Gli Psicologi Penitenziari chiedono aiuto all’Ordine degli Psicologi

fonte: http://nicolapiccinini.it/psicologi-penitenziari-ordine-psicologi-lazio/2011/01/

Ricevo dalla collega Ada Palmonella e volentieri diffondo. Si racconta della situazione degli Psicologi Penitenziari nella realtà laziale e non solo e di ciò che dovrebbe/potrebbe fare l’Ordine degli Psicologi per tutelare questi colleghi e – più in generale – promuovere la figura dello psicologo penitenziario all’interno dell’istituto carcerario. La collega Palmonella ha inviato questo stesso contenuto al Consiglio dell’Ordine Psicologi Lazio chiedendo un’audizione per rappresentare al meglio la situazione ed individuare possibili azioni da intraprendere. Spero quindi, da Consigliere di minoranza in OPLazio, che si possa offrire un’adeguata attenzione ed opportune soluzioni per i colleghi che operano in tale situazione di disagio.

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Colgo l’occasione per spiegare l’anormale situazione degli psicologi penitenziari, i rapporti con l’Ordine e i diritti e i doveri – appunto – dell’Ordine degli Psicologi che

DEVE

TUTELARE LA PROFESSIONALITA’ E LA PPROFESSIONE PSICOLOGICA E PROMUOVERE LO SVILUPPO SUL TERRITORIO NAZIONALE

E

STIPULARE CONTRATTI

Da quando è nato, l’Ordine non si è MAI interessato al controllo dei nostri “accordi capestro”con gli Istituti Penitenziari interagendo con il Ministero o con il D.A.P. per porre fine al “periodo sperimentale” che, dopo 24 anni, dura ancora e che è paragonabile ad un pezzo di carta straccia.

Nella Finanziaria siamo stati PER ANNI inclusi – VERGOGNOSAMENTE – nel capitolo GIOCHI, SVAGHI E PIE SORELLE”. L’Ordine non è mai intervenuto per correggere questo degradante capitolo. (non per le pie sorelle, ma per i giochi e gli svaghi).

L’Ordine è ufficialmente passato dal Ministero di Giustizia a quello della Sanità. Noi INSPIEGABILMENTE con la riforma Penitenziaria non siamo passati neanche alla Sanità della Regione Lazio.

I colleghi ex articolo 80 che per puro caso erano stati assegnati al servizio per i tossicodipendenti, sono passati alle ASL, mentre noi, inspiegabilmente, no. L’Ordine non ha mai chiesto al D.A.P. una sanatoria, considerato lo stato di confusione per il nostro stato di “figli di un dio minore”. I nostri fogli paga son o addirittura tre: “Paga per i Nuovi Giunti” , poi “Per sostegno psicologico” e per “Detenuti tossicodipendenti”. I Nuovi Giunti fanno il colloquio di primo ingresso anche ai detenuti tossicodipendenti . Facciamo fatture sanitarie che inviamo all’ufficio paghe sanitari ma non abbiamo lo status di operatori sanitari. Questo caos non dovrebbe essere permesso da un “ORDINE” che non sa mettere ordine.

Per parlare di questa incredibile situazione sono stata ricevuta a suo tempo dell’allora Vice Presidente del PDL Bruno Prestagiovanni, il quale mi ha ascoltata per 4 ore e ha letto tutta l’ampia documentazione. Elaborò anche provvedimenti non andati in porto per il fermo regionale (per il caso Marazzo). All’incontro era stata anche invitata la Presidente dell’Ordine degli Psicologi Marialori Zaccaria che però declinò l’invito. Successivamente, però, come riferitomi dalla sua segreteria, andò a parlare con “soggetti più consoni” con risultati mai riferiti e che comunque non ci hanno portato nulla.

Perché – come i colleghi addetti ai tossicodipendenti – non siamo passati anche noi alle ASL nella Regione Lazio? Siamo talmente pochi che la somma totale delle nostre paghe, nel Lazio, corrisponde allo stipendio di un funzionario. Perché la Regione ci ha esclusi?

L’Ordine non si è mai “preoccupato”, dopo tanti anni, di proteggere gli psicologi penitenziari, anche nella retribuzione. Il Tariffario dell’Ordine, anche se orientativo, prevede un minimo di 60 € l’ora e, per l’articolo 5, l’aumento del 40% per la COMPLESSITA e l’URGENZA della prestazione. Ebbene noi percepiamo 17,63 € lordi l’ora.

