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I comunicati stampa riguardanti gli ECM sembrano spesso recapitati da un mondo migliore e un po’ artificiale. Tipo un Grande Fratello, diciamo: belli, luminosi, sfavillanti, cantano le magnifiche sorti e progressive di un tempo in cui potremo pagare per una formazione che non ci serve.

Si tratta degli ECM, che potrebbero a breve diventare obbligatori anche per gli psicologi liberi professionisti, costringendoli a dedicare tempo e denaro a questo nuovo obbligo. Parliamo di almeno 500 euro l’anno.

Ora: non facciamo i “brubrù” diceva mia nonna, intendendo gli ignoranti, i semplici. La formazione continua è obbligatoria. Ma come la si fa dipende dal sistema che usi per quantificarla. L’ECM è completamente appiattito sugli “eventi” organizzati dai “provider”, cioè conferenze che se obbligatorie toccherà precipitarsi a frequentare quasi indipendentemente dal contenuto.

Abbiamo un’ottima ragione per dire che gli ECM per noi non vanno bene: ci sono psicologi, molti, che non svolgono attività sanitaria. Inoltre: la maggioranza delle cose che lo psicologo fa per formarsi (ad es. una supervisione) non sono conteggiate nel sistema ECM.

Eppure è sempre stata dura dire di no al maledetto abaco dei crediti formativi. C’entrerà il fatto che l’ECM  genera un indotto di circa 5 milioni di euro l’anno che dalle tasche dei soli psicologi passano direttamente in quelle dei provider.

Di certo usare il sistema ECM come unico metro della formazione continua non è obbligatorio. Anzi. Il DPR 137/2012 (Riforma delle Professioni) stabilisce che la formazione continua sia un obbligo per ogni professionista, ma che le regole le fissi l’Ordine con un regolamento costruito all’uopo. Da qui lantidoto al rigido e talora velenoso sistema ECM che è stato già inventato nel 2012.

Il sistema FCP era pensato non come sostituzione, ma come integrazione del sistema ECM. Oltre a tutto quanto previsto nel sistema ECM, permetteva di non togliere nulla ma di aggiungere anche la possibilità di assegnare guadagnare crediti formativi:

  • effettuando un’analisi o una terapia personale,
  • partecipando a una supervisione o un’intervisione
  • pubblicando un articolo di argomento psicologico
  • tenendo lezioni presso Università o Scuole di Psicoterapia
  • scrivendo un libro, un saggio, una monografia di argomento psicologico

e altro ancora. Ovviamente le colleghe in attesa di erede e gli studenti in psicoterapia sono esentati e il tutoraggio a tirocinanti produce crediti.

Una vera promozione di una cultura psicologica reale. Senza bisogno di spendere soldi: anche chi non abbia una terapia personale in corso e non frequenti una scuola tra intervisioni e articoli è facile raggiungere il proprio debito formativo senza spendere un solo euro e facendo cose interessanti e formative.

Quindi se c’è la soluzione? C’è, ma non la si persegue: il regolamento giace al ministero, il veleno si spande e l’antidoto non viene iniettato. Ecco spiegata la ragione della stagnazione della vicenda nell’ultimo comunicato dai toni solari del CNOP:

Questa Consigliatura CNOP è in attesa, dopo ben due anni (neretto mio), che il Ministero della Salute stabilisca se tutti gli psicologi siano obbligati all’ECM, oppure se una parte all’ECM ed una parte alla FCP.

Questo sarebbe il lavoro del CNOP? aspettare? così vengono orientate le energie del nostro Consiglio Nazionale, che detto per inciso riceve più di due milioni e mezzo di euro l’anno per prendersi cura di una categoria composta al 90% liberi professionisti?

Rileggiamo. Il CNOP da due anni, invece di (1) cercare sinergie con altre professioni (2) bussare a ogni porta possibile nel mondo politico (3) usare le proprie risorse di lobbying… ebbene: è in attesa.

Eh già. In pacifica e messianica attesa che dal Ministero giunga una magia buona che faccia grazia agli psicologi della loro condanna all’ECM?

Sarà dura che a qualcuno al ministero venga in mente il diritto alla libertà nel determinare la propria formazione, se per primi non è venuto in mente a noi.