Da sempre AP sostiene che non è corretto formare psicoterapeuti, per i quali è previsto un lungo, impegnativo e costoso percorso e, contemporaneamente, consentire la formazione e l’ingresso nel mercato dei cosiddetti counselor che tale percorso non rispettano. Ora, finalmente, una sentenza [scarica pdf] del Tribunale di Milano – resa possibile dalla resistenza dell’Ordine della Lombardia, guidato da AltraPsicologia – chiarisce una volta per tutte la situazione: non solo tale prassi non è corretta ma crea i presupposti per la sussistenza di un reato!
I Giudici, infatti, scrivono che l’insegnamento dell’uso degli strumenti di conoscenza ed intervento in campo psicologico a persone estranee alla professione equivale in tutto e per tutto a facilitare l’esercizio abusivo della professione!
Il tribunale di Milano ha depositato di recente questa preziosa sentenza sul ricorso presentato da scuole e associazioni che formano o rappresentano Counselor contro alcune delibere dell’Ordine degli Psicologi della Lombardia con le quali si ribadisce la piena applicabilità dell’art. 21 del Codice Deontologico degli Psicologi Italiani *.
L’articolo 21 è una disposizione cruciale perché dà agli Ordini gli strumenti per perseguire chi, da Psicologo, forma all’utilizzo di strumenti operativi e conoscitivi propri della nostra professione persone che non hanno né seguito il corso di studi universitari né superato l’Esame di Stato. Ciò, lo abbiamo più volte sostenuto nei nostri interventi pubblici e viene riportato in sentenza, riteniamo accada per i counselor e per altre pseudo-professioni.
L’approvazione della delibera milanese sull’art. 21 si è resa necessaria giacché la legittimità di questa disposizione è stata a volte messa in dubbio, prima di oggi: a detta di qualcuno avrebbe potuto violare il sacrosanto principio costituzionale della libertà di insegnamento.
Ora, finalmente, i giudici chiariscono fino in fondo che così non è: l’articolo 21 tutela gli utenti dall’uso sconsiderato di strumenti psicologici e garantisce l’efficacia degli interventi. E sarebbe grave non applicarlo perché si consentirebbe ad una professione non riconosciuta come quella dei cosiddetti counselor di esercitare attività da Psicologi.
Viene confermata in pieno la posizione di AltraPsicologia, fatta propria dall’attuale consigliatura dell’Ordine lombardo nella sua complessiva azione di tutela e sostegno della professione.
Il giudizio che ha dato adito a questa sentenza, davvero storica, è stato prodotto grazie alla intransigente azione di tutela della professione condotta dai rappresentanti di AltraPsicologia nell’Ordine della Lombardia con tutta una serie di iniziative concrete (vedi). Soprattutto il richiamo per la qualità della formazione specialistica operato con il varo della Carta Etica per le Scuole di Psicoterapia trova oggi un autorevole riscontro formale. Ora qualcosa dovrà cambiare.
Al presidente Grimoldi e a tutti i colleghi consiglieri dell’Ordine della Lombardia – che con le loro decise prese di posizione hanno reso possibile questo chiarimento, auspicato da almeno 20 anni ma sempre evitato degli altri Ordini regionali e dal Consiglio Nazionale – va, oggi, la gratitudine della nostra Associazione e dell’intera Psicologia italiana.
Per AltraPsicologia
Il Presidente
Felice Damiano Torricelli
Qui di seguito il Comunicato dell’Ordine della Lombardia e i link per approfondire:
Clamorosa sentenza per la Psicologia: Il pensiero è libero ma non l’esercizio di una professione!
Ricordate la battaglia legale intentata contro OPL? (Leggi qui la cronistoria aggiornata dei fatti)
OPL, e con noi la Psicologia tutta, ha vinto il ricorso con la sentenza 10289/2011 che non esitiamo a definire “storica”.
Citiamo direttamente due passi della sentenza:
“Sarebbe davvero grave se si insegnasse ai terzi l’uso degli strumenti conoscitivi, in un ambito professionale come quello riservato allo Psicologo che richiede, se possibile, una sensibilità ancora maggiore, trattandosi della personalità di ciascun individuo e la necessità di un lavoro di ristrutturazione dell’intimo e di riorganizzazione del sistema cognitivo-emotivo.”
E ancora:
“deve convenirsi con la difesa del resistente che l’insegnamento dell’uso degli strumenti a persone estranee equivale in tutto e per tutto a facilitare l’esercizio abusivo della professione, ciò che la legge e il codice deontologico (art. 9) tutelano direttamente prescrivendo comportamenti attivi per impedirlo.”
Ma la sentenza è entrata ancora di più nel merito della questione, ponendo finalmente uno spartiacque che difficilmente da ora in avanti potrà essere scavalcato.
Per capire in profondità cosa è successo e cosa da oggi cambierà nel panorama della Psicologia, leggi qui, punto per punto, la sentenza commentata dal Presidente OPL.
Bah! A me sembra che la sentenza sia limitata all’oggetto del contendere:
1. le scuole di specializzazione in psicoterapia non potranno più formare counselor;
2. i colleghi psicologi che insegnano le tecniche del colloquio, etc. a non soggetti non abilitati all’esercizio della professione di psicologo possono essere sanzionati fino alla radiazione per scorrettezza deontologica.
Se è vero che il counseling è cosa diversa dalla psicologia, i counselor ora hanno modo di dimostrarlo, non avranno più alcun insegnamento e supporto da parte dei colleghi psicologi…
Ma non dovranno preoccuparsi, se è vero che sono “altro”, a loro questa sentenza non dovrebbe comportare alcun danno.
Complimenti all’Ordine degli Psicologi della Lombardia che ha fatto un ottimo lavoro!
Ora mi aspetto una chiara presa di posizione da parte di tutti gli ordini regnali e di quello nazionale:
1. Devono far sapere a tutti gli iscritti che formare un counselor non psicologo (anche se paga profumatamente) è colludere con l’abuso professionale
2. Devono dirci che d’ora in avanti perseguiranno con azioni di richiamo ecc. fino alla radiazione chi lo fa.
Ho i miei dubbi che ciò avvenga: alcuni dei nostri rappresentanti ordinistici hanno (ma guarda un pò) dei piccoli conflittini d’interesse, chiamiamoli così. Formano counselor.
Se faranno orecchie da mercante, ci dobbiamo sentire legittimati ad azioni “rumorose” anche a livello nazionale: questa storia deve finire.
Curate prima gli psicologi che c’è tanta fuffa in giro…ho incontrato diversi counselor molto più portati e preparati di tanti altri psicologi che già di loro sono disturbati.La differenza la farebbe una buona valutazione della persona che decide di fare lo psicologo ,all’ora si che c’è differenza.il couselor viene valutato da un docente se può accedere o meno al master(pagando fior di denari).Lo studente che accede a psicologia non viene valutato da nessuno!!!C’è da cambiare tutto il sistema e mattere nero su bianco il giusto con l’errore!!!Saluti da un infermiere psichiatrico!!!!!!!!
Assolutamente daccordo un counsellor può essere bravissimo nella relazione d’aiuto, nulla da obiettare in questo. Conosco peraltro storie di neurochirurghi, dicono bravissimi, che sono balzati agli onori della cronaca per essere stati “beccati” senza neanche la laurea. Dalle mie parti ha esercitato per anni un “dentista” molto stimato che in realtà era odontotecnico. Non discuto quindi sulla bravura o meno di un collega.
Il punto è che per poter esercitare devi acquisire una metodologia professionale; il metodo, la scuola. Tutto qui. Sono daccordo che molto sia da fare sul miglioramento del percorso formativo dei nostri percorsi di laurea, non solo di quello psicologico, ma credo sia dannoso legittimare la possibilità di esercizio della professione a chi professionista non lo è.
Sono pienamente d’accordo ho incontrato psicoterapeuti molto disturbati e che hanno creato danni ai loro pazienti. Molti psicoterapeuti non hanno fatto che qualche ora di terapia personale e niente più. Sono counsellor professionista da 5 anni e con circa 800 ore di psicoterapia personale e miei clienti mi cercano ancora, vogliono continuare ad essere seguiti da me. A volte il mestiere lo devi avere nel sangue, così come la capacità di ascolto. Credo invece che il counselli ng vada incentivato per legge così come in altre parti del mondo obbligando a fare una terapia personale. La barona italiana delle professioni è vergognosa.
Ciska che esistano psicologi impreparati non ci piove…sulla base di questo allora dovrebbero poter esercitare cani e porci?! Come in ogni categoria ci sono i buoni professionisti e i professionisti incapaci… Mi sembra più sensato garantire una formazione migliore ai professionisti che non aprire il mercato chiunque! Scusa, ma se un cardiochirurgo sbaglia, perdendo un paziente, allora tutti dovremmo avere la possibilità di operare a cuore aperto? Perché i medici sono incompetenti mentre noi (che ci sentiamo un po’speciali) riteniamo di avere la professione nel sangue?! E’semplicemente assurdo. Il counselling è un’applicazione del sapere psicologico e, come tale, va lasciato agli psicologi. Piuttosto, e su questo sono d’accordo, si selezionino meglio gli psicologi, li si formi più attentamente in modo da renderli professionisti ancora migliori. Ma che chiunque possa mettersi, di fatto, a esercitare abusivamente la professione è veramente assurdo.
…Grazie per il suo commento. Sono un counsellor ed opero nella sanità siciliana.
Ho fatto un percorso triennale di counselling è sono associata con la FAIP.
Amo il mio lavoro e lo faccio con grande amore per i clienti e gli utenti che giornalmente transitano nella struttura presso la quale lavoro.
I “cari” psicologi sono molto incazzati perchè pensano che noi gli “rubiamo il lavoro” niente di più ridicolo.
Sono io la prima che nel momento in cui mi rendo conto in seduta che la persona che ho di fronte presenta problemi di personalità o di ristrutturazione della stessa, smisto immediatamente ad uno psicologo, perchè esula dal mio campo di competenze.
Penso che chi fa questa professione, psicologo, psicoterapeuta o counsellor hanno in comune come obbiettivo il benessere della persona, questo è quello che conta, ognuno con i propri strumenti.
Per fortuna oggi molto è cambiato in meglio per noi counselor.
Sarebbe bello capire come riesce a “rendersi conto in seduta che la persona che ha di fronte presenta problemi di personalità o di ristrutturazione della stessa”, dato che si tratta di un atto diagnostico, anch’esso riservato. E mica è riservato per le pippe corporative degli psicologi: è riservato perché una diagnosi corretta è importante per la salute delle persone. Davvero, non riesco a capire come si possa prendersi certe responsabilità: sarebbe come se mi mettessi a far diagnosi differenziale fra un’appendicite e un comune mal di pancia, senza essere medico.
Come giovane psicologo sono in totale disaccordo con le politiche protezionistiche di AP e dell’Ordine Lombardia. Semplicemente perchè è ormai fin troppo evidente che buona parte dei professionisti più giovani non avranno mai opportunità di posizionamento all’interno dei confini ordinistici..
Esultare alla vittoria per ragioni di principio mi pare eccessivo di fronte ad un esercito di giovani colleghi che muoiono di fame..
Arriverà (per molti versi è già così) il momento in cui si renderà opportuno e conveniente l’autocencellazione dall’ordine per ampliare le opportunità professionali..per chi si occupa di formazione è semplicemente una questione di sopravvivenza..
Tale sentenza favorisce quasi escusivamente le tradizionali scuole di psicoterapia
Personalmente continuerò a sostenere l’abolizione degli ordini e a contrastare le politiche ideologiche sinistroidi di AP.
Caro Andre, tu ci mischi troppa politica a questioni che con la politica partitica non hanno nulla a che vedere. Ma anche questa miopia è quota parte del problema ;o)
Ad oggi la maggior parte delle professionisti limitrofe è formata da scuole di psicoterapia, che generano entrate su doppio canale… con psicologi e con non-psicologi
Domani, se avremo il giusto corso, queste scuole dovranno fare una scelta chiara: o formare solo psicologi o fare un’altra cosa ed essere un’altra cosa (quindi perdere anche la posizione di scuola di psicoterapia)
In realtà è proprio questo passaggio che permetterà di diminuire l’offerta di professionisti che propongono “consulenza psy o counseling”, a fronte di una domanda già di per sè limitata, aumentando quindi le opportunità di lavoro… non solo, anche la qualità si innalza in quanto è innegabile che 3 anni di formazione in counseling psicologico possono essere meglio valorizzati da uno psicologo piuttosto che da una sciampista (con tutto il rispetto per questo mestiere!)
detto ciò… prova a non buttarla sempre in caciara con la politica e soprattutto, fatti un quadro chiaro della situazione prima di lanciarti in scivolose deduzioni :o)
buona sorte
nicola piccinini
…e con questi, come ci si pone? http://www.istitutodicounseling.it
Non c’è uno psicologo (solo una dottoressa in psicologia), ma hanno un Medico, specialista in psicologia clinica e psicoterapeuta, e cosa interessante hanno dei copyright e sono nati nel 1983, quindi 6 anni prima dell’istituzione della figura professionale dello psicologo…
Aiuto!!!! L’invasione degli ultracorpi!!!
Mi pare chiaro che il problema si pone solo per la collega psicologa… interessante un corso di counseling tenuto da architetti ed economisti!
Tutti così dovrebbero essere… ahahah!
Io leggo che l’ISPA è stato fondato nel 1983, ma la relativa scuola di “counseling” solo nel 2008. Secondo me, come tanti altri, hanno giocato a fare gli psicologi fin quando hanno potuto, e poi hanno cambiato etichetta. Solo perché si definiscono “counselors” adesso non vuol dire che lo facessero già nell’83 ed il fatto che siano “affiliati” FAIP la dice lunga: http://www.altrapsicologia.com/uno-nessuno-centomila-counsellors/2011/06/.
Resto anch’io molto perplesso riguardo al copyright su “psicodinamica” (quello su “applicata” ha del comico!), che credo andrebbe comunque verificato.
Rispetto al medico, specialista in psicologia clinica e psicoterapeuta, nonché direttore di scuola di specializzazione in psicoterapia e «membro del Direttivo della FAIP» (!!!) credo che dovrebbe essere l’OMCEO a provvedere.
A proposito di scuole che formano counselor,mi e’ stato segnalato un sito di una scuola di operatori counselor olistici in toscana chiamata accademia olistica, villaggio globale (riconuscita dalla regione toscana)che ha dell’incredibile a mio avviso,ecco la definizione di cos’e’ un counselor olistico :
Il Counselor Olistico (colui che facilita, anima e orienta in modo globale) è una figura professionale interdisciplinare, di profonda rilevanza sociale. Il counselor olistico è un operatore olistico specializzato in crescita personale, comunicazione, psicosomatica e tecniche di consapevolezza per facilitare la salute e l’evoluzione globale, che aiuta la persona a crescere, a ritrovare una nuova consapevolezza di sé e della realtà, a ripristinare la salute globale attraverso l’uso di tecniche naturali, energetiche, psicosomatiche e interiori. E’ specializzato in sviluppo del potenziale umano e di consapevolezza di sé, in relazioni interpersonali, comunicazione, psicologia e tecniche di counseling. Contribuisce così ad un’evoluzione individuale e planetaria. Il ruolo del counselor olistico è aiutare ogni singola persona a ritrovare la consapevolezza globale di sé e parallelamente comprendere e superare gli errori (alimentari, comportamentali, energetici, emozionali, psicologici) che lo portano alla malattia. Il counselor è una figura professionale riconosciuta in gran parte dell’Europa e anche axtraeuropei (Canada, USA, Australia, Giappone, ecc). Per tale figura è richiesto almeno il diploma di scuola media superiore.
un counselor specializzato in psicologia ecc ecc ,mah credo che qui i confini siano palesemente superati.tanto per cambiare.
Andre, ma se sei un giovane psicologo, come fai a non trovare giusta questa sentenza? tutela anche te!! Dà valore al percorso e al cuxx che ti sei fatto in anni di studio! Evita che ciarlatani con un master in counseling ti “scippino” i pazienti, facendo loro solo danni, e da a te, giovane psicologo la palla….se la acchiappi e vali, lavori, se sei un cialtrone che ha una laurea sul comò ma non sa fare nulla….. embè questo io non lo so!!
È una dura batosta per gli psicologi, che difendendo le proprie rigide posizioni ideologiche, come sempre si fanno del male da soli..
..una conseguenza prevedibile sarà che i nuovi interessanti mercati “milionari” della formazione olistica, che il pubblico oggi chiede a gran voce, non si avvarranno più della collaborazione di psicologi, che rimarranno sempre più chiusi nei loro circoli ad autoflagellarsi..
Con queste politiche gli psicologi si avviano a fare la fine del partito comunista
per andre,
non vedo cosa c’entri il partito comunista..
(cmq se non te ne fossi accorto la crisi mondiale l’ha creata il vecchio e neoliberismo e l'”arcicapitalismo finanziario”..)
detto ciò, la tua impostazione asseconda quella tendenza a ritagliare un proprio spazio di lavoro anche a costo di danneggiare un progetto di affermazione della psicologia e della figura dello psicologo, una battaglia che tutti noi psicologi dovremmo portare avanti. come affermi tu, è difficile trovare un impiego nel nostro settore. ma è per questo motivo che bisogna riaffermare la nostra competenza, la nostra formazione e la nostra indispensabilità nella società contemporanea. noi diamo per scontato che il nostro ruolo sia superfluo ma non è così. lo dimostra il fatto che paesi più avanzati del nostro hanno sempre investito in ambito psicologico sia nei contesti applicati che di ricerca traendo da questi investimenti grandi benefici (economici, sociali, culturali). anzi addirittura, se volessimo fare un discorso con un focus economico, a livello nazionale il solo ambito della “prevenzione” nel contesto della salute porta un risparmio nelle casse degli stati non indifferente sulle spese del sistema sanitario. allora la questione è: combattere la nostra battaglia proiettati al futuro oppure guadagnare una pagnotta oggi facendo formazione al primo che si sveglia e infischiarsene del futuro nostro, della società, della professione?
saluti
Purtroppo anche noi ( psicologi) siamo caduti nel “protezionismo” e nel “corporativismo”. 30 anni fa lo hanno fatto i neuro-psichiatri che si facevano forti di qualche Pretore per far venir fuori una sentenza che affermava che il “lavoro” psicoterapeutico era da considerare esercizio abusivo di professione medica….! Così oggi preferiamo affermare che insegnare Psicologia a chiunque( e poi perchè ai soli counselor,,,?) , verrà punito anche con la radiazione dall’ordine. E’ come se i medici che insegnano Anatomia,Pediatria,Cardiologia,ecc. a non-medici ( in corsi non universitari) commettano un grave illecito professionale….! Ma siamo matti ( veramente stavolta..!) E tutto per faziosa ed elettorale brama di consenso di un “gruppo” super-radicale che ha preso il “potere” in Lombardia e dimostrare di essere a favore e tutela della professione. Costoro hanno mai “denunziato”,fatto barricate,adito le vie legali a TAR,Procure della Repubblica,fatto lobby con parlamentari,ecc, in questi anni contro i loro “amici”e compari accademici – loro sì i veri assassini della professione…???! I posti quasi illimitati disponibili per iscriversi alla Facoltà di Psicologia,la collusione nel non forzare il ricongiungimento della Laurea a ciclo unico invece di quella buffonata di finto 3+2, la giungla dei vari “master” gestiti dagli stessi accademici ( dove insegnano anche componenti illustri della professione) riservati non solo a psicologi dove si insegnano ( là si veramente “strumenti e tecniche”,compresi i tests), E’ tutta una presa in giro,una ipocrita crociata per rabbomire i colleghi giovani truffati dall’università,da certe “squole” di specializzazione e da una Società che promuove il decuplicarsi del fatturato delle case farmaceutiche e quindi dell’uso di farmaci…! Io, se avessi qualche parente in difficoltà, lo invierei alla “sciampista” magari di 40 anni, fornita di diploma di Scuola Media Superiore ( e non di terza media…non diamo notizie false..) ben addestrata ( per tre anni) al contatto interpersonale ed alla relazione,con un chiaro paradigma di riferimento, anzicchè un/una giovane collegha laureata in qualche Università Meridionale,con qualche “disturbo” non bene risolto ( vista la selezione…) al/alla quale è stato “insegnato” qualcosa di Psicologia e solo il paradigma dall’unico docente che “controlla” il CdL,non iscritto all’Ordine e che non ha mai esercitato la professione.
Buona fortuna
egregio nello,
sono due le cose: o non si è in grado di capire o si fa del tutto per non capire. il medico che insegna anatomia non commette nessun reato. un medico che insegna come praticare una operazione chirurgica ad un non medico, dicendo tra l’altro che dopo aver seguito il suo corso di formazione potrà operare, meglio dei medici perché ha seguito un corso in chirurgia molto pratico… mica quei “pipponi” di teorie che insegnano all’università, commette un reato eccome.
la sentenza in oggetto verte su questo.
il colloquio clinico e i modelli che vi sono alla base sono il nostro bisturi, il nostro strumento di lavoro. li abbiamo studiati, creati e praticati noi.
il resto non lo commento perché bisognerebbe conoscere cosa significa formazione in ambito clinico. è una visione alquanto ridicola e sempliciotta quella di colui che subordina la capacità clinica ad una questione di età. finiamola con queste banalizzazioni di comodo dello psicologo giovane appena uscito dall’università che non ha esperienza. ristrutturiamo il campo. e visto che ci siamo sgombriamolo da ogni equivoco.
per steve
io non so chi sei e cosa hai fatto,cosa fai e cosa farai…quindi mi astengo per carità di patria di esprimere il mio giudizio su quello che hai scritto ( anche offensivo sul piano personale).
Ma superando quello che hai detto ed a vantaggio di qualche ingenuo che potrebbe credere alle cose che affermi.. ti rispondo.
a) forse non sai che il colloquio clinico non ce lo siamo inventati noi psicologi ( “””. li abbiamo studiati, creati e praticati noi””” ) ma altri professionisti ( per esempio i medici….). E visto che ci siamo ( “””bisognerebbe conoscere cosa significa formazione in ambito clinico…” ) mi potresti indicare i tuoi criteri cosa significa “ambito clinico” visto che non “commenti” il resto….!?? Per quanto attiene alla “ridicolaggine” ed alla “banalizzazione” della formazione : b) quella in “entrata” dei giovani psicologi( non parliamo di noi vecchi): visto che lo strumento – il nostro bisturi – siamo noi stessi ( Jung,Withaker,Rogers,ecc. ed altri ridicoli “pipponi” che hanno parlato di formazione del terapeuta) cosa ne pensi che ci si iscrive all’Ordine e per tutto il periodo di iscrizione nessuno,dicansi nessuno,ti richiede cosa ne hai fatto del bisturi,del nostro strumento, che per alcuni colleghi specialmente quelli ormai auto-referenziali è già arrugginito… ( citi in altri interventi anche Paesi di civiltà professionale )??? In questi Paesi “civili” non esistono Ordini che assicurano per legge la bontà della formazione e della preparazione dei propri iscritti; esistono Associazioni che pretendono periodicamente ( da due a cinque anni ) cosa hanno fatto di Formazione Continua ( supervisione, aggiornamento,terapia personale,ecc.). Almeno in queste Associazioni “selvagge” di counselling ogni tre anni pretendono ( minacciando inutili quanto etiche cancellazioni dallì’Associazione Professionale) dai loro iscritti la documentazione della formazione continua,sia in entrata che in itinere..( nel senso sopra indicato )
Il bravissimo Presidente dell’OPL ha mai proposto l’obbligo di presentare una dettagliata documentazione a tutti i propri iscritti della formazione che hanno realizzato durante,almeno il periodo di consigliatura ( 4 anni).Gli Ordini si sono rifiutati anche di obbligare all’ECM ( altra buffonata.. organizzata dai soliti…) i liberi professionisti : con la manovra adesso ne saranno obbligati,pena sanzioni disciplinari…!. Sono associazioni più serie dei nostri Ordini Professionali…o no ?
Il ridicolo purtroppo non è chi dice cose che non fanno piacere ( la collega giovane, anche se dovesse avere la preparazione clinica,non è nelle “condizioni cliniche” per fare bene il proprio lavoro…- hai mai sentito parlare di “saper essere”… ed altre ridicolaggini del genere..???); è il negare/arsi di essere entrati in una professione “fasulla”,creata da persone serie,e continuata da “squallidi” venditori di terapie,guarigioni,interventi clinici e via imbrogliando,per andare dietro la psichiatria ufficiale ( ed alla “medicalizzazione” del disagio psichico) che ormai afferma ( alla TV di quel..lecc..di conduttore di Porta a Porta ) che i farmaci sono l’unico strumento per guarire.Il benessere,la salute,il disagio lo abbiamo lasciato al “mercato” che non se ne frega niente del tuo titolo di studio e della tua iscrizione all’Ordine( visto che dalle mie parti andare da noi significa essere malato mentale..!) ,ma desidera incontrare Persone che accolgano,che sanno ascoltare, trasparenti ed autentiche e non fornire di strumenti clinici e di formazione clinica certificata dall’Università o dall’Ordine.
I counselors sono la risposta ad un mercato che ci siamo fatti sfuggire,come i medici con gli omeopati, naturopatici,ecc. ; gli assistenti sociali dai coach, ed i medici quando non c’eravamo ufficialmente noi,dai maghi,quelli che adesso fanno reiki, yoga,mindfullness( attenzione anche i migliori psicologi/psicoterapeuti cognitivo-comportamentali usano questa tecnica..),tarocchi,fiori di bach,ecc.ecc. perchè non denunciare tutte queste categorie che utilizzano il colloquio clinico ? solo perche non vengono formati da psicologi….? E se uno psicologo insegna in un Corso di Psicologia Giuridica a non psicologi….? E quelli che fanno formazione/formatori,selezione del personale… ? Forse i counselors ci fanno più paura perchè possono “imbrogliare” meglio quelli che hanno veramente bisogno e che non possono andare nè nei servizi pubblici ( con questa manovra…) nè da quelli veramente bravi che richiedono 80-100 euro per una seduta di psicoterapia..( ma è psicoterapia o counselling ?)
Adesso ti saluto.
Ti faccio sapere che non replicherò a nessun’altra provocazione.
..siamo sulla stessa lunghezza d’onda.. è necessario un salto di paradigma.. l’unica forma di credibilità oggi può decretarla solo l’efficacia espressa dal “mercato”, ovvero le persone, il pubblico.. L’unica entità in grado di determinare se il tuo lavoro gli è utile o meno.
a mio parere il paragone con i medici non regge proprio, sono due professioni che agiscono a livelli strutturalmente differenti.
Il medico è sempre legato ad un ruolo tecnico, e ciò gli permette di fare un lavoro di discreta qualità, che produce risultati, anche se è una persona mediocre, di basso profilo umano, senza grandi “valori” di riferimento, e che non gestisce bene la comunicazione interpersonale (come lo sono tutte le maggioranze).
Lo psicologo mediocre invece, che non “nasce” da una autentica vocazione, che ha un indice di riferimento esterno, che non si assume la responsabilità personale della propria comunicazione, che non ama la ricerca della verità al di fuori dagli schemi di appartenenza, non può aiutare o condurre le persone da nessuna parte.. La psicologia o si fonda sull’eccellenza personale, in grado di elevare lo stato psicofisiologico delle persone o semplicemente non è alcunché.. e non produce risultato alcuno.. è la situazione tipica degli psicologi nelle ASL (è chiaro che ci sono sempre le eccezioni..). Ricordo bene quando in passato tirocinavo in Ospedale, dove la parte più importante del nostro lavoro di equipe (è già ero anch’io parte di quello schifo..) era concentrato, su ordine dei colleghi dirigenti, sul trovare i modi più geniali e strategici per falsificare abilmente i risultati sull’efficacia degli interventi… ovviamente immagino sia prassi comune un po’ ovunque..
Non capisco la decisione della Lombardia. Mi ricordo in Austria 20 anni fa si facevano discorsi simili. Ma il tempo è passato ed è stata accetta come professione (nella patria della psichiatria – Freud)
Perchè si fa un legge cosi? Paura? Perdita di potere?
Anche io penso che la ricerca di questa sentenza sia dettata più dalla paura di perdere “mercato” che dalla preoccupazione per le persone che cercano aiuto. Inoltre la sentenza non dice che il counseling è professione illegale o non esercitabile, come alcuni fanno intendere fra le righe, ma che non si possono usare strumenti terapeutici ben definiti senza la laurea in psicologia (vedi ad esempio i test).
Ricordo agli psicologi che il vostro statuto vieta a voi di esercitare in maniera inappropriata l’attività (art. 8). Ovvero, gli psicologi che scrivono a chiare lettere su volantini e brochure di essere tali, mentre pubblicizzano la loro attività di rebirthing o di costellatori familiari, inducono i clienti a credere che loro siano più preparati in tale attività, ingannandoli. Tale comportamento, diffusissimo, dovrebbe essere sanzionato dall’ordine. Non a caso ho detto dovrebbe.
L’articolo 5 invece, stabilisce che lo psicologo usa solo metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici: vale per il rebirthing o le costellazioni familiari? (o altre tecniche non scientifiche delle quali psicologi organizzano seminari e sedute).
