Il solito, noioso editoriale di Natale | 2018

Ecco il consueto, noioso editoriale natalizio.

INIZIAMO CON LE SODDISFAZIONI. A casa tutti bene, l’Associazione sta crescendo e si sta diffondendo in molte regioni, specialmente al sud, con forza ed entusiasmo. Il ricambio di persone, l’arrivo di nuovi e validi colleghi e l’esperienza nelle istituzioni ci stanno rigenerando.

Altrapsicologia è entrata da tempo in una fase nuova, di maturità e di maggiore apertura.

QUALCUNO CI VUOLE SPORCHI, BRUTTI E CATTIVI. Ma abbiamo altro da fare. Oltre all’impegno associativo per i diritti civili e per la corretta informazione, in specie su temi a noi cari, c’è anche il nostro impegno negli Ordini e in ENPAP. Che viene premiato dalla soddisfazione dei nostri colleghi iscritti, il miglior riscontro che possiamo desiderare.

CI ASPETTA UN ANNO DENSO. Salvo ulteriori proroghe (si, sembra che qualcuno ci stia lavorando!) a fine 2019 gli psicologi potranno eleggere democraticamente i propri rappresentanti negli Ordini dopo un biennio di proroga che ha sottratto gradi di libertà alla democrazia.

AFFRONTEREMO LE ELEZIONI COME SEMPRE. Per noi sono un’occasione di dialogo e confronto con la comunità professionale sui problemi e sulle soluzioni possibili. Un dialogo che peraltro non abbiamo mai interrotto dal 2005, e che teniamo vivo 365 giorni all’anno.

Potrei stendere un lungo elenco di argomenti da affrontare. Ma alcuni hanno la priorità.

PRIMA DI TUTTO IL LAVORO DEGLI PSICOLOGI. Sappiamo dai dati ENPAP che i liberi professionisti sono quasi 60.000, che 1/3 di loro guadagna meno di 5.000 euro. Sappiamo dal CNOP che gli iscritti agli albi sono quasi 120.000 ed è complicato capire cosa facciano. Sappiamo dal Ministero della Salute che gli psicologi dipendenti del SSN sono meno di 5.000, di cui molti prossimi al pensionamento.

ESISTE UN PROBLEMA DI NUMERI. Che tutti denunciano da vent’anni. Eppure nel frattempo non si è trovato un accordo di categoria per limitare la proliferazione delle sedi universitarie in cui è possibile laurearsi (ne abbiamo contate 60). I numeri programmati vengono vanificati dai ricorsi degli stessi studenti che 6 anni dopo lamenteranno di essere in troppi. Molte delle oltre 300 scuole di psicoterapia privata stentano a sopravvivere ma al contempo polarizzano la formazione post-laurea verso la psicoterapia e frammentano la professione in micro-correnti teoriche. L’Esame di Stato è vanificato dalla moltitudine di prassi di valutazione e dai conseguenti fenomeni migratori. Non c’è alcuna chiarezza sul sistema della formazione continua.

MA LA SOVRAPPOPOLAZIONE NON È LA CAUSA ULTIMA DEI PROBLEMI OCCUPAZIONALI. È un fattore fra tanti. È molto facile fare proclami sulla sovrappopolazione, ma stanno a zero: siamo capaci tutti di farne. I nostri problemi occupazionali non si esauriranno con logiche semplicistiche, idrauliche. Una professione non è una cisterna d’acqua, ma un attore economico elastico che interagisce in un mercato elastico. Va praticata con passione, ma anche con un certo rigore metodologico e con risultati concreti per i clienti.

Il RUOLO SANITARIO È ESSENZIALE. Non tanto per le sue limitate potenzialità numeriche di assorbimento occupazionale, quanto per il posizionamento strategico che riveste anche nella produzione e realizzazione delle politiche sanitarie.

