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Inchiesta sulle scuole di psicoterapia

Parte prima/4. L’inizio dell’avventura: un caso reale

Il colloquio di selezione del Dr. Gatto e della Dr.ssa Volpe*

La collega mi guarda e racconta con l’aria di chi è rotto a eventi di questo genere. Anche se quello che racconta arriva al limite e qualche volta anche oltre ciò che è lecito, lei ha da tempo imparato ad incassare tutto questo con un senso di ineluttabilità e rassegnato fatalismo. “Sul volantino era scritto chiaro” dice. Si riferisce al volantino di una delle tante scuole di orientamento psicoanalitico presenti in una grande città come Milano. “Era scritto chiaro che i colloqui di selezione sarebbero stati gratuiti. E per fortuna” aggiunge “mi ero portata qualcosa nel portafoglio, perché sai, in questi casi non si sa mai.”

E ha ragione questa collega che, lungi dall’essere sprovveduta è così in gamba da essere una delle poche ad aver trovato un posto come psicologa dipendente per una grande cooperativa privata. Ha così ragione che all’approssimarsi della fine del primo colloquio lo psicanalista incaricato del colloquio preliminare le annuncia l’imminente erogazione di un’inaspettata parcella di € 60. Come se colui che chiameremo affettuosamente Dott. Gatto si fosse preso cura della salute psichica di una giovane paziente nel suo primo colloquio e non invece avesse lavorato per una scuola privata intenzionata a selezionare gli elementi migliori per assorbire l’agognato sapere.

E si scusa, giustamente, perché sa che sul volantino c’è scritto qualcosa di diverso. E la collega, come reagisce? Come avrebbero fatto tutti: ben sapendo che si trattava solo del primo di tre colloqui di selezione, esclude quasi subito l’ipotesi di protestare, trovando del tutto sproporzionato mettere a rischio le sue aspirazioni psicoanalitiche per una modica somma. Per non parlare della brutta figura.

In fondo il Dott. Gatto, pensa la collega, ha pur sempre un compito di valutazione e quindi anche la prerogativa di trovare una lamentela su quei 60 fatidici euro non già una legittima lamentela bensì un chiaro segnale di carenza di motivazionale, più che sufficiente per escludere la collega dal novero dei futuri allievi della prestigiosa. Mai. Chi rischierebbe una simile tragedia, vedersi precluso il proprio radioso futuro professionale per una così piccola somma o, ancor più caparbiamente, per averne fatta una mera questione di principio?

Così si va avanti, con buona pace di tutti. Salvo che al danno, qualche volta, si aggiungono le beffe, come in questo caso.

Già, perché la collega doveva ancora incontrare, nel suo terzo ultimo colloquio, la dottoressa Volpe, anche qui un nome d’arte. E questo fatidico terzo e ultimo colloquio si presenta da subito un po’ particolare, visto che sarebbe destinato alla presentazione del programma del corso quadriennale. Ma la collega, appunto seria e ligia, il programma l’aveva già attentamente studiato su Internet, e si dimostra sul tema competente e preparata. Così, alla dottoressa Volpe non rimane altro che dichiararsi a completa disposizione, ma di fatto concludere nell’arco di pochi minuti un colloquio particolarmente breve. Breve, ma non per questo più a buon mercato degli altri, e tantomeno gratuito, come da pubblicità della scuola. Del tutto incurante infatti dell’inutilità del colloquio stesso, ma ben ligia ad altre forme di regolarità etica, la dottoressa Volpe candidamente comunica che questo terzo colloquio costerà alla collega ben € 75. Perché più degli altri? Semplice: a causa del vezzo della dottoressa Volpe di emettere regolare fattura, che la nostra moderna eroina sbandiera alla collega palesandole in realtà la scorrettezza dei suoi stessi colleghi, Dott. Gatto in primis. La collega sgancia gli ultimi settantacinque e intasca la rara pezza giustificativa, avendo maturato almeno due certezze. La prima, che non riceverà per posta la fattura che i predecessori della Volpe non le avevano consegnato nell’hic et nunc della relazione psicanalitica, se così si può dire; la seconda, che mai si iscriverà a quella scuola, avendo visto il re ormai nudo ed essendo decisamente delusa.

Fattura che in questo caso assolve, più di un’indulgenza, da tutti i peccati. Avidità inclusa.

Mauro Grimoldi

*I fatti e le persone descritte in questo articolo sono assolutamente reali. I nomi sono del tutto inventati o lasciati volutamente anonimi.