Le modalità con cui l’Ordine degli Psicologi del Piemonte cura il rapporto con i suoi iscritti sono apparse in questi anni assai particolari.
Possiamo partire innanzitutto dalla gestione della formazione.
Non si può dire che non siano stati erogati corsi con ECM, per carità. Ma a detta di molte colleghe e colleghi e anche per nostra diretta esperienza, anche per partecipare ai corsi FAD, si rischiava di non trovare posto anche a sole poche ore dall’arrivo della mail di annuncio dell’evento.
Se quindi sulla carta i corsi sono stati erogati, quante colleghe e colleghi di fatto hanno potuto beneficiarne?
Se ai corsi ECM è stato difficile partecipare, situazione ancor più critica riguarda alcuni eventi in presenza proposti agli iscritti, che hanno spaziato dalle mostre al trekking (anche un astro-trekking!), passando per arazzi, musei, rafting… Insomma, tutti eventi che mai – ma davvero mai – avremmo pensato così strettamente pertinenti per un ordine professionale.
Sono stati presentati con finalità legate al senso di comunità, di team Building, di voglia di incontrarsi, creare connessioni e fare cose insieme.
Tutti scopi onorevoli, sia chiaro e siamo sicuramente a favore della promozione del wellness.
Dato per assodato che il fare rete e colleganza passa anche per lo stare insieme in attività non esclusivamente professionali, ci chiediamo però quanti colleghi abbiano potuto effettivamente beneficiare di tali attività.
Fatti due conti, con 20/30 colleghe e colleghi a incontro, su una base di oltre 9000 iscritte e iscritti, il rapporto costi/benefici ci perplime un po’.
Onestamente, caro OPP, visti i numeri risicati, la logistica impegnativa e l’impegno di spesa che questi eventi comportano, l’esclusività di queste iniziative non è tutt’altro che comunitaria e inclusiva come si vorrebbe far credere?
Dal nostro punto di vista l’impiego di fondi dell’Ordine (e perciò di tutti noi) dovrebbe andare a beneficio e incontrare i bisogni del maggior numero di iscritti.
Pensiamo che le esigenze dei colleghi siano legate a più eventi formativi, all’avvio professionale, a momenti di incontro per i neoiscritti, a consulenze legali e fiscali, possibilmente in modalità online, aprendo così la possibilità di fruirne al maggior numero di colleghi possibile.
Perché, se l’Ordine è la nostra casa, come sostengono, ci dovremmo poter entrare tutte e tutti.
E a proposito di “casa”, non dimentichiamo la richiesta più insolita di tutte: trasformarci in tanti piccoli agenti immobiliari per la nuova sede.
Quindi, in sostanza, dobbiamo sgomitare e rincorrervi per accedere a eventi formativi che realmente servirebbero alla nostra crescita professionale, ma ci viene chiesto aiuto per valutare immobili adatti all’Ordine?
Con quale competenza nel settore?
Un rapporto sbilanciato.
In tutto questo, ci chiediamo: qual è la vera missione dell’OPP? Rappresentare e supportare gli psicologi del Piemonte o curare l’immagine dell’Ordine a discapito dell’accessibilità e dell’inclusività? Sembra che con l’artifizio di creare una comunità professionale si sia in realtà organizzato un esclusivo club sociale, una sorta di dopolavoro ferroviario.
La domanda sorge spontanea: caro Ordine, in questa nuova sede che auspichi essere la casa di tutti i tuoi iscritti, saranno invitati anche le migliaia che sono rimasti fuori in tutti questi anni dalle irresistibili iniziative dal taglio squisitamente psicologico?
In conclusione, è forse il momento di ripartire dalle basi. Ricordiamo che il ruolo principale di un Ordine è quello di tutelare i cittadini, garantendo la qualità nell’esercizio della professione. Proprio per questo fine, tra le altre funzioni dell’ordine, deve far sì che i professionisti a lui afferenti siano sempre adeguatamente formati per i compiti richiesti. Di conseguenza dovrebbe fornire servizi a tutti i suoi iscritti, non solo a chi è salvo da impedimenti logistici o che ha maggior disponibilità di tempo e risorse economiche e fisiche per partecipare a queste “esclusive” avventure o semplicemente il click più veloce per iscriversi.
Con il contributo di Sonia Bertinat, Valentina Mossa, Cristina Nota
Assolutamente d’accordo!!! Un Ordine professionale che pensa alle ciaspolate piu che alla formazione!!! Vergognoso