image_pdfimage_print

Vi poniamo un quesito: secondo voi lavoriamo come psicologi stile leone o stile api?

Il leone, il re della foresta, è forte, imponente, narcisista e solitario. Sa combattere e sicuramente vincere sulle prede più deboli.

Le api sono piccole e laboriose, si muovono da sole per cercare il nettare, ma di fronte ad un pericolo difficilmente attaccano da sole, anche perché ci rimetterebbero la vita.

Così per difendersi e lavorare si muovono in gruppo! Davanti ad uno sciame d’api sicuramente avete provato paura di essere attaccati. Nello sciame è difficile distinguere le singole api tanta è la loro capacità di coordinarsi l’un l’altra.

Questo è uno di quei casi in cui appare evidente come “il tutto è più dell’insieme delle singole parti”.

In quale stile lavorativo vi riconoscete di più? Simili ai leoni o alle api?

Se rimaniamo all’interno del paradigma aut aut (leone o ape) ci precludiamo delle alternative che possono essere vincenti. E allora potrebbe essere che l’“Altro-Psicologo”, cioè il professionista che esce un po’ dagli schemi, abbia il coraggio del leone e l’abilità di stare in gruppo delle api. Un AltroPsicologo che non debba nascondere le proprie fragilità dietro un’apparente serietà, rigidità o scientificità, ma che sia convinto che la forza stia proprio nella possibilità di fare rete e nella creatività insita in questa professione.

L’Altro-Psicologo secondo noi dovrebbe essere un leone che lavora con altri leoni in gruppo come sanno fare le api: creare la nostra identità partendo dai nostri punti di forza, mettendoli però insieme con umiltà e grande capacità di coordinarsi nel reciproco riconoscimento come sanno fare le api, senza la paura di soccombere alla superiorità del leone che è parte integrante della nostra individualità e professionalità.

Secondo noi è possibile coniugare le nostre eccellenze senza che nessuno rimanga nell’ombra, ma che sia proprio l’unione a dare luminosità alla nostra specificità in un ambiente dove si esprima la qualità.

Vi portiamo un esempio di una forma di collaborazione fra colleghi in cui il riconoscimento delle capacità altrui coincide con la definizione di ricchezza e di ampliamento delle opportunità e non con l’inferiorità o la denigrazione a cui purtroppo la maggior parte è abituata. Ad livello macro, un esempio brillante è la comunità di psycommunity.it.

Attraverso la sua mailing list consente uno scambio peer to peer: qui circolano richieste, risposte, commenti e opinioni sicuramente foriere di nuove ed ulteriori possibilità.

Una collaborazione di questo tipo è molto vicina a quella di una comunità in cui le ricchezze vengono condivise al fine di creare ulteriori possibilità, come forme di micro-crediti reciproci finalizzati a creare possibilità di emancipazione.
In questo modo è possibile creare e scambiare conoscenze e abilità, in un’ottica di crescita dell’intera categoria professionale e non solo come singoli professionisti.

Se condividete questo modo di lavorare, converrete che un obiettivo prioritario dell’Ordine dovrebbe essere l’incoraggiare una nuova gener-Azione le cui fondamenta siano ancorate alla comunità scientifica e professionale che definisce l’identità e le abilità della nostra categoria. Una costruzione giovane che sia abbastanza forte da sostenere la comunità degli psicologi con le specifiche differenze e peculiarità e, al contempo, abbastanza antisismica da reggere di fronte ai cambiamenti che sono in atto nella società.

Ci sono sicuramente moltissimi altri esempi di collaborazione peer to peer. Voi ne avete in mente alcuni?