Ma senza il superamento di alcuni problemi strutturali della governance delle istituzioni di categoria – in specie Ordini e sindacato – e di posizioni pregiudiziali che creano attriti e divisioni insanabili, sarà difficile affrontare il ruolo dello psicologo nella sanità pubblica e i bisogni di salute dei cittadini con logiche nuove. Su questo settore anche la nostra Associazione deve iniziare a ragionare in modo diverso.

MA LA PROFESSIONE NON È SOLO CLINICA E SANITARIA. Pur essendo transitati alla vigilanza del Ministero della Salute, abbiamo colleghi che esercitano nei settori più vari. I dati ENPAP mostrano che ci sono settori nettamente spopolati, ma con un livello di riscontro economico molto maggiore del tradizionale e iconografico psicologo che opera nel proprio studio privato.

LA PROFESSIONE È UNA, ED È QUELLA DI PSICOLOGO. Non facciamo e non abbiamo mai fatto distinzioni fra psicologi e psicoterapeuti. La psicoterapia per la Legge 56/89 è un’attività riservata, non una professione autonoma. Sarebbe ora di superare anche queste divisioni pregiudiziali. Eventualmente attraverso una migliore definizione dei campi di attività, ma ritengo che al di là delle questioni di tecnica professionale, il problema di base sia culturale: siamo PSICOLOGI, e dovremmo avere l’orgoglio di appartenere ad una professione regolamentata, che fa della TUTELA del cittadino un valore.

ESSERE UNA PROFESSIONE REGOLAMENTATA È UN VALORE. Gli Ordini non possono essere una difesa corporativa per la categoria, ma l’interfaccia fra professione, società e cittadini. Gli Ordini dovrebbero essere una salvaguardia, un vettore di chiarezza e uno strumento di diffusione della Psicologia.

PER AVERE QUESTE FUNZIONI, DEVONO ESSERE BEN GOVERNATI. Le logiche di occupazione più o meno casuale di ruoli di consigliere, da parte di soggetti impreparati, improvvisati e disinteressati fino al giorno prima delle sorti della propria comunità professionale vanno aspramente combattute. Per questo, AltraPsicologia orienterà il proprio progetto per gli Ordini ad una selezione attenta sia delle persone che delle alleanze. Anche sul piano dei valori e della preparazione.

Non transigeremo su alcune basi programmatiche.

A PARTIRE DALLA TRASPARENZA E DALLA BUONA AMMINISTRAZIONE. Che per noi significano anche un netto senso del limite fra pubblico e privato. Una chiara idea di cosa sia una Pubblica Amministrazione.

PASSANDO PER IL RIORDINO DELLA DEONTOLOGIA. Che è un punto focale che ci differenzia dalle professioni fake della Legge 4/2013, perché garantisce ai cittadini una disciplina interna pubblicistica e vincolante sulle condotte inappropriate. La prima cosa non è rivedere il Codice, ma la sua applicazione concreta. Poi semmai il Codice, mantenendone però inalterati i valori di base. Va poi strutturata una procedura deontologica nazionale a cui gli Ordini regionali debbano ancorarsi, perché negli ultimi anni abbiamo assistito a situazioni francamente ridicole, anche rispetto all’uso politico delle segnalazioni deontologiche. Fenomeni che sono il frutto di incapacità dei singoli collegi giudicanti, ma anche della mancanza di regole procedurali chiare.

E DALLA TUTELA. Che ha bisogno anch’essa di regole chiare di gestione e applicazione, ma soprattutto di un chiaro posizionamento contro l’abusivismo professionale a tutela della salute pubblica. Chi non è d’accordo oppure ha posizioni sfumate sull’abusivismo, non dovrebbe fare il consigliere negli Ordini. Perché una delle funzioni istituzionali è la tutela.

Mi auguro che con il 2019 si arrivi a superare la logica puerile del conflitto a fuoco, e quella complementare delle sensibilità personali al limite della permalosità. Non siamo nelle istituzioni per tirarci addosso a vicenda con la cerbottana, ma per migliorare insieme la condizione degli psicologi.