I detenuti devono essere sottoposti a colloquio psicologico di primo ingresso entro le 12 ore dal momento di ingresso in Istituto. E noi psicologi penitenziari RISPONDIAMO PENALMENTE in caso di atti di auto o etero lesionismo se avvengono entro queste 12 ore. Per la complessità, non oso neanche definire la diversità di una problematica patologica, anche se importante, di un paziente in una normale seduta privata con una problematica psicologica poco o molto rilevante nell’ambito carcerario, dopo aver commesso un reato – come un omicidio – e l’inserimento in un regime detentivo, privato quindi della libertà. Credo che 17.00 € siano un po’ pochi! Ma dove è l’Ordine? Non ha letto la riforma della sanità penitenziaria che, visto che noi non siamo passati alle Asl, “possiamo”, dopo 30 anni di regolare continuità, essere chiamati a lavorare dal Ministero di Giustizia come ex articolo 80, ma con “RAPPORTI NON ONEROSI”? E’ V-E-R-G-O-G-N-O-S-O! Dov’è l’Ordine? Inoltre sono 4 anni che non percepiamo neppure il legale aumento ISTAT.

Il nostro lavoro si svolge 365 giorni l’anno. Anche la domenica, il Natale, il Primo Maggio e TUTTE le feste comandate: religiose e civili . Attualmente l’orario – suddiviso in turni – è dalle 10.00 alle 21.00. Per molti anni è stato dalle 10.00 a mezzanotte. Senza un euro extra – allora lira – per le festività o le ore serali. Non godiamo di ferie pagate. Non abbiamo l’indennità di rischio. Se ci ammaliamo non andiamo a lavorare e quindi non siamo pagati. Personalmente sono andata al lavoro sulla sedia a rotelle con la bombola d’ossigeno, essendo invalida. Questo per 500 € MENSILI che ci danno “quando li hanno”. Quelli di Luglio Agosto e Settembre li hanno dati ad Ottobre.

VIGILARE PER LA TUTELA DEL TITOLO PROFESSIONALE

L’Ordine degli Psicologi è passato al Ministero della Salute. Noi psicologi penitenziari siamo rimasti nell’area educativa e non solo. Ci chiamano ancora: EX ARTICOLO 80.

Il titolo professionale è la laurea in Psicologia. Conseguita anche con 110 e lode. Ma in carcere questa laurea non esiste. E per più di una ragione. Siamo ex articolo 80 e non possimo fare quello che fa uno psicologo.

Il medico di turno in matricola (che può essere un ginecologo, un dentista, un dermatologo, anche se bravissimi nella loro specializzazione) ha prevalenza sulla decisione nei vari regimi di inserimento di rischio o sorveglianza per i detenuti nuovi giunti. Mentre è nostro preciso e principale compito, – come si evince dalla cartella clinica di colloquio psicologico di primo ingresso- inficiando completamente la nostra professionalità. Così come la decisione definitiva per questo tipo di delicatissima decisione è dello psichiatra anche contro la nostra valutazione psicologica.

L’ORDINE DOVREBBE

VIGILARE PER LA TUTELA DEL TITOLO PROFESSIONALE, MA ANCHE

DARE UNA POSSIBILITA’ DI CONSULENZA LEGALE GRATUITA

Avendo deciso, anni fa, di intentare causa contro il Ministero di Giustizia, mi ero rivolta all’Ordine per usufruire della possibilità di consulenza legale gratuita. La risposta è stata che non era di loro competenza, quindi mi sono rivolta ad un avvocato che ho regolarmente e personalmente pagato. Causa poi vinta. Prima ed unica in Italia

La causa per il nostro mancato inserimento nelle ASL è stata intentata dall’Ordine attraverso un avvocato che non conosciamo, senza sapere da chi era stato proposto, senza sapere se è il legale dell’Ordine, senza conoscere i termini della sua richiesta al Giudice. E tutto ciò pagando un onorario altissimo (ma non abbiamo diritto alla consulenza gratuita?) per non avere mai avuto nessuna notizie e comunque perdere la causa.

INDURRE CONCORSI PER EVENTUALI ASSUNZIONI

E’ STATO FATTO UN CONCORSO PER 69 PSICOLOGI PENITENZIARI. ALCUNI LAVORAVANO COME EDUCATORI. L’ORDINE NON HA MAI PROPOSTO UN CONCORSO-SANATORIA PER GLI PSICOLOGI CHE LAVORANO DA 30 ANNI IN CARCERE. O ASSUNZIONI A TITOLI E PER ANZIANITA’.

