Il CNOP e quell’inetto, irrefrenabile attivismo

Ecco, ci risiamo.
L’ennesima figuraccia che il Consiglio Nazionale degli Psicologi (CNOP) fa fare alla categoria professionale questa volta finisce in un articolo pubblicato su “La Repubblica”.

Ormai gli iscritti ci sono abituati, non è la prima volta che una impresentabile maggioranza crea danni all’immagine della categoria, qualche anno fa la figuraccia fu internazionale.

Questa volta lo scandalo nasce da un post su facebook della pagina ufficiale del CNOP che rilancia un articolo che tratta la “sindrome da abuso narcisistico”. Gli iscritti insorgono dal momento che ad oggi non ci sono pubblicazioni scientifiche su questa presunta sindrome.

Il clamore è tale da finire addirittura su un quotidiano nazionale rinomato come Repubblica.

Il Presidente Lazzari, che in questi 3 anni di mandato ha già dimostrato la sua inadeguatezza al ruolo di Presidente Nazionale, rilascia tale dichiarazione:

“I canali social del Cnop rilanciano abitualmente articoli pubblicati da siti e riviste online di Psicologia con l’obiettivo di favorire approfondimenti e dibattiti. La pubblicazione di un articolo dunque non rappresenta di per sé l’approvazione formale di un contributo – anche perché non è questa la mission del Cnop – ma intende semplicemente stimolare una riflessione su un tema […] Essendo quello del narcisismo un argomento ricorrente, anche sui canali social, è stato pubblicato un articolo a tema. Ma il Cnop non è una società scientifica e non c’è quindi nessuna intenzione di avallare o ‘bollinare’ questa o quella posizione, soprattutto quando un tema, come in questo caso, è oggetto di dibattito e confronto”.

In attesa di veder pubblicate le teorie dei terrapiattisti e dei suprematisti del Texas, la domanda che credo sia lecito porsi è: come vengono gestiti i social?

Di certo non c’è un Comitato di Redazione, né un Comitato Scientifico che validino gli articoli da pubblicare.

Vengono presi, non si sa bene chi li scelga e con quali requisiti (scritti da amici? Amici degli amici?) e rilanciati con l’obiettivo evidente di acchiappare più like possibili.

Insomma, un po’ come farebbe un adolescente che cerca di diventare influencer.
È infatti così che si giustifica Lazzari (“essendo un argomento ricorrente… è stato pubblicato un articolo a tema”).
Così, a casaccio.

Appare poi surreale la motivazione nel merito laddove l’“obiettivo (sarebbe quello) di favorire approfondimento e dibattiti”.

Eh già, lo sappiamo tutti che i post su facebook sono i “luoghi” più appropriati per avviare dibattiti, soprattutto quelli scientifici…

La sensazione che ho, partecipando da 3 anni alle riunioni del Consiglio Nazionale, è che questa presunta maggioranza (perché di fatto i Presidenti che la compongono rappresentano le Regioni con un minor numero di iscritti e quindi di fatto una minoranza), provi in tutti i modi a far credere che vengano fatte tante attività. Ed in effetti si nota un irrefrenabile iperattivismo, ma i risultati sono davvero scarsi. Forse perché la qualità degli attori, spesso neanche formalmente di “comprovata esperienza”, è scarsa?

La brutta figura di oggi insomma è l’esito di scelte politiche ben precise, che non valorizzano il merito o le competenze nell’attribuzione di incarichi e nomine, ma seguono una bieca logica con cui si spera di raccattare votarelli e consensi.
E i risultati sono sotto gli occhi di tutti, ora anche di cittadini e istituzioni.