Disturbi Specifici dell’Apprendimento: tolta la diagnosi agli Psicologi?

Riceviamo presso la nostra redazione questa mail da parte di un collega e, molto preoccupati, pubblichiamo. Fateci sapere che cosa ne pensate e cosa sta succedendo nella vostra regione sulla legge 170/10 sui DSA.

Potete farlo nei commenti oppure nel gruppo Facebook che abbiamo aperto appositamente Legge 170/10 per la Dislessia: quanti problemi per noi Psicologi!:

Gentile Redazione di AltraPsicologia,

leggo la nuova normativa sui DSA che cita ”la diagnosi di DSA deve essere condotta in modo multiprofessionale e tale multidisciplinarietà deve risultare chiaramente dalla certificazione. Qualora rilasciata da uno specialista singolo dovrà essere validata dal SSN con modalità da definire a livello regionale.” , (MIURDSA prot. N. 1822),…e il mio cuore ha un colpo!

Improvvisamente, dopo anni di formazione sulla diagnosi e riabilitazione dei DSA, dopo aver visto migliaia di ragazzini e aver posto migliaia di diagnosi (ahimè Diagnosi!!!) di DSA, dopo aver effettuato trattamenti (ahimè, trattamenti!) e aver accompagnato famiglie e insegnanti nel complesso mondo della dislessia e dei disturbi dell’apprendimento in genere, dopo aver formato insegnanti, genitori e operatori scopro che non ero e non sono abilitato a farlo!

Quali danni avrò causato con la mia azione (non oso più chiamarla “ diagnosi”) complessa che, seguendo in modo preciso i protocolli diagnostici internazionali prima e dettati dalla Consensus Conference 2010 e aggiornamenti successivi poi, ha sviscerato le problematiche neuropsicologiche, cognitive, scolastiche, psicologiche, affettivo-relazionali, ecc. e si è permessa pure di trattarle con modalità e tecniche terapeutiche e riabilitative di comprovata efficacia?!

Ho sempre pensato che:

  • seguendo la legge che istituisce la professione di psicologo (fra un po’ potrò ancora chiamarmi così?) che cita “La professione di psicologo comprende l’uso degli strumenti conoscitivi e di intervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività di abilitazione-riabilitazione e di sostegno in ambito psicologico rivolte alla persona, al gruppo, agli organismi sociali e alle comunità. Comprende altresì le attività di sperimentazione, ricerca e didattica in tale ambito.” (art. 1, L.56/89) io fossi in regola,
  • seguendo le norme del codice deontologico sull’invio a un collega in caso di necessità “Art. 5 Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera. Riconosce i limiti della propria competenza ed usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione.

Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate.” (Codice Deontologico degli Psicologi Italiani) io fossi in regola,

  • formandomi con Master sui Disturbi dell’Apprendimento, Scuola di Specializzazione, ecc. , fossi in regola…
  • l’esperienza acquisita sul campo in anni di lavoro e di fruttuoso confronto con pazienti e famiglie, istituzioni, insegnanti e colleghi (anche Neuropsichiatri per psicopatologie gravi concomitanti al DSA e logopedisti per problematiche fono-articolatorie congiunte con DSA, ma ognuno nella propria stanza!!!) bastasse, perché io fossi in regola
  • l’onestà intellettuale e il dubbio come metodo scientifico mi garantisse di essere in regola…

e scopro invece che non potrò più far “diagnosi” se non condividendo le mie conclusioni con un logopedista (che, qualcosa dovrà fare, ovvero i test che finora facevo io, immagino) o con un neuropsichiatra (che dopo approfondito colloquio e altri test trarrà le conclusioni sul profilo, ovvero quello che facevo io, immagino).

La mia domanda allora è banale: ma io che farò? Non posso pensare al prepensionamento né nessuno mi ha proposto di diventare un “esodato”, dovrò ospitare presso il mio studio, immagino pagandoli pure, un logopedista e un neuropsichiatra anche per i pazienti che fino ad oggi non necessitano di ulteriori approfondimenti neuropsichiatrici o logopedici? E mi chiedo: dovrò pagarli a ore, a prestazione, o dividere l’affitto con loro?

Che effetto avrà tutto ciò sul mio paziente? Che è un bambino il 99% delle volte?

