image_pdfimage_print

La recente petizione sul “bonus psicologo”, condivisa da migliaia di cittadini, fa da testimone a una nuova consapevolezza del bisogno di interventi psicologici di sostegno, cura, prevenzione del disagio.

Tali cure sono di fatto oggi disponibili solo per chi può pagarle di tasca propria, compromettendo il principio costituzionale della universalità delle cure, nonostante la psicoterapia sia stata inserita da molti anni – ma solo a parole – nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).

Si ripete spesso che non c’è salute senza salute mentale, e che gli interventi psicologici e psicoterapici sono efficaci ed economici come cura e prevenzione, ma non si trova, nel nostro Paese sufficiente ascolto e concreta sponda tra i decisori politici regionali e nazionali, anche se negli ultimi mesi si sono percepiti modesti segnali di segno opposto.

Il “bonus” e alcuni primi passi locali sulla figura dello psicologo di base sono solo l’inizio di un cammino che merita di essere fatto con maggior coraggio e consapevolezza, poiché non c’è alcuna ragione che possa giustificare incertezze e ritardi su una strada semplice e chiara: dare valore al nostro essere persone che hanno una loro singolare soggettività che chiede – attraverso segnali e disturbi comportamentali, somatizzazioni, difficoltà psicologiche e relazionali – di essere vista e ascoltata, all’interno di una offerta di opportunità terapeutiche pubbliche strutturate come ogni altra forma di assistenza sanitaria.

I servizi e lo spazio vasto del lavoro psicologico
I servizi pubblici di salute mentale sono generalmente ridotti allo stremo rispetto a condizioni del personale di ogni qualifica, e ripiegati sul fronte assistenziale più che su quello delle terapie e della riacquisizione di un benessere possibile.

Medici sensibili reclamano lo spazio del lavoro psicologico: «La psichiatria dissociata dalla psicoanalisi/psicologia dinamica, dalla pratica psicoterapeutica, dalla fenomenologia, dalla psichiatria sociale e relazionale si è impoverita e rischia di ridursi in mestiere tecnico di contenimento e sedazione delle emozioni, fatto da psichiatri che pensano e agiscono secondo algoritmi», si afferma nel “Manifesto per la Salute Mentale” (A. Barbato, A. D’Elia, P. Politi, F. Starace, S. Thanopulos).

Ma non c’è, per il lavoro psicologico, solo lo spazio e le necessità connesse ai servizi di salute mentale.
C’è lo spazio legato alla condizione femminile e della famiglia che quarant’anni fa vide nell’istituzione dei Consultori Familiari un suo punto di svolta.
C’è lo spazio dei servizi socioassistenziali dei comuni, della scuola, dove la figura dello psicologo può alleviare e orientare la fatica di insegnanti e genitori nelle situazioni difficili, e sostenere pratiche di promozione della salute psichica sin dalle prime fasi di vita.

E c’è lo spazio dei medici di base e dei pediatri di libera scelta, chiamati ad affrontare condizioni e richieste dei loro utenti che esprimono difficoltà relazionali ed esistenziali, le quali meriterebbero altri tempi ed altri spazi di contenimento, elaborazione, per liberare la persona da vincoli interni impropri e dolenti.
E l’elenco potrebbe essere ancora assai lungo, aggiungendo la reale utilità del lavoro psicologico nei servizi per la disabilità e nelle strutture comunitarie che affrontano i gravi problemi psichici e le dipendenze patologiche, o nelle strutture penitenziarie.

Il ruolo delle psicologhe e degli psicologi
Ricade su tutti, ma in particolare sulle psicologhe e sugli psicologi, esperti della comunicazione e delle relazioni, la responsabilità di trovare la forza e le modalità giuste per portare nella società e nelle istituzioni la voce delle persone di cui sono chiamati ad occuparsi: la voce dei bambini trascurati, degli adolescenti negletti, degli adulti che non trovano in certe fasi un equilibrio psicologico soddisfacente, di chi è in prigione o vive nella povertà culturale o materiale, o soffre una condizione di ingiustizia.
Tocca alle istituzioni di ogni livello considerare e utilizzare una forza professionale che è insieme sanitaria, culturale e civile, la forza delle psicologhe e degli psicologi, per riorganizzare e rivitalizzare servizi e istituzioni dedicati alle persone, alla loro salute, al loro benessere, in modo efficace ed economicamente vantaggioso per le finanze pubbliche.