Siete pronti a battervi per la difesa del vostro ambito, ma non disdegnate di entrare in quello altrui, pur contro le norme dell’ordine stesso…
Mi sembra si stia facendo confusione tra contenuto e contenitore. Partirei dal definire dal “cosa è sancito come esclusivo della professione?” Non credo le tecniche del colloquio, sennò tutte le persone che nelle aziende produttive in Italia fanno colloqui di assunzione senza avvalersi di psicologi (e mi risulta siano la schiacciante maggioranza) dovrebbero essere incriminate per esercizio abusivo della professione. Quindi che uno psicologo non possa trasmettere il proprio sapere sulle tecniche del colloquio a non psicologi mi sembra una gran boiata! O parliamo del colloquio psicologico? In tal caso nessun problema: ci si adegua chiamandolo colloquio di counselling. Questo è solo un esempio per dire che, forse, invece di menarsela su politiche protezionistiche fuori dall’Europa (e non ce n’è mai abbastanza) sarebbe più sano rendere più qualificanti e qualificati i professionisti iscritti all’albo degli psicologi, definendo non solo criteri più stringenti di accesso (leggi: se vuoi fare lo psicoterapeuta fatti una psicoterapia personale. Chiedo ai colleghi onestà intellettuale e di ammettere che la psicoterapeuta è esercitata ANCHE da persone improponibili) ma anche meccanismi di controllo sulla serietà professionale. Oppure, sarebbe bello se questi strenui “difensori della professione” dicessero due paroline sul fatto che un laureato in medicina e chirurgia possa iscriversi all’Albo degli Psicologi in automatico, e che uno Psichiatra possa esercitare la psicoterapia anche se non ha mai visto, neanche di striscio, una scuola di specializzazione in psicoterapia. O la lobby medica è meglio lasciarla stare …? Per parte mia, continuerà a fare quello che sempre fatto: diffondere cultura psicologica. Come, del resto, da codice deontologico 🙂
Ciao Andre! Secondo il mio modesto parere, se saranno altri a formare i counselor, saranno proprio questi ultimi a doversi preoccupare… non avremmo più dei piccoli psicologi, ma dei piccoli pedagogisti, filosofi, etc.. che useranno gli strumenti di questi ultimi perché così sarà loro insegnato a fare.
Se fai formazione puoi investire in altri ambiti…
Ciao!
Sempre ad André
… potresti investire in quei interessanti mercati “milionari” della formazione olistica di cui parli!
Perché lasciarli ad altri?
Ciao
cioè diventare tu un operatore di quel campo…
Secondo me questa è una grande vittoria e concordo con Nicola che, se verranno esclusi i “non psicologi” da queste scuole di formazione, ci sarà un sacco di lavoro per gli psicologi giovani e meno giovani.
Andre ma ti rendi conto di quanti counsellor non laureati in psicologia stanno operando sul territorio italiano, abusando della nostra professione? Sono loro che ti tolgono il lavoro, non la chiusura mentale dell’Ordine!
Le scuole di naturopatia e i formati “olistici” facciano il loro mestiere, che noi facciamo il nostro…senza gli “sciampisti” (come ben li definisce Nicola) dovranno decidere se lavorare da soli o se, finalmente, avvalersi della collaborazione di professionisti seri quali sono gli psicologi. E non voglio più sentire, almeno in questa sede, che ci sono psicologi poco seri, che ci sono psicologi che non sanno fare il loro mestiere, etc. perchè questo è fisiologico e accade in tutte le professioni: ci sono cattivi medici, cattivi psicologi, cattivi insegnanti, ma questo non significa che dobbiamo dare tutto in mano ai counsellor e squalificare ulteriormente la nostra categoria.
Una domanda a Nicola:
i prossimi passi quali saranno?
Chiudere le scuole che formano counsellor non laureati?
E i counsellor già formati ed operanti che fine faranno?
Buona vita a tutti 🙂
Paola
Paola, ti sei mai chiesta perchè gli studi dei naturopati e degli olistici sono sempre pieni di clientela che sborsa un sacco di quattrini per affidarsi a loro, mentre gran parte degli psicologi fanno la fame? Se per ottenere un sacco di lavoro noi (ammesso che poi sia veramente così) dobbiamo eliminare qualcun altro, vuol dire che c’è proprio qualcosa che non va in noi!
Eppure era una laureata…perchè non avrei dovuto fidarmi? Non ero certo esperta in materia…
ma comunque, non è questo il punto.
Vi informo che ieri, 17 aprile, il governo mette fine a tutte queste piccole discussioni. Ha approvato le liberalizzazioni delle professioni non regolamentate e quindi tutte queste sentenze, ripicche , non hanno più alcun senso. L’ho appena letta e consiglio a tutti di farlo, perchè vengono riconosciute le nostre associazioni di categorie ed il codice deontologico di ognuna di loro.. Credo che almeno, possiamo tutti lavorare più tranquilli..
Mi spiace che tu te la prenda tanto per il mio pensiero,non credo di essere stata offensiva, però capisco le tue motivazioni e credo che l’importante è fare bene e con coscienza quello in cui si crede..
arrabbiarsi non serve…meglio convivere in pace ..che in guerra..produce di più..interiormente e di conseguenza anche esteriormente..buon lavoro..
Se ho dato l’impressione di sbeffeggiati,mi spiace… Non era mia intenzione..non importa che tu mi prenda in giro per aver fatto psicoterapia x 9 anni, senza capire… Ma vedi… Non e’ stato facile x me confessare a me stessa di essere stata abusata all’eta di tre anni.. Mi sono fidata di una professionista iscritta all’ordine degli psicologi… A 25 anni non conoscevo certo i tempi per questo tipo di disagio.. Che avevo rimosso… E comunque il mio rammarico, non e’ rappresentato dai 9 anni, ma dal dopo… Quando scopri la tua storia … Quando trovi la forza di affrontare la verita… E’ quello il momento peggiore, che con il giusto supporto doveva diventare il momento di liberazione…. E non e’ stato cosi… Ho dovuto proseguire da sola…E x fortuna o per tenacia, sono qui a vivere finalmente la mia vita… E’ mancata l’onesta della persona, che non si puo’ acquisire n’è con una laurea, n’è in una scuola di counseling…
Cito le parole di un’utente che mi lasciano davvero perplesso:
“Secondo me questa è una grande vittoria e concordo con Nicola che, se verranno esclusi i “non psicologi” da queste scuole di formazione, ci sarà un sacco di lavoro per gli psicologi giovani e meno giovani.
Andre ma ti rendi conto di quanti counsellor non laureati in psicologia stanno operando sul territorio italiano, abusando della nostra professione? Sono loro che ti tolgono il lavoro, non la chiusura mentale dell’Ordine!”
Scusate ma davvero secondo voi, eliminata a colpi di sentenze in sede giudiziaria la “concorrenza” ci sarà tanto lavoro per gli psicologi? Gli psicologi sul suolo italiano sono circa 83.000 (regolarmente iscritti all’Albo) e ogni anno il numero medio degli iscritti aumenta di circa 5.000 unità… il mercato è SATURO. Non c’è possibilità di assunzione nel pubblico e il privato sociale non è messo poi granché meglio. 5.000 neo-psicologi all’anno… benvenga la sentenza contro la formazione dei counsellor… ma perché non si interviene per impedire alle Università di formare laureati che si confronteranno con un mercato saturo?! Le università stanno facendo un’opera DANNOSA per la nostra categoria, vendendo formazione psicologica a un numero così elevato di studenti, al solo scopo di alimentare se stesse!!! Certo che diminuendo l’ingresso di matricole molti corsi chiuderebbero, docenti verrebbero lasciati a casa, si perderebbero i finanziamenti per diverse ricerche (e soprattutto circolerebbero meno soldi nelle università, visto che lo Stato taglia), ma è un male necessario (questo si) a tutelare la categoria!
Poi rimane il privato, dove è vero, c’è molta concorrenza anche da parte di professionisti che psicologi non sono…ma è vero anche che nel privato è necessario saper intercettare la domanda e promuovere un’offerta adeguata, sensibile ai mutamenti del mercato. Certamente counsellor, coach, naturopati, astrologi e incantatori di tutti i livelli sono capaci di intercettare una domanda di psicologia e rispondere con un’offerta accattivante.
Poi ci sono gli psicologi che, comprendendo come funziona il mercato del privato, non solo lavorano bene, ma promuovono la loro attività e riescono a intercettare la domanda di psicologia rispondendovi bene e traendone loro stessi soddisfazione a tutti i livelli, anche economica (a Dio piacendo!!!).
Cari colleghi, io credo che più che alimentare un clima da caccia alle streghe, dobbiamo da una parte fare i conti con le richieste del mercato (come secondo me ha esposto in modo eccellente Andre) e dall’altra renderci conto che forse, se noi tutelassimo noi stessi da noi stessi, da un numero di professionisti che sta aumentando a dismisura, forse potremmo smettere di lamentarci, mentre lavoriamo gratis nelle asl o svolgiamo mansioni dequalificanti rispetto al nostro titolo professionale, prendendocela con la famigerata concorrenza.
Mi pare che il commento più preciso sia il primo, di Cristian, che condivido nella lettura non interpretativa, ma fedele al testo, della sentenza. Non mi pare che la sentenza dica che il counselling è degli psicologi, ma che questi ultimi non possano formare in counselling chi psicologo non è. Le conseguenze coerenti sono quelle ben descritte da Cristian. E se gli Ordini non le perseguiranno, temo perderanno di credibilità, ancora una volta.
Anche se occorrerà attendere, probabilmente, gli altri gradi di giudizio fino alla Cassazione.
Resta il fatto che il counselling potrà essere insegnato dai counsellors agli studenti di counselling (la sentenza non dice che i counsellor compiono un abuso di professione dello psicologo e/o dello psicoterapeuta se insegnano counselling a non psicologi, mi sembra) e dagli psicoterapeuti ai psicologi (che non ricevono alcuna formazione in counselling nelle Università durante il quinquennio).
Mi pare che la sentenza chiarisca questo, al momento.
Ciao
Giovanni
Ho bisogno di un chiarimento.
Io insegno PNL, nello specifico il milton model, in una società che fa corsi di PNL e che forma coach. Non insegno l’uso di test, le tecniche del colloquio e nemmeno a fare terapia. Mi limito ad insegnare i modelli linguistici utilizzati da Milton Erickson, modelli che i soggetti possono utilizzare nella comunicazione quotidiana (mariti, mogli, figli, colleghi, amici, sé stessi) ma anche nel lavoro di coaching. Sono “illegale”? Le classi in cui insegno sono miste, nel senso che alcuni fanno il corso da coach ed altri no ed io non so nemmeno quali sono gli uni e quali gli altri.
Altra domanda:
dove si posizione l’ipnosi? è un ambito che io difendo a spada tratta poichè sono fermamente convinta che sia ancora di più un terreno pericoloso per chi non ha la debita formazione. Trovo invece sempre più scuole di coach che la insegnano e la risposta che mi è stata data è che solo l’ipnosi terapeutica è limitata agli psicologi ma non l’ipnosi come aiuto, sostegno. La legislatura italiana non è purtroppo chiara in merito quindi non so chi ha ragione.
Grazie per ogni eventuale chiarimneto o commento
Buona giornata
Federica
Scusate, chiaritemi un punto. Si paragona l’attività dei counselor a quella dello psicologo o dello psicoterapeuta? e non venitemi a dire che sono la stessa cosa! Da psicoterapeuta non temo la concorrenza dei counselor, da psicologo ho avuto la necessità di pagarmi un master in counseling per poter cominciare a lavorare seriamente dato che l’Università non mi ha dato strumenti e tecniche, esperienze e pratiche fruttuose ma solo teorie. Conosco counselor bravissimi(che è vero nn si sono fatti i canonici anni universitari) ma hanno alle spalle lunghi percorsi di psicoterapia e di crescita professionale da fare impallidire alcuni colleghi anziani che occupano posti pubblici alle Asp e che fanno dei danni immensi a molti pazienti , in quanto a volte seriamente disturbati e senza obblighi di psicoterapia come formazione continua. Allora smettiamola di fare la guerra tra parrocchie per accaparrarsi i giovani laureati in psicologia e smettiamola di demonizzare i counselor (sempre più spesso psicologi), diciamoci chiaramente che nel nostro Paese la nostra amata professione non ha alcuna considerazione nè politica nè economica! Provate a guardare la realtà americana dove il counseling è presente ormai da decenni, lì non ci sono queste stupide scaramucce perchè gli psicologi sono riconosciuti e le professioni sono differenziate. Credo che si dovrebbero cominciare a cambiare gli assetti Universitari e delimitare esattamente gli ambiti di interventi, dare lustro alla ns professione per evitare di sentirsi minacciati da figure valide e con competenze diverse. Angela Sciacca
Ciao Angela! Guarda che sono stati i tuoi amici counselor a tirarsi la zappa sui piedi… ricorrendo contro l’opl. 🙂
Ciao!
a me risulta che sia stata una cordata di scuole di psicoterapia che formano counselors non psicologi a ricorrere contro l’OPL (gestaltisti e limitrofi), quindi dei colleghi, e non dei counselors non psicologi. E’ una resa dei conti all’interno della categoria sulla formazione dei counselors e su dove si vuole posizionare il counseling (se dentro o fuori la psicologia). Io credo che sia stata una cosa sacrosanta ribadire che l’insegnamento di tecniche psicologiche ai non laureati in psicologia debba essere vietata e che il counseling appartiene al corpus della psicologia… ecchecappero!!!
errato. i firmatari del ricorso sono tutti psicologi iscritti all’Ordine, e uno psichiatra. nessun counselor quindi.
sono d’ accordo con te…e sopratutto la tua intelligenza…
Angela, le tue parole fanno emergere verità e concretezza e le condivido in pieno!
ultimamente mi interrrogo sul fatto che manca una coesione di categoria, siamo talmente impegnati a criticare baronie o l’impossibilità di inserirci in un mercato già saturo che non riusciamo a valorizzare le nostre competenze professionali…
comunque io non sono contraria alla professione del counselor in tutto e per tutto, ritengo ad esempio che una formazione in counseling sanitario potrebbe essere più che utile ai professionisti della sanità, ma questo dovrebbe permettere alle persone di avvicinarsi alla psicologia in un contesto depatologizzante… non il contrario…
Come “giovane” psicologa condivido con Andre un senso di insoddisfazione verso il mio ordine regionale (mi chiedo se vale la pena pagare 150 euro un’agenda), ma per la ragione opposta… perchè non valorizza la nostra professionalità e non si preoccupa di garantire un costante sviluppo del mercato in cui è possibile inserirci (il mio ordine è fra quelli che non aveva chiaro il senso della Carta Etica), anzi rende difficoltoso e burocratico promuoverci come liberi professionisti… devo chiedere l’autorizzazione per aprirmi un sito e/o un blog e poi mentre navigo ne trovo di tutti i colori… e nessuno controlla!
quindi ben venga la sentenza del tribunale di Milano… per lo meno si pone la necessità di una scelta chiara da parte di agenzie formative per le quali la “questione economica” sembra essere l’unica ragion d’essere.
chissà che non si risvegli un senso di appertenenza ad una categoria professionale che potrebbe dare molto, mantenendo e promuovendo degli standard formativi e professionali elevati…
Eh, mia cara Annalisa, non so da quale regione tu scriva, ma qui in Lazio le uniche appartenenze che contano sono le parrocchiette tribali che afferiscono alle squolette che a loro volta hanno rappresentanza nell’Ordine. Si tratta di un’organizzazione tribale come in Libia più o meno, solo che qui ancora non comincia il repulisti. Certo, se alle elezioni va a votare il 15% sarà sempre così.
Mi piacerebbe che si facesse chiarezza perchè credo che solo nella chiarezza e nel rispetto dei confini si possa collaborare apertamente senza invadere il campo di nessuno. Ritengo che l’ordine degli psicologi sia così impegnato a difendere la propria identità che non si accorge di quanto la figura del counselor sia differente. Purtroppo non si accorge neppure di quanto i counselor potrebbero diffondere la cultura dell’autoanalisi e perciò collaborare con loro.
Come formatrice mi sento di dire che prodigarsi per la consapevolezza di sè non è prerogativa di una professione o di un’altra, è piuttosto un obbligo etico e morale di chiunque entri in possesso di tali conoscenze.
La questione è infatti circoscritta all’Italia, dove da sempre c’è in atto questa lunga battaglia, che a mio avviso, riflette soltanto un modo di sentire ostile verso tutto ciò che è nuovo e diverso dalle “caste secolari”.
Mi auguro che si possano trovare percorsi di condivisione e di reciproca collaborazione.
Anna Perna_ Modena
La rilevanza del piccolo fenomeno “counseling” a me sembra del tutto marginale rispetto al gigantesco e crescente fenomeno mondiale del Coaching fondati sulla PNL. Approcci molto snelli che si stanno avviando a sostituire completamente gli psicologi in molti ambiti.. Approcci di cui ho personalmente sperimentato l’efficacia nella loro capacità di sintesi, divulgazione e immediatezza..
Questi operatori hanno una grande competenza di marketing, sanno prendere l’essenziale, lavorano su sè stessi con metodi ipnotici molto interessanti che buona parte degli Psi non conosce nemmeno e non conoscerà mai, in quanto, per la loro immediata efficacia, non c’è interesse da parte delle istitituzioni a farle passare per vie ufficiali..e così i poveri Psi rimangono incastrati nelle tortuose speculazioni teoriche dei loro baroni..
Tali operatori riescono ad arrivare dove noi non arriveremmo mai, educati da un sistema universitario vecchio, opprimente, manipolatorio e orientato alla sottomissione.. Per molti versi sono anni luce avanti a noi..
Anche a me pesa ammetterlo, ma è una realtà e mi sono rotto di mettere la testa sotto la sabbia e chiamare la mamma (a ristabilire l'”ordine”).. Le persone associano lo Psi al malessere e alla disfunzionalità, e ciò provoca molta ansia e forti resistenze inconsce.. Le Aziende accettano sempre meno consulenze da inefficaci psicologi del lavoro a favore di brillanti e pragmatici business coach. Team sportivi si guardano bene dagli psicologi visto il ritorno più immediato, concreto e orientato alla performance che ricevono dallo sport coaching..
Gli Psi non hanno gli strumenti operativi calibrati sulla domanda attuale..ce lo dobbiamo riconoscere! E a nulla serve la coesione professionale, in quanto il marketing si fa nella mente della potenziale utenza e funziona per differenziazione.. Il che facilità enormemente le nuove declinazioni dello sviluppo personale nonchè l’individualismo operativo.
Mi chiedo..a qualcuno interessa la verità? Abbiamo il coraggio di sopportarne lo sconforto, di aprire il cuore verso il nuovo e saperci ridefinire? O vogliamo continuare ad erigere muri e fortini anzichè creare ponti di comunicazione fruttuosi con chi è più pragmatico, ha convinzioni meno radicate ed è più aperto al nuovo?
Ce la facciamo a riconoscere che di fronte alla soddisfazione del cliente, e ai risultati, non ci sono “padrini” o “protezioni” istituzionali che tengano?
Capisco che ci rode aver perso 5 anni di università in mezzo a baroni mafiosi e incoerenti, predicatori senza pratica.. Ma forse dovremmo rimetterci più in gioco riconoscendo i nostri limiti “imbarazzanti” e la nostra incompetenza certificata e istituzionalizzata..
A me sembra che tu misuri l’efficacia di un intervento in termini di puro marketing. Esiste però una bella differenza tra mode scientifiche ed efficacia delle pratiche (che non si misura solo sulla sua immediatezza come sembri fare tu). Ah si, certo, anche le finanziarie dei paesi sovrani sono scritte dalle banche e dai mercati finanziari, tocca però vedere se sono a favore dei cittadini o sono piuttosto semplici strategie di sopravvivenza di sistemi vecchi e morenti.
E’ però anche vero quanto tu dici a proposito della angustia di talune tradizioni accademiche. Ma da qui a dire che il coaching sia da preferire ad un’analisi della domanda come cristo comanda… be’ credo che ci passi un oceano in mezzo
Aristogatto ..e se il problema fosse nel “cristo che comanda”? potrebbe essere una prospettiva interessante!
Buongiorno,
io non credo che la rapidità nel donare “benessere” sia necessariamente un vantaggio ne tantomeno una realtà sempre positiva per il beneficiario/cliente.
Se si dovesse spostare un problema su una sfera pesante? se un atteggiamento non fosse valutato in maniera globale e fosse visto da un coach o counselor come eliminabile ma fosse una maschera utile?
Quale preparazione c’è dietro un counseling che non ne conosce i rischi?
cordiali saluti, Antonio
Qualcuno sa se i protagonisti di questa farsa si avvarranno del secondo grado di giudizio? (mi chiedo se con queste premesse possa davvero convenire loro…). Qual’è la tempistica?
Grazie.
Non si sa ancora, è a loro discrezione.
Salve a tutti, ho letto molti commenti e ne trovo qualcuno un po’ confuso..
Prima di tutto non capisco la logica che unisce il comunismo con altre faccende, cmq volevo di più soffermarmi sulla sentenza.
Lo sanno porci e cani che la professione di psicologo è la più abusata della terra, il lavoro nostro lo fanno porci e cani e chiunque ha portato a termine un percorso di almeno 10 anni con oltre 20 mila euro di formazione ha il diritto di essere tutelato professionalmente.
Non farei confronti con gli stati uniti e la realtà americana dei counselor. In italia ti svegli e la vicina con la 3 media (si perché per fare counselor basta quella) un giorno ristruttura il magazzino dove teneva le biciclette e opera nel tuo settore.. tutti possono fare consulenza anche mia nonna.
Il punto è che poi i counselor inevitabilmente fanno interventi con le persone, le vedono più di 3 volte e se li tengono in stanza per mesi iniziando una semi-sorta di terapia (avere una persona per un anno o sei mesi sono soldi vorrei ricordarlo).
E cosi via si abusa..cavalcando le belle parole di gente come andrè in maniera pratica quello che si fa è avere un semi titolo che poi può fare tutto a tutti i livelli.. caro andrè parli di cose in modo disadattato scusami se te lo faccio notare io sono psicologo psicoterapeuta e ho un master in gestione risorse umane, le professioni che dici tu sono tutti derivati della psicologia.. non hanno dignità a Sè.. il coaching è una tecnica se vuoi neanche troppo complessa dal quale vi è stata derivata una professione.. ma come fai a fare coaching se non hai un modello di asessment forte? dove pensi che impari a fare asessment clinico? il problema non è fare coaching lo fa anche mia madre..il punto è ..vendo roba preconfezionata tutta fuffa di parole.. o so in realtà dopo un appurato asessmet dove metto le mani? o quali variabili in termini strategici voglio modificare con quella tecnica? la verità è che tutta questa roba non è orientata al lavoro psicologico ma ha solo l’obbiettivo cavalcando speculazione ignoranza e buchi di tutela un opportunità per fare soldi.. prova a fare la stessa roba nel campo dei medici.. e vedi che succede.. vedi se ti dicono.. ricordo infine come si chiamava il mio corso di laurea a Roma “Valutazione e consulenza clinica” alla triennale.. sarà mica che abusavo del lavoro dei counselor e non lo sapevo?
Ciao.
Sono un giovane aspirante counselor… leggo con molta attenzione tutti i commenti, cerco di capirli e sinceramente mi metto anche nei panni delle persone che hanno investito così tanto e così tanti soldi in formazione professionale e fa parte di un ordine. Ci sono due punti che dalla mia esperienza e studio vorrei condividerli:
1) se si conosce un counselor che ha tenuto un cliente un anno in relazione d’aiuto… costui è da denunciare. Questo rappresenta l’eccezione che va contro ogni regola che si insegna in qualunque scuola di counseling; è come se prendessi un caso di cronaca in cui è invischiato un qualunque psicologo e facessi di tutta l’erba un fascio. Mi sembra francamente scorretto. Quindi invito con oggettività a leggere le regole fondamentali insegnate fino alla nausea nei “corsetti di counseling” prima di prendere un singolo caso come regola generale;
2) conosco tantissimi counselor che collaborano con psicoterapeuti. Esiste la prassi dell’invio e anche qui fino alla nausea prima di conseguire una qualunque pratica (tra l’altro sotto supervisione quindi obbligatoria psicoterapia) è assolutamente obbligato a fare rete con professionisti. In poche parole in counselor accompagna e da consapevolezza all’utente del bisogno di un intervento strutturato qualora si rilevi un ambito che con il counseling non ha nulla a che fare.
Quindi capisco bene il vostro punto di vista e lo condivido su alcuni punti, in particolare dare lustro e nuova linfa all’ordine degli psicologi. Capisco molto bene anche la frustrazione nel vedere alcune professionalità “concorrenti” che hanno più successo sul fronte del bisogno collettivo. Ma credo anche che dobbiate prendere spunto da questa sentenza per rinnovarvi fortemente! Perchè la formazione universitaria è completamente inadeguata alle esigenze dell’individuo. Proprio per questo il counselor si è inserito in un vuoto. Non vedo delle proposte costruttive per dare lustro ma una semplice voglia di affermare una vittoria da curva di ultras… sorrido e mi amareggia allo stesso tempo. Spero realmente che se questa sentenza pone dei confini e sancisce la fine del counseling come pratica diffusa in Italia, e sinceramente mi affido alle valutazioni presenti nella sentenza che saranno certamente effettuate da ottimi professionisti e di questo ne prendo atto, spero anche serva ad una strutturale riforma della formazione, quella che oggi si è rivelata una grandissima illusione in Italia poichè nessuno, con i soli insegnamenti universitari, è in grado di muovere un dito nel mercato e nel lavoro. Spero che da un input così forte come il conflitto e la consapevolezza oggettiva sull’inefficacia dell’ordine, finalmente si reagisca per un cambiamento reale. In alternativa ciò che riempiva il counseling…. rimarrà vuoto. E allora chi ha vinto?
Cordialmente.
Ciao, ho letto con attenzione le tue parole.. mi sembri assolutamente una persona onesta, onesta anche intellettualmente.
Però vorrei dirti che la maggior parte dei counselor si tengono la gente in stanza per molto tempo cavalcando il fatto che spesso i Pz non sono ben informati sulle discipline psicologiche e si fidano di amici o parenti che gli consigliano questo o quello.
Il punto che vorrei esplicitarti è che il counseling è già e sopratutto una competenza dello psicologo.
Una competenza che incorpora fin dai primi anni di formazione.. la mia laurea triennale si chiamava proprio “Valutazione e consulenza clinica in psicologa dinamica per famiglie adolescenti e bambini”.
Mi spiego meglio fare la parte del counseling non è un area a sé con una dignità categoriale sua, essa è già una competenza base che lo psicologo stesso può erogare e che sta alla base della sua formazione.
Ad essere precisi in termini di formazione è sopratutto quello che può fare uno psicologo laureato abilitato e NON specializzato oltre la somministrazione di test.
Quindi se già disciplinato e regolamentato da una figura professionale perché un potenziale paziente dovrebbe farsi fare 3-5 sedute di consueling da un counselor per essere poi essere inviato ad uno psicologo quando quest’ultimo è la figura professionale che può e deve ricoprire quel ruolo?
Come può un counselor rendersi conto se ha davanti un paziente grave non potendo fare diagnosi? su che basi fa invii?
Perché una persona dovrebbe cercare quel servizio in giro quando c’è già uno specialista formato e abilitato anche a sua tutela con tanto di segreto professionale e competenze quinquennali e tirocini??
Perché una persona che ha necessità dovrebbe rivolgersi ad una persona potenzialmente solo diplomata che ha fatto un corso al massimo biennale (non riconosciuto) in una disciplina non regolamentata senza nessuna responsabilità e deontologia da seguire?
Il punto è questo.. il fatto è che poi tutto questo si trasforma in un abuso nel tentativo di creare un doppione di una figura che è già esistente per svolgere quel tipo di lavoro, e nel vendere un servizio in modo anomalo che nessuna altra disciplina permetterebbe.
Concludo dicendo che per la mia esperienza clinica a fronte di anni di formazione ed esperienza fossi in un counselor non mi prenderei mai la responsabilità di vedere una persona che ha potenzialmente delle problematiche psicologiche che non sono in grado di diagnosticare.. non mi prenderei la responsabilità di dirgli o cose o fare cose per lui.
Ti ringrazio per la risposta. Il punto è proprio questo: che ci sono psicoterapeuti che formano tecnicamente i counselor per l’individuazione della patologia, non per la cura. Forse c’è stato un qui pro quo. Il counselor agisce nell’ambito della salutogenesi, quindi per definizione non è automatico l’invio, ma procede all’eventuale invio solo nel caso in cui il problema sia più strutturato. E’ ovvio che se l’ordine impedisce l’insegnamento di queste pratiche finalizzate all’individuazione, il counselor non ha più ragione d’essere. Quello che vorrei inoltre sottolineare è che si poteva lavorare in armonia, non in contrasto. La complementarietà della visione degli interventi poteva essere un’opportunità (e questa è la mia visione personale che ovviamente conta 0).
ciao matteo, concordo a pieno con la tua visione che, forse, come dici tu, conta 0, fatto sta che sarebbe una visione ideale perchè si possa raggiungere il vero benessere dell’umanità…collaborazione costante tra counselor, psicologo e psicoterapeuta, a ciascuno il suo caso specifico: il counselor invia il patologico allo psicologo/psicoterapeuta e viceversa, lo psicologo/psicoterapeuta invia al counselor il “non-patologico”…mi sa che ho appena scritto la più grande utopia del secolo, almeno fino a che l’ignoranza, il pregiudizio e il “magna-magna” si scateneranno contro di noi counselor e futuri counselor!
Alleiamoci tutti insieme perchè ciò possa avvenire, non rimaniamo fermi e immobili….dopo tutto anche noi counselor abbiamo fatto e facciamo sacrifici economici e personali (pensiamo al continuo mettersi in gioco nelle terapie di gruppo e individuali, cosa che non fa uno psicologo che studia in una comune facoltà di psicologia!) per poter essere in grado di assolvere il nostro ruolo di promotori del benessere!!!
concordo con Matteo data 14/09/2011 soprattutto, cito:
“Ma credo anche che dobbiate prendere spunto da questa sentenza per rinnovarvi fortemente! Perchè la formazione universitaria è completamente inadeguata alle esigenze dell’individuo. Proprio per questo il counselor si è inserito in un vuoto. Non vedo delle proposte costruttive per dare lustro ma una semplice voglia di affermare una vittoria da curva di ultras…”
ciao leonardo, vorrei farti notare che ” counseling” non significa “consulenza”, bensì è una peofessione di aiuto, basato sull’ascolto attivo, sull’empatia e sulla promozione del benessere dell’individuo. credo proprio che, con tutto il rispetto per tua nonna, non credo zhe lei potrebbe fare “consulenza” come dici tu! ciao
Io credo che la “mission” dello psicologo sia sempre quella di fornire a tutti maggiori strumenti per la comprensione della realtà, con particolare attenzione agli aspetti emotivi.
