Il Consiglio Nazione dell’Ordine degli Psicologi (CNOP) vuole aprire una Fondazione. E non è proprio che gli psicologi non aspettassero altro. Ma c’è qualche buon motivo in più per occuparsene.
Ad esempio Eugenio Calvi, avvocato e psicologo, uno dei padri fondatori della nostra disciplina in Italia ha affermato: “l’idea della Fondazione mi sembra del tutto malsana, impropria, induttiva della corruzione, sostenuta da ragioni inconfessabili”.
Oggi basta che chiunque faccia una critica, adombri un disaccordo e il CNOP insorge, accusando i dissidenti di nefandezza. Come mai il nostro Consiglio Nazionale ci tiene tanto alla Fondazione?
Cerchiamo di fornire almeno tre serie ragioni di preoccupazione.
Prima ragione per preoccuparsi: la Fondazione non serve agli psicologi, ma per raccogliere i loro soldi. Eh già, cari amici, perché c’è una sola cosa che un Ordine come ente pubblico non può fare liberamente, per cui ha bisogno di una Fondazione: incassare e spendere denaro. A questo serve una Fondazione. Ora indovinate un po’, di chi saranno i soldi che entrano in quel contenitore secondo voi? E a chi andrà la provvidenziale, ininterrotta, costante, sicura pioggia di denaro che produrrà l’eventuale Fondazione? Vediamo come. E veniamo così alla…
Seconda ragione: non va bene che te la canti e te la suoni. A partire dalla legge di riforma delle professioni (138/2012) sono gli ordini nazionali che devono fissare le regole per la formazione permanente. Che significa che l’ordine crea e fa rispettare le regole riguardanti gli obblighi formativi degli psicologi. Abbiamo già avuto modo di sorprenderci dell’entusiasmo del CNOP verso il sistema ECM applicato a tutti gli psicologi, nonostante la sua evidente inadeguatezza a rappresentare la formazione reale degli psicologi. La Fondazione spiega tutto, è il tassello mancante. La Fondazione, creato l’obbligo agli ECM è già lì pronta a venderti il prodotto che l’Ordine ti ha obbligato a comprare. L’Ordine crea il bisogno e la Fondazione vi risponde. A pagamento, ovviamente.
Terzo punto: è difficile addormentarsi tranquilli se a fianco a te c’è Lorena Bobbitt.
Ok, l’esempio funziona solo con i maschietti, non è proprio calzante ed è pure datato. Il fatto è che la Fondazione è una realtà molto libera, una specie di assegno in bianco. Bisogna quindi fidarsi a consegnare un simile strumento a qualcuno. Ora, l’attuale maggioranza Cnop che ha pensato questa bella idea della Fondazione fa riferimento alla sigla Aupi. La stessa sigla è stata chiamata pesantemente in causa per lo scandalo di Via Stamperia. All’Aupi appartengono quelli delle elezioni siciliane che poi hanno chiesto un danno di 200.000 euro usando gli avvocati dell’ordine a chi ha diffuso l’audio in cui sono stati pescati con le schede elettorali in mano. E’ il Dott. Giardina dell’Aupi che va al convegno dei counselor e li chiama “colleghi”. Lo stesso che ha visto dimettersi quattro consiglieri in un sol colpo per ragioni legate alla gestione economica del suo ordine e non ha fatto una piega.
Sono quelli che tengono chiuse le porte del CNOP, segreti i verbali e le delibere. Sempre loro, sempre e solo Aupi. No, decisamente non mi fiderei. Preferirei dormire in albergo che addormentarmi vicino a Lorena.
E’ urgente fare pressione per creare maggioranza di colleghi per bloccare definitivamente questi tentativi. Prepariamo una appello ufficiale nazionale volto a tutti gli psicologi. Non c’è un modo per chiedere le dimissioni di un Presidente CNOP per inadeguatezza al compito?
C’è un modo per difendere quella collega siciliana che dovrebbe pagare una multa di 200 mila euro per aver detto la verità?
L’ analisi è convincente; e adesso la terapia!
Prima che il Cnop ci metta davanti ai fatti compiuti occorre mobilitarsi con linee guida giuridiche, per fare le cose giuste e necessarie.
Ci sono troppi problemi aperti e ferite da rimarginare per scegliere di spendersi in una fondazione dalle finalità ambigue e certamente “asciugaquote”, peraltro in una fase in cui anche le quote complessivamente calano. Tra i problemi aperti mi sembra evidente una frattura trasversale nei modi di vedere/sentire/gestire il nostro Ordine, che si ripercuote sulle politiche professionali e sulle scelte de vari Ordini. Un conflitto evidente, mi pare, ad esempio, quello che negli ultimi tempi si è creato al nostro interno sulla questione del counselling, e che solo recentemente ha visto ricompattare la nostra comunità, forse grazie anche al supporto pervenutoci dalle sentenze. Non dimentichiamoci inoltre delle difficoltà che affronteranno i colleghi in pensione ora o di quelli che ci andranno nel breve periodo: la scarsità delle risorse è palpabile. Tra le ferite richiamo solo lo scandalo di via della stamperia, ma si potrebbe aggiungere tanto altro, ad esempio le modalità di voto in Sicilia. Insomma, io sono contrario perchè penso che ci sia ancora molto da fare per costruire un Consiglio Nazionale e degli Ordini forti, in grado di rappresentarci bene, con chiarezza di intenti, contenuti, azioni di promozione e di presenza politica e istituzionale, all’insegna della Psicologia e non degli interessi partigiani o di nicchie. In futuro se ne potrà riparlare, magari.