Il giudizio sugli Ordini, un anno dopo.

È passato un anno dalle ultime elezioni e dall’insediamento dei nuovi Ordini. Un tempo ragionevole per trarre un primo bilancio di questo mandato, che vede comunque delle interessanti innovazioni nel panorama della politica professionale.

UNA PANORAMICA

Intanto, sei degli Ordini più grandi sono ora amministrati a maggioranza da rappresentanti di AltraPsicologia: Campania, Emilia Romagna, Lazio, Marche, Sicilia e Veneto.

Inoltre AP è presente in minoranza anche nei Consigli di molte altre Regioni (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Liguria, Lombardia, Molise, Sardegna, Toscana, Val d’Aosta e provincia di Bolzano), e quindi l’azione per rendere trasparente il funzionamento delle nostre istruzioni di categoria, che ci caratterizza da sempre, si è molto estesa. Siamo in grado di monitorare cosa e come accade in quasi tutti gli Ordini d’Italia.

Un altro dato importante è che nelle elezioni del 2019 i voti complessivamente ottenuti da AltraPsicologia rappresentano la maggioranza numerica degli Psicologi italiani.

Al Consiglio Nazionale (CNOP), invece, questo avvio di mandato non ha portato grandi novità. Si è ricreata, in continuità con le gestioni precedenti, la stessa maggioranza che conosciamo da sempre: il consueto coacervo di tutte le altre sigle e dei piccoli potentati locali, aggregato con il contributo dei vertici nazionali del Sindacato.

In questo primo anno, comprensibilmente, la maggior parte degli Ordini sono stati impegnati a conoscere e studiare le loro precipue situazioni.

Alcuni, di certo quelli di AltraPsicologia, sono stati impegnati a fare il conto dei danni amministrativi che hanno ereditato, a riparare il riparabile e a predisporre gli atti legali per chiudere i conti col passato.

Al contempo, i nuovi presidenti delle Regioni AP non hanno messo tempo in mezzo, rispetto alla necessità di rilanciare servizi concreti per i loro iscritti e ad interloquire con l’opinione pubblica e le istituzioni dei loro territori per valorizzare la professione.

LA BLACK LIST

In diversi Ordini abbiamo notizia che le cose non vadano per niente bene. In alcuni casi si è già dovuti ricorrere al Tribunale, in altri crescono pesanti contrasti. Assistiamo a vere e proprie faide interne alle cosiddette maggioranze, che poi sono quelle che sostengono l’attuale vertice del CNOP.

Discorso speciale necessita la PUGLIA, dove il consiglio appena eletto è già stato destituito per decisione del Tribunale di Bari, che al termine di una azione giudiziaria a tempo di record in Italia, ha dato ragione al ricorso presentato da AltraPsicologia per le numerose anomalie, irregolarità e omissioni nella fase elettorale. (APPROFONDISCI)

In Puglia, quindi, si rivoterà a breve, sempre che da Roma arrivi rapidamente la designazione del Commissario che dovrà gestire le votazioni e che si faccia chiarezza nelle procedure di voto.

Sarebbe l’occasione per passare al tanto auspicato voto elettronico, che in questo periodo di pandemia avrebbe anche ulteriori ragioni di opportunità per essere utilizzato. Su questo il CNOP va richiamato alle sue responsabilità, perché alle dichiarazioni in favore del voto elettronico non sta seguendo alcuna azione concreta e il rischio che tutto si areni è alto.

Paradigmatico è anche quello che succede in MOLISE, dove la cosiddetta maggioranza ha prima scelto un presidente ma, dopo qualche mese, lo ha messo in discussione sempre più pesantemente, fino a spingerlo alle dimissioni, e poi ne ha affannosamente cercato un altro che mantenesse (immagino faticosamente) gli equilibri pregressi.

Il fatto che non si capisca il perché di questo ribaltone molisano, in cui tutto pare accadere per mere antipatie personali, senza niente di minimamente ‘politico’ (nel senso più nobile del termine) è segno ulteriore di una politica professionale degli Psicologi fatta da piccoli potentati locali, privi di collegamento e di reale interesse verso la base ampia degli iscritti, trascinati dal tirare a campare e dal pressapochismo.