Data questa premessa è ovvio che lo psicologo offre GLI STRUMENTI per cercare di comprendere meglio i sentimenti, le emozioni, gli stati d’animo propri e di chi lo circonda.
Di questo lavoro hanno bisogno un po’ tutti, insegnanti, genitori, figli, assistenti sociali e tante tante persone che richiedono genericamente una maggiore serenità.
Se impediamo agli psicologi di aiutare gli altri a maneggiare gli strumenti per la comprensione della emotività neghiamo il senso stesso della professione.
Ciò non significa insegnare a tutti a somministrare il Test di Rorschach, ma permettere a quanta più gente possibile di avere confidenza con i propri sentimenti e le proprie emozioni.
Le leggi poi lasciano il tempo che trovano …
http://www.giosby.it/2008/10/05/psicanalisi-una-scienza-per-tutti/
Ci è voluto un giudice per rimediare ad una sbagliatissima gestione della professione da parte di molti colleghi che non hanno mai avuto alcun interesse a tutelarla.
Quindi gioia e tripudio sia per una questione di principio, sia per una prospettiva di mercato che dovrebbe puntare a differenziare il lavoro dello Psicologo rispetto a qualsiasi altra categoria attigua, aiutando le persone ad identificare la figura professionale con delle caratteristiche ed un curriculum riconoscibile…come del resto accade per altre figure del mondo del lavoro.
A me sarebbe piaciuto fare la scuola di Psichiatria, ma in quanto Psicologo non mi è stato permesso, perché i medici ritengono che sia una loro prerogativa disciplinare….
Detto questo. Se liberalizzare o meno il mondo delle professioni sia la cosa giusta da fare in Italia è un quesito sicuramente interessante al quale però bisogna ricordarsi di applicare tutti i distinguo dell’applicabilità “Nostrana”. Non sono convinto infatti che si possa ottenere il libero mercato anglosassone (che poi libero mai non è) in Italia, senza avere dolorose ripercussioni sugli utenti/clienti/pazienti e sugli stessi professionisti.
Forse, basterebbe solo che gli ordini svolgessero Eticamente bene il loro lavoro…ma mi rendo conto che anche su questo vanno applicati i distinguo Nostrani…
Sicuri di interpretare i sentimenti di tutti i soci, ed a nome del Direttivo, l’ Associazione Psicologi Lombardia -APL- ringrazia l’Ordine Lombardo per aver portato TUTTI GLI PSICOLOGI ITALIANI a questo traguardo. Un grazie particolare va al Presidente dell’ Ordine Mauro Grimoldi per il suo impegno personale in questa vicenda.
Roberto E. Gavin
Presidente APL
salve Roberto gavin! io sono giusi, una counselor in formazione e, sicura di interpretare la visione dei miei colleghi su questa assurda faccenda, pregherei di cuore te, i tuoi soci e l’Ordine Lombardo, di prendere le giuste e dovute informazioni in materia prima di bandire una figura professionale come quella del counselor che non ha come fine quello di togliere il mestiere a nessuno! voi temete la concorrenza, ma in realtà non c’è nulla da temere in quanto il counselor non svolge il “mestiere” dello psicologo. per il counselor è prevista una formazione triennale, almeno per la mia scuola di formazione, ovvero la SIPGI (Scuola ad Indirizzo Pluralistico Gestaltico Integrato) funziona così, poi non so se esistono altre modalità per formare i counselor. Il corso prevede una serie di lezioni teoriche:
– su approcci psicologici vari;
– su come opera un counselor;
– su cosa e come un counselor deve agire;
– su cosa un counselor deve o non deve fare e può e non può fare.
– ecc.
Al termine della parte teorica ciascun modulo prevede una “messa in pratica” di ciò che è stato precedentemente acquisito teoricamente, simulando un vero e proprio setting di counseling. Inoltre è previsto il gruppo di crescita, ovvero una terapia di gruppo durante la quale gli allievi si mettono in gioco per superare le proprie difficoltà e “pippe mentali” per poter, successivamente, svolgere la professione di counselor in maniera efficiente ed efficace!
Sii sincero, Robert, eri a conoscenza di tutto questo e, inoltre, nel corso di psicologia che hai frequentato e in quello che hanno frequentato i tuoi soci, quante ore di pratica erano previste perchè, una volta laurato, ti consentissero di svolgere al meglio la tua professione?
A te la parola….
E da quand’è che le “simulazioni” equivalgono ad ore di pratica?
Per rispondere alla tua domanda, uno psicologo non svolge la professione “appena laureato”, ma deve sostenere un esame di stato di abilitazione alla professione, al quale può accedere solo dopo lo svolgimento di un tirocinio post-lauream annuale. Mi pare che quando l’ho svolto io la richiesta fosse di 900 ore e ricordo che le mie superavano il migliaio. E non erano simulate!
Mi rendo conto che siamo tutti un po’ abituati, per “investitura” o “deformazione” professionale, a speculazioni morali su cosa è meglio o è peggio, giusto o sbagliato per le persone, e intanto si muore di fame. E’ evidente che c’è un problema in noi.
Una cosa che ho imparato in questi ultimi anni, è che la realtà esterna non è quello che “dovrebbe essere”, è semplicemente quello che “è”, troppo complesso e forse inutile cercare di manipolarla, tutto ciò che possiamo fare è cambiare noi stessi in funzione dei cambiamenti esterni, diventare più flessibili e aperti ai cambiamenti sociali in corso..
Intendo dire che oggi la fetta più grande dell’utenza esprime una domanda profondamente diversa anche solo rispetto a 10 anni fa.. buona parte di noi non se ne sono accorti, continuando a percorrere rigidamente strade improduttive.
Continuiamo a stabilire distanza professionale, a dare del lei, ad indossare camici, a porre scudi protettivi attraverso strumenti diagnostici.. tanti piccoli dettagli che trasmettono un atteggiamento difensivo e rigido verso le persone. Continuiamo a identificarci nel ruolo di “esperti” quando le persone sono sempre meno disponibili a riconoscere un’autorevolezza di ruolo, ma sempre più aperte a recepire le qualità umane, le competenze relazionali e la propria leadership personale.
Nel frattempo altre figure più flessibili e meno istituzionalizzate, sanno decodificare meglio i mutamenti sociali in corso e la domanda emergente (non dimentichiamo che il marketing è un’abilità psicologica-una sensibilità nell’ascolto).
Tali figure hanno spesso maggiori competenze (psicologiche) per intervenire nei nuovi contesti. La misura di tutto questo è data a mio parere dai risultati (soddisfazione del cliente e ritorno economico), spesso esponenzialmente migliori rispetto agli psicologi.
E’ chiaro che non stiamo parlando di psicoterapia, per il quale ci sarebbero da fare discorsi lunghissimi che sarebbero fuori contesto..
A mio parere non è con un atteggiamento difensivo che si promuove la propria efficacia. Non credo inoltre che ci siano più i presupposti (culturali) per ricreare un modello di coesione di categoria di vecchio stampo. Per questo personalmente non sostengo più AP. Con questi metodi siamo destinati a “sparire” (da qui nasceva l’analogia con quel partito politico..). Rischiamo troppo spesso di non ascoltare i bisogni che le persone esprimono e in questo modo verremo fatti fuori dal mercato (ovvero dai potenziali utenti) e rimpiazzati facilmente.
Credo invece che dovremmo saperci amalgamare a queste nuove realtà di successo, cercando, quando possibile, di fare la differenza.
Mi rendo pienamente conto che la mia è una voce fuori dal coro, la posizione di chi sostiene l’abolizione degli ordini. Una posizione anche “politicamente” molto diversa dall’ideologia dominante in questo ambito. L’ideologia politica conta eccome, è un modo completamente diverso di vedere le cose.
Grazie a tutti per lo scambio appassionato..
Quale fulgente ideale postmoderno volersi (cito) “amalgamare a queste nuove realtà di successo”.
Sai, io preferisco cambiare ma ricordando chi sono.
Ma non è che queste famose “realtà di successo” non fanno altro che spacciare come pseudprofessioni competenze settoriali e tecniche già in uso agli psicologi (magari non quelli italiani) da millenni?
..una volta si diceva “la coerenza paga”, laddove la resitenza al cambiamento veniva valorizzata da un’Italia che prosperava sull’immobilismo che da sempre la caratterizza.. Oggi (dove tutto si ridefinisce e si riconfigura ad una velocità incredibile) di “coerenza” e di convinzioni si può anche morire.. Forse oggi quell’attaccamento, quella fedeltà al proprio percorso, diventa un irrigidimento di cui si pagano personalmente le conseguenze e di cui ci si deve assumere la responsabilità, senza proiettarla fuori in modo paranoico. So bene da dove provengono tutte le acquisizioni del Coaching e della PNL, ma so’ anche che la psicologia non è e non sarà mai di proprietà esclusiva degli psicologi, per quante guerre “giuste” o “pulizie etniche” si vogliano compiere per sgombrare il campo. A mio parere non è con questi metodi “sulla difensiva” o “sull’attacco” che ci si predispone al posizionamento.
Il pensiero di buona parte degli psicologi è quasi allo stesso livello evolutivo di quei manovali o lavandaie che lamentano la presenza degli immigrati che “tolgono il lavoro”.
Da qualche anno preferisco lo scambio e la contaminazione con chi dimostra di saper fare ed essere a un livello più efficace e diverso dal mio, senza nascondermi dietro la presunta superiorità dei miei pezzi di carta accademici..
Come sosteneva Einstein, “solo le persone folli possono pensare di risolvere problemi nuovi e complessi facendo sempre le stesse cose”! facendoci capire che di fronte alle crisi è necessario un salto di paradigma, e che la follia più grande e resistente è nella mediocrità. Ora qualcuno potrebbe obiettare che Einstein non era psicologo iscritto all’albo..
Si può anche dire di essersi sbagliati a svolgere un dato percorso professionale scelto in gioventù, non c’è nulle di male. Si può nascere psicologi, diventare counselor e … morire sciampisti!!! 😉 Non c’è nulla di male. Cioè, detto in altre parole, temo che tu sovrapponga il bisogno sacrosanto alla contaminazione con la disidentità. O meglio con un’idea di identità professionale fluida e markettara.
Ma poi cosa c’entrano tutte queste belle parole con questa sentenza che in sostanza è rivolta ai limiti deontologici degli psicologi che ovviamente non possono insegnare le stesse cose a due professioni concorrenti, di cui una non riconosciuta. Cioè, voglio dire, non ci vuole una sentenza per capirlo.
Credimi.. anche se non ho affrontato anni e anni di “dipendenza terapeutica obbligatoria ufficiale” (che ricorda un po’ il TSO), conosco piuttosto bene la mia vocazione, che non è certo orientata alla sottomissione..
Di psicologi sciampisti, zappaterra o macellai che ne sono già abbastanza nelle ASL e negli ordini professionali.
La mia attività la esercito nel pieno rispetto di una legge sulla professione che, con linguaggio abilmente vago, include tutto e il contrario di tutto, lasciando piena libertà operativa e spazio all’innovazione…(se non si fosse capito sono contrario alla definizione degli atti tipici ed esclusivi..)
Quindi se non ho capito male anche la consulenza filosofica introdotta in Italia da Galimberti è diventata una pratica illegale??
Nulla da dire per il counseling sanitario (effettuato da medici e infermieri appositamente formati), idem per il counseling pedagogico svolto da pedagogisti (mai mi sognerei di dire ad un educatore che non può aprire uno sportello di ascolto a scuola), stesso discorso per il counseling filosofico (fatto da filosofi)…
Non sarei più d’accordo se un infermiere o un filosofo si mettessero a fare un colloquio psicoanalitico/gestaltico etc… con un loro cliente;
perché cosa che non appartiene alla propria formazione (quanto è capace di gestire tale tecnica?, ha un bagaglio culturale che lo sostiente?)
Penso che anche tu ti incazzeresti se un pinco pallino qualsiasi si inventasse dall’oggi al domani di fare filosofo, no? Secondo te sarebbe un buon filosofo?
scusa la franchezza, andre, ma se proprio muori di fame fa marchette! invece, lascia stare la politica, e rispetta la tua professionalità, che se non cominci tu a rispettarla, perchè la devono rispettare gli altri?
ha ragione leonardo: prova a fare la stessa cosa nel campo medico, e poi vedi che succede! e poi, scusa, la possibiità di sbagliare per poca professionalità e fare a pezzi – psicologicamente – le persone, non dovrebbe avere tutela perchè tu non arrivi a fine mese? capisco che il pezzo di carta non è tutta la tutela, ma se non c’è nemmeno quello… e poi, va bene che il mondo va a pezzi, ma fammi capire, tu intendi approvare e dare la tua collaborazione nel distruggerlo del tutto?
Leggendo gli scambi personalmente ritengo quella di Andreè la più flessibile e lungimirante, capace di cogliere la sostanza del ‘problema’. L’arroccamento dell’Ordine quale unico depositario della Verità è davvero il segno di una resistenza al cambiamento (peraltro inevitabile) che mette a nudo l’incapacità di essere ‘qui adesso’, al servizio delle persone. L’Ordine è semplicemente preoccupato della perdità di potere. Professionalità, capacità, dedizione alla propria vocazione all’aiuto, e tutto il resto, sono conquista e patrimonio del singolo. Non di una categoria.
Scusate ma di che arroccamento parlate??
L’albo è anche a tutela delle persone..ovviamente chi non è abilitato non le sà certe cose.. è suo dover e anzi dovrebbe far di più per proteggere gli abusi..
Qui stiamo parlando che è normale che nascano delle professioni che vanno a fare lo stesso lavoro (un doppione) di gente che è già disciplinata e abilitata a fare questo lavoro, per di più lo vogliono fare dal giorno alla notte e senza sbattimenti.
Quindi dobbiamo accettare che dopo oltre 100 anni di storia scentifica.. 10 anni di soldi formazioni esami abilitazioni tirocinii..ci sia qlc che in 6 mesi possa fare il tuo stesso lavoro senza la tua formazione esperienza e abilitazione..e se ci si incaxxa allora siamo rigidi.
Sai che ti dico allora io questo sistema voglio espanderlo a tutto.
Domani voglio con 6 mesi di formazione poter fare diagnosi medica
voglio poter dare farmaci voglio poter fare il commercialista perché ho studiato da ragioniere e quindi voglio farmi una formazione di 6 mesi che permetta di svolgere sotto un altro nome lo stesso lavoro di un laureato in economia..potrei continua all’infinito..
Ragazzi siate decenti quando scrivete e lasciate fuori il comunismo.
Lampante!
lampissimo!
senti, caro leonardo, sii decente tu quando scrivi le cavolate che scrivi!!! ma dove l’hai letto che la figura del counselor è un “doppione” della figura dello psicologo…ma chi ti dà l’autorità di dire certe fandonie? io sto frequentando un master in counseling e la prima cosa che ci hanno detto è che noi non saremo dottori e non saremo psicologi, bensì promotori del benessere, professionisti che “aiutano l’altro ad aiutarsi”, attraverso l’ascolto attivo, l’empatia, ecc. insomma aiuta il “cliente” ( e non “paziente”) ad autoesplorarsi e a raggiungere autonomamente la risoluzione del disagio e della difficoltà che lo ha portato dal counselor e che, in un tempo preciso circoscritto, non gli consentiva di vivere al meglio. noi lavoriamo con la salutogenesi e non con la patogenesi, quella è di vostra competenza e noi, al termine del corso, avremo le giuste competenze per individuare un cliente patologico e inviarlo ad uno psicologo o psicoterapeuta. inoltre volevo puntualizzare che il corso che sto frequentando io (organizzato dalla SIPGI, Scuola ad Indirizzo Pluralistico Gestaltico Integrato) dura tre anni e non sei mesi come sai tu. può anche essere che altre scuole strutturino il corso in modi e tempi differenti, in tal caso sono la prima ad arrabbiarsi dal momento che 6mesi sono troppo pochi per una adeguata formazione. infatti il presidente della mia scuola ci ha sempre detto che tre anni sono fondamentali per questo percorso professionale e personale, in quanto gli allievi hanno la necessità metabolizzare ciò che si acquisisce di volta in volta nei moduli. perdonami se ho usato parole offensive nei tuoi riguardi, ma quando ho letto il tuo commento mi è salito il sangue al cervello. anche perchè in quasi tutti i commenti che ho letto si evidenzia un forte pregiudizio e antipatia nei confronti del counselor e, se permetti, non ho investito tempo e denaro per poi leggere tutte queste assurdità sul mio potenziale futuro! prego te, e tutti quelli che stanno sulla tua stessa lunghezza d’onda, di aggiornarvi su ciò di cui parlare e non emettere “sentenze” imbarazzanti, dettate dall’ignoranza e dalla paura che qualcuno non competente vi rubi il lavoro…evidentemente il vostro timore è dettato, di fondo, da un vostro senso di inadeguatezza. pensaci bene!
a te la parola….
non vedo positivamente questa sentenza, è vero che per diventare psicoterapeuta il percorso di studio è molto lungo ed impegnativo, ma è altrettanto vero che per poter accedere alla facoltà di psicologia ci sono test di ingresso molto selettivi, e dato che, a parità di punteggio passa il più giovane, coloro che non sono appena usciti dalle superiori vengono penalizzati a priori, io ho appena fatto il test in bicocca e non ho raggiunto il punteggio per potermi immatricolare, di conseguenza non potendo seguire il percorso di studi desiderato, ho intrappreso un percorso alternativo quello di counseling, che comunque se fatto seriamente è altrettanto impegnativo
per entrare in psicologia ci sono test di ammissione durissimi???
questa poi…
…ma se ormai ci sono più psicologici che altro in Italia…
magari durante il percorso ci fosse una selezione seria…ma qui si cade in altro…
a medecini forse di sono test “durissimi”….
in Italia ci sono ormai più facolta di psicologia che scuole elementari…
Leonardo sono perfettamente d’accordo con te sulla tutela delle persone, anche perchè, mi chiedo: davvero qualcuno di noi manderebbe madre, moglie o fratello da un counselor, se ha problemi psicologici? E non ditemi di sì, perchè allora chiedo: li mandereste da un “medico” con solo una terza media più un corso biennale? vi fareste da questo, non dico togliere un tumore, ma almeno un’appendice? E se anche a questo avete il coraggio di dire di sì, vi avviso che io sfiletto bene le trote, da domani voglio fare il chirurgo: sotto a chi tocca!
A Matteo:
1. il counseling come lo conosci fa parte della formazione dello psicologo ed era presente nel tariffario già quando ho iniziato a lavorare 10 anni fa. Dunque non mi pare niente di nuovo e soprattutto è qualcosa appartenente alla cultura dello psicologo.
Mi spiego meglio: un counselor con approccio gestaltico ha come riferimenti gli stessi autori di uno psicoterapeuta della gestalt, studia sugli stessi libri, mastica lo stesso linguaggio, usa la relazione come principale strumento di cambiamento, usa le stesse tecniche psicologiche (empty chair, focalizzazione…), si rapporta al cliente nella stessa maniera, lavora sulla parte sana, valorizza le risorse individuali, ha come finalità la crescita e il benessere della persona.
2. Fare counseling gestaltico vuol dire compiere gli stessi atti (tipici – vedi punto 1) degli psicologi/psicoterapeuti; perché questo è stato insegnato loro.
Voglio dire che fare un colloquio di qualche tipo di orientamento (gestaltico, dinamico, sistemico…) è già atto tipico dello psicologo!
3. Il counseling è palese abuso della professione di psicologo!
4. Questa sentenza e altre prima di essa, vanno a confermare quanto ho appena riportato.
mi trovo a riflettere su alcuni punti, io che non sono particolarmente affezionata all’ordine professionale ho un istinto in sua difesa… 🙂
per quanto mi risulta l’albo è nato come garanzia per l’utente, non per chi ci si iscrive… ribadisco che come iscritta ad un ordine spesso mi chiedo a cosa serva a me personalmente pagare la quota annuale, ma come utente so che se il professionista è iscritto all’albo di competenza ha svolto un percorso formativo adeguato e “dovrebbe” avere le conoscenze teoriche e le prassi che gli consentano di svolgere il lavoro per cui lo pago, oltre alla responsabilità deontologica e legale per il lavoro che fa… questa non è una questione di arroccamento o di chiusura alle novità, anzi ben vengano le novità e la capacità di mettersi in discussione, ma come ha detto Leonardo non posso fare il commercialista se ho un diploma in ragioneria, potrei essere molto più competente di altri, ma non lo posso fare perchè il percorso formativo dovrebbe ridurre al minimo i rischi di commettere errori.
Io avevo scelto questa professione per aiutare gli altri, oggi continuo a sceglierla perchè credo sia una professione UTILE, e la garanzia di tale utilità per chi si rivolge o si rivolgerà a me potrà essere solo la mia capacità e consapevolezza di ciò che serve o meno all’utente… mi spiace ma credo che tale consapevolezza derivi dal percorso che ho fatto e sto tuttora portando avanti.
Quando leggo sul sito di un counselor, che non mi risulta iscritto all’albo, frasi del tipo: uso una tecnica “che si è ampiamente dimostrata efficace su centinaia di disturbi, siano essi di origine fisica, emozionale o mentale”, io mi arrabbio un pochino e mi chiedo se effettivamente sa di cosa sta parlando e anche se lo sapesse, ci sono anche tanti bravi maghi e cartomanti al mondo che magari hanno letto decine di libri, ma se li trovano a scrivere una cosa del genere li denunciano per abuso della professione!!!
Quindi scusate tanto, ma se per arroccamento si intende una garanzia per l’utente ben venga… se poi un’azienda preferisce rivolgersi ad un coaching fatti suoi, tante usano anche i maghi, quello che a me interessa è che il coaching, o counselor che sia, non usi strumenti che non gli competono…
Un’ultima cosa, questa sentenza e anche la maggior parte dei commenti che ho letto non mi sembra siano rivolti a coloro che in buona fede hanno intrapreso una carriera che è così sfumata, ma a coloro che hanno approfittato e tuttora approfittano della confusione per avere un ritorno economico non indifferente!
In netto contrasto con tutti i pecedenti interlocutori,ritengo che tutte le prospettive,le aspettative,le necessità,le”giustizie”,cambiano se al centro mettiamo l’uomo,ancor meglio la natura nel suo insieme e l’ambiente.
Ciò che è laureato non è necessariamente adeguato,e questo vale anche per il contario,resta inalterato il principio”tutto è realtivo”.
Il libro può essere meglio e più conveniente del suo stesso autore.
Precludere a una parte dell’umanità la possibilità di meglio conoscersi è
un’idiozia che sarà presto superata.
Come credete che avrebbe fatto Freud a realizzare il fantastico sogno di
psicanalizzare il pianeta senza raggiungere un compromesso?
……..a rileggersi…..
Condivido Carlo.. l’interesse prevalente della tutela di categoria è la difesa del piccolo orticello.. non c’è l’evoluzione dell’Uomo al centro. La “cultura” psicologica in Italia è dominata dall’atteggiamento piccolo e meschino delle scuolette di pensiero. Non c’è una “grande mente” progettuale. Non c’è una Leadership ispiratrice di riferimento dotata di Valori, Missione e Visione orientata futuro.
Fortunatamente (sono un aspirante counselor) è una sentenza di primo grado, dunque ancora distante dall’essere definitiva…..quindi stiamo a guardare.
Molti Paesi hanno regolamentato il counseling in modo intelligente e gli psicologi non hanno fatto la guerra come quella che stanno facendo gli italiani.
Ciao Claudia! All’estero è diverso ma anche uguale a quanto avviene in italia! Es. in Germania , Belgio, etc.. è come qui da noi se non peggio (per i counselor). Non è che guardi dove ti fa più comodo?
Volevo fare presente ad Altrapsicologia è neccessario definire quelli che sono gli atti tipici della professione di psicologo (mi pare che per adesso siano considerati tali solo la psicodiagnosi e la somministrazione di test..), questo determinerà una volta per tutte la conclusione di questa diatriba.
Sarebbe da ridere se gli psicologi non possano più formare counselor per art. 21 ma i counselor possano continuare a giocare ai piccoli psicologi (anche senza supporto e l’insegnamento dei colleghi).
Chiedo ad Altrapsicologia cosa intende fare a riguardo visto che è maggioranza in OPL. Non spetta agli Ordini (anche a voi) definire cosa è atto tipico?
Grazie.
ops…scusatemi… sarebbe da ridere se gli psicologi non potessero più formare counselor per art. 21 ma i counselor potessero continuare a giocare ai piccoli psicologi (anche senza supporto e l’insegnamento dei colleghi).
Non sarebbe da ridere sarebbe che come già era prima della sentenza se giochi a fare il piccolo psicologo ti denuncio.. come ho già fatto con ottimi risultati io stesso più volte.
Non è che prima della sentenza potevi fare il piccolo psicologo ed ora chissà…il tuo insinuare tra le righe che non cambierà nulla e “i counselor continueranno a fare i piccoli psicologi”.. non screditerà la sentenza e nemmeno l’atteggiamento di AP.
Puoi fare i tuoi 3 incontri e nulla più, il resto a tuo rischio e pericolo come prima per tutto del resto (intendo abusi di categoria).
Starà ai colleghi monitorizzare il territorio e segnalare.
Mi stupisce cristian che tu scriva e ridabisca una cosa grave come fosse la normalità prima e magari dopo..sono questi atteggiamenti che vi rendono pericolosi.
La legge c’era è c’è! poi è come il pagare le tasse…tu sai che devi fare e puoi scegliere di non farlo (come nel tuo caso “giocare a fare il piccolo psicologo” e riderci su per far notare come la sentenza non cambierà le cose e chissà come AP gestirà la cosa)…mica perché i controlli sono farraginosi e c’è poca educazione civica che sei autorizzato ad evadere… stesso discorso quando si parla di “giocare a fare il piccolo psicologo”.
Ehm, anche se scrivo strafalcioni (comincio a preoccuparmi) non sono un counselor ma psicologo e psicoterapeuta… e ribadisco che per quanto mi riguarda il counseling (quello definito da qualcuno “professionale”, che fa uso di paradigmi propri della psicologia) deve essere di esclusiva competenza dello psicologo.
“..CONSULENZA GRATUITA PER I CONSELOR E ASPIRATI TALI”
“ciò che ha riempito il counseling rimarrà vuoto”?..
“formare una rete”?..
“invio”?…
“il counseling ha più successo collettivamente”?
“collaborare con psicoterapeuti”?
“il counselor accompagna e da consapevolezza all’utente del bisogno di un intervento strutturato qualora si rilevi un ambito che con il counseling non ha nulla a che far”?
francamente continuo a pensare che vi facciano il lavaggio del cervello.
parlate tutti come un manualetto di counseling…
capisco la buona fede di molti che cadono in questo imbroglio (perché di questo si tratta).
come molti colleghi hanno già testimoniato io pure non conosco un solo counselor che faccia colloqui con utenti solo per pochi giorni..
ma anche qualora fosse solo un giorno sta operando in un settore che non gli compete. e poi in base a quale conoscenza potrebbe stabilire se è un paziente che necessita di “altro”? in base a quale competenza clinica? in base a quale investitura? stiamo scherzando? qui c’è da tutelare un’utenza e non è una questione da poco.
io psicoterapeuta dovrei aspettare che un counselor mi invia qualcuno perché lui ha stabilito che serve? oppure io psicoterapeuta dovrei inviare ad un counselor qualcuno perché il paziente ha bisogno di cosa che io non posso offrire?
il counseling ha più successo?ma dove?all’interno dei circuiti piramidali che instaurano le scuole di formazione per counselor forse. queste creano legami di dipendenza a fini di lucro e prima te ne accorgi prima ti liberi. vorrei far riflettere i counselor che intervengono su questo sito su un pò di cosucce…: anzitutto quanto pagate il master, quanto pagate la psicoterapia e o la supervisione e chi ve la fa?(risposta: i docenti o gli affiliati della scuola..), chi scrive i libri su cui studiate…(molto probabilmente i docenti dei corsi o affiliati alla scuola, per la maggior parte collaboratori), vi invitano mai ai residenziali per la modica cifra di…?(sapete a che servono queste esperienze? rientrano nel programma di manipolazione emotiva..quanti pianti che si fanno vero?…), poi dovrete pagare qualcuno per farvi correggere la “tesina” finale (50 euro alla terapeuta e passa la paura), poi vi dicono che dovete assolutamente iscrivervi ad una associazione di categoria, delle sigle assolutamente autoreferenziali che non hanno alcun valore di tutela legale di una professione che non c’è e che non esiste se non per loro, anzi a volte le stesse scuole offrono una mediazione per questa iscrizione lucrando anche per questa operazione (a volte dicono che non potete fare l’iscrizione da soli)..poca paura, 50 euro e passa la paura.. e poi quando avete finito sapete qual’è la fregatura (ulteriore fregatura perché fino a qui siamo già a buon punto)? che vi dicono che dovete fare assolutamente il corso di secondo livello, e tutto ricomincia.. poi vi diranno che dovete fare il perfezionamento, ecc.. vi fanno cioè sentire ed essere sempre mancanti di qualcosa e quindi dipendenti da loro. la tecnica è semplice dicono che se voi farete un ulteriore periodo di formazione o rimanete in rapporti con loro potete aspirare a fare molte più cose. magari “l’anno prossimo puoi fare il “C.A.O.”..vero? poi c’è sempre qualche “fortunato designato” a cui viene “ripagata” la costosa fedeltà, viene invitato a prendere parte al gruppo di formazione con qualche ruolo di responsabilità o di supervizione (altra tecnica per far crescere le aspirazioni degli altri partecipanti), agli altri li invitano a rimanere in supervisione, partecipare alle giornate di presentazione, ecc.. sulle giornate di presentazione ci sarebbe molto da dire dal momento che molti psicoterapeuti invitano anche i loro pazienti.. (comportamento gravissimo e scorrettissimo deontologicamente per uno psicologo). poi non abbiamo parlato del lavoro sul lato motivazionale in vero e proprio stile “villaggio vacanze”: si caricano talmente le persone che fanno questi corsi che non riescono più a capire che tutto ciò che gli offrono è irreale. e poi ti trovi a parlare con gente che dice quelle cose che citavo all’inizio.. quella litania sul counseling e sui counselor.. ecc..
tutto questo cos’è? crescita personale? è al servizio di chi tutto sto’ baraccone?
a me tutto questo meccanismo mi fa ribrezzo e in quanto psicologo rivendico la mia piena libertà, la libertà in cui mi sono formato e la libertà che come psicologo posso contribuire a far acquisire alle persone.
non vi mascherate dietro al fatto che vi sono psicologi o medici che insegnano in queste scuole e prendono parte a tutto questo meccanismo. la questione è estremamente grave. mi dispiace che dei colleghi ne prendano parte. la riflessione (senza mentire a se stessi) dovranno farla prima di tutti loro.
anche molte scuole di psicoterapia che formano solo psicologi si configurano spesso come psicosette, facendo leva su meccanismi persuasivi che alimentano la dipendenza e la sottomissione (infinite e sconclusionate terapie “obbligatorie”, improbabili seminari e workshop “obbligatori”).