La sottoscritta nel 2007 ha vinto la prima causa fatta in Italia contro il Ministero di Giustizia. Il Giudice mi ha riconosciuto la retribuzione nell’area C2 del Ccnl comparto Ministeri di lavoro di tipo subordinato. Causa esecutiva che ho immediatamente segnalato alla Presidente dell’Ordine Zaccaria. Silenzio dall’Ordine. La sentenza non è mai stata considerata dal D.A.P., che ha continuato a farmi firmare l’accordo fino al 2010 come se non esistesse alcuna sentenza esecutiva, nonostante le lettere del mio avvocato. Se non avessi firmato mi avrebbero mandata via. Ho DOVUTO firmare l’accordo come se il Giudice non avesse emesso alcuna sentenza. Anche per l’anno 2010 ho dovuto firmare l’accordo come se non avessi vinto, ma l’accordo non è stato firmato dalla Direzione perché “il D.A.P. non sapeva che fare.” Quindi ho lavorato un anno senza accordo. Così. In nero. Un po’ anarchico direi da parte del D.A.P. Mi sembra gravissimo che il Ministero di Giustizia non esegua una sentenza esecutiva emessa da un giudice dello stesso suo Ministero di Giustizia. Un “tantino anticostituzionale. E’ indegno che l’Ordine non si occupi di una cosa così grave.

Il giorno 13 Luglio 2006 è stato firmato un protocollo d’intesa tra il garante regionale dei detenuti, avv. Angiolo Marroni e l’ordine degli psicologi, dott.ssa Marialori Zaccaria. Nel protocollo è menzionata la legge 56 del 18 Febbraio 1989 “ordinamento professionale dello psicologo, mettendo in evidenza l’articolo 1. l’articolo 4, l’articolo 2 II comma, l’articolo 13.

Anche se la durata di detto protocollo è 2008, le problematiche maturate negli anni per noi psicologi penitenziari, dall’istituzione dei servizi e presidii ad oggi – 2008 compreso – l’ordine non si è imposto al rispetto di tale protocollo ed al rispetto della professionalità e della dignità degli psicologi penitenziari.

Leggiamo spesso la tristezza della Presidente Zaccaria unita a quella del Garante Marroni per il disagio sopportato dai detenuti per le carenze di sostegno psicologico dovuto alle pochissime ore degli psicologi, o gli improvvisi cali di ore per “tagli della finanziaria”. Ma, considerando il numero elevato di suicidi in cella, perché non tagliano qualche cos’altro che non sia a discapito della stessa vita umana? Perché l’Ordine non interviene? Sembra che la dottoressa Zaccaria, considerando gli articoli sui giornali che manifestano il dispiacere per queste morti ( che si potevano evitare con i colloqui di sostegno e il giusto inserimento in cella), appartenga all’Ordine dei detenuti e non degli psicologi. Il sostegno psicologico è basilare per le persone private della libertà e con molte problematiche psicologiche reattive o comunque endogene. A volte, o forse troppo spesso, il mancato sostegno psicologico porta a tentativo di suicidio. O alla morte. Di solito per impiccagione.

Noi crediamo nella psicologia, nel sostegno, nell’aiuto a chi è più debole (anche se è un omicida, ma non è nostro compito giudicare). Vogliamo che i detenuti abbiano un aiuto. Un sostegno. Ma non possiamo permettere che dopo avere passato 20 o 30 anni dentro il carcere, trattati male, sottopagati, ormai in età quasi pensionabile, vengano a fare il nostro lavoro psicologi della ASL, come se fossimo vecchi stracci. Loro, con orari d’ufficio e stipendi normali. Non possiamo nemmeno permettere – anche se siamo contenti per i detenuti- che varie Associazioni vincano bandi regionali per fare il nostro lavoro, prendendo il nostro posto, con i soldi della cassa delle ammende o comunque da altre fonti. Non lo permetteremo. Noi siamo psicologi penitenziari con una specializzazione e competenza uniche acquisite e maturate “sul campo” in decine di anni e l’Ordine NON PUO’ PERMETTERE CHE ALTRI PSICOLOGI CON PREPARAZIONE TEORICA ACQUISITA ATTRAVERSO CORSI DI ASSOCIAZIONI DI VARIO GENERE INFICINO I NOSTRI VENTENNALI E TRENTENNALI SACRIFICI.

LA NOSTRA LOTTA SARA’ TOTALE PERCHE’ GIUSTA.

CON L’AIUTO DELL’ORDINE DEGLI PSICOLOGI. OPPURE DA SOLI.

Grazie per l’attenzione.

P.S. Ma io continuo a chiedermi: ma per quale ragione devo pagare 145.00 € ?

In fede

Dottoressa Ada Palmonella

Psicologo

Esperto del Tribunale Penale e Civile di Roma

Esperto del Ministero di Giustizia per gli Istituti Penitenziari