Le conseguenze delle aggregazioni estemporanee, portate al governo degli Ordini dalla sfrontatezza e dalla faciloneria, hanno quindi già fatto fuori due Presidenti di ordini in un anno. E altre sorprese sono all’orizzonte.

In CALABRIA è recentissima la notizia dell’impugnazione innanzi al Tribunale di Catanzaro per l’annullamento della delibera con cui la cosiddetta maggioranza dell’Ordine della Calabria sta tentando un vero e proprio golpe, istaurando un triunvirato in cui presidente, segretario e tesoriere (chissà, poi, perché senza il vicepresidente) hanno assunto su sé stessi gran parte dei poteri del Consiglio previsti dalla legge 56/89.

La sensazione è che la cosiddetta maggioranza sia incapace di gestire il dialogo con i consiglieri di AltraPsicologia che individuano questioni cruciali di cattiva gestione e incalzano con proposte e azioni nel territorio, e quindi tenti il tutto per tutto, esautorando tutto il Consiglio pur di tentare di immobilizzare “quelli di AP”.

AltraPsicologia Calabria ha dovuto far quindi ricorso al Tribunale per salvaguardare il diritto, la democrazia e i Colleghi di quella regione: una pessima figura per la professione ma una extrema ratio di fronte alla tracotanza. (APPROFONDISCI)

E paiono ispirati allo stesso atteggiamento anche i fatti che accadono in BASILICATA, dove a un iniziale, timido accenno di disponibilità a dialogare e operare in trasparenza, ha fatto ora seguito, in assenza di un Regolamento di Consiglio pubblico che stabilisca le regole, la decisione d’imperio di chiudere proprio e solo quei gruppi di lavoro in cui sono impegnati i consiglieri di AltraPsicologia.

Così come è meglio tacere quello che sta succedendo in ABRUZZO, dove le tensioni crescenti nella cosiddetta maggioranza e alcuni scivoloni pubblici stanno consumando il presidente.

LA NON-POLITICA

Insomma, questo mal vedere sembra purtroppo declinare quello che da tempo andiamo dicendo: una politica professionale figlia di centri di potere locali e delle loro cerchie clientelari, senza un vero orizzonte politico e senza un contatto vero con i bisogni delle Colleghe e dei Colleghi, è una “non-politica”, che spesso lascia spazio al puro accaparramento di posizioni di (pseudo)potere.

È una non-politica che di solito – forse per inadeguatezza, leggerezza o arroganza – è incapace anche solo di darsi e applicare correttamente le regole e di praticare la buona amministrazione di base, necessaria a un ente pubblico.

Questo sistema di ‘non-politica’ non porta alcun beneficio concreto alla categoria, e inoltre genera un danno d’immagine doloroso per la professione quando finiamo davanti ai tribunali e nelle pagine di cronaca dei quotidiani locali.

SERVE IL VOTO ELETTRONICO

E di tutto questo è responsabile anche un sistema elettorale borbonico, che attraverso la farraginosità delle procedure mira a ostacolare il voto e quindi a premiare la raccolta domiciliare, il porta a porta, il clientelismo, piuttosto che le idee, le competenze e i programmi.

Il passaggio ad un sistema di voto elettronico, con una base di partecipazione molto più ampia è ormai indispensabile e non può più essere osteggiato per interessi di bottega.

LA QUALITÀ IN POLITICA

La politica professionale ha bisogno di dedizione, di capacità e di elaborazione condivisa del pensiero. Ha bisogno di persone che sviluppino capacità e portino valore.

Oggi più che mai abbiamo bisogno di una visione lungimirante della professione, in grado di individuare le linee su cui agire per valorizzarsi di fronte all’opinione pubblica e ai decisori politici.

Non ha nessun senso collocarsi passivamente nella scia della cronaca, inseguire ogni diligenza che passa sperando che porti in un posto più comodo, senza avere idea di dove si vuole arrivare.

C’è bisogno di progettualità ampie, partecipate e condivise con gli Iscritti. Quelle progettualità che AltraPsicologia promuove, sviluppa ed applica da sempre.