La persuasione (o lavaggio del cervello come dici tu) agisce sempre e ad ogni livello ma quando le vittime sono psicologi siamo di fronte ad una verità inconfutabile, quella di chi non può avere l’autonomia di pensiero e la forza psicologica per sostenere gli individui nella psicoterapia.
La formazione sulla crescita personale usa in genere semplici strategie di visualizzazione, o strumenti pragmatici di programmazione scritta, che possono aiutare le persone a riportare il focus sui propri valori, convinzioni e obiettivi per pianificare meglio un piano di azione individuale più efficace (non perché è indispensabile alla sopravvivenza, ma perchè se ne ha la voglia e la motivazione). Oppure come dici tu sono semplici corsi motivazionali che, se non si è psicologi sospettosi, arrabbiati e irrigiditi, e ci si lascia andare allo spirito positivo del gruppo, possono innalzare temporaneamente lo stato emotivo, senza nessuna pretesa terapeutica.
In entrambi i casi sono in genere sistemi fondati sulla libera scelta e non sulla coercizione (vedi “psicoterapia obbligatoria per tutti”), e, a differenza della psicoterapia, difficilmente vanno a creare danni permanenti od ad alimentare la dipendenza, semplicemente perché ve ne sono meno presupposti.
E’ chiaro che i danni, quelli gravi, provengono soprattutto da medici e psicologi, più esposti alla complessità delle situazioni che prendono in carico, situazioni che altre figure, tendenzialmente, si guardano bene dal trattare. E’ proprio un posizionamento differente capisci? è un altro bacino di utenza..
Il problema è che gli psicologi, che invece potrebbero porsi come punto di riferimento, facendo valere la loro presunta “superiorità”, entrando in un ambito psicologico dalle grandi potenzialità. Ma si rifiutano, ignorano, non accettano, si irridiscono, si incazzano, sentenziano, denunciano, protestano, battono i piedi.. mostrando al mondo il proprio “valore” e perdendo completamente autorevolezza e credibilità.. confinandosi quasi esclusivamente nel mondo della minorazione mentale, in cui il confronto verso il basso può sostenere quella flebile autostima appena sufficiente a tirare avanti..
si.. anche alcune scuole di psicoterapia mettono in atto quei meccanismi manipolativi.. certo.. di cosa stavo parlando? solo che guarda caso sono le stesse scuole che fanno corsi sul counseling…
..sorvolo il discorso sulla crescita personale e le relative visualizzazioni con annesse attività carta e matita perché è un argomento ridicolo.. francamente..
ma con un sofismo nemmeno troppo articolato hai completamente rigirato il mio discorso (da bravo “pnllino” ristrutturatore di mappe) come se il problema serio e grave che io ho denunciato nel post sopra riguardasse gli psicologi e non i counselor. di fronta a tanto lascio volentieri spazio ad un assordante silenzio.
SOTTOSCRIVOOOO!!!
DOMANDA:
sono laureato in psicologia quinquennale, tirocinato, esame di stato, abilitato alla professione di psicologo, ma non ho nessuna voglia di iscrivermi all’enpap e pagare l’iscrizione all’ordine….posso fare il counselor con p. iva e iscrizione gestione separata inps?
credo di si vero? grazie
Non ti conviene! Se fai lo psicologo i tuoi colloqui sono esenti iva (+20%) in quanto prestazione sanitaria e in più i tuoi clienti possono detrarre le spese dei colloqui, se fai il counselor tutto questo non si può fare. Inoltre (se mi sbaglio chiedo ai counselor di corregermi), se ti iscrivi ad una gestione separata INPS pagheresti il 20% di contributi se fai lo psicologo paghi il 12% di contributo soggettivo e 2% di contributo integrativo. L’iscrizione all’albo costa un centinaio di euro…
Tra l’altro il governo voleva aumentare ulteriormente i contributi agli autonomi iscritti all’INPS…
Fa i tuoi conti, se vuoi morire di fare, fa il counselor (oltre a essere illegittimi sono pure fuori dal mercato).
Ciao!
però:
“Di seguito riportiamo la misura del contributo alla gestione separata per l’anno 2011.
Per i lavoratori autonomi non iscritti ad altra forma di previdenza obbligatoria e non pensionati, la misura del contributo è del 26,72% del reddito di lavoro autonomo”.
Mi chiedo come i counselor riescano a gestire 26,7% di contributo previdenziale + 20% di IVA (ora è 21%?) + tasse + commercialista + affitto studio + …
Chiedo ai counselor: come fate a vivere? Non ditemi che a fare counseling si campa!
Ah sì, sì…il contributo Enpap è solo il 12% + 2% (tot 14%), però mi sentirei molto meno preoccupata se i miei contributi pensionistici fossero in mano a un ente statale piuttosto che in mano a un ente privato nato dal nulla e con una gestione del patrimonio piuttosto “creativa” e molto discutibile
Esprimo come sempre il mio parere ci mancherebbe..
E’ l’atteggiamento protezionistico e conformista degli psicologi che determina la loro posizione critica. Il loro indice di riferimento esterno, l’incapacità di comunicare in modo flessibile e aperto con le persone che, sempre più numerose, desiderano migliorare la propria vita ma, esattamente come gli psicologi, non sanno cosa e come farlo. Interventi che richiedono individualismo ed eccellenza, un locus of control ben radicato all’interno, anticonformismo e lungimiranza.
Le persone che vogliono sviluppare e migliorare le loro risorse non possono certo affidarsi ad una categoria mediocre e istituzionalizzata, tutta arroccata sulla salute mentale, vittima di una grande suggestione che li sottomette ad una formazione ufficiale infinita, che permette alla “casta” di autofinanziarsi e prosperare.
L’ingenuità e il disincanto dei giovani colleghi alimentano ancora a dismisura le casse dei poteri forti (dai capelli sempre più bianchi).
Buona parte dell’utenza ci sta comunicando che non serviamo, che non siamo di reale aiuto, e si rivolgono altrove, a chi sa tradurre e semplificare la psicologia in strumenti e strategie operative più fruibili, che abbiano o meno l’avallo istituzionale. C’è un mondo di conoscenza psicologica applicata che gli psicologi ignorano, semplicemente perché non arriva nei loro testi di formazione, non passa per i sistemi ufficiali, contrasta con gli enormi interessi delle “lobby” di formazione in psicoterapia, strettamente connesse all’università, le quali non possono prescindere dalla dipendenza pluriennale dei loro discepoli.
Chi difende gli interessi di categoria non difende necessariamente lo sviluppo e l’evoluzione delle persone.. non sempre la realtà è quella che sembra.. la suggestione opera ad ogni livello.. forse diffidare del potere più forte apre la mente e avvicina al vero.. che rimane irraggiungibile..
Tali nuove professionalità non costituiscono una reale minaccia per la tutela della salute pubblica, ma solo per gli interessi di categoria degli psicologi. Non hanno alcun interesse ad invischiarsi nella complessità delle articolate dinamiche psicopatologiche, che rimarranno all’arte, alla scienza, o alla patologia di psichiatri/psicoterapeuti che se ne assumono l’onere.
La nuova classe di operatori dello sviluppo personale non manca certo di intelligenza e lungimiranza, e sa bene che nella salute mentale c’è il pesce piccolo e già pescato.. dove, con tutta probabilità, non ci sarebbe nemmeno un ritorno sull’investimento.. e in cui sarebbe da suicidio andare ad attingere.. sa ragionare a diversi livelli, sviluppa competenze trasversali, conquista i posizionalmenti migliori (lasciati liberi dalla massa di psicopatologi impegnati a tempo pieno a curare se stessi).
Non credo che le mie parole riflettano un semplice cinismo markettaro, mi sembra invece che gli psicologi italiani siano l’unico esempio al mondo che quasi non si pone problemi di “mercato” e “posizionamento”. Sarà mica un problema di intelligenza? un’eccessiva interferenza dell’emotività sulla cognizione? (..tanto per non abusare del termine patologia..)
..le “belle parole”, “parole forti” o “fuori dal coro” fanno rabbia alle masse mediocri e conformiste perché rischiano di innescare un cambiamento, facendo vacillare convinzioni radicate e “indiscutibili”. Non è da tutti capire che non può essere a questo livello di pensiero (difensivo, egoico e bellicoso) che si affrontano le “sfide attuali” (e non le “battaglie” come celebra il titolo dall’articolo di AP, che implica il sostegno ad una “guerra giusta”). E’ necessario un salto di paradigma (orientato ad una piena condivisione orizzontale).
Chi ha studiato e praticato i meccanismi inconsci della comunicazione sa bene che sostenere un linguaggio bellicoso implica l’appartenenza e il supporto ad un sistema concettuale che alimenta il conflitto. Sono poi gli stessi che protestano “contro la guerra” anziché “per la pace”. Sembra irrilevante? no, fa tutta la differenza del mondo.. PNL insegna.. aggiungo.. ai non psicologi.
Chi avesse competenze di linguistica potrebbe divertirsi a fare un’analisi emozionale del testo tra il titolo e i post.. verrebbero fuori inequivocabilmente le emozioni prevalenti degli psicologi, quelle che dovrebbero guidarli nel sostegno e nella promozione dello sviluppo degli altri..
..chi sapesse leggere tra le righe.. potrebbe cogliere suggerimenti utili per la professione.. spero di aver offerto un’altra prospettiva, in grado di arricchire la mappa a qualcuno..
..e chi lo sa che un giorno non si possa assistere ad un’ AltraPsicologia realmente “Altra”, in grado di emanciparsi dalla “piccola mente” degli interessi di categoria.
un caro saluto a tutti..
il “disadattato”, “anarchico”, “pericoloso”.. Andre.. e chi più ne ha più ne metta..
Andre non so dove trovi i tuoi dati ma se leggi un po’ di letteratura scentifica.. la realtà è ben diversa…
Quando dici che non serviamo ecc ecc.. beh non è reale..
Oggi le linee di guida internazionali puntano sempre più sulla psicoterapia e vengono richiesti sempre più modelli di trattamento dei disturbi validati con interventi prevalentemente psicoterapico.
l’OMS o l’APA (di certo non sensibile a facili psicologie) per il trattamento del disturbo da attacchi di panico dirime come trattamento standard il golden della terapia cognitivo-comportamentale dove prima è previsto il trattamento psicoterapico e dopo (solo dopo) utilizzo di farmaco solo per la prevenzione sulle ricadute..
Non so giro di cosa parli.. argomentazioni così ce ne stanno un sacco..nella letteratura scientifica escono sempre meno articoli sull’efficacia comprovata dei trattamento farmacologici e sempre più a favore di interventi psicoterapeutici..in Inghilterra il sistema sanitario nazionale ha fatto un massiccio investimento in psicoterapeuti puntando su prevenzione e psicoterapia per ridurre i costi della sanità.
In Italia come sempre la storia è diversa ma questo vale per tutto.
Sappiamo di cosa stiamo parlando o ci stiamo riempiendo la bocca con parole utili solo per un buon esercizio intellettuale?..mi porti un po’ di dati? un qualcosa di più tangibile di sensazioni fumose su eventuali incapacità comunicative o di flessibilità? giuro messo come lo metti tu a colpo d’occhio sembra una cosa che ha un senso se entro nel merito di concetti trovo uno spot politico e nulla più.
Si Leonardo capita anche a me di leggere i dati della “cosiddetta/famigerata comunità scientifica internazionale”, ma non li trovo interessanti per un semplice motivo di fondo..
..nel nostro paese c’è uno scollamento totale tra la comunità scientifica e la domanda espressa dal comune cittadino.. che non chiede necessariamente “la scienza ufficiale” ma strumenti operativi flessibili da cui attingere per apportare miglioramenti alla propria vita, su cui può “valutare” personalmente i risultati.
..la nuova generazione di colleghi è vittima passiva della comunità scientifica (che da noi è una casta chiusa).. è formata e manipolata da questa, ma non lavorerà mai grazie ad essa nell’ambito della salute mentale, tanto meno nei servizi pubblici..dove gli psicologi sono in continua diminuzione, molti centri di salute mentale e unità operative vengono smantellate, la vecchia guardia che va in pensione non viene rimpiazzata..
..l’esercito infinito di giovani colleghi specializzandi in psicoterapia vivono in “un mondo di illusioni”, solo gli psicologi sono tanto ingenui da fare un investimento che non può avere un ritorno.. ne in termini di assunzioni ne in termini di posizionamento libero professionale da psicoterapeuta (mercato strasaturo!).
La conseguenza è che, usciti dalle scuole, prendendo gradualmente coscienza della realtà italiana, sviluppano rabbia e risentimento, da cui scaturiscono in genere lamentela e protesta (indicatori di un indice di riferimento esterno – o locus of control che dir si voglia).
Sarebbe invece più maturo (e più da psicologi forse) prendersi la responsabilità di aver compiuto scelte emotive, più o meno eterodirette, senza aver fatto un’analisi di mercato (competenza psicosociologica). Il massimo che potranno fare è protestare contro “il sistema”, da loro stessi sostenuto. Al momento non c’è nemmeno protesta, ma solo un silenzio assordante.. segno di quieta disperazione!
Forse parliamo linguaggi differenti, o meglio, abbiamo un focus diverso, il mio è sull’utenza finale, quella che esprime una domanda che nasce dalla cultura locale.. quella che chiede risposte al libero professionista ed è sempre meno disponibile ad investire in un percorso di psicoterapia o in una generica consulenza psicologica..
Non è che parlo arabo, è che parlo a quei pochissimi colleghi giovani che hanno il coraggio di prendere coscienza di una realtà scomodissima! la cui accettazione è presupposto indispensabile per quella riconfigurazione professionale necessaria alla sopravvivenza.
In fondo dico le stesse cose che dice Nicola da anni, ma forse in modo fin troppo diretto..
no guarda andrea.. ti posso garantire che il mio focus è sulle persone anzi è proprio per questo che dico queste cose.
Non vorrei che passasse il messaggio di un “messia” salvatore della gente e aridi scienziati che complottano chissà cosa senza flessibilità.
Non so ma è evidente che è uno stereotipo il tuo cioè tipico dal mio punto di vista di chi sta sulla cornice delle cose ..sai i così detti luoghi comuni.
Dobbiamo metterci d’accordo sennò veramente diventa un argomento con poco dibattito per come la metti tu e ti spiego perché.
Io vivo la psicologia in maniera scientifica quindi parlo e rispondo di dati con i colleghi al fine di creare modelli che aiutino le proprio le persone a stare meglio.
Il mio “metterla sui dati” non vuol far passare la psicologia come una cosa fredda ma come una cosa in cui si spera si sappia dove si mette le mani ..una cosa in cui da professionista sai che modificare certe variabili psicologiche porta a questo o quello..tu parli di quello che dovrebbe essere il risultato finale di uno studio..modelli flessibili ecc ecc eh ma come credi che nascano le cose? come puoi essere credibile?
Ovvio che s ti metti in una posizione dove tutto è merda ..la comunità scientifica è in un modo, l’albo è comunista, gli psicologi non sono necessari perché non si sà bene che tipi di figure (in termini operativi) dovrebbero esserci.. e di reale c’è solo la tua osservazione dei fatti incontrastabile con nulla…il discorso si può chiudere qui.
Tu non devi parlare di psicologia ma di religione di filosofia di quello che ti pare ma non di psicologia.
Puoi non accettarlo ma se vuoi parlare di psicologia devi accettare anche gli ambiti in cui si sviluppa e si studia da sempre..sennò la tua diventa una polemica senza senso.
Un po’ come se io oggi decidessi di dedicarmi allo studio di qualsiasi disciplina scientifica ma reputassi le basi che disciplinano e regolamentano le stesse sciocche, compreso il suo mondo scientifico unico artefice di quello che abbiamo oggi.
Conclusione se la metti cosi non solo non può esserci discussione seria ma forse non è questo il tuo ambito, forse ti piace altro, pensaci.
ah una cosa mi sono dimenticato in italia la gente non è scema e non ha collocazione perché non serve.
Il lavoro per noi ce ne sta solo che lo fanno tutti tranne che noi per una questione meramente economica dove appunto vengono messi altri interessi anziché gli interessi delle persone.
Non ha la giusta collocazione per altri motivi ben noti a tutti, tu dici che la psicoterapia non serve ok va bene.. la comunità mondiale reputa che siano psicoterapeuti e psichiatri gli unici esperti del settore a poter far diagnosi e trattare certi disturbi in maniera ovviamente diversa.
Guarda che veramente nella vita ti puoi raccontare le cose come vuoi ma la strada del delirio è dietro l’angolo odio.
E’ veramente infantile infine considerare la scelta lavorativa come una scelta eterodiretta..dopo tutte queste parole scritte a risponderti mi rendo conto che forse hai 24 anni e sei un po’ ignorante della disciplina di cui ambisci a parlare nel senso che veramente ignori per mancanza di conoscenze ed esperienze il settore.
Dimostrazione non hai dati per sostenere quello che dici e tutto è un po’ sempre stereotipato..sembra di parlare con mio nonno…w l’Italia w l’italieta.
Potresti sempre fondare un movimento chiamato “AltroCounseling” (A.C. suona bene… se non che sembra avanticristo… ehm, forse è meglio cercare un altro nome) aperto a tutti i transfughi delle corporazioni e i martiri del conformismo che vogliono un mondo migliore, diverso, pieno di amore.
Eeeh, è proprio difficile essere originali…. va be’, dai, devi essere giovane, mi sei simpatico, va!
..grazie dell’atteggiamento di superiorità e di sufficienza, sai ognuno si esprime per quello che può.. e si definisce con la qualità del suo linguaggio..
Ma mio caro Andre, a ben vedere ogni tuo intervento trasuda di superiorità da ogni poro, rileggiti: tu hai capito gli psicologi (che disprezzi e te ne senti superiore), tu hai capito la comunità scientifica (che secondo te non conta un cazzo), tu hai capito la domanda dell’utenza (e sapresti come intervenire), tu sapresti come organizzare la domanda con il mercato del lavoro (e per questo sei un luminoso liberale che vorrebbe “amalgamarsi” con i counselors non psicologi: che strategia!). Certo, un po’ di hybris ci vuole alla tua età, ma te ne possiedi a vagonate, mi pare, forse troppa (e troppo poca umiltà). Forse qualche musata con i problemi concreti della professione ti servirebbe (sarei proprio curioso di sapere dove lavori e quali esperienze tu abbia). Per questo ti prendo un tantino per il culo, perché mi sei simpatico e intelligente, ma si comprende anche che sei un presuntuosetto che per il momento si sente spiazzato da questa ferale (per te) notizia della sentenza che mette un limite, per fortuna, ad un mondo che il limite non lo conosce.
no ma lui… tutto ciò che è nella comunità scientifica, dati.. tuttociò che ti mette nelle condizioni di dover parlare seriamente e con sostanza delle cose è merda compresi poi albi utenti ecc ecc.
Lo devi accettare così per come è e per quello che dice.. magari qualcuno è rimasto impressionato dalle sue parole a me ha dato l’idea di spiegare cose complesse ad un adolescente.uno che parla in maniera disadattata di contesti in cui magari non è neanche mai stato.
Per me dovevi provare a fare il prete
si ..infatti andre è più credibile come fondatore di una “setta” .. lo trovo coerente oltre che per i contenuti espressi anche per l’atteggiamento di tenere a suo favore le cose che sostengono le sue idee e dire che è merda il resto cioè il 99% delle cose che fondano la psicologia.
Nicola, per favore (e tutti i colleghi che ne hanno voglia) mi dite cosa ne pensi del pezzo che uno psicologo (che ahimè conosco bene, ma con il quale ho tagliato i ponti” da un bel pezzo), ha postato sul suo blog e sulla sua pagina di fb? Non ti sembra oltraggiosa una dichiarazione simile?
Come a dire ai propri corsisti e diplomati “In Italia emettono sentenze? e noi ce ne freghiamo e freghiamo tutti andando all’estero”.
Sono io fuoristrada o c’è qualcosa che non funziona? E quante scuole simili ci sono in Italia?
p. s. no comment sull’italiano scorretto…
(Copiato integralmente ed incollato da fb)…
“Voglio solo dare alcune rassicurazioni in merito ad una sentenza di primo grado che sta girando tra gli psicologi in merito alle scuole di Counselling, intanto il titolo di Counsellor, non essendo un titolo protetto, sotto una legislazione, non è soggetto ad alcuna restrizione rispetto alla sua figura professionale nell’ambito delle relazioni d’aiuto, la nostra scuola e tutti i suoi docenti stanno per entrare nel dipartimento di Counselling ed Ipnosi dell’Università U.U.P.N OF UNITED POPULAR NATION West Africa – Ouagadougou, 03.B.P 7021 – Burkina Faso Dipartimento of Media and Human comunication, essendo un ente preposto all’insegnamento, come ogni altra università, non gli si può proibire di formare persone nell’arte del Counselling, non credo che potranno ottenere di dismettere ogni forma d’insegnamento dell’arte del Counselling, penso piuttosto che in un clima Europeo di liberalizzazioni, l’Italia è una delle poche nazioni Europee ad inventare ogni giorno una gabella a favore di corporativismi ed ogni altra forma di sbarramento alla libera iniziativa. Vedremo i futuri sviluppi della cosa, che al momento è stata portata avanti in Lombardia, torniamo ad auspicarci una regolamentazione della figura del Counsellor in modo da appacificare questi inutili e sterili battibecchi in cui a farne le spese son sempre i clienti che non possono decidere serenamente a chi rivolgersi, se ad uno Psicologo o ad un Counsellor o ad uno Psicologo Counsellor, per affrontare le loro difficoltà. D’altronde le scuole di Counselling son nate per colmare una forte lacuna dell’università nel formare persone in grado, dal punto di vista concreto, di dare sostegno in una relazione d’aiuto sotto il profilo professionale del Counsellor. Nei 12 anni passati da che esiste la Scuola di Counselling in Ipnosi Costruttivista, abbiamo formato persone le più diverse, ed abbiamo sempre sottolineato di operare a seconda della propria competenza, il Counselling è una prassi operativa, un metodo di lavoro che può essere applicato a tutte le professioni, permettendo di migliorare il proprio Approccio comunicativo e relazionale, aiutando le persone, attraverso la propria relazione, Ad affrontare la propria vita. Non c’è interesse alcuno da parte di un Counsellor a fare diagnosi, esprimere giudizi, costruire profili psicologici, cose che per altro son fatte gratuitamente da parte di tutti, in ogni contesto, il Counsellor sa che certe cose non servono, se non quando ci si trova dinnanzi a patologie, li possono operare solo psicologi e medici, noi prepariamo persone capaci di comunicare, relazionarsi, essere ematiche, condividere e comprendere gli altri, come qualunque madre o padre, o buon educatore sarebbe in grado di fare, che colpa ne ha un Counsellor se le persone si trovan bene a parlar con lui e chiede di tornare per schiarirai le idee. Il Counsellor è solo una persona intelligente che sa di non poer tracciare confini, di non poter creare etichette, costruire contenitori, semplicemente si mette a disposizione degli altri, li ascolta e li aiuta a tirar fuori le proprie risorse, li aiuta a raggiungere i propri obiettivi, non è altro che una persona intelligente e di buon senso. Io continuerò a formare persone intelligenti e di buon senso che si sentiranno in grado di usare gli strumenti dell’Ipnosi e del Counselling, non sono pratiche protette perché sono patrimonio dell’Umanità e non ci si può mettere sopra un sigillo di proprietà. Buone relazioni d’aiuto a tutti!”
oddio! ma quando dice “essere ematici” è un refuso o un lapsus calami? Ah, ah, ah, ah!!!!
..colleghi secondo me si tratta di afasia fluente…
Ahhahahaha….l’ho notato anch’io…forse ematici perchè avrà bisogno di una trasfusione!
comunque c’entra in sangue, non si sa di chi però
Sto provando a seguire l’interessante e variegato dibattito scatenato da questa sentenza. La prima riflessione a latere e forse preliminare a tutte le altre è che 5000 “mi piace” su Facebook è un risultato da sito della Repubblica, cioè un coro di consenso interno alla nostra comunità professionale mai visto, paragonabile solo a quello della petizione contro la legge Cancrini, dove come AP raccogliemmo 13.000 firme in due settimane.
Penso che sia una cosa utilissima che se ne discuta anche animatamente e che le opinioni si scontrino se necessario, evidentemente con questa azione politica così incisiva AP, grazie alla capacità della maggioranza OPLombardia, ha toccato un nervo scoperto e interessi poco chiari al nostro interno che finalmente vengono a galla e sono oggetto d’interesse di un’entità terza di tipo giuridico (e noi sappiamo quanto sia utile per realtà autoreferenziali come le nostre una terzietà). Questo semmai dimostra che come accade nella società italiana più ampia, anche nella nostra comunità è necessario che sia la Legge a pronunciarsi per dirimere problematiche etico-professionali. L’anarchia non paga.
Grazie dnque a Mauro Grimoldi e all’OPL per il coraggio di aver toccato e scompaginato interessi incrostati della psicologia per l’interesse (vero) e il futuro di colleghe e colleghi più giovani.
Di “mi piace” ce ne sono ben di più di 5000…
io per es. non ho un account facebook!
IMPORTANTE. LEGGERE ATTENTAMENTE:
“ciò che ha riempito il counseling rimarrà vuoto”?..
“formare una rete”?..
“invio”?…
“il counseling ha più successo collettivamente”?
“collaborare con psicoterapeuti”?
“il counselor accompagna e da consapevolezza all’utente del bisogno di un intervento strutturato qualora si rilevi un ambito che con il counseling non ha nulla a che far”?
francamente continuo a pensare che vi facciano il lavaggio del cervello.
parlate tutti come un manualetto di counseling…
capisco la buona fede di molti che cadono in questo imbroglio (perché di questo si tratta).
come molti colleghi hanno già testimoniato io pure non conosco un solo counselor che faccia colloqui con utenti solo per pochi giorni..
ma anche qualora fosse solo un giorno sta operando in un settore che non gli compete. e poi in base a quale conoscenza potrebbe stabilire se è un paziente che necessita di “altro”? in base a quale competenza clinica? in base a quale investitura? stiamo scherzando? qui c’è da tutelare un’utenza e non è una questione da poco. NOI PSICOLOGI CHE OPERIAMO NEL SETTORE CLINICO SIAMO OPERATORI SANITARI e non possiamo giocare con la salute dell’utenza che abbiamo l’obbligo di tutelare.
io psicoterapeuta dovrei aspettare che un counselor mi invia qualcuno perché lui ha stabilito che serve? oppure io psicoterapeuta dovrei inviare ad un counselor qualcuno perché il paziente ha bisogno di cosa che io non posso offrire?
non ci siamo capiti. non si può usare la parola “invio” a vanvera. se io invio qualche paziente ad un counselor commetto un illecito perché gli unici “invii” che possiamo fare sono quelli tra professionisti sanitari tra cui non figura di certo il counselor..
