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La legge di bilancio per il prossimo anno rifinanzia il Bonus Psicologo per il 2023 e il 2024 e rende il fondo “strutturale”, ossia rifinanziabile anno per anno. 

NONNA NONNA, M’HANNO FATTO IL BONUS, CHE VOR DI’?
Per il 2023 il Bonus viene rifinanziato per soli 5 milioni di euro, con un taglio dell’80% rispetto al finanziamento del 2022.

Per dare una misura dell’ordine di priorità: nella manovra 2023 una cifra quasi pari è prevista per garantire la funzionalità degli ippodromi.

Inoltre non sono rifinanziati i 10 milioni per il reclutamento del personale sanitario e degli assistenti sociali, operatori e professionisti che non sapremo che fine faranno, insieme, naturalmente, ai servizi all’interno di cui operavano.

Si prevede poi che il bonus psicologo (che continuerà a finanziare solo sedute di psicoterapia) finanzi fino a 1500 euro invece dei 600: potenzialmente 30 sedute da 50 euro.
Con le stesse regole del bonus 2022, significa finanziare sedute di psicoterapia per poco meno di 3500 beneficiari.

Per capirci: nel 2022 i richiedenti il bonus sono stati 336.441.
Di questi solo 41mila (ossia il 12% dei richiedenti) sono potuti risultare beneficiari attraverso un sistema che premiava in base all’Isee e all’ordine di arrivo della domanda. (https://www.ilsole24ore.com/art/bonus-psicologo-boom-domande-fondi-solo-uno-dieci-ecco-chi-potra-averlo-AEP4cV7B

Con il finanziamento previsto per il 2023 il numero di beneficiari potrebbe ridursi di quasi 10 volte rispetto al 2022.

Per il 2024 il fondo previsto è di 8 milioni di euro e poco cambia.

C’ERANO 20 SCIALUPPE NELLE VICINANZE…SOLO UNA TORNO’ INDIETRO…UNA!
Ma non essere venale, non pensare ai soldi, pensa al fatto che il fondo è diventato strutturale! Grande riconoscimento dell’importanza della psicologia!

A me che una misura nata per rispondere velocemente a una situazione di emergenza diventi strutturale non rassicura, semmai inquieta per l’idea di sanità pubblica che sottende.

Una sanità dove la psicologia, a livello nazionale, diventa sempre di più un servizio ‘esternalizzato’ sui liberi professionisti: una prestazione di lusso per chi può permettersela, un click day per chi è più in difficoltà e ne avrebbe perciò più bisogno.

Un indirizzo che subordina l’accesso di una prestazione sanitaria alla velocità digitale, mi pare l’ennesimo passo verso un generale smantellamento del diritto alla salute.

Un indirizzo, già avviato negli anni precedenti, che mostra come abbiamo imparato davvero poco dalla pandemia – e che questa legge finanziaria non smentisce – con due miliardi in più sul Fondo sanitario nazionale che per la quasi totalità saranno assorbiti per coprire l’aumento dei costi energetici e che abbassano ulteriormente il rapporto spesa sanitaria/Pil al 6,1% (contro una media Ue che è al 7,9%).

Sistema Sanitario Nazionale dove è bene ricordare che il numero degli psicologi assunti – circa 6mila – è al palo dal 2012: siamo gli stessi da 10 anni e a quanto pare non ci sono molte speranze di vedere qualche sostanziale incremento.

6mila psicologi nel pubblico che perciò dovrebbero, da soli, occuparsi di quelle 300mila persone che chiedono il bonus e non lo ottengono, perché i fondi sono sempre più pochi e la gara per vincerli sempre più agguerrita.

300mila persone di cui, richieste del bonus alla mano, sappiamo che più della metà ha meno di 35 anni, ossia appartiene a quella classe sociale caratterizzata da precarietà lavorativa e redditi bassi (questi già di per sé fattori di vulnerabilità per il disagio emotivo), che superano di poco i 2mila euro al mese di reddito, da cui dovrebbero decidere di investire almeno 250/300 euro al mese per una terapia privata.