La mazzata finale mi giunge da un genitore, l’ennesimo, che citandomi la legge 170/2010 sulla dislessia mi dice sospettoso e con tono da persona “tradita” e “imbrogliata” che allora la mia relazione, così lunga e costosa (non usa il termine “dettagliata”, sigh!) , da psicologo libero professionista privato, non serve a niente, e che avrebbe dovuto andare in ASL perché quello che faccio io (non ripete la parola “diagnosi”) non permetterà mai a suo figlio di avere aiuti a scuola!

E la mia mente vola ad altri tempi (prima della L.170/2010) quando ogni anno, per ogni ragazzino seguito, mi recavo a scuola per una riunione intensa con insegnanti e genitori su come aiutare quel ragazzino in classe, in trattamento e a casa, in funzione delle sue specifiche caratteristiche psicologiche, cognitive, di personalità, in funzione di punti di forza e debolezza, e in funzione di quel contesto di classe, e per almeno due ore alacremente tutti noi adulti insieme costruivamo il miglior futuro possibile per quel ragazzino, date le nostre capacità.

Che bei tempi quando gli insegnanti collaboravano con famiglia e clinici non dovendosi preoccupare se il timbro dell’Asl c’era o non c’era, pensando ad applicare tutti gli aiuti in loro potere invece che costretti a compilare lunghi Piani Didattici Personalizzati (PDP) che spesso incollano le Direttive del Ministero del luglio 2011 in modo rigido e non personalizzato (i DSA ora sono tutti uguali!?) e senza vedere più un clinico! (la stesura del PDP infatti spetta alla scuola vista la diagnosi del clinico e non con la sua consulenza diretta…).

Come non capire quel genitore quando la legge 170/2010 art. 3 cita “La diagnosi dei DSA e’ effettuata nell’ambito dei trattamenti specialistici già assicurati dal Servizio sanitario nazionale a legislazione vigente ed è comunicata dalla famiglia alla scuola di appartenenza dello studente..”?

E a questo si aggiunge la Legge Regionale del Veneto n. 16 del 2010 che cita “La diagnosi dei DSA è effettuata da neuropsichiatri infantili o psicologi, dipendenti dalle aziende ULSS, ospedaliere e ospedaliero-universitarie integrate, o da strutture private accreditate ai sensi della L.reg. 16 agosto 2002, n.22 “Autorizzazione e accreditamento delle strutture sanitarie, socio-sanitarie e sociali” e successive modificazioni. 4. Il trattamento riabilitativo è effettuato da psicologi, pedagogisti, educatori e logopedisti, formati sulle problematiche dei DSA.”

Per finire con l’ultimo prodotto del MIURDSA prot. N. 1822, ove lo specialista psicologo che effettua la diagnosi, qualora fosse privato, deve essere inoltre accreditato al sistema di qualità regionale e aver inoltre comprovata e documentata esperienza nella valutazione dei DSA, fermo restando, ovviamente la necessità della multiprofessionalità… cosa che mi fa sorgere una domanda: laurea, specializzazione, master, che valore hanno a questo punto se comunque ho bisogno di un Neuropsichiatra e di un Logopedista oltre che di una formazione e di un accreditamento personale?

Lo stesso sta accadendo peraltro per l’ADHD ove per la stesura del Piano Didattico si cita “tale documento sarà redatto..omissis..in collaborazione con la famiglia dell’alunno e i Centri per la Diagnosi e cura presenti sul sito dell’Istituto Superiore di Sanità ovvero la Unità sanitaria competente per territorio” (PIANO DID ADHD -1395- del 20.3.2012)

E il dubbio mi attanaglia: magari poi questo contagio coinvolgerà la “diagnosi” psicologica applicata a tutte le patologie di nostra competenza (anche se non esclusiva) in genere?

Domani mattina cosa accadrà oltre alla solita crisi finanziaria e ai bollettini di una guerra economica in atto? Quale decreto, quale legge mi priverà della mia identità professionale già così ampiamente rosicchiata?

La multidisciplinarietà è un bel concetto e sicuramente va perseguita e utilizzata come strumento che migliora l’accuratezza diagnostica avvalendosi delle professionalità (si, sono professionisti competenti anche loro, di altre figure, come Neuropsichiatri e logopedisti) ma l’obbligo rigido alla multidisciplinarietà nell’approccio a ogni caso, e non a discrezione dello specialista psicologo (Specialista? Psicologo?) è una assurdità e complica/intacca l’alleanza terapeutica necessaria poi per eseguire i trattamenti o la presa in carico psicoterapeutica qualora necessarie, nonché nutre pericolosi meccanismi di affiliazione e di mercificazione della diagnosi perché senza l’avvallo dell’ASL perdi i diritti a ricevere le misure compensative e dispensative che hai sempre ricevuto finora!