(per vedere quali sono le professioni sanitarie riconosciute in Italia visita il sito del ministero della salute):
http://www.salute.gov.it/professioniSanitarie/paginaInternaNoMenuSec.jsp?id=91&menu=elenco&lingua=italiano
E ORA VENIAMO ALLA PARTE PIU’ IMPORTANTE:
il counseling ha più successo?ma dove?all’interno dei CIRCUITI PIRAMIDALI che instaurano le scuole di formazione per counselor forse. queste scuole creano appositamente e scientemente LEGAMI DI DIPENDENZA A FINI DI LUCRO e prima te ne accorgi prima ti liberi. vorrei far riflettere i counselor che intervengono su questo sito su un pò di cosucce…: anzitutto quanto pagate il master, quanto pagate la psicoterapia e o la supervisione e chi ve la fa?(risposta: i docenti o gli affiliati della scuola..), chi scrive i libri su cui studiate…(molto probabilmente i docenti dei corsi o affiliati alla scuola, per la maggior parte collaboratori), vi invitano mai ai “residenziali” per la modica cifra di…?(sapete a cosa servono queste esperienze? ve lo spiego io: rientrano nel più ampio programma di manipolazione emotiva..quanti pianti che si fanno in questi incontri vero?…), poi dovrete pagare qualcuno per farvi correggere la “tesina” finale (50 euro al terapeuta e passa la paura), poi vi dicono che dovete assolutamente iscrivervi ad una associazione di categoria, quelle sigle assolutamente autoreferenziali che non hanno alcun valore di tutela legale di una professione che non c’è e che non esiste se non per loro, anzi a volte le stesse scuole offrono una mediazione per questa iscrizione lucrando anche per questa operazione (a volte dicono che non potete fare l’iscrizione da soli..)..poca paura, 50 euro e passa la paura.. un’altra situazione è quella in cui qualora vogliate iscrivervi alla fantomatica associazione di furberia, cioè categoria, vi dicono che il vostro monte ore non è sufficiente e quindi dovete fare tot ore di lezioni in più..cioè iscrivervi ad un corso. e poi quando avete finito sapete qual’è la fregatura (ulteriore fregatura perché fino a qui siamo già a buon punto)? che vi dicono che dovete fare assolutamente il corso di secondo livello, e tutto ricomincia.. poi vi diranno che dovete fare il perfezionamento, ecc.. vi fanno cioè sentire ed essere sempre mancanti di qualcosa e quindi dipendenti da loro. la tecnica è semplice dicono che se voi farete un ulteriore periodo di formazione o rimanete in rapporti con loro potete aspirare a fare molte più cose. magari “l’anno prossimo puoi fare il “C.A.O.”..vero? poi c’è sempre qualche “fortunato designato” a cui viene “ripagata” la costosa fedeltà, viene invitato a prendere parte al gruppo di formazione con qualche ruolo di responsabilità o di supervizione (altra tecnica per far crescere le aspirazioni degli altri partecipanti), agli altri li invitano a rimanere in supervisione, partecipare alle giornate di presentazione, ecc.. sulle giornate di presentazione ci sarebbe molto da dire dal momento che molti psicoterapeuti invitano anche i loro pazienti.. (comportamento gravissimo e scorrettissimo deontologicamente per uno psicologo). poi non abbiamo parlato del lavoro sul lato motivazionale in vero e proprio stile “villaggio vacanze”: si caricano talmente le persone che fanno questi corsi che non riescono più a capire che tutto ciò che gli offrono è irreale. e poi ti trovi a parlare con gente che dice quelle cose che citavo all’inizio.. quella litania sul counseling e sui counselor.. ecc..
tutto questo cos’è? crescita personale? è al servizio di chi tutto sto’ baraccone?
a me tutto questo meccanismo mi fa ribrezzo e in quanto psicologo rivendico la mia piena libertà, la libertà in cui mi sono formato e la libertà che come psicologo posso contribuire a far acquisire alle persone.
non vi mascherate dietro al fatto che vi sono psicologi o medici che insegnano in queste scuole e prendono parte a tutto questo meccanismo. la questione è estremamente grave. mi dispiace che dei colleghi ne prendano parte. la riflessione (senza mentire a se stessi) dovranno farla prima di tutti loro.
leggendo tutto il dialogo volevo solo fare un plauso virtuale alle idee di Alfred che condivido, almeno fino a qui (non so poi dove finirà il mio post).
Ma poi alla fine che si fa?
vedo 2 possibilità:
1. Se non sarà mai possibile rendere legalmente esclusivo per lo psicologo l’interazione tra persone volta al cambiamento/benessere/valutazione di qualsiasi cosa legata al mentale, il problema mi pare non risolvibile e, quindi, divenire una situazione da affrontare via poteri politici, comunicativi e commerciali (quelli che finora abbiamo subito, per intenderci).
2. Oppure bisognerebbe arrivare a normare in modo chiaro cosa si intenda per “psicologico”, e delegare tutto ciò che riguarda il termine dal punto di vista professionale al solo “ruolo” dello psicologo.
Qualora le tecniche psicologiche vengano usate per gli obiettivi di altre professioni e non ne costituiscano parti fondanti, tali tecniche potranno essere usate e insegnate a chiunque.
(Solo una persona ingenuamente ignorante, manipolata o giustamente spinta da propri fini commerciali, può sostenere che counsellor, life-coach e simili, facciano cose non previste dal ruolo di psicologo. In questi casi le tecniche psicologiche costituiscono parti fondanti della professione, quindi, dopo un bel condono all’italiana con il superamento dell’esamino, saranno categorie professionali solo degli psicologi)
Poi o durante, “sarebbe” utile che, declinati gli strumenti e gli indicatori propri della nostra disciplina, fossimo tutti tenuti a rispettarli, usarli e misurarli, in base ad nuovo linguaggio comune.
Temo che fino a che un collega diagnostichi l’ADHD e l’altro ne neghi a fondatezza epistemologica, spazi aperti per altre professioni ce ne saranno sempre. D’accordo che tutti e due i colleghi hanno gli stessi anni di studio e euro spesi alle spalle, ma finché non diamo un po’ di coerenza metodologica (e non solo deontologica) alla nostra professione, non possiamo dire esattamente ciò che è esclusivamente nostro ambito.
ps: ma come fanno i dentisti? Hanno documentato ogni tecnica e strumento che usano?
Se, per esempio, tra 2 anni esce una tecnica nuova che non prevede grandi manipolazioni né specifici strumenti concreti per modificare l’arcata dentaria, non credo che la legge permetta che possano intervenire gli odontotecnici o i massaggiatori.
sono un neo-laureato in psicologia. personalmente ritengo che questo sia il classico percorso corporativo che hanno messo in atto i medici, gli psichiatri ed i notai.
ma sì! creiamo anche noi psicologi una casta, protetta da un albo, e rendiamoci intoccabili dai comuni mortali!
se non è mala politica questa…
gentile neo-laureato,
ti comunico che noi psicologi abbiamo già un albo, come in effetti hanno i notai, i medici e altri.a differenza dei loro il nostro non è certo una “casta” nel senso che l’accesso all’ordine è abbastanza agevole.basta fare un esame di stato..
il problema è farlo funzionare meglio l’ordine visto che non funziona molto bene..
ti invito comunque a informarti bene sugli argomenti e a entrare nel merito delle questioni invece di lanciare slogan sulla cattiva politica..
Sono incredula nel leggere alcuni interventi da cui si evince che non si conosce cosa vuol dire counseling e quindi cosa fa il counselor.
La differenza tra counselor e psiologo è netta e chiara.
Il counselor è una persona esperta nella relazione d’aiuto e NON interviene in caso di patologie, NON fa ristrutturazione di personalità, ecc.
Se mai ci sono psicologi che si mettono a fare i counselor (o meglio si riciclano) e confondono i due ruoli da cui ne esce un gran paciugo.
Come counselor non farei mai interventi psicologici, non sono stata preparata per quello e non mi interessa farlo.
Come al solito in Italia non c’è mai chiarezza e gli interessi economici e di lobby prevalgono ….
PS caro Cristian, non guardo dove mi fa più comodo, ma faccio funzionare il cervello e il buon senso (oltre a conoscere la sostanziale differenza, come ho detto prima), cosa che mi sembra che in molti non facciamo. E se penso che queste persone “lavorano” sulla mente di altri esseri umani inorridisco …PSS parlo poi dei paesi aglosassoni …
X CLAUDIA
Affermi: “Sono incredula nel leggere alcuni interventi da cui si evince che non si conosce cosa vuol dire counseling e quindi cosa fa il counselor.
La differenza tra counselor e psiologo è netta e chiara.”
Beh… io sono incredulo di fronte alla tua ignoranza che ti porta a sproloquiare confondendo lo psicologo con lo psicoterapeuta (ma anche questa confusione è non tanto vs responsabilità, quanto delle sQuolette che ve la inculcano)
Dici: “Il counselor è una persona esperta nella relazione d’aiuto e NON interviene in caso di patologie, NON fa ristrutturazione di personalità, ecc.” Ecco, lo Psicoterapeuta è il profilo di competenze che tendenzialmente si attiva in caso di patologie o ristrutturazioni di personalità (che parolone! hai studiato la lezioncina vedo!)
Lo Psicologo tendenzialmente si posiziona invece proprio sulla relazione, sul sostegno, la crescita, il benessere, il disagio
bah… c’è da capire qui chi è che deve inorridire eheheeh
mavalà!
Nicola Piccinini
Staff AP
Vraiment incroyable l’ignorance de certaines personnes. Pleine de soit, sans aucun sens de l’humilté.
Compliment.
sveglia claudia! leggi il mio post sopra.. scommetto che molte cose ti suoneranno come qualcosa di familiare..
la differenza netta tra psicologo e counselor l’hanno inventata a proprio uso e (vostro)consumo le scuole di counseling.. leggi sopra..
ti invito a farlo.
1. il counseling deriva dalla corrente umanistica della psicologia;
2. il counseling si studia alla Facoltà di Psicologia (es. a Pd c’è l’esame di counseling delle relazioni familiari, counseling e psicoterapia, ma il counseling si insegna anche nell’esame di tecniche del colloquio, etc.);
3. il counseling fa parte del tariffario dello psicologo;
4. il counseling te l’ha insegnato uno psicologo;
5. vai a fare supervisione per la tua attività di counseling da uno psicologo;
tu arrivi alla conclusione che counseling è altro rispetto alla psicologia e che uno psicologo che fa counseling fa un gran “paciugo”.
Eheh, che mito!
Sbagliato anche associare l’attività dello psicologo alla psicopatologia,
ma chi te l’ha detto? ma chi se l’è inventato???
io faccio parte della corrente umanistica, esperienziale, olistica… vedo nel cliente che mi sta davanti una persona nella sua totalità e non la malattia, il mio intervento non è assolutamente focalizzato sul sintomo e l’obiettivo è aumentare lo stato di benessere e favorire la crescita della persona.
Comunque preciso che e ‘ la seconda volta che entro qui. Sono nuova e c’e un’altra Claudia prima di me, ma non sono io..
@ANDREA
beh forse non ti interesserà perché è il solito contributo inutile della comunità scientifica quindi lo posto per gli atri:
http://it.wikipedia.org/wiki/Daniel_Kahneman
Questa persona ha vinto il nobel sotto la disciplina dell’economia (poiché attualmente non ci si può presentare per la psicologia) ma i contributi portati derivano ovviamente dalla ricerca in psicologia i suoi modelli hanno stravolto le teorie precedenti su come gli esseri umani prendono le decisioni.
Ha avuto applicazioni oltre che alla psicoterapia ovviamente anche ad altri ambiti e i tuoi business man e le figure che citi flessibili di cui dovremmo aver bisogno..hanno rubacchiato qua e la concetti e formazioni che si rivendono come le figurine da personaggi come il sopra citato.
Studiate e conoscete prima di straparlare saluti.
Dai Leonardo non te la prendere se abbiamo prospettive tanto diverse.. quello che ti facevo notare è che quella domanda che nasce dai nuovi contesti (Aziendali-Educativi-Motivazionali ecc. e non legati alla tanto amata psicopatologia-psicoterapia) è qualcosa che nasce da un’utenza che non comunica e non si interfaccia con la comunità scientifica, che, particolarmente nel nostro paese, ha tutto l’interesse a rimanere aristocratica.
Ne consegue che non sappiamo comunicare bene con le persone e soprattutto non sappiamo ascoltare i nuovi bisogni e le esigenze di molti.. i cosiddetti “ladri” che ci “rubano il lavoro” a mio parere sanno semplicemente ascoltare meglio, con meno convinzioni e dalla propria posizione soggettiva..
La questione della scientificità della psicologia è e rimarrà sempre dubbia e aperta.. particolarmente per la psicoterapia che rimane sostanzialmente nella complessità dell’arte relazionale, con forti implicazioni soggettive (attingendo quando può ai risultati della scienza).
Ogni persona adulta e matura può capire che, nel rapporto diretto con le persone, cercare di affrontare i problemi dell’uomo unicamente dal punto di vista della realtà scientifica costituisce una violenza, almeno pari a quella del non farvi alcun riferimento. Ma questo ovviamente non vale per chi vivesse confinato (e finanziato) nella ricerca scientifica, e allora capirei meglio la tua prospettiva.
evita però Leonardo di prenderla sul personale e darmi del nonno o dell’adolescente, l’evoluzione psicologica dell’individuo non puoi misurarla con i “tuoi” parametri scientifici..
Non credo che la mia posizione così “Laica” faccia di me un prete, santone, stregone e così via..
Cari Saluti
Caro Andre, sono i tuoi modi e non la tua persona che sembrano da adolescente.
Dico questo sulla base di come ti esprimi riguardo a situazioni che SONO scientifiche per la logica che sottointendono.
Ad es. se fosse vero che non sappiamo più ascoltare l’utenza questa modificazione la studi con la scienza o vai via di pancia dirimendo le cose su sensazioni soggettive? sulla base di che dici ciò?.
In generale sei vuoi essere credibile il mondo ti chiede sempre di dimostrare le cose che sostieni sennò sono solo tue elucubrazioni
Credo che tu scegli di trattarle un po’ così, perché credo ti faccia comodo non essere ribattuto..e te la racconti dicendo questi sono così quelli coli’..altri comunisti altri rigidi baroni..alla fine però i tuoi pensieri senza basi rimangono robe fumose e basta.
Se tu sostieni per esempio che non sappiamo ascoltare le problematiche delle persone ecc ecc..mi va benissimo.. dimostralo linkami studi o articoli che hanno studiato questo fenomeno anche in termini statistici o di cambiamento nel tempo.
Questo non è per fare polemica con te ma perché i dibattiti si sviluppano così ovunque nel mondo..magari hai anche intuizioni geniali… pensi di aver colto un fenomeno? studialo e dimostralo a tutti!
Ripeto facciamo così tu argomenta le tue idee su un ambito condiviso in maniera convenzionale nel mondo.. “con la scienza” e quello che puoi provare! Solo portando dati e rilevazioni su ciò che sostieni magari mi posso anche interessare a ciò che dici.
Sostieni in maniera più concreta le tue idee sennò sono solo speculazioni soggettive.
Guarda i miei post magari sono antipatici ma io ti ho linkato gente che ha preso il nobel, modificazioni a livello nazionale sanitario in inghilterra, pratiche psicoterapiche validate dall’OMS e dall’APA (quindi non 4 scemi deliranti che complottano nel mondo).
Per non parlare della nuova generazione di terapie basate sull’accettazione (alla faccia del non ascolto) validate utilizzate con successi enormi in maniera trasversale nella psicologia moderna.
Se rifiuti lo scambio su questo terreno ovviamente non c’è possibilità di dibattito con te e quindi si fa pettegolezzo, politica o i preti appunto.
Amen
si dunque ci sono diverse ricerche cui faccio riferimento, che ho studiato in modo approfondito tempo fa, tendo dare per scontato che gli psicologi le conoscano perché sono di importanza cruciale.. so che Nicola ha contribuito a divulgarle in questi anni.. appena trovo il link lo condivido.. mi sembra che siano anche sul sito di Nicola.. tra le ricerche c’è anche quella condotta da Carli-Paniccia.. ora non ricordo.. poi cerco bene il link..
Di quali magre consolazioni ci si nutre tra esseri che, quantomeno, dovrebbero appartenere alla stessa razza: l’umana! mah!…
cara lu,
qui non è in dicussione l’appartenenza alla stessa “razza” (termine non idoneo per indicare forse la “specie” visto che fai riferimento agli “umani”)
qui si parla di altro.
ma a un counselor non psicologo cosa serve, in fondo, sapere la differenza tra specie e razza? Lui deve empatizzare… se poi lo fa con un Jack Russel o con un caucasico che cosa cambia!
ma a un counselor non psicologo cosa serve, in fondo, sapere la differenza tra specie e razza? Lui deve empatizzare… se poi lo fa con un Jack Russel o con un caucasico che cosa cambia!
Ma io non capisco davvero come sia possibile che dei colleghi possano sostenere che una materia così delicata possa essere legittimamente insegnata a dei diplomati o a dei laureati in altre materie, o a dei laureati triennali che sono ancora ben lontani dal finire un percorso universitario. Come può sostenere uno psicologo o, peggio ancora, uno psicoterapeuta, che la nostra materia puo’ essere passata tranquillamente in pochi anni ad un diplomato o magari ad un laureato in Ingegneria o fisica. Si gioca sulle parole per RUBARE il lavoro e la professione a quelli che a buon diritto fanno il percorso che serve per poterlo esercitare. Parole come protezionismo, chiusura mentale sono inutili. Non è un lavoro, questo, che prevede delle scorciatoie. Studiate! E legittimate la vostra cultura con quello che serve per metterla in pratica.
Era ora. Finalmente iniziamo a riappropriarci di ciò che siamo e di ciò che è il nostro saper fare. Speriamo sia il primo passo di un viaggio proficuo e interessante…saluti Davide Minosa
caro Alfred,
il termine “razza” è stato usato in modo consapevole e, credimi, più che appropriato, in casi come questo! Ad ogni buon conto, non ho la fantasia né l’idoneoità per entrare in una simile discussione di così alta natura. Qui si gioca a dadi con qualcosa di sacro. E mi parrebbe più opportuno spendere questo tempo per fare o preseguire nello studio di ciò che psicologi, psicoterapeuti e consulenti di varia natura sono chiamati a fare… aiutare il prossimo. Ciascuno nel suo àmbito e secondo le conoscenze. Tutti siamo “esseri”… da qui a definirsi “umani” il passo è notevole… Giudizi, critiche, lamentele, rivalse, vendette… questi sono “i bianchi tra le righe” che ho letto qui. Conoscessi i vostri cognomi, difficilmente mi metterei nelle mani di molti qui per una terapia o consulenza o chiamatela come vi pare. L’orticello è duro da coltivare e gettare fango sul prossimo anziché mettersi a zappare è certamente meno faticoso, n’est pas?
amen!
parliamo di cose serie.
tu sei un counselor?
esprimiti nel merito della questione.
grazie.
mi sembra dalla tua replica che non hai capito molto “Lo Psicologo tendenzialmente si posiziona invece proprio sulla relazione, sul sostegno, la crescita, il benessere, il disagio” ma con un approccio sostanzialmente differente dal counselor… credo che ti serva continuare il tuo percorso e approfondire …
Inoltre state travisando la sentenza e state dando informazioni viziate….. ovviamente tirate l’acqua al vostro mulino…
mahhhhh???!!!
PS. forse è meglio che tu vada in bicicletta… o che tu faccia qualunque sport tu pratichi (dalla foto non si capisce bene cosa tu stessi facendo quando te l’hanno scattata!)
Non so con chi tu stia parlando..
Mi piacerebbe capire dove tu abbia trovato quella definizione… quale libro hai consultato? Quale autore hai scomodato?
Quale sarebbe il sostanziale approccio differente del counselor? visto che il counseling te l’hanno insegnato degli psicologi, tu riproporrai quello che ti hanno insegnato, no? O i counselor hanno uno stile tutto loro? Ti senti più “cool” perché sei counselor?
Qual’è l’autore che spiega questa sostanziale differenza? Fammi dei nomi così mi faccio una cultura…
Ciao!
Interessante anche la prospettiva del collega Rolando Ciofi sulla sentenza..(narcisisticamente cominciavo a pensare di essere “il solo”)
ci fa riflettere un po’ su quali possono essere gli scenari che si apriranno.. illustrando bene cosa significa darsi la zappa suoi piedi.. d’altronde quando si inizia una “guerra”.. come ne puoi uscire..
Interessante anche la prospettiva del collega Rolando Ciofi sulla sentenza..(narcisisticamente cominciavo a pensare di essere “il solo”)
ci fa riflettere un po’ su quali possono essere gli scenari che si apriranno.. illustrando bene cosa significa darsi la zappa suoi piedi.. d’altronde quando si inizia una “guerra”.. come ne puoi uscire..
http://rolandociofi.wordpress.com/2011/09/16/la-sentenza-bomba-e-lingenuita-di-una-comunita-professionale-troppo-giovane/
A me sembra solo che la “prospettiva” di Rolando Ciofi miri a spaventare i giovani colleghi prefigurando scenari apocalittici a partire da un’interpretazione quantomeno distorta della sentenza, che, guarda caso, non riporta, non analizza e della quale non fornisce neanche un riferimento (a differenza di AP).
Affermare che il Tribunale di Milano avrebbe sancito il diritto dell’«Ordine degli Psicologi della stessa Regione a sanzionare quegli Psicologi che si azzardassero ad INSEGNARE PSICOLOGIA a chi psicologo non è» è qualcosa di più che tradurre dal freddo linguaggio giuridico; è continuare a giocare con le parole, riproponendo impunemente proprio il paralogismo (questo sì, individuato dalla sentenza) che confonde l’insegnamento delle “conoscenze psicologiche” con l’insegnamento degli “strumenti di conoscenza e intervento propri della professione di psicologo” in modo da esercitare il secondo coprendolo con l’indubbia legittimità del primo.
Poi nella sentenza di “counsellors” non si parla proprio; in base a cosa una sua conferma in Cassazione porterebbe ad un riconoscimento ufficiale della loro “professione”?
Notevole come tentativo di manipolare l’opinione degli ingenui e dei disinformati.
Saluti
Massimiliano
La prospettiva differente non c’è ecco perche’ non sanno cosa dire. Il Counseling si basa fonadmentalmente sull’unione di alcuni concetti, pratiche e teorie direttamente mutuati, per la maggior parte, dalla Psicologia Umanistica e Transazionale. Fu Rogers ad inventare il Couseling, defindendola una TECNICA! I capiscuola della Psicoterapia Umanistica e Transazionale erano tutti e sono tutt’ora, Psicologi e Psicoterapeuti. Quindi, se ho capito bene, questi prendono idee, non si inventano nulla di nuovo e ci vengono anche a dire che siamo mentalmente chiusi! AHAHAAHAHAH!!!! Ma andate a studiare, per favore! Volete fregare il lavoro alla Psicologia solo perche’ nel vostro mondo ci si entra con 1/3 del tempo che serve per diventare Psicoterapeuti e questo è un fatto! Il resto sono parole!
si, peccato che però alcune aziende di una certa importanza a livello nazionale, continuino a promuovere invece la figura del counselor per fare consulenza psicologica alle coppie e alle famiglie.
guardate qui:
http://www.welfareitalia.eu/servizi/benessere_psicologico.asp
a questo punto dopo questa sentenza, l’ordine non dovrebbe darci una sbirciatina?
Sono d’accordo, anche perchè l’affermazione che la psicoterapia è “…una specializzazione sanitaria riservata a Medici e Psicologi iscritti ai rispettivi Ordini professionali” mi sembra quantomeno ambigua, in quanto fa sembrare che basti essere medici o psicologi per praticarla e che gli psicologi facciano solo psicoterapia, mentre
sostenere che “…si occupa della cura di disturbi psicopatologici di diversa gravità che vanno dal disadattamento all’alienazione profonda…” mi pare una bella distorisione della realtà.
E poi ci accusano di essere medicalizzati! Mi piacerebbe davvero sapere quanti di voi, psicologi e psicoterapeuti, condividete l’opinione secondo cui la psicoterapia serve solo a “curare” i “disturbi psichici”!
a gia’ perche’ giustamente la psicoterapia deve essere sostegno per poveri disadattati a vita???
Ecco la sentenza dice proprio questo, che la psico – terapia…e’ un atto medico e che cosa vuol dire? che la mlattia mentale esiste..va diagnosticata, va fatta l’eziopatogenesi e va fatta la cura per la guarigione.
Vengono citati degli esempi di MALATTIA MENTALE, ..l’anoressia, la depressione.
Io faccio parte di coloro che non ritengono che gli esseri umani nascano come diceva il vostro Sigismondo Freud..e company…cioe’ Polimorfi e perversi con narcisismo..alias assenza di rapporto umano fin dagli inizi.!! Sono pensieri crminali, e oltre al Prof.Fagioli che lo sta dicendo da 60 anni, finalmente anche Onfray e anche articoli di giornali di studiosi vari cominciano a rendersene conto!
Vogliamo poi parlare della nostra cultura psicologica? Freud, Jung…il nazista che parlava di Inconscio ariano!…arriviamo a Basaglia..La pazzia e’ un modo normale di essere! criminali! …massacrare un figlio a coltellate o la propria donna o altri..è normale nodo di essere al mondo di Binswangeriana memoria?…I cronici ormai incurabili vanno ASSISTITI ma coloro che hanno possibilità di cura, vanno curati e non assistiti con consigli e pacche sulle spalle, come certa quasi tutta psicologia e psichiatria si ostina a fare. QUEST SENTENZA METTE ORDINE. ESISTE LA MALATTIA MENTALE E VA CURATA. lO PSICANALISTA CHE HA FATTO SCUOLE PRIVATE SI PSICANALISI ..CHE HA SPESO 60 000 EURO LO VOGLIAMO DIRE??? LADRI! …NON E’ ABILITATO ALLA PSICOTERAPIA, COME LA SIGNORA PSICANALISTA CHE INFATTI E’ STATA CONDANNATA. PSICANALISI FREUDIANA=NULLA …SPECIALIZZAZIONE IN PSICOTERAPIA=CURA DELLA MALATTIA MENTALE, …PRIMA SI DEVE CURARE CHI ESERCITA UN LAVORO TANTO IMPORTANTE, REALIZZATA L’IDENTITà E LA SANITà MENTALE NECESSARIA SI PUO’ CURARE UN PAZIENTE. LA TEORIA DELLA NASCITA LA CONOSCETE TUTTI MA ANCORA STATE ATTACCATI ALLA GONNELLA DI FREUD? FREUD NON ESISTE !STUDIATELO BENE, ANDATE ALLE RADICI DI CHI VI FA DA BASE …”TEORICA”..POI VEDIAMO DI COSA SI TRATTA.
Ma gli psicologi vivono in un mondo fatato e magico? Credete davvero che un’organizzazione debole come il nostro ordine professionale sia in grado di incidere più di tanto nella società? Mica siamo i notai cari colleghi… Gli psicologi contano poco o niente nel nostro paese e la causa deriva in gran parte dalle scelte sagliate fatte in passato da molti dei senior (più preoccupati del loro personale business che dello sviluppo della professione), dagli attuali decisori, dal nostro immobilismo, dalla disgregazione interna in tante piccole “chiese”…gli ordini sono sistemi medioevali di gestione di una professione (tipo corporazione) assolutamente inutili oggi nel 2011. Se non ci adattiamo, evolviamo e comprendiamo i fenomeni che stanno avvenendo siamo destinati a vita breve…e non ci sarà nessuna sentenza in grado di ribaltare la situazione…
Un paio di domande:
1. ma quanti counselor sono stati arrestati per il reato di abuso della professione?
2. qualcuno si è accorto che la sentenza a pagina 12 definisce come “strumenti conoscitivi” solo i test psicologici?
3. E che la questione della territorialità è fondamentale e che per il momento riguarda solo l’Ordine della Lombardia?
4. Perchè invece del verbo indicativo e del tempo presente, a pagina 11 ultimo capoverso, viene scritto “sarebbe davvero se si insegnasse…” forse vuol dire che la cosa è ipotetica e non è un fatto accertato? Diverso sarebbe stato scrivere “E’ davvero grave che s’insegnino…”
1.Recenti sentenze tutelano contro l’abuso di professione da parte di counselor, reflector e simili: http://www.ordpsicologier.it/home.php?Lang=it&Item=abusiv_sentenze
2. io leggo “ANCHE sul fatto che non devono essere divulgati strumenti conoscitivi e cioè i test psicologici..”
3. questo lo dici tu, io credo che una sentenza valga su tutto il territorio italiano e non solo nel Ducato di Milano, Repubblica Serenissima o Granducato di Toscana (W l’Impero Austro-Asburgico! Ah, quelli sì che erano bei tempi…)
4. perché si parla in generale e non riguardo il singolo fatto accaduto,
se cerchi il fatto accertato ricorda la sentenza Zonta, Venezia (sentenza passata in giudicato quindi definitiva).
Ciao!
Si, ma infatti, visto il totale immobilismo dell’Ordine, bisognerebbe iniziare noi a tempestare di mail di protesta l’ordine! Lo paghiamo o no quest’ordine? Mi sembra il canone Rai! Pago e vedo televisione che fa schifo! Iniziamo a farci sentire a livello anche regionale! Dobbiamo arrivare a far mettere nero su bianco che mediazione, coaching, counselinng e chi piu’ ne ha piu’ ne metta, devono essere inquadrate solo ed esclusivamente come specializzazioni post-lauream per gli Psicologi escritti all’ALBO A !!!!! E che i corsi e gli strumenti conoscitivi tenuti da Psicologi e Psicoterpeuti devono essere fruibili esclusivamente da laureati in Psicologia e Medicina. E si chiude la questione. Facciamoci rispettare! Il fatto che purtroppo molti Counselor non vengono denunciati per esercizio abusivo della professioni ha verie motivazioni. La prima per esempio, è che il paziente è confuso e molti mi chiedono addirittura la differenza tra Psicoterpauta e Psichiatra. In seconda istanza, non sanno come fare le verifiche del caso. Faccio un esempio. Io mi prendo una laurea triennale in Psicologia, mi faccio l’esame di Sato e poi mi faccio il mio corso di Counselor. Inizio a praticare dicendo di essere uno Psicoterapeuta. Andate a fare un controllo on line sull’albo. Il mio nome risultera’ come iscritto all’Albo. Ovviemante risulterò iscritto all’albo B, ma secondo voi il 90% dei pazienti conoscono queste differenze? Sono al corrente che sono un iscritto all’Albo A puo’ metter piede in una scuola di Psicoterapia? Certo che non lo sa, ma vede il nome sull’Albo, si tranquillizza e ci va! Ecco fatto!