Una situazione che ovviamente – ma è quasi superfluo dirlo – penalizza non solo i più giovani, ma tra questi soprattutto le donne, che in confronto ai coetanei uomini hanno redditi medi sensibilmente inferiori.

Aver reso strutturale tutto questo è davvero un successo?

E I PROFESSIONISTI? SOLO PSICOTERAPEUTI, NATURALMENTE
Ma mettiamo da parte la retorica sui diritti: sono 5 milioni che finiscono sul libero mercato, cioè nelle tasche dei libero professionisti, evviva!

Analogamente ai richiedenti, anche i professionisti che aderiscono all’iniziativa partecipano, di fatto, a una lotteria, e a giudicare da queste prime settimane di messa alla prova del sistema bonus psicologo, pure a ostacoli.

Innanzitutto questo resta un ‘bonus psicoterapia’ , cui potranno aderire solo gli psicologi specializzati. Esclude quindi quasi metà degli psicologi.

Il meccanismo resta lo stesso che stiamo sperimentando in questi giorni e che sta registrando molte lamentele dai colleghi, fino a spingere più di qualcuno a cancellarsi dagli elenchi o a non prendere in carico i pazienti perché il gioco non vale la candela.
Al professionista, infatti, sono accollate tutte le beghe gestionali, con un sito che una volta sì e una no non riconosce il codice fiscale del paziente, passaggi farraginosi da fare prima della seduta e dopo la seduta, soldi che si vedranno sul conto dopo settimane, a essere ottimisti.

Insomma, tutto il rischio di impresa possibile sulle spalle dei pochi professionisti che avranno in carico qualche beneficiario, comprese tutte le implicazioni cliniche, etiche, morali e di setting di una terapia che parte gratis o low cost e dopo 3-4 mesi arriverà a poter richiedere un investimento di 300 euro al mese.

E’ URGENTE PROPORRE MODELLI DI INTERVENTO ACCURATI E APPROPRIATI
Dall’arrivo della pandemia è accaduto un fatto numeri alla mano indiscutibile: le istituzioni (governo e regioni) hanno investito una quantità di denaro sulla psicologia come non si era mai visto in precedenza.

E’ indubbiamente il segno di qualcosa che sta iniziando a cambiare: la psicologia inizia a contare qualcosa tra gli interessi della politica.
Il fatto che il rinnovo di questo bonus arrivi da un emendamento del PD, ossia dall’opposizione di governo, può significare che tutte le parti politiche stanno iniziando a maturare l’idea che la salute psicologica è un argomento trasversalmente interessante.

A fronte di questa voglia di investimenti – seppure con tutte le criticità – , da parte nostra è ancora troppo fragile la capacità di dare una direzione a questi interventi; con protocolli scientifici che siano in grado di dimostrare l’efficacia, l’efficienza e l’appropriatezza dei soldi spesi e faccia cogliere un senso più ampio oltre la mera necessità di avere “più soldi per gli psicologi”.

Chiediamo investimenti per “la consulenza psicologica a scuola”, ma non abbiamo un modello chiaro di intervento di psicologia scolastica.
Chiediamo più soldi per lo “psicologo di base”, ma provate a chiedere a 10 psicologi che idea hanno delle attività dello psicologo di base: avrete almeno 5 risposte diverse, a essere ottimisti.

Dobbiamo essere in grado di offrire agli amministratori modelli di intervento che siano scientifici e appropriati, da cui sia evidente, anche per chi non è del settore, che investire quei soldi nella psicologia è un vantaggio per la salute dei cittadini, per la politica, per l’economia del Paese e sì, anche per il consenso politico.
Altrimenti, finita “l’emergenza”, rischiamo solo di non essere più così tanto “interessanti”.