Al momento attuale, dalla legge 170/2010 sono passati quasi 2 anni e mancano ancora indicazioni univoche e chiare circa quali e quanti parametri clinici le ASL debbano considerare sufficienti per far inserire quella persona all’interno del circuito: ogni ASL e ogni professionista ASL sembra seguire propri criteri poiché oltretutto il disturbo evolve nel tempo e, grazie a trattamenti riabilitativi mirati, può essere ampiamente compensato!

Che ironia! Proprio quando un ragazzino, dopo aver a lungo lavorato con un trattamento riabilitativo mirato e fruttuoso per compensare la sua dislessia, spariti i parametri di gravità nella decodifica e permanendo solo problemi residui nella comprensione, entra alle medie e si vede negati dall’ASL gli strumenti compensativi e dispensativi (es. audiolibri e schemi) proprio in quel momento più necessari (d’altra parte, non ci sono più i parametri…).

E io che ingenuamente l’ho aiutato con la mia diagnosi e trattamento a compensare quel disturbo a cui si riferisce la legge 170, non avrò danneggiato il mio piccolo paziente visto che ora sta così tanto bene da uscire dal circuito della certificazione della legge 170? Che sarà di lui, dislessico compensato abbandonato senza compensazioni nei meandri di un percorso scolastico di scuola superiore di primo o secondo grado?

Mi chiedo: se nella stesura della legge 170/2010 invece di fare riferimento a chi deve porre “diagnosi” di DSA (intaccando così la nostra legge ordinistica e la nostra professionalità accertata dal MIUR tramite la nostra formazione universitaria e dall’Ordine degli psicologi circa il possesso dei titoli per l’esercizio della professione, a tutela dell’utenza) si fossero semplicemente esplicitati i parametri per l’accesso da parte del cittadino ai benefici previsti, rimandando ogni specialista psicologo, neuropsichiatra, logopedista, ecc. al rispetto della propria legge ordinistica o del proprio codice deontologico, con parere finale dell’ASL ad apposita commissione, non si sarebbe tutelato comunque il cittadino, garantito il suo accesso a dei diritti e tutelata anche la professionalità del professionista psicologo? Perché creare diagnosi di livello A (ASL) e di livello B (private)?

Se invece vogliamo che solo le ASL facciano le diagnosi e i trattamenti e che il libero professionista mandi magari privatamente al Neuropsichiatra dell’ASL la propria relazione per una validazione (e questo a carico del paziente) o dalla logopedista privata (che magari attesti che non vi sono altri problemi) allora per coerenza chiudiamo i corsi di Laurea in psicologia (si, lo scrivo minuscolo!), accorpiamoli a Medicina e a Logopedia, almeno si svilupperanno per tempo quelle amicizie fruttuose che un domani permetteranno ai giovani psicologi (se si chiameranno ancora così) di poter lavorare in ASL a braccetto (ma un passo indietro, prego) di Neuropsichiatri e Logopedisti.

Sarà per loro meno traumatico! saranno già formati mentalmente e non studieranno 5 anni di corso di laurea + un anno di tirocinio per sostenere l’esame di stato + 5 anni di specializzazione + 1 o 2 master annuali, ecc., per esercitare l’arte complessa ed elitaria della diagnosi psicologica…anzi forse non eserciteranno più…

Basterà un corsetto triennale e il tecnico sarà pronto ad essere sfornato! Competente a sufficienza per dire qualcosa… ma non troppo… E, soprattutto, per non aspirare all’Olimpo della Dirigenza al quale io, da libero professionista, sinceramente non avevo mai aspirato.

Firmato: UNO PSICOLOGO DERUBATO DELLA PROPRIA IDENTITA’

(alla ricerca di un neuropsichiatra e di un logopedista a prezzi modici)

Cosa ne pensi di quanto scrive il nostro collega? Cosa sta succedendo nella tua regione riguardo alla diagnosi dei DSA e alla certificazione valida per le scuole?

Raccontacelo nella sezione commenti qui sotto oppure iscriviti al gruppo Facebook Legge 170/10 per la Dislessia: quanti problemi per noi Psicologi!

e porta la tua esperienza!