E’ su queste cose che dobbiamo insistere! POCHE REGOLE MA FERREE!!!!
Chiaro, basterebbe che l’ordine decidesse cosa è atto tipico e finisce tutta questa diatriba, con buona pace dei counselor.
Mah! Visto che il titolo di counselor non ha alcun valore legale e che tutti possono autoproclamarsi tali, perché tutti noi psicologi,ci aggiungiamo un altro titolo quello cioè di counselor (che tra l’altro e nelle nostre competenze e pure già presente anche nel tariffario degli psicologi)?
Giusto per riprenderci quello che è nostro e “spiazzare” i counselor che non sono altro che una brutta copia degli psicologi (che hanno ben altre competenze e cultura)?
Insomma loro vorrebbero invadere il nostro campo (ma non possono definirsi psicologi) e noi ci prendiamo anche il loro…
Proviamo a fare un esercizio di stile attraverso un po’ di immaginazione. Noi siamo gli azionisti di un’organizzazione il cui management si è ampiamente dimostrato incapace di raggiungere gli obiettivi minimi richiesti. Ora io da azionista potrei risentirmi, inviare email, telefonare, partecipare alle assemble, discutere in modo animato sui forum, fondare comitati…fino ad arrivare ad un punto tale di esasperazione da maturare la decisione di ritirare la mia quota di partecipazione… In questo scenario ipotetico gli “azionisti” (sfruttando il passaparola e il web 2.0) potrebbero ritirare in massa le loro “quote” (ovvero evitare di rinnovare i versamenti anche nelle aziende collegate all’organizzazione principale) per dare un segnale forte e diretto ai vertici magari promuovendo l’iniziativa attraverso i media. Certo si tratta di uno scenario ipotetico…in fondo è pur sempre un piccolo esercizio 😉
Sono un essere umano, sono una donna, sono una persona in continuo cambiamento… ad un certo punto del “percorso della mia vita” ho vissuto una “tosta crisi esistenziale”, con due bimbi piccoli da crescere ed un compagno,il loro papà, a cui davo la colpa di tutto il mio malessere…”per caso” (ed oggi so che il caso non esiste), ho incontrato una vecchia conoscenza che non vedevo da 20 anni, questa donna è una counselor e, in quel momento della mia vita mi sono sentita compresa e sostenuta dal suo sapermi ascoltare e mi sono sentita guardata e “vista” per la persona confusa che ero. Mi ha proposto un incontro di Counseling che secondo lei avrebbe potuto aiutarmi a fare più chiarezza in me rispetto alle priorità e scelte da fare nella mia vita…ho accettato d’incontrarla ed ho iniziato un percorso che siè evoluto in tappe di crescita ed evoluzione per me vitali e rivitalizzanti! Dopo ogni incontro mi sentivo più motivata a riconoscermi come unica responsabile della mia salute emotiva, mentale e fisica, ho iniziato ad agire nei miei confronti con più amorevole attenzione dedicata al mio stare bene nella mia pelle per poter accudire bene e meglio anche il mio compagno ed i nostri due bambini…sono riuscita, grazie al sostegno ricevuto dalla “mia Counselor”, a ritrovare motivazione, determinazione, creatività e serenità per vivere meglio e al meglio la mia Vita; migliorando la relazione con me stessa è migliorata la relazione con il mio partner e migliorata la nostra relazione i nostri figli crescono forti e sani e già sanno che il loro ben-essere dipende soprattutto da loro stessi… Prima d’incontrare la Counselor avevo fatto un percorso di psicoterapia bioenergetica durato 5 anni per aiutarmi ad accettare il dolore e le sofferenze vissute nella mia infanzia ed adolescenza, epurare il mio essere da un passato che ancora era presente e che non mi permetteva di “vedere e sentire” ciò che sognavo per me…prima della psicoterapia la mia esperienza di vita era una coazione a ripetere gli stessi atteggiamenti, le stesse storie, lo stesso dolore di “allora” nel mio “qui e ora”! Dopo la psicoterapia ho iniziato a respirare aria migliore per me stessa, pur abitando nella stessa città, ho iniziato a sperimentare nuove modalità di comportamento che mi portavano esperienze emotive più gioiose e serene…mi sentivo più libera di essere ciò che volevo essere. Dopo il percorso di counseling mi sono sentita “legittimata” ad essere ciò che sono, mi sono sentita riconosciuta come persona autonoma ed in grado di assumersi la propria responsabilità, ho acquisito più fiducia in me stessa, nel mio sentire, nel mio essere…Ho deciso quindi d’iniziare il triennio di Counseling Professionale per continuare la mia crescita ed evoluzione nella direzione di un miglior essere al mondo e nel mondo e una madre più consapevole di se e del proprio ruolo educativo per i miei figli; sempre più sostenuta da me stessa, davanti ad un’ennesima crisi di coppia invece di separarmi mi sono iscritta alla specializzazione per Mediatori Familiari ed ho nutrito la mia relazione di coppia facendo tutto quello che imparavo: mettevo in pratica la teoria nel mio contesto privato, nella mia vita e ha funzionato! Oggi sono 13 anni di vita insieme al mio compagno ed i nostri figli crescono con noi e con il nostro amore consapevole e interdipendente. Siamo due esseri umani consapevoli che per stare bene insieme dobbiamo innanzi tutto stare bene con noi stessi, ognuno per sè… oggi siamo entrambi Counselor e sappiamo che non possiamo dare ciò che non abbiamo e quello che possiamo condividere è la serenità che conquistiamo ogni giorno e la forza ed il coraggio di essere noi stessi, di credere in ciò in cui crediamo soprattutto nella Libertà per ogni Essere Umano di Essere ciò che vuole e che può Essere anche Professionalmente! Sono Felice di non essere una psicologa e tantomeno una Psicoterapeuta…sono ancora più FELICE di ESSERE una COUNSELOR che posso se voglio sostenere chiunque abbia bisogno di un “appoggio momentaneo” per ritrovare la propria direzione verso la propria salute ed il proprio personalissimo ben-essere!
guarda alessandra, ci sono tante persone che si spacciano per medici chirurghi o per dentisti che sono apprezzatissimi dai loro pazienti. il fatto è che non lo possono fare! è la legge! ed è una legge giusta perché tu forse ignori quanti rischiano la vita sottoponendosi a cure sbagliate di questi truffatori. tu puoi raccontare quello che vuoi, le cose non cambiano. la signora counselor facendo quell’intervento ha rubato in maniera disonesta il lavoro ad uno psicologo.
L’energia vitale, la carica emotiva, la fiducia in se anche in questo caso sono facenti parte della struttura piramidale che “regala” spinta in cambio di denaro. il tanto decantato successo diventa una cosa interna alla struttura. questo è spesso visibile dal metodo utilizzato. si paga per la suggestione del benessere, poi si paga per imparare la “tecnica” poi si paga perché si porta un amico o familiare. rimane fine a se stesso. nella realtà sembra che si venga suggestionati dal camminare sulle proprie gambe quando è chiaro che oltre la stampella si sono aggiunte anche le gambe e le tasche degli pseudo filantropi.
A volte sembra che ci si approfitti dei problemi della gente in maniera subdola e vigliacca. trarre conforto dalla necessità/problema di un altro individuo ed entrare in una spirale poco chiara e molto pericolosa. il giorno che ci si accorgerà che era un castello di carte mi auguro che si possa porre rimedio.
un saluto
Oggi in palestra ci invitavano ad un incontro di Counseling Alimentare.Questo c’era scritto sul foglio d’invito:”Vuoi raggiungere il tuo peso forma? Vuoi provare un’esperienza “diversa”? Hai il colesterolo alto? Vuoi perdere peso?Vuoi sentirti più attivo? Vieni all’incontro di counseling alimentare … ” . Non commento altro
ahahaha, a me oggi è capitato di trovare un volantino appiccicato vicino al bancomat (…), di un fantomatico centro di queste robe inverosimili, tipo olistic, naturopat, cosmic, fito-wellness, dove si proponeva un corso di counseling, eh si, e – udite, udite – ONOTERAPIA!
Vi domanderete: che cazzo è l’onoterapia? Ebbene è la terapia con l’asino. Voi penserete che vi sto prendendo per il culo, ed invece esiste una roba del genere.
Ma la cosa di gran lunga più divertente è che qualcuno (giuro, non io, ma avrei voluto esserlo) ha corretto con una biro la scritta trasformandola in ANOTERAPIA!!!
Non vi dico le risate che mi sono fatto. In fondo il cerchio si chiude, mi sono detto. L’anotetapia mi sembra infatti il punto di arrivo di una parabola in sé autocoerente sia per chi riceve quella formazione che per l’utente finale.
Beh la cosa è comica anzi tragicomica.. questo è l’ennesimo esempio di come è il counseling in Italia e del perchè il counseling dovrebbe essere di competenza dello psicologo.. sia per aspetti di professionalità, ma anche di tutela delle persone.. c’è un punto in cui lo psicologo sa dove fermarsi.
La cosa che più mi sconvolge è la totale assenza di conoscenze diagnostiche o di assessment ..ma come fai a fare consulenza se non sai chi o cosa hai davanti? su cosa lo fai?? che strumenti hai per analizzare i vari problemi?
La linea sottile che divide richieste di aiuto patologiche e non (anche solo problematiche) è talmente sottile che mi resta veramente difficile comprendere come un counselor si muove.
Quali strumenti conoscitivi usa prima di fare consulenza? quali strumenti usa per dirimere i problemi presentati? sopratutto con quali strumenti evita di colludere? ecc ecc. come fa se diagnosi e test non possono farli?
La cosa più difficile da sempre non è indirizzare la gente ma capire chi si ha davanti,cosa vuole, cosa ci sta chiedendo e sulla base di quello capire come aiutare la persona, magari anche diversamente da come si aspetta.
Questo è quello che si impara all’università in anni e non in 3 mesi..
Oramai l’esperienza comune, che se ne dica e se ne parli, è che i counselor con la scusa delle consulenze si allargano a fare 2000 cose con evidenti “abusi”.
Non mi sorprendono questi volantini che avete trovato..oggi in giro è pieno di queste cose.. non solo si abusa con il counseling stesso, ma lo si usa come trampolino di lancio per speculare su altre aree.
In fine vorrei che un counselor mi rispondesse a questa domanda.
Supponiamo che una ragazza con dei tratti bordeline (solo per es.) venga a chiedere una consulenza.. se non hai conoscenze del suo problema, e quindi del problema sull’identità, impulsività e rabbia che ha..se non conosci gli aspetti di manipolazione che può usare (anche con te), come fai a dirimere un aiuto?? gli vai dietro? ti ci fai una chiacchierata??
P.S vorrei veramente una risposta dato che puoi trovare border molto compensati che apparentemente possono avere anche una vita normale, ma venirsi a lamentare di problematiche generalmente relazionali.
Voglio capire operativamente che fate .. avrete un protocollo o un a qualche altra cosa?? rispondetemi dato che questa è una cosa che può capitare frequentemente e che risulta molto difficile da trattare come aspetto anche per clinici esperti.
Segnalo ai colleghi un caso di palese abusivismo: http://christiannanni.webnode.com/. Io non sono dell’Emilia Romagna altrimenti avrei già segnalato il caso all’ordine. Non c’è nessuno di quella Regione?
Hai visto con una triennale in scienze dell’educazione e un po’ di supercazzole prese qua e là come poi in pratica stai nel mondo del lavoro?
Altro esempio di abuso a partire dal counseling
Cmq la parte in cui dopo tutto il gran miscuglio che fà rispetto alla formazione e al trattamento…cita anche interesse nella pratica di MEDIUM e SENSITIVO la dice tutta ahahaha mi sto ammazzando dalle risate!
Tutto un gran calderone chi più ne ha più ne metta!!
… beh il tariffario mi pare di averlo già visto… da qualche parte…
è pari pari quello degli psicologi, tra parla di “rapporto di terapia” e include tra le prestazioni il “sostegno psicologico”…
Ti rispondo da counselor.. mi ero ripromessa di non entrare più in questo sito perchè purtroppo trovo alcuni interventi l’espressione della chiusura e dell’ottusità impersonificata..
Comunque, il counselor non interviene, come ho già detto in caso di patologie. La breve parte che mi hanno trasmesso sugli elementi di base della psicologia era finalizzata a capire se mi trovo in presenza di patologie che NON possiamo trattare come counselor.. quindi, un counselor serio deve indirizzare il cliente a un professionista preparato nel caso ad esempio che si trovi davanti una persona borderline… I counselor non vogliono rubare il mestiere a psicologi/psicoterapeuti e altri …. poi, come in tutti i campi, anche nel vostro, ci sono i furbi/incompetenti che agiscono in modo disonesto….ma questo è un problema trasversale..
Forse è una mia interpretazione, però mi pare che la domanda di Leonardo non fosse cosa fa un counselor di fronte ad un cliente che ha un disturbo di personalità, ma come fa a capire che ce l’ha o, meglio ancora, come fa ad individuare determinati tratti della personalità del suo cliente che non sono necessariamente”patologici”, ma comunque influiscono sulla sua vita di relazione, contribuiscono a generare i problemi per cui l’ha consultato e si manifesteranno anche nella relazione che instaurerà con lui.
Credo che qua siamo off-topic da un bel po’, però trovo che sia una domanda molto interessante e vorrei anch’io avere delle risposte.
Massimiliano hai centrato la questione, ovviamente la mia domanda aveva provocatoriamente questo senso qua.
Il mio è un esempio ma se ne potrebbero fare altri mille.. volevo solo far rendere conto che per avere aspetti di patologia non è necessario avere manifestazioni sintomatiche conclamate ed evidenti.
Qui casca l’asino, Claudia qui non c’entra l’ottusità delle persone ma di conoscenza tecnica, pratica e professionalità che si acquisisce in anni e per altre vie.
Non credo sia così facilmente scindibile normalità o patologia (anche solo si presentasse meno grave di altri contesti) all’interno del counseling psicologico.
Ribadisco qualcuno anziché rispondere da manualetto mi risponde con metodo davanti ad una questione frequentissima?? o pensate che la gente che chiede counseling psicologico è come la gente che chiede un mutuo in banca?
@Claudia quali sono gli aspetti che ti fanno pensare ad un invio? non potendo fare diagnosi e test su che basi la tua osservazione al fine di capire se puoi tenere una persona o inviarla?
@massimiliano
è normale che la discussione vada off-topic se da una sentenza di tutela si passa a mettere in discussione la legittimità della professione di psicologo senza nessun supporto scientifico, studio di ricerca o altro.
Più spesso ho chiesto ad altri utenti di accompagnare i loro contenuti con un articolo o una ricerca che ne giustificasse il senso, ma nulla è mai arrivato.. un po’ come ho chiesto ai counselor nel post precedente.
Questo proprio per metterla su un piano professionale, il metodo scientifico è in vigore dal 1600′ circa ed è convenzionalmente accettato nel mondo per tutto.
Metterla su un piano di metodo e ricerca scientifica è un buon modo per dirimere questioni di puro interesse clinico (dove ci si può confrontare e scambiare opinioni sulla base di dati ecc ecc) con posizioni personali a volte poco sostenibili e dettate più da altre faccende che dalla discussioni in atto.
Inoltre spesso fa cascare l’asino 🙂
Questo è quello che scrive questo signore sul suo sito! E poi non venitemi a dire cretinate!
http://christiannanni.webnode.com/.
Il Counsellor in Psicologia e Psicoterapia è innanzitutto un professionista della salute che contribuisce alla crescita umana della persona. Un professionista è colui che utilizza specifici metodi e tecniche al fine di risolvere un problema presentato da un committente. Il suo lavoro consiste nel favorire un cambiamento a livello psichico e comportamentale, attraverso degli strumenti specifici, di cui i principali sono la relazione e la parola.
Tale figura è in grado di empatizzare con i vissuti del cliente, sa riconoscerli ed analizzarli in profondità per capirne le cause ed i motivi profondi e favorire maggiori consapevolezze che possano portare ad un cambiamento.
Un Counsellor è un laureato, che ha conseguito un percorso almeno triennale di specializzazione in Counselling, e che presenti un regolare attestato di competenza rilasciato dall’ente di formazione.
attestato che in questo paese vale come le figurine panini
Si, ma ripeto:”Un Counsellor è un laureato, che ha conseguito un percorso almeno triennale di specializzazione in Counselling, e che presenti un regolare attestato di competenza rilasciato dall’ente di formazione”.
E’ sbagliata come informazione. Laureato in cosa? In Fisica?In Ingegneria? In Informatica?
E poi …. un Counselor non è necessariamente un laureto! Se si scrive che un counselor è un laureato si dà un’informazione non vera e ambigua ….
se cominciamo a dare link di abusivi non finiamo più…
facciamolo dai..
guardate questa FULVIA RAMERDI , ben coperta dai due bell’imbusti sopra, uno psichiatra e uno psicoterapeuta..
questa fa counseling psicoanalitico:
http://www.centropsicoanalitico.it/Prestazioni/index.php
la signora “Si rivolge a sogggetti con sofferenza psicologica, disagio nelle relazioni interpersonali, sociali, sentimentali e familiari”.
comunque non hanno ancora capito questi counselor che anche quando non ci si rivolge a persone con psicopatologie compiono comunque un abuso. non gli ci entra in testa…
Sarà anche tragicomica ma questa è la situazione…noi possiamo chiuderci nella nostra autoreferenzialità, discussioni e bla bla…e dire di essere i più bravi al mondo ma intanto perdiamo sempre più terreno. Questa è la realtà! Siamo destinati all’estinzione se non apportiamo dei correttivi… Allora cosa abbiamo di più da offrire rispetto ai counsellor? (lasciate perde le norme e le carte bollate per un momento). Perchè se la risposta è di tipo normativo abbiamo già perso in partenza…ricordatevi che prima o poi gli ordini dovranno essere aboliti e che far leva sulle sentenze non porta da nessuna parte con i tempi della giustizia italiana. Che cosa può offrire uno psicologo? In che modo può veicolare un’immagine positiva? Perchè dovrebbe essere presente in alcune organizzazioni? In che modo possiamo fare “lobby” per ottenere qualcosa a livello istituzionale?
Oh, finalmente qualche domanda che ci fa transitare dal disfattismo ad una posizione più costruttiva.
Come fare lobby, come uscire dall’accerchiamento,come imparare a “leggere” il mercato in modo intelligente…
Qui di seguito una breve bibliografia di ricerche sullo stato del lavoro degli psicologi fatte in regioni differenti (Lombardia, Lazio, Toscana), molte reperibili in rete:
Bosio C., Lozza E., 2008, : Lo stato e le prospettive delle professioni psicologiche in Italia.
Carli R., Paniccia, Salvatore, 2003/2007, La domanda nei confronti della Psicologia e l’immagine dello psicologo nella popolazione toscana.
Melgiovanni S., 2009, Analisi delle culture professionali degli psicologi italiani, in corso di pubblicazione, Università di Lecce.
Piccinini N., 2009, Il Marketing per Psicologi, ai tempi di Internet, Versione 00, 2009, E-book gratuito
Ponzio G., 2005, La Psicologia e il mercato del lavoro: una professione destinata al precariato?, Ordine Lazio, Franco Angeli.
Salvini A. ed al., 2008, : La domanda e offerta nel settore della psicologia clinica e della psicoterapia
Noi ce le siamo lette e qualche idea ce la siamo fatta. Leggetele anche voi e poi ne riparliamo.
Certo, l’aspetto legislativo/normativo è solo uno dei possibili “corni” del problema, ma io so, dagli studi classici svolti, che non c’è civis senza limen. Cioé, prima si stabiliscono i confini (atti tipici, confini giuridici, etc..) e poi si dialoga. Non c’è un vero dialogo senza un limen, ma non si crea nemmeno cittadinanza, identità e professionalità. Per intanto il couseling è assolutamente il caso rimanga competenza esclusiva dello psicologo proprio perché non c’è omologeneità né sull’iter formativo dei sedicenti counselor non psicologi, per non parlare dell’inquadramento giuridico, fiscale e deontologico e stendiamo un velo pietoso sul radicamento nel consesso scientifico. Altrimenti replichiamo l’autoreferenzialità di certi psicologi, miei cari… e che volete fare: prendere la parte peggiore degli psicologi e farne una lobby? Non vi conviene.
Chi tra di noi (psicologi) professa, mascherandosi da illuminato liberale, l’apertura delle dighe al libero mercato (abitato di fatto solo dai furbetti del quartierino), come medaglia della modernità e lungimiranza, sta solo facendo i propri affarucci commerciali e non sta prospettando una società mgliore e meno che mai una comunità professionale migliore. Sono gli stessi, tanto per intenderci, che in passato hanno provocato lo sbracamento della commissione ministeriale e degli argini a tutte le squolette (oltre 350 sedi accreditate!!) che ci ritroviamo oltre. Be’… non abbiamo una categoria migliore a partire da quelle posizioni ultra paracul-liberistiche, non vi pare?! E qualcuno oggi abbagliato da queste stesse sirene e rincoglionito appresso a questi discorsi, ancora si appella alle stesse identiche logiche??? Pazzesco. Svegliatevi colleghi, leggete, informatevi, studiate, non ci sono scorciatoie, a noi piuttosto ci occorre alzare al massimo l’asticella della qualità formativa e professionale e dell’etica e cominciare a fare selezione durissima a cominciare al nostro interno.
Onestamente mi è preso un po’ lo sconforto dopo una quindicina di anni di libera professione…non lo nascondo. Comunque a questo punto citerei anche il mitico Kotler visto che parliamo di marketing 😉
Ci sentiamo allora tra 10/15 anni quanto elaborata tutta la conoscenza di questo mondo, lette tutte le ricerche, analizzati i dati e sviscerato per la centesima volta il problema “della psicologia in Italia” potremmo (con i tempi da diesel anni ’80 tipici degli psicologi) elaborare qualche azione concreta… 🙂
PS Cari colleghi e colleghe sto seriamente pensando di non pagare più la tassa all’ordine dal prossimo anno, non rinnovare la mia iscrizione ad associazioni ed affini e uscire dall’Enpap…NON SEGUITE IL MIO CATTIVO ESEMPIO!!! Saluti da un “disfattista felice”, stanco del buon senso e del “bla bla” che non porta da nessuna parte…
Ehhh, caro collega, lo sconforto è un sentimento complesso, e talora anche utile per ripartire se non ti schianta prima e se prima non ti sei mutato in un counselor olistic-psicopompo.
Mi colpisce che tu pensi che occorrano tanti anni per acquisire queste conoscenze, si vede che pensi che debba essere da solo a farlo. Il salto di paradigma che manca quasi completamente nella nostra professione (e qui la femminilizzazione gioca una sua parte decisiva, purtroppo) è il pensare attraverso dispositivi gruppali e gruppalità di lavoro. Chi frequenta équipe e gruppi professionali funzionali questa nozione la conosce benissimo in maniera assolutamente pratica e non teorica.
Ma in realtà è quanto è accaduto (ancora in piccolo, sia chiaro) nel gruppo fondatore di AP, ad esempio. Penso che questo piccolissimo nucleo (niente affatto “speciale”) ha fatto in pochi anni e senza interessi, se non la dignità della professione, molto più di quanto abbiano fatto le solite carampane di sempre in 30 anni. Il segreto è quel cambio di paradigma di cui dicevo prima.
Il punto è che i colleghi si lamentano sul web, ma poi quando si tratta di diventare operativi se la svignano. La pavidità è talora una spiegazione sufficiente per comprendere le cause della nostra subalternità sociale.
Quanto è duro in questo Paese parlare di liberalizzazione. A causa di questa strana mania di tutela a tutti i costi finiscono per prosperare proprio coloro che non devono sottostare a regole di alcun tipo, come i maghi e i cartomanti. Mentre noi ci accapigliamo con i counselor sulle reciproche competenze! Lasciamo andare la gente dove vuole, dove si sente più a suo agio, dove trova armonia, benessere, soluzione ai propri problemi. Degli inganni e delle truffe se ne occupi la magistratura!
Quanto sono d’accordo con te Donatella..
Cosa dovrebbero dire gli psichiatri dei confronti di questi psicoterapeuti che vogliono fare i medici? L’ordine degli psicologi non si cura della gente ma solo del potere e del denaro! La psicologia è una pratica di aiuto umanistica e, come prima della legge Ossicini, tornerà a far parte degli umanisti! Solo così l’intervento psicologico sarà umano e fondato su quei principi storici pertinenti alla PSICOLOGIA! Queste diatribe fanno ridere, specialmente vedere questi “psicologi” leggere il DSM…. frustrati.
Parole Sagge.. concordo completamente..
Parole sagge?!? A me sembra che, più che essere psicologi e psicoterapeuti a voler fare gli psichiatri, siano altri a volerli relegare in questo ruolo, confondendo gli uni con gli altri, alimentando la falsa credenza che si occupino solo di “patologia” o che vedano “patologia” dappertutto e continuando a raccontare questa “storiella” del DSM. Ma perché, invece di scrivere assurdità, non vi documentate un po’ su che cos’è una “diagnosi psicologica”? Troppa fatica?
Mi spiace ma non ho avuto modo di leggere tutti i post mi chiedo però se qualcuno ha rilfettuto che di fatto “blindando” la proprietà intellettuale delle psicologia più che colpire i counselor si siano colpiti quei colleghi che arrotondano insegnando (non solo nelle scuole di counseling). Viene da chiedersi se questa sentenza possa mettere i pericolo i colleghi che in lombardia continueranno ad insegnare. E come qualcuno ha intelligentemente fatto notare mi chiedo se l’ostacolare le libere professioni non distragga dal fatto che la figura dello psicologo ha perso di attrattiva…
Come certamente sapete c’è l’invidia distruttiva e quella costruttiva… e la sensazione di essere stati offuscati dalla prima è molto forte…
Ma davvero è così difficile capire la differenza che passa fra insegnare “psicologia” ed insegnare “l’uso degli strumenti di conoscenza ed intervento” di cui lo psicologo si avvale nell’esercizio della sua professione?
Rileggi la sentenza: gli ultimi due paragrafi di pag.9
Il punto è anche un altro: non tutto il counseling è uguale.
un tipo di counseling parte da teorie attinenti la psicologia e questo è da perseguire. se vuoi fare counseling gestaltico, visto che la gestalt è una scuola psicologica, ti prendi una laurea in psicologia.
ma che si fa per discipline come il tantra? o lo scimanesimo? in cui è prevista una formazione che da il titolo di counselor ma di fatto non ha niente a che vedere con la psicologia?
mica si può dire a un praticante di tantra che il tantra spetta agli psicologi quando neane sappiamo cos’è, come psicologi…
ma il problema si pone se uno psicologo approfondisce cose di questo tipo, visto che sono vicine alla psicologia anche se non ne fann parte.
se poi uno psicologo insegna queste materie commette reato o no?
se sì allora meglio non essere psicologi sennò siamo vincolati come sempre da una professione/un ordine che non ci tutela ma ci ghettizza in un mondo in cui la gente chiede altro dalla solita diade attacchi-di-panico-ansia
Paolo
Ieri ho spedito la raccomandata per disdire l’abbonamento televisivo. Il 31 gennaio invece chiudo la partita iva e smetto di versare all’Enpap i miei soldi per pagare la pensione ai vecchi baroni della psicologia italiana. Il prossimo passo (probabilmente questa estate, quando obbligatoriamente dovremo assicurarci per la rc) sarà di cancellarmi dall’ordine. Già comincio a sentirmi più leggera!!! Più libera di scegliere cosa fare nella vita e come farlo! Meno vessata! Questo Paese dà più possibilità a chi agisce fuori dalle regole che a chi le rispetta…quindi io mi sono stancata di essere “cretina” e ricomincio daccapo, offrendo la mia professionalità con altro nome, e magari senza che il mio lavoro vada ad arricchire le tasche di qualcun altro. In Italia si può fare tutto! Tutto tranne essere seri! Io la mia protesta l’ho iniziata, dando un seguito alle chiacchiere fatte in questo forum. Chissà se qualcun altro riesce ad avere lo stesso coraggio, e soprattutto se qualcuno ha ancora il senso della dignità e della giustizia
è chiaro che a questo punto verranno denunciati tutti gli psicologi iscritti all’Albo che insegnano in ogni qualsivoglia tipo di scuola non diretta all’esercizio della professione di psicologo o psicoterapeuta, ivi compresi coloro che propongono corsi di formazione a educatori e insegnanti e coloro che, solo in possesso di laurea in psicologia, esercitano come educatori nelle strutture dello stato.
poco male, comunque. Le scienze dell’educazione e della formazione possono tranquillamente fare a meno di questa categoria.
sono daccordo con te. io sono una counsellor..da 3 anni. per 10 anni sono stata in terapia con una psicologa che non è mai riuscita a darmi soluzioni…con il corso di counsellor, ho finalmente avuto le risposte ad ogni mio problema…e da 2 anni eseguo questi esercizi ad altre persone, che invece di apettare 10 anni e pagare un sacco di soldi a psicologi, in 5 o 6 mesi, trovano la soluzione al loro problema…ciao
Grandiosa Claudia…
applica “esercizi” che ha imparato al corso di counselling
e che su di lei pare abbiano funzionato, ai suoi “clienti” (attenzione, non pazienti), in sedute di “accompagnamento” (non di terapia, per carita’).
Mai sentito parlare di DANNI IATROGENI?
Danni procurati alla persona a causa dell’incompetenza ed dell’imperizia dello specialista che li procura (puniti a norma di legge).
Ne sono soggetti i medici, gli psicologi ecc., figuriamoci i counsellor.
Si possono innescare processi pericolosi, smuovere problematiche sopite da tempo…poi chi le gestisce le situazioni di emergenza?
