e un altro counsellor psicologo specializzato con alle spalle 10 (5+5) anni di studi universitari!

In sintesi dalla lettura del verbale e dalla nostra partecipazione diretta alla riunione milanese si trae l’idea che i nostri più alti rappresentanti si sentano completamente immedesimati in una sorta di “epopea di Fort Alamo”, accerchiati e costantemente esposti al tradimento.

Quasi facessero qualcosa di poco pulito o pubblicamente esecrabile, non osano rendere pubblico il frutto del loro lavoro perché “qualcuno potrebbe approfittare di questa conoscenza per sgambettare loro e gli Psicologi tutti”.

A noi pare che soprattutto non vogliano che si sappia quanto sono litigiosi all’interno del CNOP e quanto poco riescano a produrre, finanche in termini di spesa, per il costante reciproco boicottaggio e per seguire bizantinismi e legalismi procedurali che hanno il solo risultato di farli sentire accerchiati anche dai colleghi che dovrebbero difendere e che non vogliono null’altro che il buon funzionamento dei loro organi di rappresentanza.