Quando tornano a casa, restano soli e vanno in crisi, chi li aiuta questi malcapitati?
Mi chiedo perche’ studiare tanto, cari colleghi psicologi e psicoterapeuti: 3+2 anni di laurea triennale e magistrale (la vecchia quinquennale), Esame di Stato (finche’ ci sara’) + 4 anni di scuola di Psicoterapia e Supervisione personale).
Bastavano 2 o 3 anni di scuola di counselling e qualche “esercizio, no?
E poi non raccontiamocela, ci ho studiato e lavorato per anni in una scuola di counselling (prima di scappare a gambe levate):
ufficialmente insegnano e dichiarano “niente pazienti, solo clienti – niente terapia e/o cura, solo sostegno, ascolto ed accompagnamento – niente strumenti psicologici, test e quant’altro, ma solo esercizi”.
Ma quante volte ho sentito dire: “tanto poi una volta chiusa la porta dello studio, chi puo’ controllare cosa avete fatto veramente? L’importante e’ che funzioni”…
e ancora: invio e supervisione?
Quanti psicoterapeuti e psichiatri affidano i loro pazienti ai counsellor con i quali collaborano, lasciandoli soli a lavorare nel proprio studio?
Non vogliamo vedere? Chiudiamo gli occhi.
Ma non fingiamo di sapere come vengono “cresciuti” questi professionisti della relazione d’aiuto.
Paola sempre piu’ indignata
comunque non è corretto mettere in dubbio ciò che riferisco..io non lo faccio con nessuno..esprimo solo liberamente le mie opinioni….
Indignati di meno, collega Paola, visto che a quanto pare nella realtà delle scuole di counseling hai inzuppato il biscotto anche tu! Fai la morale agli altri e poi vieni a raccontarci che hai studiato e lavorato per anni in una scuola di counseling? Non mi pare proprio che tu sia scappata a gambe levate, mi sembra invece che ti ci sia trovata bene visto che è durato a lungo questo sodalizio.
E poi smettiamola con questa assurdità su come è meglio chiamare le persone: pazienti o clienti. Per quanto mi riguarda lo psicologo non tratta le patologie, quindi io mi rivolgo a loro come a clienti del mio studio. Se tu vuoi chiamarli pazienti, come a sottolineare che il vostro è un rapporto di tipo medico (tu sei malato e io ti curo) fai pure. Io non ti critico!
Mi spiace deluderti Donatella (collega solo se sei psicologa, non in quanto counsellor), ma io ho studiato e collaborato in quella scuola di counselling per il tempo necessario a prendere il diploma e poi a rendermi conto di cio’ che non mi convinceva.
Dopodiche’ ho deciso che non era un percorso serio per approcciare le persone che hanno bisogno di aiuto e mi sono laureata in psicologia, nonostante avessi 50 anni, in un’università’ statale, studiando e dando esami, senza sconti.
La laurea l’ho sudata non pagata (come si pagano i titoli di counselling, fingendo di dare esami e quant’altro).
Con la mia eta’ e la mia esperienza potevo certamente risparmiarmi tanta fatica credimi, come la maggior parte dei counsellor fa.
Quindi ad ognuno la sua coscienza, ma non venire a fare la morale a me…piuttosto prepccupati di chi paga per avere un titolo facile, con poca fatica.
E intanto io me la prendo con i colleghi che svalutano la nostra professione, portando avanti queste scuole solo per motivi di lucro!
Dopodiche’ siete voi counsellor che avete bisogno di pararvi dierto false terminologie, per poter lavorare.
Nella psicologia terminologie e teorie sono codificate da oramai molto, molto tempo!
Per nove anni ho avuto bisogno di una psicologa. Tanto ha impiegato per riuscire a farmi dire cio’ che sapevo, ma non volevo dire per non sapere.. Il problema e’ che dopo tanti soldi spesi…. Tante energie impiegate dopo aver messo me stessa nelle sue mani, non e’ riuscita a trovare il modo x farmi andare avanti dopo cio’ che finalmente ero riuscita a confessarmi…si è fermata lì..
sapere, senza una tecnica capace di portarti ad accettare…a cosa serve? A QUEL PUNTO, ERA MEGLIO NOn sapere.
Un giorno, ho deciso di iscrivermi ad una scuola di counseling . Ed e’ stato li, dopo un anno che frequentavo, che ho cominciato a trovare le soluzioni.. Che erano dentro di me e con le tecniche che apprendevo ogni giorno, cominciai a sperimentarle su di me, prima di sperimentarle sugli altri..Sono passati 6 anni, svolgo la mia professione con passione e grande empatia, che solo l’esperienza vissuta può dare. Grazie al counseling, giorno dopo giorno, ho capito quale senso e quale motivazione, dare alla mia vita… ho studiato, mi sono tenuta sempre aggiornata, ho imparato ulteriori tecniche per rafforzare la volontà dell’individuo…prima di tutto la mia…ho imparato ad accostarmi alle persone con umiltà, e con la responsabilità che implica la vita di un’altra persona che si affida a te….
il counselor, ci mette l’anima, la passione…la mia psicologa..la testa….
9 anni di psicoterapia e 100 euro a seduta x 4 volte al mese, senza fattura… A cosa mi sono serviti?
Sono serviti alla psicologa… Si e’ fatta una bella villa…
Io cerco di metterci il cuore.. x aiutare gli altri….
Lo psicologo …aiuta se stesso….. E ne conosco tanti… e poi, basterebbe informarsi..io non ho imparato nozioni di psicologia, ma tecniche ed esercizi che rafforzano la volontà.dell’individuo..nel vivere il presente…Piuttosto, se siete tanto preparati, come mai avete tanto astio verso noi counselor? non sarebbe meglio impiegare le vostre energie e le vostre risorse nell’aiuto verso gli altri, dovere primario,invece che perseverare in queste inutili diatribe che tra l’altro vi tolgono valore?
se siete voi i primi a non avere fiducia in voi stessi, non sarà certo una sentenza che ve la potrà restituire…spero nel buon senso di tutti…sempre…claudia ..professione counselor..orgogliosa di esserlo..
Pero’…complimenti, nove anni per capire che era meglio cambiare psicologa!
Ci sono professionisti competenti e capaci e altri che non lo sono, in tutti i settori:medici, psicologi e quant’altro…non e’ certo una novita’.
Alla lunga saranno i fatti ed i risultati a parlare.
I bravi professionisti, i bravi psicologi hanno gli studi pieni e non temono certo la concorrenza, ne’ hanno bisogno di sentenze.
E’ una questione di principio, di etica, di abuso di professione.
Buona fortuna a te e a tutte le persone cui ti dedichi con passione ed umilta’ Claudia!
Che squallore, sentire laureate, come vi definite voi, parlare con tanta rabbia…. proprio voi..che ai vostri pazienti insegnate che la rabbia è un sentimento negativo in cui confluiscono tutte le nostre energie….
questo npn è un buon esempio per i vostri clienti…
comunque..leggete l’emendamento che ha approvato ieri il Governo…e smetterete di arrabbiarvi per nulla….
Veramente Claudia (e qui chiudo i miei interventi , perche’ ho gia’ parlato troppo), ho risposto a te che (rileggiti) mi hai sbeffeggiata pubblicamente qualche post sopra.
Non hai certo fatto miglior figura di me, giacche’ anche tu ti rapporti con persone che dici di voler aiutare.
Buon per voi se hanno liberalizzato le professioni non regolamentate e buona fortuna perche’ quello che avete impararo vi basti per fare bene il vostro lavoro.
Buon proseguimento e buon lavoro a tutti.
Sì Paola, sono una collega Psicologa, ed ho quasi la tua età. Non mi pare bello prendere in giro una persona perchè per nove lunghi anni si è sottoposta a psicoterapia senza riuscire a risolvere i propri problemi. L’aspetto immorale semmai è che esistano colleghi (psicologi) che per venire a capo dei problemi di una persona impieghino anni ed anni, e non si sentono in dovere ad un certo punto di porre fine al rapporto terapeutico perchè con i soldi del malacapitato ci campano la famiglia. Ti assicuro che di colleghi (psicologi) così purtroppo ce ne sono molti, e non c’è da vantarsene. Come non c’è da vantarsi se esistono dei Counselor che fingono di aiutare le persone pur non avendo le competenze per farlo. Penso che bisognerebbe chiedere agli utenti il loro grado di soddisfazione dopo essersi rivolti a uno Psicologo o ad un Counselor. Sarebbe ora che tutti ci sottoponessimo ad una valutazione del nostro operato. Del resto, non mi sembra che fuori alle porte dei nostri studi ci siano file interminabili di persone che aspettano di essere ricevute. Abbassiamo la cresta!
Chiedo scusa a tutti, soprattutto a Claudia; la mia e’ stata la risposta seccata ad una provocazione che non mi e’ piaciuta.
Non era mia intenzione offendere nessuno, ne’ mancare di rispetto.
E comunque non avrei dovuto, hai ragione Donatella.
Pero’ restano i fatti, non sono l’unica a pensarla cosi: le cose come sono messe in Italia non vanno per niente bene e non e’ vero che tutti possono fare tutto. Prima lo capiamo, meglio e’.
Buona notte e buon proseguimento, qualunque cosa ognuno di noi abbia deciso di portare avanti.
Ecco, questo è un tono di conversazione accettabile. Pur se abbiamo punti di vista differenti dobbiamo saperli accettare (che non vuol dire condividerli). Claudia mi dispiace che tu ti sia sentita costretta a dover raccontare l’origine dei tuoi problemi (per fortuna risolti grazie al counseling) per difendere la tua posizione, nessuno intendeva offenderti. E’ vero, siamo tutti un pò sulla difensiva quando si parla di professioni alternative alla psicologia, ma non è un atteggiamento del tutto illogico, perchè effettivamente spuntano come funghi, spesso a discapito della salute e della tutela degli utenti. Ciò non toglie che dobbiamo avere rispetto per coloro che dopo essersi adeguatamente preparati per operare nel campo delle relazioni d’aiuto, lavorano seriamente ed onestamente
Ma scusate… non sarebbe meglio che chi scriva in un sito di psicologi si possa “loggare” solo se appartenente all’ordine? usando il codice identificativo e verificandolo all’albo??
No, perchè perdete tutto questo tempo con gli shampisti, e quelli che si spacciano per psicologi e non lo sono; solo per fingere di parlare dall’interno della categoria, ” per essere più credibili”, fa venire la nausea..
Pochissimi che si sono laureati in Psicologia, seriamente, sostengono questo schifo…. siamo nel paese di Pulicnella… e si sente…, solo chi come psicologo ha perso, o meglio, teme di perdere soldi dalla sentenza, (che appellerei semza timore come incapace e opportunista senza remore di sorta), o solo chi è un “trentaquattrista” mal inserito può avere dubbi su ciò che è successo in Italia nella nostra categoria a partire (in modo serio) dal 2000!!!
Chi è realmente Psicologo conosce tantissimi altri colleghi, e forse conosce anche qualche “shampista” ma di quelli falsi, non di quelli veri nei saloni dei parrucchieri, eppure sfido a trovarne uno, che non appartenga alle suddette categorie, che sia contrario alla sentenza.. e ci mancherebbe!!!!
Quindi facciamo così.. a quelli che si sono spacciati per Psicologi.. :fornite il codice e la regione e vdiamo se si possa discutere alla pari con colleghi.
Dovremmo invece impegnarci per una sorta di fase 2… cioè arrivare ad una chiarificazione sul cvoncetto di abusivismo professionale e loro conseguenze civili e penali, fine… ma cos’è tutto qusto can can, avete mai sentito odontotecnici che fanno i dentisti discutere sui forum dei dientisi sulle loro capacità??? capacità!!?? Ma mica si parla di capacità qui… non ho mai visto, avvocati, medici, ingegneri, architetti, insegnanti, geologi, veterinari ecc, ecc, oggi perfino infemieri, termoidraulici, mediatori ecc,ecc poter tranquillamente fare la loro professione senza l’abilitazione dello stato!!???, ma vogliamo scherzare…!!??
Quanto tempo perso….
Ma a chi ti riferisci quando parli di persone che in questo forum si spacciano per psicologi?
Condivido il tuo fastidio per gli “psicologi abusivi”, fuori e dentro questo forum, così come per il “liberalismo” di convenienza sostenuto da alcuni “trentaquattristi”; tuttavia credo sia utile sapere che cosa pensa della nostra professione chi non ne fa parte, quindi preferisco che lo spazio di discussione offerto dal sito di AP rimanga aperto ai commenti di tutti. Starebbe all’onestà di ognuno non approfittare dell’anonimato che gli viene concesso e presentarsi per quello che è; purtroppo, evidentemente, qualcuno proprio non ce la fa ed è così ingenuo da credere di potersi mascherare da psicologo per agitare le acque. Non mi pare che ci riesca.
In ogni caso è sull’esercizio della professione e sull’insegnamento dei suoi metodi che bisognerebbe applicare più seriamente le restrizioni di Legge; non sull’espressione del pensiero.
l’abilitazione dello stato è stata data perfino a chi svolge “mestieri” che sono importanti per far rimanere la tua casa in piedi come i termoidraulici, o “perfino” a mediatori con competenze, o a infermieri che ti sparano roba nell’ organismo e devono conoscere un pò di cose, così come alla suddetta categoria di psicologi che si occupa di ciò che sapete, o chi svolge una relazione di aiuto, come i soggetti imputati alla diatriba in questione. un motivo per tutto questo ci sarà..e non sarà solo magna magna. forse è legiferato e riconosciuta quella professione o mestiere che serve, e che alle volte serve o riesce più del conveniente previsto
Leggo i commenti e rimango completamente basito. Giovani psicologi (come me) che accettano tutto, in nome di un “non protezionismo”…. ma stiamo scherzando?? la nostra professione deve essere assolutamente protetta. Formare counselor che non sono laureati in psicologia è da punire eccome. Il counselling prevede tecniche di per sé facenti parte della professione dello psicologo, ed essendo un esercizio non regolamentato costituisce un terreno fertile per enormi abusi della nostra professione. Non si può ragionare esclusivamente in termini di marketing e guadagno facile, bypassando completamente la formazione universitaria, che sarà pure poco pratica e molto teorica, ma è FONDAMENTALE. Provate a chiedere ad un medico cosa succederebbe se insegnasse a qualche pinco pallino qualsiasi a fare un semplice pap test!!!
Leggo che lo psicologo si occupa solo di patologie… mentre tutto ciò che non è patologico rientra nella professione del counselor… ma dove, quando e come?
Solo gli psicologi devono poter fare counselling, se ci sono persone poco preparate questo è comune a tutte le professioni, resta il fatto che si studia per 5 anni, si supera un esame di stato e si fa un tirocinio di un anno. Quello che meraviglia è che dopo tanto studio si è disposti a preparare persone che non hanno fatto un persorso adeguato, io non l’avrei mai fatto, per i soldi si è disposti a scendere a patti con se stessi è vergognoso!
A dispetto di quanto scritto nell’articolo, in Italia il counselling è una professione riconosciuta.
Detto questo l’ordine degli psicologi continua a dimostrare tutta la sua debolezza e fragilità e lo dimostra cercando di cacciare “competitors”, anche quando si occupano di un settore diverso dal loro come nel caso dei counsellors.
A questo si aggiungono due fattori, il primo è il non avere chiara la distinzione tra counselling e psicologia, la seconda è la paura di non avere abbastanza lavoro. Comprensibile, a fine mese i soldi servono.
Certo che scatenare “la caccia allo straniero”, o “la caccia agli stregoni”,che per l’ordine corrispondono la figura del counsellor, è fuori luogo e indice della scarsa capacità di autodefinire la professione dello psicologo in termini chiari e concreti.
La cosa positiva, anche per gli psicologi che si ritrovano un’ordine purtroppo inadeguato, è che la legge sul riconoscimento delle Libere Professioni continua il suo iter.
Tiziano, forse sei troppo ignorante in materie diverse da quella tua (che ancora non si è capito che differenza abbia rispetto alla psicologia) per usare in modo appropriato i termini.
Per professione riconosciuta si dovrebbe intendere una professione che ha una legge ordinaria (quelle fatte dal parlamento, hai presente?) che la fonda e la istituisce. L’Ordine è un ente pubblico che nasce insieme ad una legge che istituisce una professione, ed è il legislatore che gli attribuisce il compito di vigilare su chi esercita abusivamente. Quindi tranquillo, niente caccia ai “competitors”: si tratta di un ente pubblico che svolge la propria attività istituzionale.
Sulla “legge” per il riconoscimento delle libere professioni: intanto è un decreto e non una legge. E poi differisce radicalmente dalle leggi ordinarie che istituiscono le professioni, in almeno due punti: (1) normalmente per istituire una professione si fa una legge specifica, tipo la 56/89 per gli psicologi; mentre con il decreto si dice solo che tu puoi fondare una associazione per riunire gli esercenti una certa attività, a patto di avere certi requisiti, e potrai diventare una specie di interlocutore “ufficiale” per i cittadini e, si presume, lo stato (2) queste associazioni non sono assolutamente assimilabili agli ordini, perché avranno natura privatistica e non pubblica; non saranno enti pubblici, non avranno attribuzione di tutela dall’abusivismo, insomma saranno solo delle associazioni di persone che fanno un lavoro comune, nulla più.
Per gli ordini e le relative professioni, realmente riconosciute, cambierà poco.
Gianni, la legge non istituisce le professioni, in alcuni casi le “ordina” e le “regolamenta”… Per esempio: il ragioniere è una professione non regolamentata (ma riconosciuta) per esercitare la quale è sufficiente, come per tutti gli istituti tecnici, “abilitarsi” superando l’esame di Stato alla fine del corso di studi (ex maturità). Il geometra invece è una professione “regolamentata”, in quanto è prevista una ulteriore iscrizione ad un Albo.
La legge 56/89 pertanto non ha “istituito” la professione di psicologo (che esisteva già da tempo), semmai l’ha regolamentata e ordinata.
Il DL in questione definisce professione “l’attività economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di
terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi
dell’articolo 2229 del codice civile, e delle attività e dei mestieri artigianali, commerciali e di pubblico esercizio disciplinati da specifiche
normative”.
In questo contenitore ci stanno quindi tutte le professioni “non organizzate in ordini e collegi”.
Se fosse necessaria una legge per istituire ogni singola professione, la maggior parte dei professionisti italiani sarebbero fuorilegge. Il grafico, l’operatore sociale, il formatore, ad esempio, sono professioni “riconosciute” (perché operano professionalmente sul mercato) ma prive di ordinamento.
Le associazioni di categoria, in quest’ottica, hanno proprio il compito di stabilire i requisiti da raggiungere e mantenere, non per poter esercitare la professione, ma per garantire standard qualitativi sempre maggiori da parte dei professionisti che vi aderiscono, per migliorare le prestazioni rese, a vantaggio dei clienti che ne usufruiranno.
E’ vero, la sentenza riguarda la formazione e il “rilevamento” di una sorta di incongruenza nell’attività di uno psicologo che forma un counselor e poi non lo riconosce…quindi d’accordo. Il counsellor (tra l’altro figura riconosciutissima nei paesi anglosassoni, guarda un po’) è e vuole (!) essere figura differente che non si sovrappone, semmai si affianca. L’albo degli psicologi è albo degli psicologi, chi lo nega!
Saluti.
Beatrice Salvatore
Beatrice nemmeno io sono d’accordo sulla differenziazione netta tra le due professionalità. Spesso ho sentito dire da counsellor che lo psicologo è differente dal counsellor perché si occupa di diagnosi, patologia e cura. Non è così: quel tipo di professionista è lo psicoterapeuta.
Lo psicologo si occupa (per esempio) di autostima, benessere, crescita personale, sviluppo delle risorse o empowerment, di relazioni… e ho l’impressione che anche i counsellor intendano occuparsi delle stesse tematiche.
Persino gli autori di riferimento spesso sono gli stessi, penso ai teorici della psicologia umanistica come Rogers, Maslow, Rollo May.
In effetti anche il concetto di empatia, accettazione della persona, relazione di aiuto (ampiamente utilizzati dai counsellor) mi suonano familiari.
Non voglio alimentare la polemica, ma dire che il counselling è diverso dalla psicologia, a mio avviso, è una falsità, sostenuta da chi forse di psicologia non si intende.
Tra l’altro mi è capitato di sentire counsellor difendere la bontà del counselling a fronte di psicologi incompetenti, che hanno “rovinato delle persone”. Posto che non dubito che esistano psicologi incompetenti, non è che perché un cardiochirurgo sbaglia, perdendo un paziente, allora tutti dobbiamo metterci ad operare a cuore aperto. Il counselling è un’applicazione del sapere psicologico e, come tale, va lasciato agli psicologi.
Per cui, trovo giusta la sentenza. Gli psicologi non dovrebbero insegnare a lavorare come professionisti della psicologia i non psicologi.
Detto questo, ribadisco la mia posizione circa la formazione psicologica: servirebbe un intervento (e non di natura giudiziaria) per esortare le università ad evitare di formare un numero così elevato di psicologi. Ricordo che siamo 83.000 sul suolo italiano e alcune stime evidenziano che il numero è in crescita di 5.000 unità all’anno. Il mercato è SATURO. Quindi bene esortare (con tanto di sentenza) i colleghi che campano sulla formazione di non-psicologi a piantarla di fare questo mestiere…adesso procediamo con lo spiegare agli psicologi che formano aspiranti tali tramite il canale universitario che, per il bene della categoria, è ora di ridimensionare i numeri delle matricole.
Magari fosse vero… cioè che il counsellor sapesse chi è, e quali siano i suoi confini, ma è così solo in teoria… la realtà che continuiamo ad essere nel paese dei furbetti dove ogni scorciatoia è preferibile al merito e a duri e lunghi percorsi anche solo per formarsi una coscienza di ciò che davvero si stà facendo……… non nuocere innanzitutto.
L’origine del counsellors , nei paesi anglosassoni è antica (risalente alla fine della prima guerra mondiale, quando ancora la figura dello psicologo clinico non esisteva, esistevano gli psicanalisti e loro scuole, però ad esclusivo accesso ai medici; fino allora. Gli psicologi erano per lo più studiosi accademici ed in area sperimentale).
Ecco perchè in quei paesi ha senso la loro esistenza… inoltre spiegabile nei termini di un pragmatismo tutto anglossassone del coaching ed alieno fino a poco tempo fà nelle altre culture europee…. dove “felicità” “successo” ” salute”, sono venduti come le famose pozioni miracolose dei venditore del vecchio far west americano….(paese che per altri versi amo molto)
di fatti non si è avuto nemmeno l’onestà intellettuale di tradurre il termine stesso in italiano, ma è rimasto in inglese, proprio per non ammettere la propria inutilità sul piano reale socioculturale del nostro paese, rimanere quindi in una identità che fà del “nuovo” e vago il proprio biglietto da visita, semmai rinforzato dal successo che nel frattempo la psicologia ha ottenuto..
La realtà, capisco, solo leggibile da chi da semplice counsellor, coach, reflector ecc, ecc, non è, è traducibile nel piccolo “boom” che la cultura Psicologica nel nostro paese ha avuto negli ultimi venti, quindici anni, in estremo ritardo nei confronti degli altri paesi. Visibilità ottenuta con lunghe battaglie e grazie anche ad una maturazione complessiva, culturale, del nostro paese; su questi temi, prima sottostimati e non compresi. Ecco allora che il fascino della materia colpisce i più, spesso essi stessi, e questo di per sè non è affatto un male, disorientati e insoddisfatti delle precedenti scelte lavorative o di vita, ma abbastanza pigri da non fare le cose sul serio e con umiltà e solcare il confine di una qualsiasi soglia di facoltà e percorrere onestamente e con spirito di vera volontà formativa questa materia…. altro che non voler esserere uno psicologo… è prioprio il contrario, ma se lo posso fare senza far tanta fatica ” he che sò scemo???”….
Salve,
Vorrei fare un domanda in maniera sintetica, sto lavorando ad una fase di progettazione di un progetto in cui è prevista la figura del counseling, ora mi chiedo è possibile mettere una psicologa o è obbligatori inserire una figura con attestazione di counseling??
La figura del ‘counsellor’ non esiste ufficialmente in Italia. Nel nostro paese, questa parola designa genericamente chiunque svolga una forma di consulenza. Se in ambito psicologico, deve essere una persona iscritta all’Ordine degli psicologi, altrimenti l’ipotesi è di esercizio abusivo della professione.
Caro Antonio, per completezza di informazione, ti riporto una nota sulla nuova legge appena uscita.
Counseling e libere Professioni:
il DDL Associazioni Professionali è legge dello Stato, in vigore dal 10 febbraio 2013
Una conquista storica: è stata approvata e pubblicata la Legge che finalmente riconosce e regolamenta le libere professioni. Fra queste anche il Counselor. A garanzia della qualità dei professionisti e della tutela dell’utenza.
Il 26 gennaio nella Gazzetta Ufficiale n. 22 è stata pubblicata la legge 14 gennaio 2013, n.4 recante DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PROFESSIONI NON ORGANIZZATE. La legge entrerà in vigore a partire dal 10 febbraio 2013.
Questa fine di legislatura ci regala quanto attendevamo da anni, segnando una vittoria sulle lobby degli ordini professionali e aprendo la strada ad una organizzazione finalmente fluida, seria, moderna ed europea della costellazione di servizi a supporto dell’empowerment di persone, gruppi e aziende.
Buon lavoro.
Solo per specificare che il DDL citato vuole regolamentare le associazioni di attività finora non riconosciute, e non riconoscibili – perché questo richiederebbe una legge specifica per ogni professione, e l’istituzione di una cassa previdenziale autonoma – ‘fatte salve le attività protette’.
Questo significa che io posso aprirmi l’Associazione Curatori Dentari Italiani, ma questo non mi autorizza a curare i denti. Non posso pensare che il DDL sia un modo per aggirare la legge italiana, che pone dei vincoli all’attività di cura dei denti nell’interesse dell’utenza. In altre parole, il DDL non serve per aggirare le norme esistenti e mettersi a fare cose che comunque le norme preesistenti riservano ad iscritti agli Ordini, e questo è scritto con chiarezza nel DDL stesso.
Che poi in Italia, a differenza che nell’Europa di cui tanto ci riempiamo la bocca, si cerchino sempre scappatoie attraverso l’interpretazione a proprio uso e consumo delle leggi, è questione ancora irrisolta. Il proliferare di persone che prendono la scorciatoia, facendo i dentisti, gli psicologi, gli avvocati, i commercialisti e i ginecologi abusivamente è proprio segno di questo. Il DDL vuole far emergere il sommerso, e aiutare la cittadinanza a scegliere con informazioni chiare; non vuole di certo ‘superare la logica delle lobby’, anche perché è tutto da dimostrare che gli Ordini, che sono enti pubblici a tutela dell’utenza, siano delle lobby.
Semmai, sono lobby alcune categorie professionali – non certo gli psicologi – che riescono per la propria storia e per i legami con la società, la politica e l’economia, ad agire su alcune leve fondamentali. Gli industriali sono una lobby, Confindustria è una lobby, i gestori di giochi d’azzardo sono una lobby, e nessuno di loro ha bisogno di un Ordine per esserlo.
Per ribadire ancor più chiaramente quanto già commentato da Federico Zanon: il DDL in questione NON AUTORIZZA ALCUNO, tantomeno chi si autoproclama “counselor”, a svolgere attività proprie della professione di psicologo (promozione del benessere, sviluppo e crescita personale, problem solving, facilitazione relazionale, sostegno, diagnosi, ecc.). Chiunque svolga sul territorio nazionale le suddette attività senza essere abilitato per legge (laurea, esame di stato… In pratica basta studiare per fare lo psicologo, ma non tutti hanno voglia di farlo) commette abuso della professione psicologica. Che si autoproclami, counselor, reflector, psychoped e abbia o meno fondato un’associazione è indifferente per la Legge.
Caro Antonio,
non solo è possibile inserire la psicologa in un ruolo che prevede competenze di counseling (cioè di consulenza psicologica: chiamiamo le cose con il loro nome) ma è fortemente indicato per tutelare l’utenza da situazioni di abuso professionale da parte di soggetti non qualificati né legalmente né sostanzialmente a svolgere quel ruolo.
Salve a Tutti sono una Pedagogista e counselor e reflector nonché mediatore familiare. Il 26 gennaio nella Gazzetta Ufficiale n. 22 è stata pubblicata la legge 14 gennaio 2013, n.4 recante DISPOSIZIONI IN MATERIA DI PROFESSIONI NON ORGANIZZATE. Aderenti COLAP, la legge è entrata in vigore a partire dal 10 febbraio 2013. Le professioni Libere sono attive già da anni in tutta Europa, facciamo parte dell’ Unione Europea, ciò non vuol dire che in Italia le professioni con Albo debbano scomparire, ma si affiancano a queste non organizzate con Albo, iscritte ad associazioni dove si richiede la certificazione ISO tramite un esame identico a quello dell’esame di Stato e un iscrizione all’Albo interno pubblico su Internet: vedi PEDIAS, UNIPED, ANPE, ANPEC. La professione di counselor è molto diversa da quello di psicologo ..e cmq si accede non dopo studi superiori bensi dopo una laurea triennale tramite un master per counselor di I livello, e dopo una laurea magistrale con un master di II livello per caunselor specialisti….inoltre non è concessa a tutti ma a dott: psicologi, pedagogisti, assistenti sociali specialisti, educatori professionali specialisti, medici, sociologi, filosofi, antropologi e per alcuni master anche avvocati….credo che queste professioni affini abbiano competenza in materia, certamente non mettono commercialisti, ingegneri, architetti, matematici, etc..inoltre molti di questi master sono autorizzati ISFAR e MIUR….quindi piano con le accuse, basta con queste lotte si sa che i confini sono non ben definiti ma anche i psicologi usano tecniche mutuate dalla pedagogia e sociologia come i sociologi e gli assistenti sociali e viceversa….
Cara Vittoria, il senso del suo commento è tutto in questa sua falsa affermazione (magari anche in buona fede, non ci è dato saperlo) secondo cui “La professione di counselor è molto diversa da quello di psicologo…”.
Se lei avesse alle spalle anni di studi, di formazione e di consapevolezza disciplinare non parlerebbe con tale leggerezza di un intervento professionale (la consulenza d’orientamento, relazionale, di sviluppo personale, di problem solving, ecc. ecc. – che in inglese viene chiamata counseling) che rientra a titolo completo quale attività professionale della psicologia, non di altre discipline. E’ così in qualsiasi paese, lingua, legislazione, semplicemente perché… è la storia della psicologia a determinarlo.
Il resto è un puro tentativo di mistificare fatti e leggi, insomma l’applicazione della solita logica “all’italiana”: è giusto così perché fa comodo a me!
Tuttavia, non tutta la responsabilità è sua – anche se la invito caldamente ad astenersi dall’applicare qualsiasi forma di intervento di questo tipo sulle persone non essendo abilitata: si chiama abuso della professione psicologica ed è punito dalla legge – infatti, gran parte della responsabilità è della stessa comunità professionale degli psicologi. Una piccola parte di loro, per mere ragioni economiche, illude persone come lei di poter esercitare una professione d’aiuto e crea danni incalcolabili sulla salute delle persone e sulla scientificità della professione.
Stiamo lavorando affinché questo enorme conflitto di interessi cessi per sempre anche in Italia.
Gentile Vittoria:
1. mi spiegheresti esattamente in cosa consiste (ovvero, in dettaglio, da quali atti operativi distintivi e autonomi è costituita, e su quali modelli teorici specifici si fonda) la professione di “counsellor” ? E quella di “reflector” ? Lo chiedo spesso, ma nessuno è ancora riuscito a darmi una risposta precisa, magari tu puoi.
2. Molto rispettosamente per tutti, trovo quanto meno curioso “appaiare” ISFAR e MIUR: da che ne so (ma magari sbaglio) l’ISFAR è un istituto privato, il MIUR il Ministero dell’Università.
Mi sembra quindi molto curioso metterli sullo stesso identico piano normativo-pubblicistico, in merito alla loro possibilità di “autorizzare” formalmente qualcosa… Sbaglio ?
Grazie dei tuoi chiarimenti, che leggerò con interesse.
La professione di counsellor, per la quale mi sto formando in una scuola molto seria, è una professione dignitosa per la quale sono richieste molte ore di pratica e studio. La pratica del counselling non ostacola il lavoro degli psicologi, né degli psicoterapeuti, anzi può essere un lavoro complementare, essendo pensata anche come prima accoglienza ed eventuale invio ad altri professionisti. C’è l’occasione di unire le forze per integrare diverse professioni nella relazione di aiuto e come al solito ci si perde in polemiche. Probabilmente questa professione tra pochi anni sarà tranquillamente riconosciuta come lo è in tanti altri paesi e si formeranno squadre di Psicologi, Psicoterapeuti, Psichiatri e Counsellor che potranno lavorare in equipe (cosa peraltro che già avviene in molte strutture anche in Italia). Per rispondere a Luca Pezzullo, il counsellor lavora con la parte sana delle persone, le aiuta a trovare le proprie risorse e potenzialità in momenti di crisi. Lo psicoterapeuta lavora con la patologia (nevrotica o psicotica). Penso che il counselling possa servire come strumento di prevenzione o anche di avvicinamento al lavoro interiore per persone che non se la sentono (per pregiudizi o paura di essere etichettate) di intraprendere un percorso psicoterapeutico. E’ sempre la stessa lotta che anche i primi psicoanalisti del 900 hanno dovuto sostenere con l’ordine dei medici, gli psicologi con gli psichiatri e così via… quando impareremo????
Uniamo le forze ed impariamo i reciproci linguaggi, diamoci una mano invece di ostacolarci e vedrete che tutto fluirà nel migliore dei modi per tutti. Buon Lavoro a ognuno di noi
Elena Savino, counsellor in formazione
Trovo che alcune sue considerazioni siano un condensato di luoghi comuni sullo psicologo che non trova alcun riscontro nella realtà culturale e scientifica della professione. Che poi si chiami a testimone la storia della psicanalisi delle origini, che non è affatto una storia di affrancamento dal mondo medico (o dall’Ordine dei medici, che nemmeno esisteva) ma semmai una storia di affermazione della Laicità della pratica psicanalitica – questione peraltro ancora aperta – dimostra che manca un terreno comune di confronto.
E mi trovo pure a chiedermi perché – se il lavoro del counsellor è tanto diverso da quello dello psicologo – si insista a volersi unire in un reciproco apprendimento di linguaggi, o si continui a commentare su un sito di psicologi, dedicato agli psicologi e gestito da un’associazione che è da sempre fortemente orientata alla tutela dei confini professionali dello psicologo.
Voglio dire: accogliamo volentieri i commenti di tutti, ma occorre anche comprendere il contesto in cui siamo. Abbia pazienza, ma noi siamo della corrente di pensiero che ritiene che gli psicologi bastino e avanzino per occuparsi dell’interiorità delle persone, sia essa ‘normale’ o ‘patologica’. Anzi, le dirò di più: ci arroghiamo persino la competenza di distinguere fra normale e patologico, dato che si tratta di atto diagnostico che richiede formazione specifica e abilitazione da parte dello Stato.
Perché vede: saltare a piè pari il problema di decidere se una persona che vediamo è a rischio suicidario (ad esempio), pensando che tale decisione non faccia parte della professione di psicologo ma possa essere esercitata dal qualunque sig. Rossi che si autonomina ‘capace di occuparsi dell’interiorità delle persone’, significa non avere ben presente cosa sia il diritto alla salute che le leggi tutelano.
buongiorno… come mai il mio intervento non è stato pubblicato? non mi sembrava avesse contenuti offensivi o altro…
Abbia pazienza: non siamo in grado di gestire il sito in tempo reale, e preferiamo moderare i commenti per evitare di ospitare contenuti non appropriati. Il suo precedente commento è stato pubblicato, e pure commentato.
Grazie per la pubblicazione e per il commento.
Il motivo per cui scrivo qui è che si parla in modo piuttosto degradante di una professione per la quale sono invece richiesti studio pratica e lavoro su di sé (anche con ore di psicoterapia). Forse ci sono appartenenti alla nostra categoria che non onorano questa professione e la esercitano in maniera poco seria senza la preparazione adeguata, ma non comprendo il perchè di questo accanirsi. Si parla di counselling in questo vostro intervento e quindi sento utile intervenire, per me e per tutti quelli che lavorano con serietà ed impegno.
Ho frequentato la facoltà di psicologia per 3 anni e semplicemente quello che mi veniva offerto come formazione e prospettive di lavoro non mi ha convinta dall’inizio. Avevo un’aspettativa che è stata delusa. Mi sono avvicinata a questa materia con vivo entusiasmo ma mi sono ritrovata a studiare matematica, biologia e una serie di esperimenti di psicologia che cercavano di rendere una scienza esatta ciò che invece vive della magia di un incontro. Per questo motivo ho lasciato l’università e mi sono calata nel lavoro pratico in campo sociale con una gavetta di anni. Ci fosse al tempo stata una facoltà di psicologia seria o una scuola di counselling, probabilmente avrei concluso il percorso prima, ma così non era. Parlo del 1990. Quando mi sono avvicinata al counselling ho capito che è quello che voglio fare. Non desidero fare la psicologa e nemmeno la psicoterapeuta, il modo di lavorare di un counsellor è diverso negli scopi, nei modi e nelle competenze, purtroppo lo si può comprendere solo se c’è incontro e non pregiudizio. Non desidero portare via il lavoro a nessuno, anzi, mi piacerebbe come ho già detto poter collaborare. Io provo a mettere dei semi, spero che qualcuno li colga. Non trovo utile trincerarsi dietro a titoli di studio e ruoli e non comprendo da cosa vogliate tutelarvi. Lo psicologo ha un certo ruolo lavorativo, così come lo psicolterapeuta. Sono ruoli accettati e riconosciuti e che permettono di lavorare con dignità e con un compenso che onora sforzi e anni di studio. Noi counsellor stiamo lavorando per far conoscere questa professione e per costruire qualcosa di nuovo. So che mi sono avventurata in un territorio non neutrale e nemmeno ospitale, ma al di là delle incomprensioni culturali che possiamo avere in quanto non ho la laurea in psicologia, spero di aver lasciato un segno in questa pagina. Buon lavoro a tutti e che ognuno si impegni al massimo in ciò che fa per rendere questo mondo un luogo più accogliente…
Elena
Elena, una curiosità. Ripeti più volte che il “counsellor” non è avvicinabile allo psicologo per “il modo di lavorare (…) diverso negli scopi, nei modi e nelle competenze”.
Ecco, quindi se il counsellor non si occupa di psicologia, vorrei davvero capire due cose:
1. Perchè i counsellor vogliono che gli insegnamenti siano tenuti da psicologi, visto che – a dire dei counsellor – la loro attività nulla ha a che fare con la psicologia.
2. In cosa consistano esattamente questi “atti tipici” di un counsellor, ovvero cosa fa in pratica (non il generico “aiuta gli altri a sviluppare il proprio potenziale”; intendo proprio cosa fa, concretamente e sostanzialmente, quando gli arriva qualcuno in studio).
Sono i due dubbi che ho da anni, e nessuno me li ha ancora risolti.
Grazie.
Dimenticavo: Elena, tu nel tuo primo intervento hai contrapposto il “counsellor”, che secondo te lavora con la parte “sana”, e lo psicoterapeuta, che secondo te lavora con la parte “patologica”.
Mi sembra però che tu abbia dimenticato che esiste – prima dello psicoterapeuta – anche lo psicologo; e che non tutti gli psicologi fanno gli psicoterapeuti… e quindi, magari, le funzioni che tu attribuisci al counsellor sono quelle degli psicologi… che ne pensi ?
Ciao Luca
quello che intendevo dire è che un counsellor (senza virgolette) non si sognerebbe mai di fare un trattamento terapeutico, quindi non lavora per la ristrutturazione della personalità, né fa terapia a persone con gravi nevrosi o psicosi. Questo non toglie che lo psicoterapeuta possa fare degli interventi in cui lavora con la parte sana dei suoi clienti. Ripeto è un po’ difficile per me dialogare quando sento che di base c’è un pregiudizio nei confronti del counselling. Comunque provo a spiegarmi. So benissimo che tipo di lavoro fa uno psicologo, so anche che non è tenuto a lavorare su di sé né a fare alcuna psicoterapia individuale, a meno che non lo faccia per sua scelta. Credo che la psicologia sia una materia molto importante e profonda e che nelle facoltà universitarie servirebbe una qualche riforma per dare ai laureandi degli strumenti più pratici di lavoro. Parlo perchè l’ho verificato personalmente frequentando la facoltà a suo tempo. (spero che ora qualcosa sia migliorato, me lo auguro per tutti quelli che amano questa professione e hanno il diritto di ricevere gli strumenti e le conoscente adeguate). Ho lavorato in campo educativo e anche in alcune strutture psichiatriche (come operatrice sociale ed educatrice) e collaborato attivamente con psichiatri e psicologi con i quali facevamo periodiche riunioni di programmazione e confronto. Ho avuto modo anche di verificare anche attraverso conoscenza diretta di amici psicologi che gran parte del loro lavoro consiste nella valutazione tramite test e terapia che segue dei protocolli precisi. Per questo motivo dico che non mi interessa la professione di psicologo così come viene svolta in alcune strutture. So che gli psicologi fanno colloqui di consulenza e orientamento. Ma so anche che non è richiesto un particolare percorso interiore (ma questa è una scelta del singolo). So che gli psicoterapeuti si fanno un mazzo tanto studiando all’università e poi con scuole molto valide che li preparano e danno conoscenze pratiche e strumenti per il lavoro interiore.
Non ho nessun pregiudizio nei confronti degli psicologi, anzi credo che se qualcuno sceglie di fare un lavoro così significa che è una persona con una certa sensibilità. Ma aver studiato in maniera prevalentemente teorica secondo me non basta: per stare con una persona, con la sua sofferenza, è necessario aver esplorato fino in fondo la nostra. In alcune scuole di counselling (non posso dire in tutte perchè non l’ho verificato di persona)si lavora molto duramente su di sé. Questo te lo posso confermare personalmente. Sono tre anni, la laurea non è richiesta (ma qualcuno che partecipa ai corsi ce l’ha)ma in quei tre anni si studia e si fa molto lavoro pratico, oltre ad essere richiesta una seria psicoterapia. Detto questo nella scuola che io ho frequentato la maggior parte degli insegnanti non erano psicologi,ma counsellor, non mi sono state insegnate tecniche di psicoterapia né a fare test psicologici e diagnosi. Ho sostenuto parecchi esami (e esami veri, non lo studio di una dispensina, ma di parecchi volumi alla volta), tra cui uno di psicopatologia volto proprio alla tutela dei clienti, per poter meglio comprendere quando è il caso di consigliare ad una persona di rivolgersi ad uno psicologo o uno psicoterapeuta o uno psichiatra o in una struttura competente in cui possano consigliarlo. E non si parla di fare diagnosi ma solo di avere l’umiltà e la responsabilità di capire che è meglio che una persona con diverse competenze se ne prenda carico. Per questo dico che sarebbe utile poter lavorare con un’equipe di professionisti.
Per quanto riguarda cosa si fa precisamente in un colloquio di counselling, molto dipende dall’indirizzo che la scuola frequentata abbraccia e quindi ci sono modelli di riferimento e tecniche diverse. In linea generale la base è l’ascolto attivo, un atteggiamento empatico e di non giudizio, aiutare la persona attraverso la riformulazione e il rispecchiamento a comprendere meglio ciò che emerge da quello che sta raccontando e da quello che esprime con un linguaggio non verbale. Non c’è terapia, non c’è diagnosi, non ci sono consigli né valutazioni né indagine analitica né interpretazioni… Ma ci sono tanti libri interessanti ed esaurienti che spiegano tutto ciò molto meglio di come sto facendo io ora, se sei interessato ad approfondire.
Dico un’altra volta che ho rispetto per ogni professionista e mi auguro che queste incomprensioni si possano risolvere.
ti ringrazio per lo stimolo
Elena
Gentile Elena,
ti chiedo scusa, ma mi sembra che ci sia una notevole confusione di livelli….
Parli anche qui di “diagnosi e terapia”, mettendo ancora insieme la dimensione psicoterapeutica e quella psicologica.
La terapia (con o senza “protocolli” – prova a dire a uno psicodinamica o uno psicoterapeuta umanistico che usa un “protocollo rigido”…) la fa appunto lo psicoterapeuta; ma avevo appunto evidenziato che mi interessa chiarire il ruolo dello Psicologo, che non è necessariamente Psicoterapeuta.
Molti counsellor mi sembra invece che cerchino di “appiattire” artificiosamente la rappresentazione dello psicologo su quella dello psicoterapeuta, pretendendo di avocare a sé il “terreno” così presuntamente “liberato” della consulenza non psicoterapeutica.
Ma lo psicologo è ben diverso dallo psicoterapeuta; essere uno non implica l’altro.
Continui qui a parlare della “tua esperienza con la psicologia”, ma la mia o la tua esperienza non sono ciò che definisce una professione: è la normativa.
Le attività di sostegno psicologico sono riservate per legge allo psicologo, e tu infatti descrivi quelle che sembrano essere attività di sostegno (con altro nome), che si sviluppano tramite tecniche e approcci di derivazione palesemente psicologica (ascolto attivo, riformulazione, rispecchiamento, ecc., che sono appunto tecniche psicologiche, nate in ambito psicologico, e strutturate nella prassi psicologica).
Tra l’altro tu stessa riconosci che studiate proprio le tecniche di colloquio psicologico, la psicopatologia, ecc.
Per cui, dire che “il counselling non ha nulla a che fare con la psicologia”, quando invece quello che descrivi si basa su tecniche di derivazione psicologica per raggiungere obbiettivi psicologici (“esplorare e stare con la sofferenza di una persona”: espressione tua), è, temo, assai poco coerente.
Dici inoltre, in negativo, “cosa non si fa” (in teoria) in una seduta di counselling: no consigli, no valutazione, no indagine, no interpretazioni… ma quindi, in positivo, alla persona davanti a te cosa dici/fai ?
Sei silente, o le dici qualcosa che non è nè consiglio, nè restituzione, nè interpretazione, nè… ? Cosa fai e dici, in concreto ?
Citi poi più volte anche la necessità per uno psicologo di fare un percorso personale; siamo d’accordo che chi si occupa di clinica dovrebbe farlo (e moltissimi infatti lo fanno… tra gli psicoterapeuti poi questo è quasi un must, soprattutto in certi indirizzi), ma che c’entra col resto del discorso delle competenze di legge… ?
Studiare biologia e statistica ti sembra noioso ?
Lo psicologo è un professionista che, proprio per avere una visione biopsicosociale integrata della persona, necessita anche di comprendere le basi biologiche del suo comportamento personale, delle sue dinamiche relazionali, dei suoi processi di elaborazione e significazione; così come conoscere le basi della statistica gli permette di comprendere in maniera più corretta e sicura le ricerche, l’epidemiologia, perfino la semplice comunicazione e condivisione scientifica del proprio lavoro con i colleghi e gli altri professionisti della salute e del benessere.
Questo non impoverisce la “relazione interpersonale” (non è certo un aut-aut, “se studi biologia diventi socialmente incapace”, o “chi non studia biologia è relazionalmente dotato”), ma al contrario l’arricchisce profondamente in merito alla conoscenza di dinamiche e processi funzionali che ne permettono una comprensione più vasta, ricca e utile.
Non ci sono mai scorciatoie (“evito le discipline che non mi piacciono”), se si vuole lavorare con la sofferenza altrui.
Altrimenti rischiamo di appiattire l’intervento professionale sulla “sofferenza altrui” con una semplice “magia dell’incontro”, che con tutto il rispetto non vuol dire molto; e sembra genericamente avocare a sé l’esclusività di una presunta “sensibilità tutta particolare”, che con un paio di semplici tecniche “farebbe star meglio la gente”.
Le cose non sono così semplici, temo.
La sensibilità serve, ed è essenziale; ma è condizione necessaria, non sufficiente per garantire la qualità del lavoro sulla “sofferenza altrui”, perfino nei setting di consulenza in cui non si toccano temi psicopatologici…
Caro Luca
non c’è dubbio che i counselor utilizzino strumenti che anche gli psicologi utilizzano. Se vogliamo possiamo inserirci anche i preti che una volta prima della nascita della psicologia così come la conosciamo ora fungevano da ascoltatori e consiglieri. Allo stesso modo alla costruzione di una casa collaborano ingegneri edili, architetti, geometri e muratori, ognuno con il suo ruolo.
Secondo me quando aumenta l’offerta c’è ricchezza. Ci sono maggiori opportunità per i clienti di trovare un percorso che possa aiutarli a stare bene. Io cerco di farlo meglio che posso. Non mi interessa la ricerca, non mi interessano i test, né le valutazioni, né il sostegno e ho scelto questa strada. Ogni scelta ha i suoi vantaggi e i suoi limiti. Le cosidette scorciatoie hanno un prezzo, infatti sono qui a provare a spiegarmi nonostante i pregiudizi che percepisco. Quindi buona fortuna a tutti…
Elena
“Che cos’è un incontro veramente umano? Non si può definire con questo termine l’incontro casuale di una persona per strada. Un autentico incontro umano implica sempre che io sia, anche se per poco, totalmente presente all’altra persona, che io sia pienamente con essa. In un vero incontro, io partecipo all’esistenza personale dell’altro, con reale premura. Partecipare vuol dire letteralmente ‘prendere parte a’. Quindi l’incontro implica che io partecipi alla vita dell’altro, all’esistenza dell’altro, condivida il suo modo di essere nel mondo. (…)
Qualcosa nel suo comunicare mi tocca e diventa quasi un appello rivolto a me. Mi spinge a dargli una risposta che va oltre il formale e l’accidentale. E’ come se l’altro si fosse tolto per un momento la maschera sociale e mi invitasse ad entrare nel santuario della sua vita interiore. Io rispondo a questo appello togliendomi la mia maschera. Qualcosa matura tra noi e una nuova realtà è sentita ed espressa da noi due. Che cos’è questa nuova realtà? Che cos’è questa nuova e vitale relazione? Che cosa questo improvviso crearsi di una comunione?
Qualcuno potrà rispondere: “Nulla”. Difatti sembra una cosa da nulla. Eppure qualcosa è avvenuto; in questo nostro rapporto è emerso un qualcosa di così reale, che non potrò incontrarlo di nuovo un altro giorno o anche il dì seguente, senza sperimentare una conoscenza più che casuale.”
(Adrian van Kaam – Il counseling)
Certo Elena; il problema è quando il manovale usa lo strumento dell’ingegnere dicendo che sta usando uno strumento da manovale…
La poetica del “contatto con l’altro” è bella, ma qui c’entra poco: se il counsellor usa strumenti tecnici psicologici (non quelli del prete…), allora abbiamo un problema; anche perchè l’operare professionalmente su processi psicologici, con obbiettivi psicologici, usando modelli di derivazione psicologica e tramite strumenti tecnici psicologici, è appunto quello che caratterizza lo psicologo (per Legge). Ben difficile dire che “se lo chiamo diversamente, diventa qualcosa di diverso nella sostanza”.
Buongiorno tutti,
Vi scrivo per sapere come ci si deve comportare verso quei consulenti che fanno corsi di counselling all’interno di aziende con finalità di aumento del fatturato utilizzando tecniche pnl o roba simile, che poi fuori dal lavoro propongono un percorso di “crescita” personale anche a persone con problemi seri. Mi farebbe piacere che venisse scritto da voi un commento su quali rischi possano portare a persone emotivamente fragili o con problemi di natura psicopatologica.
Un counselor che fuori dai corsi aziendali propone un percorso, dopo aver provocato una reazione di pianto in una persona, come deve essere considerato? Un counselor che smuove emozioni dolorose e si propone come professionista capace di portare sollievo come dovrebbe essere considerato?
grazie a tutti in anticipo
cordialmente, Antonio
Antonio quelli non sono counselor, sono coach. Tutta un’altra storia e modus operandi. Non fanno terapia, se uno ha problemi psicopatologici se li affronta con chi di dovere, non è materia da coach.
Se una persona piange durante una sessione di coaching, pazienza, gli si passano dei fazzoletti e si va avanti facendola esprimere. Non è che per ogni lacrima versata serve uno psichiatra.
Saluti, buone cose
Luca, coach
Cari ragazzi, tra cui Cristina. Facciamola finita una volta per tutte: PROFESSIONISTI NOI COUNSELOR LO SIAMO, perchè abbiamo studiato MINIMO 3 anni per diventarlo. A me i counselor hanno salvato la vita, mentre gli psicoterapeuti stavano per rovinarmela. Tra l’altro aprite la mente, e guardate anche cosa succed nel mondo: il Counseling è una professione riconiosciuta e autonoma che lavora o per obiettivi specifici o in ambito di sviluppo del potenziale. Nessuno ristruttura la personalità di nessuno, lo aiuta soltanto a fare chiarezza dentro se stesso, esprimere i suoi talenti e creare una vita più felice. GRAZIE.
Forse poi dovreste conoscere meglio i guaritori e il significato originario del termine “terapia”, chesignifica prendersi cura. Io sono counselor e ho spesso psicoterapeuti nel mio studio… che mi chiedono come ho fatto per avere l’esperienza che ho. Semplice. Ho studiato una vita, ho lavorato molto su di me, anche con la psicanalisi (non a caso Jung e Freud non riteneva necessarie la formazione in medicina o in psicologia per lavorare con l’anima delle persone). Tra l’altro quelle che ritenete teorie psicologiche, sono modernizzazioni di culture antichissime che affondano nella filosofia e nelle tradizioni spirituali di ogni epoca e cultura. NESSUNO HA LA PREROGATIVA DI LAVORARE CON L’ANIMA (PSICHE) DELLE PERSONE, PERCHE’ SI TRATTA DI UNA CAPACITA’ E DI UN TALENTO CHE PRIMA DI TUTTO SI ACQUISTANO CON UN VENTAGLIO DI CONDIZIONI, TRA CUI LA LAUREA IN PSICOLOGIA NON E’ CERTO AI PRIMI POSTI NE’ UNA DELLE MIGLIORI GARANZIE. La maggior parte di psico che ho conosciuto, era piena di problemi, decisamente vittima inconsapevole di controtransfert, e la chiudo qua perchè ci sarebbe di che denunciare. Oggi io collaboro con medici e psichiatri, e ci troviamo benissimo. Anche a detta loro, stanno iniziando ad “uscire” counselor molto capaci, quindi, per afvore, pensate di più a fare il possibileper svolgere meglio il vostro lavoro, anzichè perder tempo a sollazzare il vostro potere accusando noi counselor. OGGI C’E’ PIENO POSTO PER TUTTI, e vi ricordo che la L. n.4 del 2013 ha riconosciuto PROFESSIONI A TUTTI GLI EFFETTI ANCHE QUELLE REGOLAMENTATE DA ASSOC. DI CAT. PROF. Sono un ex legale, oggi counselor, due lauree, due master post laurea, due scuole di counseling, una scuola di artiterapie e una di naturopatia. Potrei dirne aqltre ma non voglio apparire “spaccona”. A ottobre uscirà il mio secondo libro : “L’ArtCounseling dell’Amore”, di cui consiglio la lettura anche agli psico. Il primo è LA VIA DELL’ARTOUNSELING. Tra parentesi, ho collaborato anche con Enrico Cheli, docente universitario e psicoterapeuta, il primo ad aver introdotto il Counseling come Master triennale all’Universuità. Quindi non ci scocciate più con le vostre lamentele anacronistiche, e siate responsabili della vostra stessa professionalità, che per rispetto ai nostri stessi clienti, è un punto molto più importante. GRAZIE.
Per Luca Pezzullo: il counselor NON è il manovale di nessuno. Ma siamo a questo punto di incomprensione e … disperazione?? Solo un disperato può avere una visione tanto – falsamente – gerarchica. Si tratta semplicemente di professioni DIVERSE. E se permetti io, che sono stata formata anni e anni da PSICOTERAPEUTA, sono stata formata proprio ad usatre strumenti PSIOCOLOGICI, nn il gioco dell’oca. Buone cose.
p.s. sono stata formata come counselor anni e anni proprio da psicoterapeuti… ma questo si omette, vero?? Oltremodo scomodo, già già. Passo e chiudo.
si lo fa anche mio cugino che non è psicologo..fa il magazziniere ma rivece a casa persone e si fa pagare ..si è sparsa la voce che è bravo… tutti possono fare tutto in questo paese e si vede…tanto le tasse non le paga..responsabilità non ne ha..ci guadagnao tutti no??
Mi sembra di essere tornato ai discorsi che si facevano alla fine degli anni 80… “Bedi” ne hai di strada da fare..ma vedrai che questa tua “Professione” non ti darà da vivere a sufficienza..spero tu sia ricca di famiglia..
Ahh…. scusa tre anni..andiamoci piano una ventina di week end all’anno a casa mia non fanno 3 anni di studio..fanno sessanta week end in tre anni un pò pochini… guiusto le ore di un terzo della terapia didattica che serve per acccedere ad una scuola di Psicoanalisi…
Sai io sono tra quei che ne giovano della presenza di tanti aspiranti psicologi…(counsellors,coach reflector, “pedagogisti clinici”) è un modo facile di fare soldi… faccio parte di un movimento che tra i primi haimè ha promosso oramai 15 anni fà l’apertura di corsi a non laureati perchè se no la mia, con le troppe scuole private di psicoterapie, semplicemente avrebbe chiuso… ci furono molte discussioni..prevalse l’idea di usare un cambiamento occorso con l’unificazione europea del ’92 per fare quello che la deontologia palesemente VIETAVA…
Il dio denaro ha prevalso, l’affare per tanti mie colleghi è stato notevole, siete un esercito di aspiranti psicologi ma con poco tempo per studiare e poca voglia di farlo sul serio…ed ecco tanti bei soldini facili che fioccano sulle scuole morenti di psicoterapia privata..da allora ovviamente col giro di affari si sono moltiplicate invece che “selezionarsi”..ne conosco di miei amici che ne hanno aperte e ne hanno fatto un buisness(ino)… ma di counsellor che col loro lavoro vivono in autonomia ne vedo veramente pochi…
Lascia stare con la salute e la verà volontà di “fare del bene” al prossimo. L’affare counselor in Italia con questi bei propositi non centra un fico secco!! …. soldi agi psicologi solo soldi agli psicologi..che non riuscivano più a farne in altro modo… e spesso sono proprio quelli che sul campo hanno combinato ben poco ad “insegnarvi” ma di certoi li pagate e non male anche..chiediti piuttosto quanto ti ci vorrà per ripagarti delle spese..per andare in pari..in bocca al lupo “Bedi”
Quindi, in concreto, i counselor rimangono liberi di esercitare come hanno sempre fatto. In compenso le materie psicologiche su cui vengono formati saranno rinominate formalmente in modo da non calpestare il terreno degli psicologi (chi verifica quello che viene effettivamente insegnato a lezione?) ma insegnate da non psicologi, mentre quegli psicologi che insegnavano materie psicologiche (in “strumenti conoscitivi” nominati dall’articolo ci rientrano pure le teorie di psicologia generale, dello sviluppo, le caratteristiche delle relazioni di aiuto, ecc?) a non addetti al settore perderanno pure quel poco lavoro che avevano. Scacco matto, insomma.